Nicaragua: comunicato dal Fronte Sandinista

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Riepilogo introduttivo: Il centro della protesta degli ultimi giorni in Nicaragua erano due università religiose, come afferma la dichiarazione del Fronte sandinista: “Va notato che le università più belluine erano: l’Università centroamericana (UCA) dei gesuiti; e l’Università Politecnica (UPOLI), di una chiesa protestante degli Stati Uniti”. Nell’UPOLI, la controrivoluzione vi era concentrata e la “Gran Prensa Internacional” aveva a capo la colombiana ex-capo della CNN en Español Patricia Janiot.

Quando lei e i suoi colleghi apparvero all’UNH (Università Autonoma Nazionale dell’Honduras), qui resistevano con l’occupazione 80000 studenti che in diverse occasioni protestavano contro la repressione dell’Esercito e dei Comandos Cobra, la polizia militare che reprime le proteste popolari in Honduras dal colpo di Stato del giugno 2009. In Honduras, circa 40 persone furono uccise, secondo l’opposizione, nelle proteste contro la presunta frode elettorale del 26 novembre 2017. Il dipartimento di Stato, ora preoccupato per il popolo del Nicaragua e il cui portavoce dichiarava che gli Stati Uniti intensificheranno le sanzioni al Nicaragua, fu il primo a riconoscere il risultato elettorale fraudolento. La dichiarazione del Fronte sandinista chiarisce senza alcun dubbio che la lotta che mobilitava i giovani di UPOLI e UCA era a sostegno dei padroni che si rifiutavano di accettare l’accordo su sicurezza sociale e pensione con governo e sindacati. Gli affaristi volevano sostenere la proposta del Fondo Monetario Internazionale ed eliminare completamente il diritto alla pensione. Era questa la domanda degli studenti? Tutto ciò finì, come dettava la sceneggiatura della CIA, chiedendo le dimissioni di Daniel Ortega e del governo popolare.
Dick Emanuelsson


Dichiarazione dell’FSLN sugli avvenimenti accaduti in Nicaragua

 

Ricevendo il nostro saluto rivoluzionario, vogliamo condividere con voi le informazioni sugli eventi verificatisi nel nostro Paese in questi giorni.

Come è noto, abbiamo subito un’offensiva molto violenta che stava per incendiare il Paese in una sorta di guarimba generalizzata, ma a differenza del Venezuela, le violente proteste e altre azioni non erano limitate a certe aree, ma erano ovunque, nello stile delle rivolte in Medio Oriente.

È importante sottolineare che, come sapete, i partiti di destra in Nicaragua non hanno nemmeno forza e capacità organizzative per provocare una simile situazione, ma ovviamente una volta creata, ne hanno approfittato.

Ma prima di continuare, è importante indicare le cause della questione.

La sicurezza sociale in Nicaragua è stata uno degli aspetti in cui abbiamo raggiunto il massimo miglioramento nel tenore di vita. L’ammontare dei benefici agli assicurati e della copertura di tali benefici per la popolazione è aumentato esponenzialmente col ritorno al potere nel 2007 del Sandinismo. Grazie alla situazione economica critica dell’Istituto nicaraguense di sicurezza sociale (INSS), l’istituzione statale responsabile del problema.

Di fronte a questa situazione, FMI e compagnie private organizzate nel Consiglio superiore delle imprese private (COSEP), chiesero di applicare le tipiche misure neoliberali in materia: innalzare l’età pensionabile (in Nicaragua è 60 anni) e le settimane necessarie per accedervi (750 per la pensione normale e 250 per chi in età pensionabile non ha raggiunto il primo importo, inesistente prima del ritorno al potere del Sandinismo nel 2007; anche in questo caso l’approccio dei radicali neoliberisti era eliminare completamente la pensione). In risposta, il nostro governo pose un clamoroso rifiuto a FMI e COSEP. Invece, l’opzione scelta era aumentare i contributi dei lavoratori e dei datori di lavoro e stabilire un contributo per i pensionati, compreso chi riceve una pensione ridotta. Questa decisione doveva essere presa rompendo il consenso con le aziende private per la prima volta, parte del nostro modello di consenso e alleanze tra governo, lavoratori e imprenditori.

Secondo le riforme decise dal nostro governo, l’aumento del contributo dei lavoratori è passato dal 6,25% al 7% (aumento dello 0,75%), dei datori di lavoro dal 19% al 22,5% (aumento del 3,5%) e dei pensionati da 0% al 5%, il problema più controverso, ma contribuendo meno e in cambio sarebbe aumentata la copertura sanitaria e altri benefici per loro.

