Premi, provocazioni e idee fallite

Almagro è più interessato al trambusto che al ritornare nella Maggiore delle Antille, un paese che conosce bene. Ma deve aver chiaro che né l’OSA, né alcuno dei suoi funzionari, tanto meno coloro che tradiscono i principi etici elementari, sono stati o saranno mai benvenuti nella Cuba rivoluzionaria di Fidel

Sergio Alejandro Gómez http://www.granma.cu

Chiunque senta il nome di “Rete Latinoamericana di Giovani per la Democrazia” pensa, come reazione, ai recenti colpi di stato sotto copertura contro governi sovrani, i pacchetti di misure neoliberali applicati a scapito delle maggioranze o le proteste per la galoppante corruzione nella regione.

Ma nulla è più lontano dalla realtà. Guidato da membri della controrivoluzione cubana, il gruppo si alterna tra Miami e alcune capitali europee, sue case madri, alla ricerca di fondi e istruzioni per piani sovversivi. Le sue visite nei paesi dell’America Latina sono molto selettive e con un chiaro obiettivo: le tasche dei magnati della destra.

Per il secondo anno consecutivo, la Rete e i suoi sponsor stranieri assegnano un premio internazionale per il presunto lavoro a favore della libertà.

Ma gli eletti non sono attivisti sociali né difensori dei diritti dei popoli, ma un gruppo di ex presidenti, di destra, latinoamericani che si sono uniti per minare qualsiasi progetto progressista sorga nella regione.

La cosiddetta Iniziativa Democratica di Spagna e delle Americhe (IDEA) è composta da una selezione di promotori del paramilitarismo; corrotti che hanno accettato milioni di dollari in cambio della liberazione di terroristi confessi come Luis Posada Carriles; truffatori; responsabili della morte di decine di migliaia di persone in massacri e lotte inefficaci contro il crimine organizzato; neoliberali che hanno rovinato i loro paesi e spiantati che sono diventati milionari nella poltrona presidenziale.

La lista comprende, tra gli altri, gli ex mandatari José María Aznar e Felipe González, Spagna; Mireya Moscoso, Panama; Belisario Betancur, Andrés Pastrana, César Gaviria e Álvaro Uribe, Colombia; Felipe Calderón e Vicente Fox, Messico; Miguel Ángel Rodríguez, Rafael Ángel Calderón e Laura Chinchilla, Costarica; Alfredo Cristiani, El Salvador; Fernando de la Rúa, Argentina; Osvaldo Hurtado, Ecuador; Luis Alberto Lacalle e Julio María Sanguinetti, Uruguay, e Jorge Quiroga, Bolivia.

IDEA sorse nel 2015 con etichetta ‘Made in Washington’ e sotto l’ombrello di Nelson J. Mezerhane, suo presidente e anche proprietario dell’ ultra reazionario ‘Diario de las Américas’, promotore di terroristi e colpi di stato in America Latina. Il direttore del gruppo è Asdrubal Aguiar, un ex politico venezuelano della VI Repubblica, che è rimasto nel dimenticatoio dopo la schiacciante vittoria di Hugo Chavez.

Annunciato a Miami la scorsa settimana, il nuovo premio per IDEA va a “riconoscere” l’attivismo del gruppo contro i governi progressisti della regione e la sua sottomissione ai piani interventisti dell’Organizzazione degli Stati Americani contro paesi come Venezuela.

Non è neppure casuale che una “menzione speciale” sia finita nelle mani del venezuelano Antonio Ledezma, che è fuggito dalla giustizia sotto la protezione di diversi governi che si vantano della loro lotta contro il terrorismo. Ledezma, che era sindaco del Distretto Metropolitano di Caracas, è stato arrestato nel febbraio 2015 per promuovere un appello alla violenza chiamato “La Salida”, che costò la vita a decine di persone in Venezuela. Si è dato alla fuga, a novembre dell’anno scorso, dopo aver beneficiato degli arresti domiciliari.

Come nel 2017, la consegna del premio è accompagnata da un piano per montare una provocazione nella capitale cubana, durante questa settimana, generare instabilità e danneggiare l’immagine internazionale del paese, mentre si cerca di influenzare il progresso delle relazioni diplomatico con la regione.

Il premiato del 2017 è stato niente meno che Luis Almagro, segretario generale dell’OSA, che dal suo insediamento è stato ossessionato con il rovesciamento del governo democraticamente eletto del Venezuela e si è dimenticato di tutto quello che ha difeso al tempo in cui era cancelliere dell’Uruguay, durante il governo di Pepe Mujica.

Nell’occasione precedente, al conoscere i piani dei gruppi anticubani e facendo rispettare le leggi che sostengono la sovranità della nazione, il Governo Rivoluzionario ha deciso negare l’ingresso sul territorio nazionale a cittadini stranieri vincolati con la provocazione, secondo una nota rilasciata dal Ministero degli Affari Esteri.

