‘La guerra que se nos hace’ (‘La guerra che ci vien fatta’)

Il piano nemico si sconfigge con più cubani difendendo la loro realtà

 

Il libro ‘La guerra que se nos hace’ (‘La guerra che ci vien fatta’) di Raúl Capote, che si presenta in questi giorni alla 27a edizione della Fiera Internazionale del Libro, racconta che una delle ossessioni della CIA era quella di avere una piattaforma per la connessione Internet in Cuba sotto il controllo USA

Iramsy Peraza Forte http://www.granma.cu

La CIA aveva riposto le sue speranze nell’agente «Pablo». Aveva un’eccellente formazione intellettuale e facilità di relazionarsi con i giovani studenti, il centro dell’attenzione di Washington a Cuba. La Sicurezza dello Stato, tuttavia, aveva piena fiducia in “Daniel”.

Nell’aprile del 2011 è venuto alla luce che Daniel e Pablo erano in realtà la stessa persona: lo scrittore e professore universitario Raúl Capote.

Tra le missioni che la CIA affidò al suo agente a L’Avana c’era il reclutamento di intellettuali e giovani per formare “leader” contrari alla Rivoluzione.

Un’altra delle sue ossessioni era di avere una piattaforma per la connessione ad Internet sull’isola sotto il controllo USA.

L’autore del libro ‘La guerra che ci vien fatta’, che si presenta in questi giorni nella nuova edizione della Fiera Internazionale del Libro, ricorda quando membri dei servizi di intelligence gli mostrarono l’uso di telefoni satellitari per collegarsi direttamente alla rete delle reti senza essere rilevati dalle autorità cubane.

La convocazione del Dipartimento di Stato di una nuova Forza Operativa o Task Force in Internet risulta una riedizione di quei vecchi piani sovversivi, i cui antecedenti risalgono all’inizio della Rivoluzione.

Questo mercoledì si terrà la prima riunione della Task Force, dove ci si aspetta che si incontrino funzionari governativi e non governativi.

Sebbene gli aspiranti non siano pubblici, fonti vicine all’iniziativa assicurano che ci sarà una presenza del Dipartimento di Stato, dell’Agenzia per lo Sviluppo degli Stati Uniti (USAID) e dell’Ufficio delle Trasmissioni a Cuba (OCB), che ospita due “reliquie” del periodo di maggiore aggressività tra l’Avana e Washington: Radio e TV Martí.

La miscela proposta è la stessa in cui l’agente “Pablo” fu coinvolto e che “Daniel”, per la sicurezza cubana, aiutò a smantellare.

Tu che hai conosciuto di prima mano i piani sovversivi USA contro Cuba con l’uso delle nuove tecnologie, pensi che questa Task Force in Internet avrà successo?

-No, non hanno alcuna possibilità, abbiamo esperienza nell’affrontare questo tipo di aggressione, non stiamo parlando di qualcosa di nuovo. Citerò alcuni esempi: «Nel febbraio 2006 è stata pubblicata una lista di 17 istituzioni cubano-americane che hanno ricevuto fondi dal National Endowment for Democracy (NED). Con questi fondi si finanziarono numerose pubblicazioni nel cyberspazio orientate alla sovversione interna sull’isola.

“L’International Republican Institute (IRI) consegnò telefoni cellulari e apparecchiature informatiche ai suoi attivisti a Cuba, nel tentativo, secondo loro, di continuare a rompere le barriere della comunicazione, promuovendo il libero flusso di informazioni e l’accesso ad internet dei cubani.

“La CIA ha mostrato, nel 2009, specialmente dopo la Fiera dell’Informatica nel nostro paese, una grande preoccupazione per lo sviluppo che Cuba potrebbe raggiungere in termini di sicurezza informatica, e tutto ciò che questo sviluppo potrebbe significare come freno ai suoi piani di sovversione interna

“Per impedirlo, miravano a distribuire, in modo accelerato, software e hardware per l’uso delle loro reti interne. Con il finanziamento concesso dall’Ufficio della Democrazia, Diritti Umani ed il Lavoro del Dipartimento di Stato, l’International Republican Institute (IRI) ha avviato un progetto per raccogliere software, riferimenti, notizie e risorse informative. Come risultato della sua iniziativa chiamata «CiberLibre», l’IRI preparò prototipi di dischi con una capacità di circa un gigabyte, che conteneva vari software, e-mail, siti Web, ecc. I programmi distribuiti includevano software per accedere ad Internet in “modo sicuro”, senza essere rilevati dai server del Governo cubano.

