Nicaragua e Venezuela: un nemico, una lotta per la democrazia

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Bolivia, Cuba, Nicaragua e Venezuela sono obiettivi del governo degli Stati Uniti perché sfidano il controllo dell’America Latina e dei Caraibi da parte delle élite aziendali occidentali e dei loro alleati locali.

Per mezzo dei soft coups questi interessi hanno, almeno per ora, preso il potere in Brasile e Argentina, dirottato il governo in Ecuador e fatto deragliare il processo di pace in Colombia.

Attualmente, gli sforzi degli Stati Uniti per il cambio di regime si concentrano con la massima urgenza su Venezuela e Nicaragua, mentre ritornano alla fallita politica delle sanzioni punitive contro Cuba, aspettando il momento della Bolivia.

Nonostante l’implacabile campagna da guerra psicologica per screditarli, i governi di Bolivia, Cuba, Nicaragua e Venezuela difendono i diritti democratici fondamentali a uno sviluppo economico pacifico incentrato sui bisogni della persona umana piuttosto che sul profitto aziendale.

Questo è particolarmente importante da capire nel caso del Nicaragua. Lì, il governo ha democratizzato l’economia fino al punto in cui i settori delle piccole e micro-imprese cooperative, associative e familiari generano il 70% dell’occupazione del contribuendo per oltre il 50% del PIL. Nei loro diversi modi questi quattro Paesi, tutti membri dell’Alleanza Bolivariana delle Americhe (ALBA), hanno sviluppato modelli economici vitali direttamente opposti al capitalismo finanziario monopolistico delle multinazionali occidentali.

Tutti devono affrontare azioni illegali dal governo degli Stati Uniti e suoi alleati volti a destabilizzare e, se possibile, rovesciarne i governi legittimi. Tutti promuovono diversi modelli di vera democrazia politica ed economica per i propri popoli. La loro è una lotta comune contro le élite imperialiste occidentali, i cui governi disperatamente vogliono frenare un declino accelerato rispetto a Cina, Russia e altri Paesi del resto del mondo.

Nicaragua e Venezuela: analogie

Mentre la guerra continua al Venezuela mira a controllarne le enormi risorse petrolifere e minerarie, anche il Nicaragua ha risorse naturali molto significative. Ha le risorse idriche più abbondanti dell’America centrale, oltre il 60% degli ecosistemi naturali dell’America centrale e anche il 7-10% della biodiversità mondiale.

La posizione geostrategica di Nicaragua e Venezuela consente ai loro governi di proiettare nei Caraibi e rispettivi Paesi limitrofi la visione politica ed economica di un mondo multipolare basato su solidarietà e cooperazione piuttosto che sottomissione e saccheggio dilaganti in Brasile, Argentina e altrove. L’opposizione di minoranze, guidate da imprese private, media e ONG in Venezuela e Nicaragua, ha costantemente fallito elettoralmente e politicamente, ricorrendo alle violenze insurrezionali volte al cambio di regime, respinte dalle maggioranze nei Paesi.

L’opposizione politica è profondamente divisa, incapace di offrire all’elettorato un programma inclusivo e sostenibile di sviluppo umano e nazionale che soddisfi le esigenze di tutti in ogni ambito della vita civile, politica, economica, sociale e culturale.

I governi di entrambi i Paesi hanno ripetutamente dimostrato la legittimità istituzionale nelle varie elezioni. Entrambi i Paesi sono circondati da basi militari statunitensi e alleate. Entrambi i Paesi sono impegnati in iniziative d’integrazione regionale, il Venezuela nell’UNASUR, il Nicaragua nel Sistema d’integrazione centroamericana (SICA), mentre entrambi sono forti sostenitori del CELAC.

Nelle Nazioni Unite e in altri forum internazionali, Venezuela e Nicaragua difendono il diritto internazionale, condannando le azioni criminali d Stati Uniti e loro alleati contro, ad esempio, Palestina, Siria ed Iran. Entrambi i governi insistono su dialogo e rispetto reciproco per risolvere conflitti nazionali interni ed internazionali regionali e globali.

Un fronte popolare de facto

Le differenze tra i due Paesi derivano direttamente dalla loro diversa geografia e struttura economica.

Il Venezuela ha potuto lasciare l’Organizzazione degli Stati Americani perché il suo status di fornitore di petrolio e risorse minerarie gli conferisce sufficiente autonomia.

