La dottrina Monroe (I parte)

colonna vertebrale dell’imperialismo USA

(parte I)

M. A. García Alzugaray http://razonesdecuba.cubadebate.cu.

È evidente che con Donald Trump si è ritornati ai tempi del Gran Bastone e che il suo neo-annessionismo è meno subdolo di quello della precedente amministrazione Obama, che è stato più vellutato, senza tralasciare le sue pretese egemoniche.

Basti ricordare il recente tour per l’America Latina del detronizzato segretario di stato USA, Rex Tillerson, iniziato in Messico e che si è esteso a Argentina, Perù e Colombia. Questo periplo è stato preceduto, il 1 febbraio, da un discorso all’Università del Texas, in cui ha risaltato ciò che potrebbe essere inteso come la politica estera dell’amministrazione Trump verso l’America Latina. Vale a dire, un ritorno alla sempre eterna e conservatrice dottrina Monroe, o ciò che è lo stesso, un ritorno alla postura paternalista e colonialista che ha caratterizzato, per quasi due secoli, la politica estera USA verso l’America Latina.

Nelle sue istruzioni per la regione, Tillerson è giunto al punto di suggerire che il presidente Nicolás Maduro dovrebbe abbandonare il suo posto di Capo di Stato democraticamente eletto da una indiscutibile maggioranza di voti. Nel suo discorso, ritorna anche con i falliti condizionamenti a Cuba e, senza alcuna autorità morale, si intromette negli affari interni cubani reclamando, per il nostro prossimo processo elettorale, cambiamenti che siano graditi agli USA.

Nelle parole di Tillerson: “Nella storia del Venezuela e di fatto nella storia di altri paesi dell’America Latina e dell’America del Sud, frequentemente sono i militari (quelli) che si occupano di ciò, quando le cose vanno così male che i leader militari si rendono conto che già non possono più rispondere ai cittadini e loro guidano una transizione pacifica. Che questo sia il caso o no, io non lo so”.

Le sue parole furono, chiaramente, un’istigazione al “cambio di regime”.

Nel denunciare, il 5 febbraio, queste espressioni interventiste il MINREX cubano ha sottolineato nella sua nota ufficiale: “Con le sue dichiarazioni il funzionario del Governo degli Stati Uniti, aggiunge un nuovo atto a quello che è stato un elenco di successive  violazioni nella storia di dominio della nostra regione e ratifica un sostenuto disprezzo con cui il Governo del presidente Donald Trump si riferisce senza dubbio alle nazioni dell’America Latina e dei Caraibi, di cui squalifica i popoli ogni volta che ne ha l’opportunità.

Il Ministero delle Relazioni Estere della Repubblica di Cuba condanna questa nuova aggressione contro Cuba e il Venezuela, che segue le recenti dichiarazioni senza rispetto del presidente Trump nel discorso sullo Stato dell’Unione”.

Anche se sono trascorsi più di due mesi da queste ciniche dichiarazioni ed il signor Tillerson non gestisce più i fili dell’oscura politica USA, nulla è cambiato al riguardo. Forse, ora, solo tutto è più chiaro. Il “Nord turbolento e brutale” che ci disprezza si è tolto la maschera, mostrando, senza pudore, la sua vera faccia imperialista. La sua dottrina Monroe non ha mai cessato di essere vigente, come mai hanno cessato di essere le sue ansie annessioniste verso la nostra Patria.

Dottrina Monroe, pietra angolare della politica estera imperialista USA.

Con la Monroe Doctrine, gli USA si convertirono in una sorta di potere assolutista in America, voltando le spalle al vecchio continente e dandosi l’autorità morale di espandersi con la forza e diventare una potenza mondiale, prima conquistando l’Ovest e la guerra contro gli indiani, poi contro il Messico ed il Texas. Non consideravano il loro espansionismo come politica estera, ma lo facevano con la “coscienza tranquilla”, cioè la politica estera USA consisterebbe nel non avere politica estera.