“Il piano prevedeva la messa in funzione di apparecchiature BGAN (telefoni satellitari con capacità di connessione ad Internet), la creazione di reti wireless che avrebbero collegato i loro agenti con telefoni cellulari e computer portatili in diverse luoghi dell’Avana per, in un periodo successivo di sviluppo dei loro piani, usare quelle reti per manipolare i loro utenti e mobilitarli ad azioni di protesta contro il governo.

“Uno spiccato interesse della CIA fu lo studio delle antenne illegali di connessione alla televisione satellitare che esistevano nel paese in quegli anni e la possibilità di migrarle per la connessione ad Internet.

«Potremmo inoltre fare riferimento a progetti ben noti ai cubani, progetti falliti come ZunZuneo, Piramideo e Commotion, denunciati da Cuba all’epoca».

Cuba è preparata ad affrontare questi attacchi?

-La guerra che ci viene fatta è una guerra per restaurare il capitalismo a Cuba, questo deve essere chiaro. I nuovi piani si inscrivono nello scenario di tale guerra. Esiste inoltre una vasta ed attiva coalizione di interessi governativi, militari e imprenditoriali che comprendono l’industria informatica, dell’informazione e dei mezzi di comunicazione fermi difensori di un mondo diretto dagli USA. Sono convinti che il modo per raggiungerlo si basi sul dominio elettronico dell’informazione e dei media, che conferiscono potere culturale e potere in generale. Cuba s’innalza come un nemico formidabile davanti a questa visione del mondo imperiale; noi cubani affrontiamo questa formidabile forza.

Cuba difende un uso di internet sicuro, democratico e responsabile, è stata la volontà del Governo cubano, in particolare Fidel, lo sviluppo delle nuove tecnologie, il pieno accesso a Internet e abbiamo affrontato fin dall’inizio le barriere imposte dal governo USA. Il divieto assoluto alle loro aziende di fare affari con Cuba nel campo delle TIC, per anni, ha raggiunto limiti incredibili, la persecuzione di qualsiasi tentativo, da parte del nostro paese, di acquistare hardware o software, l’odissea che abbiamo passato per acquisire i primi microcomputer è una dimostrazione di tale politica, l’impossibilità di accedere ai cavi in ​​fibra ottica che circondano l’isola, sono esempi dei doppi standard e della manipolazione esercitata da un governo che dopo pretende incolpare il Governo cubano di non permettere l’uso di Internet ai suoi cittadini.

“Ho l’impressione che non ci sia sempre una chiara percezione del pericolo che questa guerra comporta, è un terreno nuovo, complesso, per il quale è necessario prepararsi. Non possiamo essere ingenui. I nostri nemici hanno ben chiari i loro obiettivi».

– Qual è la migliore strategia per combattere questo nuovo assalto dell’amministrazione Trump?

-Cuba conta su una grande forza, la preparazione delle sue risorse umane, la Rivoluzione ha formato migliaia di ingegneri e tecnici ed ha una popolazione altamente qualificata, istruita e in grado di gestire le nuove tecnologie.

«I livelli di penetrazione di Internet a Cuba sono cresciuti rapidamente, il paese si è sviluppato in maniera sovrana, grazie soprattutto alla capacità e consacrazione di quella forza qualificata ed alla volontà politica del suo Governo. Quel piano nemico si sconfigge con più internet. Già lo ha detto Fidel, “internet sembra essere fatto per i rivoluzionari”. Abbiamo la capacità di generare contenuti in difesa della Rivoluzione.

«Più accesso ad Internet significa più cubani che raccontano come vivono realmente a Cuba e questo è ciò che il nemico teme di più, per questo non permettono, nonostante le loro promesse, molto mediatiche, alle loro imprese di negoziare con l’isola; ci vogliono poveri, affamati e disarmati. Immaginate cosa succederebbe se i poveri, gli sfruttati di questo mondo sapessero davvero cosa sia Cuba, il capitalismo non durerebbe un giorno”.

– Cosa può fare ogni cubano, dalla sua posizione, per far fronte a questa minaccia?

– Ognuno faccia la sua parte di dovere, e niente potrà vincerci, disse Marti. Il nostro dovere è prepararci, formarci in stretti ranghi, armarci di cultura e affrontare piano contro piano; organizzarci, essere pro-attivi, cadere sulla menzogna e la manipolazione con la forza della nostra verità; parlare senza sotterfugi, fare un uso intelligente della sempre più accelerata informatizzazione sovrana della nostra società. Combattere con audacia, intelligenza e realismo; non mentire mai, armati della profonda convinzione che non esiste forza al mondo capace di schiacciare la forza della verità e delle idee.


