Patricio Montesinos http://www.cubadebate.cu
La persistenza della violenza in Nicaragua, le dilazioni nel Dialogo di pace ed i condizionamenti dell’ultima ora nei negoziati da parte della cosiddetta opposizione e della “mediatrice” Conferenza Episcopale Nazionale (CEN), fa sospettare che si sta sviluppando un piano golpista contro il governo sandinista del presidente Daniel Ortega in quella nazione centroamericana.
Dallo scoppio dei vandalismi in Nicaragua, il 18 aprile scorso, che ha causato morti e considerevoli danni economici, poco o nullo si è progredito nella ricerca di una soluzione al conflitto in un paese che è risaltato per la sua prosperità e la sua vocazione pacifica
Analisti politici concordano sul fatto che la debole destra nazionale debole ed i vescovi della CEN sono anche complici di un piano segreto orchestrato negli USA, in connivenza con l’oligarchia, diretto a rovesciare la Rivoluzione sandinista.
Sebbene la CEN occupi la posizione di “mediatrice” nel dialogo tra il governo ei suoi oppositori, e si sia pronunciata per una soluzione negoziata al contenzioso, la verità è che, in pratica, non sembra assumere tale condotta.
Gli eventi, in particolare le condizioni all’ultimo minuto esposti al governo di Ortega e la sospensione, questo mercoledì, dei negoziati tra le parti, mettono in discussione la CEN, che seconddo gli osservatori può star puntando a diventare una forza politica di opposizione in Nicaragua.
La CEN, in una comunicato, ha condizionato la sua permanenza nel Dialogo di Pace alla presenza del Segretario Generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), Luis Almagro, poco dopo essersi interrotte le conversazioni e dopo aver presentato un’agenda di quasi 40 punti che esige, tra numerose richieste, l’anticipazione delle elezioni presidenziali, la non rielezione e una riforma della Costituzione.
Proprio, il ministro degli Esteri del Nicaragua, Denis Moncada, ha denunciato che la riferita agenda è il disegno di un percorso mimetizzato per un colpo di stato, il percorso per cambiare il Governo di Riconciliazione e di Unità Nazionale, al di fuori della legge e violando la Costituzione e la democrazia che governa il paese.
E non senza ragione sono le affermazioni di Moncada perché più che che sospettici sono chiare prove che il Nicaragua è ora l’obiettivo di un’altra operazione contro i processi progressisti della Patria Grande, a giudicare dallo stesso modus operandi applicato in diverse nazioni di questo emisfero.
Mentre il governo sandinista e la maggior parte del popolo insiste per la pace, l’unità e la ricerca di una uscita negoziata alla violenza, la malridotta destra nicaraguense incoraggia i gruppi vandalici, Washington li finanzia e di altri scaltri cercano di guadagnare tempo per ottenere entrate politiche.
Plan golpista contra la Nicaragua sandinista
Por: Patricio Montesinos
La persistencia de la violencia en Nicaragua, las dilaciones en el Diálogo de Paz y los condicionamientos de última hora en las negociaciones por parte de la llamada oposición y la “mediadora” Conferencia Episcopal Nacional (CEN), hacen sospechar que está en desarrollo un plan golpista contra el gobierno Sandinista del presidente Daniel Ortega en esa nación centroamericana.
Desde el desencadenamiento de los hechos vandálicos en Nicaragua el 18 de abril pasado, que han causado muertes y daños económicos de consideración, poco o nada se ha avanzado en la búsqueda de una solución al conflicto en un país que ha resaltado por su prosperidad y su vocación pacífica.
Analistas políticos coinciden en que la débil derecha nacional y obispos de la CEN son incluso cómplices de un plan encubierto orquestado en Estados Unidos, en contubernio con la oligarquía, dirigido a destronar a la Revolución Sandinista.
Aunque la CEN ocupe la posición de “mediadora” en el diálogo entre el gobierno y sus contrincantes, y se haya pronunciado por una vía negociada al diferendo, lo cierto es que en la práctica no parece asumir esa conducta.
Los acontecimientos, específicamente condiciones de última hora expuestas al ejecutivo de Ortega y la suspensión este miércoles de las negociaciones entre las partes, ponen en tela de juicio a la CEN, que según observadores puede estar apostando a convertirse en una fuerza política de oposición en Nicaragua.
La CEN, en un comunicado, condicionó su permanencia en el Diálogo de Paz a la presencia del Secretario General de la Organización de Estados Americanos (OEA), Luis Almagro, poco después de interrumpirse las conversaciones, y tras presentarse una agenda de casi 40 puntos que exige, entre numerosas demandas, el adelanto de comicios presidenciales, la no reelección, y una reforma a la Constitución.
Precisamente, el canciller nicaragüense, Denis Moncada, denunció que la referida agenda es el diseño de una ruta camuflada para un Golpe de Estado, la ruta para cambiar el Gobierno de Reconciliación y Unidad Nacional, al margen del ordenamiento jurídico, y violando la Constitución y la democracia que rige en el país.
Y no deja de tener razón Moncada porque más que sospechas hay claras evidencias de que Nicaragua es hoy blanco de otra operación contra los procesos progresistas en la Patria Grande, a juzgar por el mismo modus operandi aplicado en varias naciones de este hemisferio.
Mientras el gobierno Sandinista y la mayoría del pueblo insiste en la paz, la unidad y la búsqueda de una salida negociada a la violencia, la maltrecha derecha nicaragüense alienta a los grupos vandálicos, Washington los financia, y otros ladinos tratan de ganar tiempo para obtener réditos políticos.
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