La dottrina Monroe è stata applicata per la prima volta in Texas, poiché per gli USA era un rischio avere così vicina una regione indipendente, che avrebbe potuto unirsi a qualsiasi potenza, convertendosi in un grande pericolo. Tuttavia, questa dottrina era applicata secondo la convenienza USA. Per questo motivo, non s’immischiarono negli eventi della foce del Rio de la Plata, in cui Gran Bretagna e Francia svilupparono un piano congiunto di intervento armato. Gli USA solo intervenivano in regioni in cui l’Unione aveva interessi specifici, sebbene fossero gli interessati che richiedevano, direttamente, l’intervento della potenza settentrionale del continente.

Oggi, la sua escalation di dominio è stata rafforzata con la creazione di entità internazionali come il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca mondiale (WB), posto che già non è solo un dominio regionale, ma è cresciuto e si è diffuso fino a raggiungere qualsiasi paese che potesse rappresentare interessi reali o potenziali, sotto la dominazione economica del Gigante del Nord. Si crearono organismi come l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), la cui sede si trova, curiosamente, nel cuore del dominio politico e militare USA: a Washington D.C.

Tutti sappiamo che lo stato nord americano, come ben dice Michell Albert nel suo libro Capitalismo contro capitalismo “(…) serve gruppi di pressione, e questi spesso li compongono società e corporazioni (…)”. Queste società e corporazioni sono quelle che possiedono capacità economica ed organizzativa sufficiente per influire sulla gestione pubblica e lo sviluppo di politiche per inclinare la bilancia a loro favore e persino giungere a destabilizzare il mercato e persino qualche piccolo paese o governo che gli sia avverso, anche al di là della generazione di conflitti, colpi di stato, invasioni, povertà e fame.

D’altra parte, il sistema capitalista USA ci presenta quella già nota voracità dentro il mercato, ha inoltre sviluppato un altissimo livello di commercializzazione di attività professionali, come il diritto e la medicina, dove le persone sono classificate come potenziali clienti generatori di profitto, invece di individui con bisogni e diritti, questo non è altro che un riflesso di un’economia capitalistica basata sugli interessi privati ​​che si sono diffusi ad altre parti del mondo, al di fuori della gamma di dominio gamma proposta dalla dottrina Monroe.

link 2 parte


La Doctrina Monroe: Columna vertebral del imperialismo norteamericano (Parte I)

Por Miguel Angel García Alzugaray

Es evidente que con Donald Trump se ha regresado a los tiempos del Gran Garrote y que su neoanexionismo es menos solapado que el de la anterior administración Obama, quien fuera más aterciopelado, sin dejar de lado sus pretensiones hegemónicas.

Baste recordar la reciente gira por América Latina del destronado Secretario de Estado norteamericano Rex Tillerson, comenzada en México y que se extendió por Argentina, Perú y Colombia. Este periplo fue precedido el 1 de febrero por un discurso en la Universidad de Texas, en el cual resaltó lo que podría entenderse como la política exterior de la administración de Trump hacia América Latina. A saber, un retorno a la sempiterna y conservadora doctrina Monroe, o lo que es lo mismo, una vuelta a la postura paternalista y colonialista que ha caracterizado por casi dos siglos la política exterior estadounidense hacia América Latina.

En sus instrucciones para la región, Tillerson llegó tan lejos como sugerir que el presidente Nicolás Maduro debería abandonar su puesto de Jefe de Estado democráticamente electo por una indiscutible mayoría de votos. En su discurso, también vuelve con los fracasados condicionamientos a Cuba y, sin autoridad moral alguna, se entromete en los asuntos internos cubanos, al reclamar de nuestro próximo proceso electoral, cambios que sean del agrado de Estados Unidos.

Al decir de Tillerson: “En la historia de Venezuela y de hecho en la historia de otros países latinoamericanos y sudamericanos, frecuentemente son los militares (los) que se ocupan de esto, cuando las cosas se ponen tan malas que los líderes militares se dan cuenta que ya no pueden responder más a los ciudadanos y ellos conducen una transición pacífica. Si este es el caso o no, yo no lo sé”.

Sus palabras fueron claramente una instigación al “cambio de régimen”.

