Diritti umani: propaganda mediatica e realtà

USA: mortalità infantile +76% negli ultimi 50 anni

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Nel numero di gennaio di Health Affairs viene pubblicato uno studio di Ashish Thakrar del Johns Hopkins Hospital con co-autori dell’Health Affairs in cui si evidenza come gli Stati Uniti abbiano, in termini di salute infantile, i risultati peggiori rispetto agli altri paesi industrializzati che fanno parte dell’OCSE.

Gli autori dello studio hanno confrontato i tassi di mortalità infantile negli Stati Uniti e negli altri diciannove paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) durante il periodo 1961-2010. Esaminando i dati relativi ai bambini fino a 19 anni, gli autori hanno scoperto che la mortalità infantile è progressivamente diminuita in tutti i paesi dell’OCSE, mentre i bambini negli Stati Uniti hanno registrato un aumento del rischio di morte del 76%, e i bambini di età compresa tra 1 e 19 anni registrano il 57% di probabilità in più di morire prima dell’età adulta.


Secondo gli autori, le condizioni igieniche prenatali e le lesioni riportate rappresentano le maggiori cause degli elevati tassi di mortalità nel paese. Nel primo decennio del XXI secolo, quindi, gli Stati Uniti sono stati, secondo lo studio, il paese con il più alto rischio di mortalità infantile nel primo anno di vita del bambino all’interno dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE). “L’alto tasso di povertà persistente, i risultati educativi mediocri e una rete di sicurezza sociale relativamente debole hanno reso gli Stati Uniti il paese più pericoloso tra le nazioni ricche dove far nascere un bambino”, conclude lo studio. In una nota, il ricercatore Ashish Thakrar, uno degli autori del rapporto, ha sottolineato che “dagli anni ’80 le statistiche sulla mortalità infantile negli Stati Uniti sono stati i più alti tra le altre nazioni del mondo sviluppato”.

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