Agenzie di “notizie”?

Fernando Buen Abad http://www.cubadebate.cu

Tutte le aberrazioni immaginabili per distorcere la realtà e linciare mediaticamente le lotte sociali, hanno una generosa fonte nelle “Agenzie Internazionali di Notizie”. Si chiamino come si chiamino. Sebbene abbiano facciate mercantili differenti, il loro dispositivo ideologico (falsa coscienza) è esattamente lo stesso. Operano con premeditazione, slealtà, vantaggio e pubblica impunità transnazionale. Con la dittatura del business informativo e la concentrazione dell’informazione, le società si sono convertite in un oligopolio con il 90% del mercato dominato principalmente da 6 aziende: Bertelsmann, Disney, General Electric, News Corporation, Time Warner e Viacom.

Si verniciano con “credibilità” del mercato grazie alla loro complicità con l’ideologia della classe dominante e diventano redditizie grazie a tutti gli illegali congegni monopolistici. Il colmo è che si infiltrano ovunque e che (non di rado) imprimono la loro deformante influenza in spazi che, apparentemente, non condividono la loro logica. Ci sono casi in abbondanza.

Dal 1945 fino al 90, l’80% delle mercanzie informative provenivano da 5 grandi agenzie: due nordamericane, Associated Press (AP) e United Press International (UPI); una inglese, Reuters; una francese, France Presse (AFP) ed una sovietica, TASS. Tra queste, AP e UPI. Le 5 società di mercanzie di notizie internazionali si sono fuse sotto il dominio dei servizi di informazione per radio, TV, via cavo e TV via satellite. La verità non ha più importanza, importa solo la menzogna che seduce, illude, narcotizza e vende

Operano con impunità e impudenza. Le 10 agenzie più potenti oggi:

1.- Reuters creata nel 1851; vende “informazioni” in più di 20 lingue.

2.- Agence France Presse, la più antica, 1835, Parigi vende in 110 paesi.

3.- La Associated Press degli USA creata nel 1846 commercia informazioni in 5 lingue.

4.- ANSA italiana dal 1945 vende in più di 74 piazze.

5.- United Press International, yankee anche del 1907

6.- Press Association del Regno Unito.

7.- Xinhua News Agency della China, 107 uffici nel mondo.

8.- Europa Press dal 1957 della Spagna.

9.- RIA Novosti creata nel 1941, russa.

10.- Interfax Information Services Group, agenzia russa fondata nel 1989.

Le agenzie che commercializzano “notizie” si convertono in “cliché” fabbricanti informazione-mercanzia, di carattere internazionale, che vengono acquistate dai “media nazionali”. Sono aziende che vendono ciò che fabbricano come “fatti” o “notizie” ai loro clienti o “abbonati”. Non hanno capacità sistematica di analisi critica della realtà, né sono “oggettive” o veritiere nelle informazioni che vendono sempre afflitte dalle sfumature ideologiche della società commerciante. Sono, ad esempio, corresponsabili delle peggiori canagliate fabbricate dalla SIP.

Le agenzie commercianti informazione sono conseguenza dell’espansione del capitalismo e del suo attacco alla classe lavoratrice, persino con le “nuove tecnologie”. Tale compito richiede la soppressione delle barriere normative l’informazione e dei contenuti culturali, per garantire la libera circolazione delle “mercanzie notizie” e per vendere i loro “prodotti informativi” caricati ideologicamente con copertura mondiale. Non è un business tra “amici”, è una guerra monopolistica, basata su un “tutto contro tutti”, internazionale. Fino agli anni ’90 Time Warner e Disney controllavano il 15% del mercato internazionale e già nel 1997 hanno raggiunto il 30-35%.

Le sorgenti ideologiche

 

È necessario intervenire nei flussi globali della informazione, cioè nel suo modo di produzione, nelle sue relazioni di produzione e nella sua semantica colonialista. Urge un Nuovo Ordine Mondiale dell’Informazione e Comunicazione (NOMIC). Democratizzazione della produzione, distribuzione e consumo dell’informazione a livello globale e proporre profondi cambi nelle fonti di relazione, nella sintassi e nei soggetti dell’enunciazione. Il nuovo territorio che oggi dominano gli affari delle notizie internazionali è ampiamente globalizzato, è enorme e ha come base il potere economico, politico e sociale.