El plan enemigo se derrota con más cubanos defendiendo su realidad

El libro La guerra que se nos hace, de Raúl Capote, que se presenta por estos días en la 27 edición de la Feria Internacional del Libro, relata que una de las obsesiones de la CIA era contar con una plataforma para la conexión a internet en Cuba bajo control estadounidense

Autor: Iramsy Peraza Forte

La CIA tenía sus esperanzas puestas en el agente «Pablo». Contaba con una excelente formación intelectual y facilidad para relacionarse con los jóvenes estudiantes, el foco de atención de Washington en Cuba. La Seguridad del Estado, sin embargo, tenía plena confianza en «Daniel».

En abril del año 2011 salió a la luz que Daniel y Pablo eran en realidad la misma persona: el escritor y profesor universitario Raúl Capote.

Entre las misiones que le encomendó la CIA a su agente en La Habana estuvo la captación de intelectuales y jóvenes para formar «líderes» contrarios a la Revolución.

Otra de sus obsesiones era contar con una plataforma para la conexión a internet en la Isla bajo control estadounidense.

El autor del libro La guerra que se nos hace, que se presenta por estos días en la nueva edición de la Feria Internacional del Libro, recuerda cuando miembros de los servicios de inteligencia le mostraron el uso de teléfonos satelitales para conectarse directamente a la red de redes sin ser detectados por las autoridades cubanas.

La convocatoria del Departamento de Estado a una nueva Fuerza Operativa o Fuerza de Tarea en internet resulta una reedición de aquellos viejos planes subversivos, cuyos antecedentes se remontan al propio inicio de la Revolución.

Este miércoles tendrá lugar la primera reunión de la Fuerza Operativa, donde se espera que confluyan funcionarios gubernamentales y no gubernamentales.

Si bien todavía los aspirantes no son públicos, fuentes cercanas a la iniciativa aseguran que habrá presencia del Departamento de Estado, la Agencia de Estados Unidos para el Desarrollo (Usaid, por sus siglas en inglés) y la Oficina de Transmisiones a Cuba (OCB, por sus siglas en inglés), que acoge a dos «reliquias» de la época de mayor agresividad entre La Habana y Washington: Radio y TV Martí.

La mezcla propuesta es la misma en la que estuvo involucrado el agente «Pablo» y que «Daniel», para la seguridad cubana, ayudó a desmontar.

Usted que conoció de primera mano los planes subversivos de Estados Unidos contra Cuba con el uso de las nuevas tecnologías, ¿cree que esta Fuerza Operativa en internet tendrá éxito?

No, no tienen ninguna posibilidad, tenemos experiencia en el enfrentamiento a este tipo de agresión, no estamos hablando de algo nuevo. Voy a citar algunos ejemplos:

«En febrero del 2006 se dio a conocer una lista de 17 instituciones cubano-americanas que recibían fondos de la National Endowment for Democracy (NED). Con estos fondos se financiaron numerosas publicaciones en el ciberespacio orientadas a la subversión interna en la Isla.

«El Instituto Republicano Internacional (IRI) entregó teléfonos celulares y equipos de tecnología de la información a sus activistas en Cuba, en un esfuerzo, según ellos, por continuar rompiendo las barreras de la comunicación, promoviendo el libre flujo de información y el acceso a internet de los cubanos.

«La CIA mostró en el 2009, sobre todo después de la Feria de Informática en nuestro país, una gran preocupación por el desarrollo que Cuba podía alcanzar en materia de seguridad informática, y todo lo que este desarrollo podía significar como freno para sus planes de subversión interna.

«Para impedirlo orientaron distribuir de manera acelerada software y hardware para uso de sus redes internas. Con financiamiento otorgado por el Buró de Democracia, Derechos Humanos y Trabajo del Departamento de Estado, el Instituto Republicano Internacional (IRI) inició un proyecto de recopilación de software, referencias, noticias, y recursos informativos. Como resultado de su iniciativa nombrada «CiberLibre», el IRI preparó prototipos de discos con una capacidad aproximada de un gigabyte, los cuales contenían software diversos, correos electrónicos, sitios web, etc. Los programas distribuidos incluyeron software para acceder a internet de «forma segura», sin ser detectados por los servidores del Gobierno cubano.

