Di quale socialismo stiamo parlando in pieno XXI secolo?

A. Alonso Franquiz https://lapupilainsomne.wordpress.com

Seguo con attenzione buona parte delle informazioni che circolano su temi di attualità associati alla politica, in particolare quello riferito al socialismo -sia come tendenza politica, come percorso storico alternativo, associato ad una nuova formazione economico-sociale che soppianterà il capitalismo- e che ci conduce, a sua volta, al tema delle rivoluzioni sociali e delle teorie per raggiungere un “Mondo Migliore”.

Nella polarità in cui si sommerge la contraddizione antagonistica: capitalismo contro socialismo (ieri del XX e ora del XXI) ci sono sfumature che ‘combattono’ per piacere ai soggetti e attori di ciascuno dei poli di detta contraddizione.

Sono gli araldi delle mediazioni, delle lobby, delle chiamate terze vie, degli indefiniti di sempre, si accontentano di briciole (quasi sempre materiali) e per questo ‘vendono’ l’anima al diavolo per conquistare i loro funesti scopi.

Tuttavia, niente e nessuno, può negare l’attuale complessità della mobilità sociale che i nuovi cambi scientifico-tecnologici, modi di vita e nuovi paradigmi “civilizzatori” generano ovunque.

All’anteriore si sommano i media e la comunicazione forgiando matrici di opinioni con marcati profili classisti -che rimangono occulti dagli attuali giri semantici e da una guerra semiotica (s’intenda di simboli), che, come ‘lustrini di nuovo tipo nascondono le essenze di obiettivi, nell’asta di potere reale su scala globale.

Per quanto riguarda il socialismo come corrente -dove scuole e tendenze coniano modalità di interpretazione secondo il ‘socialismo’ che assumono come valido- il più significativo oggi sono la pluralità di significati e di abbiette posizioni di principi sul contenuto delle posizioni ideal-politiche di classe che sostengono una o l’altra corrente di pensiero chiamate “socialiste”.

Tale è stato il caso storico del “socialismo” che assunsero portoghesi e spagnoli quando fondarono due partiti politici (comprese le loro figure di potere) e il triste ruolo reale che essi giocarono nella politica dei loro rispettivi paesi nella seconda metà del XX secolo.

Ora c’interessa qui sottolineare alcune questioni di principio intorno al 2° modo di vedere il socialismo: come via per raggiungere la società storica alternativa al capitalismo neoliberale globale, che sta mostrando una crescente impraticabilità storica per le complesse sfide che attendono l’umanità ed il Pianeta Terra.

La principale contraddizione della transizione al socialismo, espressa in una domanda che non è gratuita: chi vince chi? Modella gli eventi sociopolitici più rilevanti che si svolgono in questo periodo. E i limiti dell’estensione vanno, dal nazionale all’internazionale. Che oggi ha un’espressione unica con la globalizzazione, le nuove tecnologie, l’uso dei social network, le telecomunicazioni, ecc. Il potere mediatico si erge come variabile principale nella formazione delle matrici di opinioni, dei livelli di comportamento sociale individuale e collettivo. Il monopolio di essi da parte della borghesia neoliberale internazionale genera (insieme ai poteri tradizionali: politici, economici, militari ed altri) un formidabile blocco antagonista contro media alternativi, organizzazioni e movimenti sociali, organizzazioni politiche e statali che battagliano ¨controcorrente¨ contro lo status quo di dominazione globale imperialista.

E’ nel socialismo da costruire, dopo l’accesso al potere politico da parte di un’avanguardia rivoluzionaria (multifattoriale, socialmente parlando, e con un programma trasformatore delle fondamenta classiste del regime precedente) dove è necessario sostenere una serie di principi che si costituiscono, in radicale essenza, di una nuova formazione socio-economica:

La preminenza della proprietà sociale sui mezzi fondamentali di produzione; rivoluzionare la precedente struttura socio-classista

Rafforzare nuovi attori politici (autenticamente rivoluzionari: i lavoratori tutti) guidati da un’avanguardia politica che riunisce in sé il meglio della tradizione rivoluzionaria -in pensiero ed azione- di ciascun paese e su scala universale.

Non ignorare fattori identitari e storici che hanno forgiato la nazionalità e la nazione in uno sforzo includente, che non emargini per razza, origine etnica, genere e composizione per età, tra altri elementi discriminatori.

Sviluppare trasformazioni rivoluzionarie in tutte le fondamentali dimensioni sociali: educative, culturali, sportive e di salute affinché le potenzialità creative di ogni essere umano siano espressione della manifestazione di queste potenzialità, nell’insieme di tutti.