Si testano, paradossalmente, tutte le forme più sofisticate di censura. La concentrazione di agenzie e “piccole imprese” informative “satellite” nei cosiddetti “paesi centrali” e la loro scarsità nei cosiddetti paesi “periferici” ha gravi ripercussioni sulla dipendenza informativa, nel profilo di quanto informato e nell’orientamento ideologico che passa, sistematicamente, nelle vene di ciascuna “notizia”. Lasciano vedere ciò che “conviene” anche quando sembra inopportuno, cioè, ciò che s’informa perché è un gioco di “specchi” altamente sofisticato nonostante la sua rudimentale apparenza poco professionale.

La portata di tale potere di concentrazione monopolistica, di cui alcuni autori già caratterizzano come la ricchezza informativa e degli strumenti di produzione e di divulgazione, è venuta generando gravi devastazioni culturali nel campo simbolico dei destinatari o utenti di tale informazione industrializzata. In primo luogo la cultura della competizione di mercato come “alma mater” dell’informazione ed, in secondo luogo, la cultura dell’uniformità. Questa situazione ha già generato un formato autoritario nel flusso informativo ed ha creato una rete di influenze ideologiche nelle quali si moltiplica il potere delle agenzie oltre il loro carattere di soli venditrici di notizie. Alcuni credono che la loro dipendenza dalle Agenzie di Notizie sia un segno di status o di “prossimità” cosmopolita con i poteri reali o con il dominio delle coscienze. Mentre linciano mediaticamente i leader sociali.

L’industria mondiale della produzione di “informazione”, nelle mani delle “Agenzie di Notizie”, ha costituito un’immensa sconfitta culturale e comunicativa, soprattutto in America Latina, dove hanno operato come mezzi ausiliari golpisti dell’anti-democrazia. Il caso cileno è emblematico tanto quanto la brutale offensiva contro Cuba e Venezuela. Dovrebbe essere, le “Agenzie di Notizie”, una grande vittoria dei popoli per informare di sé e di altri con libertà e professionalità ma, ancora una volta, come in molti altri casi, la zavorra ideologica latifondista e la pratica mercantile monopolistica riducono la gerarchia storica dell’informazione, e la sua dialettica umana, a merce usa e getta. Spazzatura.

(Tratto da Rebelion)


Agencias de ¿“noticias”?

Por: Fernando Buen Abad

Todas las aberraciones imaginables para deformar la realidad y linchar mediáticamente a las luchas sociales, tienen una fuente generosa en las “Agencias Internacionales de Noticias”. Se llamen como se llamen. Aunque tienen fachadas mercantiles distintas, su dispositivo ideológico (falsa conciencia) es exactamente el mismo. Operan con premeditación, alevosía, ventaja e impunidad pública trasnacional. Con la dictadura del negocio informativo y la concentración de la información, las empresas se han convertido en un oligopolio con el 90 por ciento del mercado dominado por 6 empresas principalmente: Bertelsmann, Disney, General Electric, News Corporation, Time Warner y Viacom.

Se barnizan con “credibilidad” de mercado gracias a su complicidad con la ideología de la clase dominante y se hacen rentables gracias a todos lo artilugios monopólicos ilegales. El colmo es que se infiltran por todas partes y que (no pocas veces) imprimen su influencia deformante en espacios que, en apariencia, no comparten su lógica. Hay casos a raudales.

Desde 1945 y hasta el año 90, el 80% de las mercancías informativas provenía de 5 grandes agencias: dos norteamericanas, Associated Press (AP) y United Press International (UPI); una británica, Reuters; una francesa, France Presse (AFP) y una soviética, TASS. Entre ellas, AP y UPI. Las 5 empresas de mercancías de noticias internacionales se fusionaron bajo el imperio de los servicios de noticias a la radio, la televisión, el cable y la televisión por satélite. La verdad ya no importa, sólo importa la mentira que seduce, ilusiona, narcotiza y vende

Operan con impunidad e impudicia. Las 10 agencias más poderosas hoy: 1.-Reuters creada en 1851; vende “información” en más de 20 idiomas. 2.-Agence France Presse, la más antigua, 1835, de París vende en 110 países. 3.-Associated Press de USA creada en 1846 comercia información en 5 idiomas. 4.-ANSA italiana de 1945 vende en más en 74 piases. 5.-United Press International, yanqui también de 1907 6.-Press Association del Reino Unido. 7.-Xinhua News Agency de China, 107 oficinas en el mundo. 8.-Europa Press de 1957 de España. 9.-RIA Novosti creada en 1941, rusa. 10.-Interfax Information Services Group comercializadora rusa fundada en 1989.

