Cubainformacion: da Giulio Cesare alla Banca Mondiale

La Banca Mondiale e le nuove lezioni di democrazia per Cuba dal Cile

 

La novella di Bertolt Brecht “Gli affari del signor Giulio Cesare” già ci raccontava come nella Roma pre-imperiale l’economia, attraverso l’offerta ed il prezzo del grano, fosse usata come arma politica.

Qualche giorno fa, uno degli organi del capitalismo globale, The Wall Street Journal, intervistava il capo economista della Banca Mondiale. Paul Romer raccontava come la sua istituzione abbia alterato, a fini politici, gli indicatori di competitività del Cile.

Secondo questi, durante il governo di Michel Bachelet, la competitività del Cile è scesa dal 33° posto a livello mondiale al 120. Conseguenza: l’investimento straniero è diminuito del 40% durante il 2017, ciò che è stata la bandiera della campagna elettorale dell’ora presidente eletto Sebastian Pinera. I dati, tuttavia, non erano reali.

Se questa manovra fu contro un governo per nulla indisciplinato di fronte agli interessi transnazionali, cosa macchineranno, questi organismi, contro il Venezuela, la Bolivia o Cuba? Cosa avranno fatto affinché la “mano invisibile del mercato” benefici elettoralmente le loro pedine neoliberali, come Maricio Marci o Enrique Peña Nieto?

Altissime cifre di astensione, sistematiche violazioni delle promesse elettorali, golpe parlamentari, frodi scandalose, pioggia di milioni per le campagne…

Così funziona il sistema elettorale in America Latina, quello che viene presentato come un modello di democrazia per Cuba.

Tra l’altro, dopo la menzionata intervista, le minacce contro Paul Romer della dirigenza della Banca Mondiale, che ha respinto immediatamente le sue dichiarazioni, e del vincitore delle elezioni cilene, il mega impresario Sebastián Piñera, che chiedeva severe sanzioni contro di lui, ottenevano il loro obiettivo: l’economista apparve nei media dicendo che nulla di ciò che aveva detto era vero.

Questa è la libertà di espressione e di stampa: un’altra nuova lezione per Cuba.


El Banco Mundial y las nuevas lecciones de democracia para Cuba desde Chile

 

La novela de Bertolt Brecht “Los negocios del señor Julio César” ya nos contaba cómo en la Roma preimperial la economía, a través del abastecimiento y precio del trigo, era utilizada como arma política.

Hace unos días, uno de los órganos del capitalismo global, The Wall Street Journal, entrevistaba al economista jefe del Banco Mundial. Paul Romer narraba cómo su institución alteró con fines políticos los indicadores de competitividad de Chile.

Según estos, durante el gobierno de Michel Bachelet, la competitividad de Chile cayó del puesto 33 a nivel mundial al 120. Consecuencia: la inversión extranjera decreció un 40% durante 2017, algo que fue bandera de la campaña electoral del ahora Presidente electo Sebastián Piñera. Los datos, sin embargo, no eran reales.

Si esta maniobra fue contra un gobierno nada díscolo frente a los intereses transnacionales, ¿qué maquinarán estos organismos contra Venezuela, Bolivia o Cuba? ¿Qué habrán hecho para que la “mano invisible del mercado” beneficie electoralmente a sus peones neoliberales, como Maricio Marci o Enrique Peña Nieto?

Altísimas cifras de abstención, incumplimientos sistemáticos de las promesas de campaña, golpes parlamentarios, fraudes escandalosos, lluvia de millones para las campañas…

Así funciona el sistema electoral en América Latina, el que presentan como modelo de democracia para Cuba.

Por cierto, tras la mencionada entrevista, las amenazas contra Paul Romer de la dirección del Banco Mundial, que rechazó de inmediato sus declaraciones, y del vencedor de las elecciones chilenas, el megaempresario Sebastián Piñera, que pedía severas sanciones contra él, conseguían su objetivo: el economista salió a los medios diciendo que nada de lo que dijo era cierto.

Así es la libertad de expresión y de prensa: otra nueva lección para Cuba.

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