«El plan incluía poner en operación equipos BGAN (teléfonos satelitales con capacidad de conexión a internet), crear redes inalámbricas que enlazarían a sus agentes con teléfonos celulares y laptops en diferentes lugares de La Habana, para en un momento posterior de desarrollo de sus planes, utilizar esas redes para manipular a sus usuarios y movilizarlos a acciones de protesta contra el Gobierno.

«Un interés marcado de la CIA fue el estudio de las antenas ilegales de conexión a televisión satelital que existían en el país en esos años y la posibilidad de migrarlas para conexión a internet.

«Podríamos referirnos además a proyectos muy conocidos por los cubanos, proyectos fracasados como ZunZuneo, Piramideo y Commotion, denunciados por Cuba en su momento».

¿Está preparada Cuba para hacer frente a estos ataques?

La guerra que se nos hace es una guerra para restaurar el capitalismo en Cuba, eso hay que tenerlo claro. Los nuevos planes se inscriben en el escenario de esa guerra. Existe además una amplia y activa coalición de intereses gubernamentales, militares y empresariales que abarcan las industrias informáticas, de la información y de medios de comunicación defensores firmes de un mundo dirigido por EE. UU. Están convencidos de que la forma de lograrlo se basa en el dominio electrónico de la información y de los medios de comunicación, que confieren poder cultural y poder en general. Cuba se alza como un enemigo formidable ante esta visión del mundo imperial, los cubanos enfrentamos esa formidable fuerza.

Cuba defiende un uso de internet seguro, democrático, responsable, ha sido voluntad del Gobierno cubano, en especial de Fidel, el desarrollo de las nuevas tecnologías, el acceso pleno a internet y hemos enfrentado desde el inicio las barreras impuestas por el Gobierno de Estados Unidos. La prohibición absoluta a sus empresas de realizar negocios con Cuba en materia de las TIC, durante años, llegó a límites increíbles, la persecución a cualquier intento de nuestro país de comprar hardware o software, la odisea que pasamos para adquirir las primeras microcomputadoras es una muestra de esa política, la imposibilidad de acceder a los cables de fibra óptica que rodean la Isla, son ejemplos de la doble moral y la manipulación que ejerce un Gobierno que después pretende culpar al Gobierno cubano de no permitir el uso de internet a sus ciudadanos.

«Tengo la impresión de que no existe siempre una percepción clara del peligro que entraña esta guerra, es un terreno nuevo, complejo, para el que hay que prepararse. No podemos pecar de ingenuos. Nuestros enemigos tienen bien claros sus objetivos».

¿Cuál es la mejor estrategia para combatir esta nueva arremetida de la administración Trump?

Cuba cuenta con una gran fortaleza, la preparación de sus recursos humanos, la Revolución ha formado a miles de ingenieros y técnicos y tiene una población altamente capacitada, instruida y capaz de manejar las nuevas tecnologías.

«Los niveles de penetración de internet en Cuba han crecido rápidamente, el país se ha desarrollado de manera soberana, gracias sobre todo a la capacidad y consagración de esa fuerza calificada y la voluntad política de su Gobierno. Ese plan enemigo se derrota con más internet. Ya lo dijo Fidel, «internet parece hecha para los revolucionarios». Tenemos la capacidad para generar contenidos en defensa de la Revolución.

«Más acceso a internet significa más cubanos contando cómo viven realmente en Cuba y a eso es lo que más teme el enemigo, por eso no permite, a pesar de sus promesas muy mediáticas, a sus empresas negociar con la Isla, nos quieren pobres, hambreados y desarmados. Te imaginas lo que pasaría si los pobres, los explotados de este mundo supieran de verdad lo que es Cuba, el capitalismo no duraría un día».

¿Qué puede hacer cada cubano, desde su posición, para hacer frente a esta amenaza?

Haga cada uno su parte de deber, y nada podrá vencernos, dijo Martí. Nuestro deber es prepararnos, formarnos en cuadro apretado, armarnos de cultura y enfrentar plan contra plan; organizarnos, ser proactivos, caer sobre la mentira y la manipulación con la fuerza de nuestra verdad; hablar sin tapujos, hacer uso inteligente de la cada vez más acelerada informatización soberana de nuestra sociedad. Luchar con audacia, inteligencia y realismo; no mentir jamás armados con la convicción profunda de que no existe fuerza en el mundo capaz de aplastar la fuerza de la verdad y las ideas.

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