Un’altra misura consisteva nell’eliminare il massimale da pagare per la sicurezza sociale, che in precedenza era fissato a 82953,22 pesos, cioè coloro che guadagnano di più di ciò, non includono la percentuale del loro contributo alla sicurezza sociale alla parte del reddito che va oltre tale importo. Con le riforme, tutti pagherebbero in base al proprio reddito. Ciò è particolarmente sensibile per i datori di lavoro e vantaggioso per i lavoratori, dato che un modo per saccheggiare l’INSS fu per i datori di lavoro nominare i parenti più stretti ai vertici delle loro società, con mega-salari ed ottenendo grandi benefici e pensioni di lusso al raggiungimento dell’età pensionabile.

La reazione di chi manifestava contro le riforme fu come se queste fossero le tipiche riforme neoliberali applicate in altri Paesi, e che rifiutavamo di adottare quanto spiegato. Le proteste furono avviate e portate avanti da studenti universitari, in particolare delle università religiose private sovvenzionate dallo Stato.

Ad un certo momento acquisirono carattere violento, con barricate sull’autostrada panamericana e altre azioni del genere, e quando si volle ristabilire l’ordine, la polizia fu attaccata con mortai artigianali, molto popolari in Nicaragua dalle lotte contro il neoliberismo condotte dal FSLN.

Va notato che le università più belluine erano la Central American University (UCA) dei gesuiti e l’Università Politecnica (UPOLI) di proprietà di una chiesa protestante degli Stati Uniti. In contrasto e di fronte alle violenze, la Gioventù Sandinista fu mobilitata ed organizzata nei quartieri popolari e nelle istituzioni statali, e ci furono altri violenti scontri. L’escalation aumentava e poi, sorprendentemente, i residenti dei quartieri popolari aderirono.

Il passo successivo furono le proteste generalizzate in diverse città, accompagnate da assalti e incendi di istituzioni sandiniste e statali, e di case di sandinisti, così come saccheggi di supermercati e magazzini, tra cui uno di pronto soccorso. In tali crimini c’era chi richiamava gente dai quartieri poveri spingendola al saccheggio.

I lavoratori statali furono mobilitati per difendere le istituzioni, con ronde notturne, ottenendo risultati eccellenti ed evidenziando il coraggio dei lavoratori dell’INSS, che non permisero ai gruppi di violenti anti-riforma di penetrare nelle strutture. La polizia agiva con prudenza, ma era impossibile evitare la repressione, data la natura delle sommosse e le distruzioni che non potevano essere consentite. Anche al culmine degli eventi, l’esercito fu mobilitato per proteggere le istituzioni.

Come risultato degli scontri, soprattutto tra i manifestanti anti-riforma e i dimostranti pro-riforma, ci furono circa 25 morti, tra cui poliziotti, un giornalista di Channel 6 (Sandinista), diversi giovani della Gioventù sandinista e studenti universitari in protesta.

Come in altre esperienze (il caso del Venezuela), la destra usa questi morti per esacerbare l’umore contro governo e polizia.

Alcuna organizzazione politica, sociale o sindacale ha rivendicato la responsabilità delle proteste, sebbene siano state sostenute pubblicamente dal COSEP, da certi capi della Chiesa cattolica e dai partiti di destra (gli stessi che negavano ai lavoratori i diritti quando erano al governo).

Nonostante l’apparente mancanza di direzione delle proteste, va notato il perfetto coordinamento e le azioni sincronizzate dello stesso tipo ovunque, come se tutto fosse già stato preparato e pronto a scattare nelle condizioni giuste. Ciò ha a che fare con la cultura militare della società nicaraguense, ma indubbiamente fu preparato; nel nostro caso fu particolarmente aggressivo, probabilmente per la solidità e la stabilità che il nostro processo presenta finora, e che ora è stato restaurato.

Nella sua prima apparizione, il Presidente Comandante Daniel Ortega annunciava il ripristino dei negoziati tripartiti tra governo, lavoratori e affaristi, per riesaminare le riforme.

Nella seconda apparizione, il Comandante annunciava l’abrogazione delle riforme creando condizioni più favorevoli per il dialogo, iniziati oggi con la partecipazione di governo, lavoratori, imprese private e Chiesa cattolica, la cui adesione era pretesa da affaristi e studenti.

Era importante che il Presidente Comandante Daniel Ortega venisse accompagnato da imprenditori rappresentanti investitori stranieri, dando così un segnale di forza e stabilità agli investitori nazionali e internazionali. In questo momento la violenza si è arrestata e solo piccoli fuochi vengono mantenuti senza impatto significativo, e le forze sandiniste sono passate all’offensiva. Da parte sua, il popolo, senza distinzioni politiche, si organizzava spontaneamente per affrontare il saccheggio.

Il nostro rapporto finora.
Saluti, compagni;
fraternamente,

Segretariato internazionale, FSLN.

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