Il processo di legittimazione legale del potere deve mostrare permanenti progressi nel perfezionamento della democrazia di nuovo tipo storico: democrazia socialista, che avrà per antonomasia, la fondamentale divisa dell’inclusione di “tutti e per il bene di tutti “, senza distinzioni materiali o di posizione sociale alcuna. Qui, il “tutto” significa -dal partitismo politico classista – un’enunciazione del popolo lavoratore costruttore della nuova società che andrà affiorando dallo sforzo congiunto.

E dove il sistema di distribuzione della ricchezza collettiva -più l’individuo (che non sarà maggioritario), concepito dallo sforzo privato (che non contraddice quella collettiva, ma piuttosto la complementa) per il bene di tutti -permetterà passare, gradualmente, del vecchio diritto borghese (secondo i risultati del lavoro); al diritto collettivo-solidario e comunista “secondo i bisogni” (Marx).

Non sono gli unici da considerare, neppure la nostra analisi completa la complessa visione sistemica della costruzione del socialismo i cui limiti di estensione sono equivalenti ad ‘un’intera epoca storica’ (Lenin); che ha chiavi di complessità dei contenuti e sfumature segnati dalle particolarità di ogni paese; dalla correlazione delle forze interne ed internazionali; dal livello di sviluppo socioeconomico, da cui si inizia il processo costruttivo; dai livelli educativi, scientifico-tecnologici, culturali, di coscienza politica e altre variabili sostanziali (materiali e spirituali) che coltivano e modellano la fisionomia del periodo di transizione verso il socialismo.

Questo è il percorso che approviamo, noi cubani, nel 7° Congresso del nostro partito e nelle analisi che abbiamo fatto in seno dei nostri collettivi lavorativi e nella società civile.

Ci è sembrato opportuno impostare questa riflessione di principio intorno alla controversa questione del socialismo, le sue correnti e percorsi in cui ogni risultato che otteniamo a livello nazionale ed internazionale modellerà la legittimità del cammino che il nostro popolo ha approvato: il socialismo prospero, sostenibile e democratico e solidario che stiamo costruendo.

* Alfonso Alonso Franquiz è professore titolare dell’Università di Matanzas e dottore in Scienze


¿De qué socialismo estamos hablando en pleno Siglo XXI?

Por Alfonso Alonso Franquiz

Sigo con atención buena parte de la información que circula sobre temas de actualidad asociados a la política, en especial a lo referido al socialismo -tanto como tendencia política, como vía histórica alternativa, asociada a una nueva formación económico-social que suplantará al Capitalismo- y que nos conduce, a su vez, al tema de las revoluciones sociales y las teorías para alcanzar un ¨Mundo Mejor¨.

En la polaridad que se sumerge la contradicción antagónica: Capitalismo vs Socialismo (ayer del XX y ahora del XXI) hay matices que se ¨pelean¨ por ser del gusto de los sujetos y actores de cada uno de los polos de dicha contradicción.

Son los heraldos de las mediaciones, los cabildeos, las llamadas 3ras vías, los indefinidos de siempre, se contentan con ¨migajas¨(casi siempre materiales) y por ello le ¨venden¨ el alma al diablo para conquistar sus aciagos propósitos.

No obstante, nada ni nadie puede negar la complejidad actual de la movilidad social que nuevos cambios científico-tecnológicos, modos de vidas y nuevos paradigmas ¨civilizatorios¨ generan por doquier.

A lo anterior se suman los medios de información y la comunicación forjando matrices de opinión con marcados ribetes clasistas -que quedan ocultos por los giros semánticos actuales y por una guerra semiótica (entiéndase de símbolos) que, como ¨lentejuelas de nuevo tipo esconden las esencias de objetivos, en la puja de poder real a escala global.

En cuanto al socialismo como corriente -donde escuelas y tendencias acuñan maneras de interpretación según el ¨socialismo¨ que asumen como válido- lo más significativo hoy, son la pluralidad de significados y de abyectas posiciones de principios sobre el contenido de las posturas ideopolíticas de clase que sustentan una u otra corriente de pensamiento llamadas ¨socialistas¨.

Tal fue el caso histórico del ¨socialismo” que asumieron portugueses y españoles al forjar sendos partidos políticos (incluidas sus figuras de poder) y el triste papel real que jugaron en la política de sus respectivos países en la 2da mitad del siglo XX.