Il Nicaragua, più dipendente dal commercio agricolo e commerciale coi partner regionali, ha scelto di non farlo. Questa decisione potrebbe anche volta in parte a mantenere il numero dei Paesi membri dell’OSA che resistono alle pressioni per legittimare la guerra illegale degli Stati Uniti contro il Venezuela. Ma il governo del Nicaragua pensa anche che il mantenimento del dialogo con tale forum dominato dal Nord America contribuirà a disarmare misure potenzialmente assai aggressive del governo USA contro la vulnerabile economia del Nicaragua.

Questo è probabilmente anche il motivo per cui il Nicaragua rimane un fedele alleato di Taiwan mentre gli Stati clienti statunitensi come Costa Rica o Panama l’hanno abbandonato a favore della Repubblica popolare cinese, investitore chiave ed alleato commerciale del Venezuela.

Tuttavia, la lealtà a Taiwan non impediva al Nicaragua di lavorare con la Cina per sviluppare la proposta di un nuovo canale interoceanico per completare il Canale di Panama, espandendo la capacità di trasporto attraverso l’istmo centroamericano.

Il Nicaragua mantiene inoltre eccellenti relazioni commerciali e di cooperazione allo sviluppo con Corea del Sud e Giappone, nonché con varie nazioni arabe ed Iran. Venezuela e Nicaragua condividono questo approccio eclettico alle relazioni internazionali. Entrambi hanno relazioni commerciali e d’investimento molto importanti con la Russia e sviluppano relazioni con l’India. In effetti, i Paesi ALBA formano un fronte popolare moderno.

A livello regionale, resistono alla determinazione delle élite corporative fasciste della regione a prendere o mantenere il potere e subordinare le economie dei loro Paesi agli interessi corporativi nordamericani ed europei. Globalmente, difendono la visione di un mondo multipolare basato su solidarietà e diritto internazionale contro le ripetute aggressioni economiche e militari imperialista di Stati Uniti ed alleati. Il Nicaragua è attaccato perché è componente vitale del Fronte Popolare regionale, sia per ragioni politiche ed economiche forti sia, per ragioni storiche e culturali profonde.

Attuali sviluppi nazionali

Dopo cinque anni di assedio inaudito, il Presidente Nicolas Maduro ancora sconfiggeva il governo degli Stati Uniti e i suoi alleati vincendo decisamente le elezioni del 20 maggio.

Ora, la guerra in Venezuela s’intensificherà ancora di più, economicamente, diplomaticamente e militarmente.

Analogamente, falliranno anche gli sforzi del governo USA per rovesciare il governo del Nicaragua. In ciò che equivale a una guerra di logoramento, il Presidente Ortega e la sua squadra governativa smantellano sistematicamente le pretese illegittime della coalizione improvvisata della minoranza dell’opposizione, nonostante la cinica manipolazione della Conferenza episcopale mediatore che cerca di delegittimare il Dialogo nazionale per la pace a favore dell’opposizione.

Proprio come in Venezuela, l’opinione pubblica in Nicaragua è fortemente contraria alle tattiche violente estorsiva intimidatorie dell’opposizione minoritaria nel Paese. Anche il segretario generale dell’OSA, Luis Almagro, denunciava le menzogne dei rappresentanti dell’opposizione in Nicaragua. La Commissione interamericana per i diritti umani riconosceva che morti e feriti riportate nella relazione preliminare vanno ancora esaminati.

Man mano che i fatti emergono, emergerà l’immagine vera a conferma che la maggior parte dei morti e feriti erano sostenitori del governo o passanti coinvolti nelle violenze. Ad esempio, la testimonianza di uno dei manifestanti incapace di d’inquadrare gli eventi con la propria coscienza, afferma che i due studenti uccisi il 20 aprile a Esteli lo furono per mano dei teppisti dell’opposizione. Testimonianze simili confermeranno che le violenze in Nicaragua furono deliberatamente istigate dall’opposizione, sfruttando una genuina protesta per screditare il governo ingiustamente, proprio come in Venezuela.

Questo fine settimana, il leader campesino Comandante Jorge Díaz, presidente di un’associazione di ex-combattenti smobilitati, si è ritirato dall’opposizione del Dialogo Nazionale esortando i suoi a smantellare i blocchi stradali, fenomeno che ha paralizzato il paese per settimane, denunciando la manipolazione sull’appartenenza dei lavoratori rurali da parte di certi vescovi e oppositori. Tale mossa richiama le chiare osservazioni del capo della Contra comandante Franklin contro un leader sandinista dopo le elezioni del 1990: “L’oligarchia ti ha usato per rovesciare Somoza. Ora ci ha usati per rovesciarti”. Tutti i segni sono che, proprio come in Venezuela, i nicaraguensi non si faranno ingannare di nuovo.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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