Giovani cubani reclamano restituzione di Guantánamo

Dalle reti sociali, venerdì 23 i giovani cubani hanno reclamato la restituzione all’Isola del territorio occupato  dagli Stati Uniti nella provincia di Guantánamo, dove Washington mantiene una base navale e una prigione denunciata internazionalmente come centro di torture,  ha informato Prensa Latina.


La mattina di venerdì è stato realizzato un grande twitter usando le etichette #ReturnGuantanamotoCubaNow, #USOutofGuantanamo, #EEUUFueradeGuantanamo  #DevuelvanGuantanamoaCubaYa!

Nel pomeriggio è seguita una riunione nell’Istituto pre-universitario della capitale  Saúl Delgado, dove i giovani hanno letto un comunicato sui 115 anni di occupazione ed hanno presentato un documentario sul tema.

Con l’eliminazione del blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti da più di 55 anni, Cuba considera la restituzione del territorio occupato a Guantánamo uno dei passi essenziali per rendere normali le relazioni tra i due paesi.

Le installazioni nordamericane nella detta provincia sono illegali e violano la sua integrità territoriale.

Gli Stati Uniti presero possesso della zona nel 1903, valendosi dell’imposizione di condizioni a Cuba per concederle l’indipendenza formale, dopo il ritiro delle autorità coloniali spagnole.

Dopo il trionfo della Rivoluzione cubana nel 1959 e il governo dell’Isola ha denunciato in ripetute opportunità e in moltissimi incontri internazionali, l’illegalità dell’occupazione di una parte del territorio in Guantánamo.

Le autorità dell’Isola dei Caraibi hanno denunciato che gli USA hanno trasformato – partendo dal gennaio del 1959-  la base navale in un focus di costante minaccia, provocazione e violazione della sovranità di Cuba, con l’obiettivo di porre ostacoli al processo rivoluzionario.

In circa sei decenni la relazione delle aggressioni comprende il lancio di materiali infiammabili da aerei provenienti dalla base, provocazioni, insulti e spari da parte dei soldati nordamericani, violazioni delle acque  del territorio di Cuba con imbarcazioni e aerei militari, oltre alle torture e le uccisioni di abitanti della zona.

Nel territorio occupato c’è una prigione ampiamente denunciata come centro di torture,  la cui chiusura è stata reclamata da personalità e organismi di tutto il mondo, includendo numerosi statunitensi e la ONU.

Rapporti e relazioni di varie istituzioni internazionali segnalano che lì si commettono azioni come sottoporre i detenuti a rumori e musica molto violenti, a temperature estreme per lunghi periodi,  picchiandoli e e vessandoli in vari modi.

La precedente amministrazione USA aveva fatto alcuni riferimenti  sulla chiusura della prigione di  Guantánamo, ma oggi questa installazione continua a funzionare.

Lo scorso 31 gennaio il presidente Donald Trump ha insistito sulla volontà  del suo Governo di mantenere aperta la prigione.

Si può considerare così che la prigione, la base e l’occupazione territoriale in sé continueranno ad essere elementi per mantenere la tensione, come spine che lacerano la sovranità cubana.

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