Gli obiettivi attuali sono gli stessi de è già in marcia una strategia di comunicazione di portata internazionale per cercare di delegittimare l’agire della Rivoluzione.

Lo stesso Almagro, che sarebbe stato convocato, ancora una volta, alla consegna del premio, ha fatto recentemente dichiarazioni ai mass media sulla sua richiesta di visto per l’ingresso a Cuba.

Indubbiamente, Almagro è più interessato al trambusto che al ritornare nella Maggiore delle Antille, un paese che conosce bene. Ma deve aver chiaro che né l’OSA, né alcuno dei suoi funzionari, tanto meno coloro che tradiscono i principi etici elementari, sono stati né saranno mai benvenuti nella Cuba rivoluzionaria di Fidel.

Sotto il suo mandato, si sono raddoppiati gli attacchi imperialisti e oligarchici dell’OSA contro l’integrazione latinoamericana e caraibica e contro le istituzioni democratiche. Il meccanismo, con sede a Washington, si è dedicato ad imporre lezioni di governabilità, democrazia e costituzionalità, per le quali non ha alcun mandato morale.

Nel momento in cui il Segretario di Stato Rex Tillerson rispolvera la Dottrina Monroe, l’istituzione Almagro dirige assume il comando come “ministero delle colonie yankee” per articolare l’assalto contro l’America Latina e i Caraibi che, dopo 200 anni di attesa, aveva intrapreso il cammino della definitiva unità ed indipendenza.

La sequenza temporale delle azioni di Almagro, dell’OSA, del gruppo di ex presidenti e del gruppo anti-cubano non lascia spazio alla casualità.

Per metà aprile è programmato l’VIII Vertice delle Americhe a Lima, Perù. Crescono gli appelli affinché si rettifichi la decisione di privare il Venezuela di partecipare all’incontro e le critiche verso un gruppo di paesi che rivendicano il diritto di parlare a nome dell’intera regione.

Sembra, ci siano quelli che sono interessati a creare cortine di fumo per coprire la realtà.

Per quanto riguarda gli obiettivi della controrivoluzione, la sua disperazione è ovvia. Il calendario indica che le elezioni generali a Cuba si terranno domenica prossima, 11 marzo. Di fronte alla sua incapacità di ottenere il minimo sostegno se non attraverso la corruzione e il ricatto economico, l’unica via è mettere in essere uno spettacolo.

Ciò che gli fa davvero male è che, questa domenica, Cuba deciderà il suo futuro, ma senza tutele né ingerenze esterna.


Premios, provocaciones e ideas fracasadas

Almagro está más interesado en la alharaca que en regresar a la Mayor de las Antillas, un país que conoce bien. Pero debe tener claro que ni la OEA ni ninguno de sus funcionarios, mucho menos los que traicionan los principios éticos elementales, han sido ni serán jamás bienvenidos en la Cuba revolucionaria de Fidel

Autor: Sergio Alejandro Gómez

Cualquiera que escuche el nombre de «Red Latinoamericana de Jóvenes por la Democracia» piensa en la reacción a los recientes golpes de Estado encubiertos contra gobiernos soberanos, los paquetazos neoliberales aplicados en detrimento de las mayorías o las protestas por la corrupción galopante en la región.

Pero nada más lejos de la realidad. Liderado por miembros de la contrarrevolución cubana, el grupo alterna entre Miami y algunas capitales europeas, sus casas matrices, en busca de fondos e instrucciones para los planes subversivos. Sus visitas a países latinoamericanos son muy selectivas y con un objetivo claro: los bolsillos de los magnates de la derecha.

Por segundo año consecutivo, la Red y sus patrocinadores extranjeros otorgan un premio internacional por el supuesto trabajo a favor de la libertad.

Pero los escogidos no son luchadores sociales ni defensores de los derechos de los pueblos, sino un grupo de expresidentes derechistas de Iberoamérica que se han unido para socavar cuanto proyecto progresista surja en la región.

La llamada Iniciativa Democrática de España y las Américas (IDEA) está compuesta por una selección de promotores del paramilitarismo; corruptos que aceptaron millones de dólares a cambio de liberar a terroristas confesos como Luis Posada Carriles; estafadores; responsables de la muerte de decenas de miles de personas en masacres y luchas inefectivas contra el crimen organizado; neoliberales que arruinaron a sus países y pobretones que se hicieron millonarios en la silla presidencial.