Al denunciar el 5 de febrero estas expresiones injerencistas, el Minrex cubano señaló en su nota oficial: “Con sus declaraciones, el alto funcionario del Gobierno de Estados Unidos, añade un nuevo acto a lo que ha sido un patrón de sucesivos atropellos en la historia de dominación de nuestra región y ratifica el sostenido desprecio con que el Gobierno del presidente Donald Trump se ha referido inequívocamente a las naciones de Latinoamérica y el Caribe, a cuyos pueblos descalifica cada vez que tiene oportunidad.

El Ministerio de Relaciones Exteriores de la República de Cuba condena esta nueva agresión contra Cuba y Venezuela, que sucede a las recientes declaraciones irrespetuosas del presidente Trump en el discurso sobre el Estado de la Unión”.

Aunque han transcurrido más de dos meses desde estas cínicas declaraciones y el Sr. Tillerson ya no maneja los hilos de la tenebrosa política exterior de los Estados Unidos, nada ha cambiado al respecto. Tal vez, sólo ahora todo es más claro. El “Norte revuelto y brutal” que nos desprecia se ha quitado la careta, mostrando sin pudor su verdadera faz imperialista. Su doctrina Monroe nunca ha dejado de estar vigente, como nunca han dejado de estarlo sus ansias anexionistas hacia nuestra Patria.

Doctrina Monroe, piedra angular de la política exterior imperialista estadounidense.

Con la Doctrina Monroe, los Estados Unidos se convirtieron en una especie de poder absolutista dentro de América, dando la espalda al viejo continente y otorgándose la autoridad moral para expandirse a la fuerza y convertirse en una potencia mundial, primero al conquistar el Oeste y la guerra contra los indios, luego contra México y Texas. No consideraban su expansionismo como política exterior sino que lo hacían con la “conciencia tranquila”, es decir, que la política exterior de los Estados Unidos consistiría en no tener política exterior.

La doctrina Monroe fue aplicada por primera vez en Texas, pues para los Estados Unidos era un riesgo el tener tan cerca una región independiente, que podría unirse a cualquier potencia, convirtiéndose en un gran peligro. Sin embargo, esta doctrina era aplicada según le conviniera a los estadounidenses. Por tal razón, no se inmiscuyeron en los hechos de la desembocadura del Río de la Plata en la que Gran Bretaña y Francia desarrollaron un plan conjunto de intervención armada. Los Estados Unidos sólo intervenían en regiones en las que la Unión tenía intereses específicos, aunque fueran los interesados quienes solicitaban directamente la intervención de la potencia del Norte del continente.

Hoy, su escalada de dominio se ha afianzado con la creación de entidades de alcance internacional como el Fondo Monetario Internacional (FMI) y el Banco Mundial (BM), puesto que ya no solo era un dominio regional, sino que creció y se extendió a hasta llegar a cualquier país que pudiera representar intereses reales o potenciales, bajo la dominación económica del Gigante del Norte. Se crearon organismos como la Organización de Estados Americanos (OEA) cuya sede se encuentra curiosamente en el corazón del dominio político y militar norteamericano: en Washington D.C.

Todos sabemos que el Estado norteamericano, como bien dice Michell Albert en su libro Capitalismo contra capitalismo: “(…) sirve a los grupos de presión, y estos con frecuencia los componen empresas y corporaciones (…)”. Estas empresas y corporaciones son las poseedoras de capacidad económica y organizativa suficiente para influir en la gestión pública y la generación de políticas para inclinar la balanza a su favor, e incluso, llegar a desestabilizar el mercado y hasta algún pequeño país o gobierno que les sea adverso, aun por encima de la generación de conflictos, golpes de estado, invasiones, pobreza y hambre.

Por otro lado, el sistema capitalista americano nos presenta esa ya conocida voracidad dentro del mercado, incluso ha desarrollado un altísimo nivel de comercialización en labores profesionales como el derecho y la medicina, en donde las personas son catalogadas como potenciales clientes generadores de ganancia, en lugar de individuos con necesidades y derechos, esto no es más que el reflejo de una economía capitalista basada en intereses privados que se han expandido a otros lugares del mundo, fuera del rango de dominio que propone la doctrina Monroe.

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