Ahora nos interesa resaltar aquí algunas cuestiones de principios en torno al 2do modo de ver el socialismo: como vía para alcanzar la sociedad histórica alternativa al Capitalismo Neoliberal Global, que va mostrando creciente inviabilidad histórica para los complejos retos que tiene por delante la Humanidad y el Planeta Tierra.

La contradicción principal de la transición al socialismo, expresada en una interrogante que no es gratuita: ¿quién vence a quién? Moldea los hechos sociopolíticos más relevantes que en ese periodo tienen lugar. Y los límites de extensión van, desde lo nacional a lo internacional. Lo cual hoy tiene una expresión singular con la globalización, las nuevas tecnologías, el uso de las redes sociales, las telecomunicaciones, etc. El poder mediático se yergue como variable principal en la formación de matrices de opinión, niveles de comportamiento social individual y colectivo. El monopolio de los mismos por la burguesía neoliberal internacional genera (junto a los poderes tradicionales: políticos, económicos, militares y otros) un formidable bloque antagónico contra medios alternativos, organizaciones y movimientos sociales, organizaciones políticas y estatales que batallen a ¨contracorriente¨contra el status quo de dominación global imperialista.

Es en el socialismo que debe construirse, luego del acceso al poder político por una vanguardia revolucionaria (multifactorial, socialmente hablando, y con un programa transformador de los cimientos clasistas del régimen antecesor) donde es necesario sustentar varios principios que se constituyen en esencia raigal de una nueva Formación socio-económica:

La preeminencia de la propiedad social sobre los medios fundamentales de producción; revolucionar la estructura socioclasista precedente

Empoderar nuevos actores políticos (auténticamente revolucionarios: trabajadores todos) dirigidos por una vanguardia política que reúna en sí lo mejor de la tradición revolucionaria –en pensamiento y acción- de cada país y a escala universal.

No soslayar factores identitarios e históricos que forjaron la nacionalidad y la nación en un esfuerzo incluyente, que no margine por raza, origen étnico, género y composición etaria, entre otros elementos discriminatorios.

Desarrollar transformaciones revolucionarias revoluciones en todas las dimensiones sociales fundamentales: educacionales, culturales, deportivas y de salud para que las potencialidades creadoras de cada ser humano sean expresión de la manifestación, de esas potencialidades, en el conjunto de todos.

El proceso de legitimación legal del poder tiene que mostrar avances permanentes en el perfeccionamiento de la democracia de nuevo tipo histórico: Democracia Socialista, que tendrá por antonomasia, la divisa fundamental de la inclusión de ¨todos y para el bien de todos¨, sin distingos materiales o de posición social alguna. Aquí el ¨todo¨ significa -desde el partidismo político clasista- un enunciado de pueblo trabajador constructor de la nueva sociedad que irá aflorando del esfuerzo mancomunado.

Y donde el sistema de reparto de la riqueza colectiva -más la individual (que no será mayoritaria), gestada por el esfuerzo privado (el cual no contradice a la colectiva, sino que más bien la complementa) en bien de todos- permitirá pasar, gradualmente, del viejo derecho burgués (de acuerdo a los resultados del trabajo); al derecho colectivo-solidario y comunista ¨según las necesidades¨ (Marx).

No son los únicos a tener en cuenta, tampoco nuestro análisis completa la visión sistémica compleja de la construcción del socialismo cuyos límites de extensión equivalen a ¨toda una época histórica¨ (Lenin); que tiene claves de complejidad de contenidos y matices signados por las particularidades de cada país; la correlación de fuerzas internas e internacionales; el nivel de desarrollo socioeconómico, desde el cual se inicia el proceso constructivo; los niveles educacionales, científico-tecnológicas, culturales, de conciencia política y otras variables sustantivas (materiales y espirituales) que cultivan y modelan la fisonomía del periodo de transición hacia el socialismo.

Este es el camino que refrendamos los cubanos en el 7mo Congreso de nuestro partido y en los análisis que hiciéramos en el seno de nuestros colectivos laborales y sociedad civil.

Nos parecía oportuno dejar fijada esta reflexión de principio en torno al polémico tema del socialismo, sus corrientes y vías donde cada logro que obtengamos a escala nacional e internacional moldeará la legitimidad del camino que nuestro pueblo ha refrendado: El socialismo Próspero, Sustentable, Democrático y Solidario que estamos construyendo.

*Alfonso Alonso Franquiz es Profesor titular de la Universidad de Matanzas y Doctor en Ciencias

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