La lista incluye, entre otros, a los exmandatarios José María Aznar y Felipe González, de España; Mireya Moscoso, de Panamá; Belisario Betancur, Andrés Pastrana, César Gaviria y Álvaro Uribe, de Colombia; Felipe Calderón y Vicente Fox, de México; Miguel Ángel Rodríguez, Rafael Ángel Calderón y Laura Chinchilla, de Costa Rica; Alfredo Cristiani, de El Salvador; Fernando de la Rúa, de Argentina; Osvaldo Hurtado, de Ecuador; Luis Alberto Lacalle y Julio María Sanguinetti, de Uruguay, y Jorge Quiroga, de Bolivia.

IDEA surgió en el año 2015 con etiqueta Made in Washington y bajo la sombrilla de Nelson J. Mezerhane, su presidente y también propietario del ultrarreaccionario Diario de las Américas, promotor de terroristas y golpes de Estado en América Latina. El director del grupo es Asdrúbal Aguiar, un expolítico venezolano de la IV República, de los que quedó en el olvido tras la aplastante victoria de Hugo Chávez.

Anunciado en Miami la semana pasada, el nuevo galardón para IDEA viene a «reconocer» el activismo del grupo contra los gobiernos progresistas de la región y su sumisión a los planes injerencistas de la Organización de Estados Americanos contra países como Venezuela.

No es casual tampoco que una «mención especial» haya ido a parar a manos del venezolano Antonio Ledezma, quien se escabulló de la justicia al amparo de varios gobiernos que se vanaglorian de su combate al terrorismo.

Ledezma, quien se desempeñaba como alcalde del Distrito Metropolitano de Caracas, fue detenido en febrero del 2015 por promover un llamado a la violencia denominado «La Salida», que costó la vida a decenas de personas en Venezuela. Se dio a la fuga en noviembre del año pasado tras recibir un beneficio de arresto domiciliario.

Al igual que en el 2017, la entrega del premio viene acompañada de un plan para montar una provocación en la capital cubana durante esta semana, generar inestabilidad y dañar la imagen internacional del país, a la vez que se busca afectar la marcha de las relaciones diplomáticas de Cuba con la región.

El galardonado del 2017 fue nada más y nada menos que Luis Almagro, el secretario general de la OEA, quien desde su toma de posesión se obsesionó con el derrocamiento del gobierno democráticamente electo de Venezuela y olvidó todo lo que defendía en su época como canciller de Uruguay durante el gobierno de Pepe Mujica.

En la ocasión anterior, al conocer los planes de los grupos anticubanos y haciendo valer las leyes que sustentan la soberanía de la nación, el Gobierno Revolucionario decidió negar el ingreso al territorio nacional a ciudadanos extranjeros vinculados con la provocación, según una nota divulgada entonces por el Ministerio de Relaciones Exteriores.

Los objetivos actuales son los mismos y ya está en marcha una estrategia de comunicación de alcance internacional para tratar de deslegitimar la actuación de la Revolución.

El propio Almagro, quien habría sido convocado una vez más a la entrega del premio, hizo declaraciones recientemente a los medios de comunicación sobre su solicitud de visado para el ingreso a Cuba.

Sin duda, Almagro está más interesado en la alharaca que en regresar a la Mayor de las Antillas, un país que conoce bien. Pero debe tener claro que ni la OEA ni ninguno de sus funcionarios, mucho menos los que traicionan los principios éticos elementales, han sido ni serán jamás bienvenidos en la Cuba revolucionaria de Fidel.

Bajo su mandato se han redoblado las arremetidas imperialistas y oligárquicas de la OEA contra la integración latinoamericana y caribeña y contra la institucionalidad democrática. El mecanismo, con sede en Washington, se ha dedicado a imponer lecciones de gobernabilidad, democracia y constitucionalidad, para lo cual no posee ningún mandato moral.

En tiempos en que el secretario de Estado Rex Tillerson desempolva la Doctrina Monroe, la institución que dirige Almagro asume el liderazgo como «ministerio de colonias yanqui» para articular la arremetida contra América Latina y el Caribe, que tras 200 años de espera había emprendido el camino de la definitiva unidad e independencia.

La secuencia temporal de las acciones de Almagro, la OEA, el grupo de expresidentes y el grupo anticubano, no deja margen a la casualidad.

Para mediados de abril está programada la VIII Cumbre de las Américas en Lima, Perú. Crecen los llamados a que se rectifique la decisión de privar a Venezuela de asistir a la cita y las críticas hacia un grupo de países que se arrogan el derecho de hablar en nombre de toda la región.

Al parecer, hay a quien le interesa crear cortinas de humo para tapar la realidad.

En cuanto a los objetivos de la contrarrevolución, su desespero es obvio. El calendario marca que las elecciones generales en Cuba se celebrarán el próximo domingo 11 de marzo. Ante su incapacidad de obtener el más mínimo apoyo que no sea por la vía del soborno y el chantaje económico, el único camino es armar un show.

Lo que verdaderamente les duele es que este domingo Cuba decidirá su futuro, pero sin tutelajes ni injerencias externas.

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