Las agencias comercializadoras de “noticias” se convirtieron en “cliché” fabricante de información-mercancía, de carácter internacional, que son compradas por “medios nacionales”. Son negocios que venden lo que fabrican como “hechos” o “noticias”, a sus clientes o “abonados”. No tienen capacidad sistemática de análisis crítico de la realidad ni son “objetivas” ni veraces en la información que venden siempre plagada con los matices ideológicos de la empresa comercializadora. Son, por ejemplo corresponsables de las peores canalladas fabricadas por la SIP.

Las agencias mercantilizadoras de información son consecuencia de la expansión del capitalismo y su ataque a la clase trabajadora, incluso con las “nuevas tecnologías”. Semejante tarea exige la supresión de las barreras regulatorias de información y contenidos culturales, para garantizar la libre circulación de las “mercancías noticiosas” y vender sus “productos informativos” cargados ideológicamente con cobertura mundial. No es un negocio entre “amigos”, es una guerra monopólica que tiene por base un “todos contra todos” internacional. Hasta los años 90 Time Warner y Disney, controlaban el 15% del mercado internacional hasta 1990, y ya en 1997 lograron el 30-35 %.

Los resortes ideológicos

Es necesario intervenir en los flujos mundiales de la información, es decir, en su modo de producción, sus relaciones de producción y su semántica colonialista. Urge un Nuevo Orden Mundial de la Información y Comunicación (NOMIC). Democratización de la producción, distribución y consumo de la información a nivel global y proponer cambios profundos en las fuentes de redacción, en la sintaxis y en los sujetos de la enunciación. El nuevo territorio que hoy dominan los negocios de las noticias internacionales, esta ampliamente globalizado, es enorme y tiene por base el poder económico, político, social.

Se ensayan, paradójicamente, todas las formas de la censura más sofisticada. La concentración de agencias y “pequeñas empresas” informativas “satélite” en los llamados “países centrales” y la escases de ellas en países llamados “periféricos” tiene efectos severos en la dependencia informativa, en el perfil de lo informado y en la orientación ideológica que transita, sistemáticamente, en las venas de cada “noticia”. Dejan ver lo que “conviene” incluso cuando parece inconveniente, es decir, aquello que se informa porque se trata de un juego de “espejos” altamente sofisticado a pesar de su apariencia rudimentaria poco profesional.

El alcance de semejante poder de concentración monopólica, de lo que algunos autores ya caracterizan como la de la riqueza informativa y de las herramientas de producción y de divulgación, ha venido generando estragos culturales severos en el campo simbólico de los destinatarios o usuarios de esa información industrializada. En primer lugar la cultura de la competencia de mercado como “alma mater” de la información y, en segundo lugar, la cultura de la uniformidad. Esa situación ya ha generado un formato autoritario en el flujo informativo y ha creado una red de influencias ideológicas en las que se multiplica el poder de las agencias más allá de su carácter de sólo vendedoras de noticias. Algunos creen que su dependencia de las Agencias de Noticias es un signo de status o de “proximidad” cosmopolita con los poderes reales o con la dominación de conciencias. Mientras linchan mediáticamente a los lideres sociales.

La industria mundial de la producción de “información” en manos de las “Agencias de Noticias” ha constituido una derrota cultural y comunicacional inmensa, especialmente en América Latina donde han operado como medios golpistas auxiliares de la anti-democracia. El caso Chileno es emblemático tanto como la ofensiva brutal contra Cuba y Venezuela. Deberían ser, las “Agencias de Noticias”, una gran victoria de los pueblos para informarse de sí y de otros con libertad y profesionalismo pero, una vez más, como en muchos otros casos, el lastre ideológico latifundista y la práctica mercantil monopólica reducen la jerarquía histórica de la información, y su dialéctica humana, a mercancías desechables. Basura.

(Tomado de Rebelión)

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