Nicaragua sotto il fuoco nemico

Luis Varese http://www.lavozdelsandinismo.com

A seis años de la partida de Tomás Borge, que tanta falta nos hace

Con la coraggiosa autocritica, nell’agire del presidente Daniel Ortega, che ha revocato la riforma nei pagamenti della previdenza sociale, detonante delle proteste, il governo del Nicaragua ha iniziato una nuova fase di dialogo volta a rafforzare la democrazia in quel paese.

L’offensiva contro il Nicaragua, riprende forza da The Nicaragua Investment Conditionaly Act 2017, noto come the Nica Act. Tale proposta è stata portata al Congresso USA dagli ex sandinisti del MRS e dall’estrema destra nicaraguense ed ha lo scopo di limitare i prestiti degli organismi multilaterali, finanziati principalmente dagli USA, a programmi di sviluppo e lotta contro la povertà. Il più antipatriottico che una dirigenza politica può fare è chiedere lo strangolamento creditizio, e in molte altre variabili, contro il suo stesso popolo, proprio come ha fatto l’estrema destra cubana con il blocco.

Il passo successivo è stato di iniziare la sommossa dove il potere mediatico locale ed internazionale, operano lanciando calunnie e disinformando la popolazione e chiamando alla lotta di strada. Lì, la strada è nelle mani di giovani con ideologia confusamente conservatrice e la violenza nelle mani di lumpen locali. Il governo Sandinista affronta la combinazione di diverse tattiche, ma soprattutto lo scontro pubblico dove, come in Venezuela o in Medio Oriente, segue il modello di Gene Sharp, l’ideologo della CIA per il ‘riscaldamento’ delle piazze. Ancora nella fase di investigazione e raccolta di informazioni, siamo sicuri che le persone defunte sono per lo più il prodotto dell’assassinio perpetrato dai ranghi della reazione. A ciò contribuisce, sostanzialmente, la tradizione del popolo nicaraguense, che lotta per le strade, passando rapidamente dalla mobilitazione pacifica alle barricate e al confronto violento.

La saggezza accumulata negli anni di guerriglia, di carcere, di stratega militare nell’offensiva finale contro il regime di Somoza e di guida nei 10 anni della Rivoluzione Popolare Sandinista hanno dato al Comandante Ortega, al suo ambiente di Direzione, al popolo de alla militanza Sandinista la capacità di negoziare ed avanzare. Oggi la semina di Tomás (come bene hanno coniato la frase i venezuelani) registra un momento critico e di dura prova per i suoi discepoli della Polizia. Molti non sono consapevoli della straordinaria capacità della Polizia Nazionale del Nicaragua, nata come Sentinelle della Gioia del Popolo, dal comandante Tomas Borge, grande negoziatore ed artefice, tra gli altri successi, degli accordi di pace in Yulo, sulla costa atlantica, con i settori armati dei Miskitos, che appoggiavano la controrivoluzione. Un sacco di provocazioni, dico, la polizia ha sofferto in questi giorni, e la risposta è stata nel quadro dello stato di diritto. Per tanto che i media internazionali cerchino di far vedere una eccessiva repressione, combinando immagini editate, ripetute e persino di altri paesi. Nonostante questa manipolazione, ciò che si vede sono i giovani con lanciatori di razzi di fabbricazione artigianale che sparano direttamente contro la polizia. La polizia del Nicaragua, guidata dal Generala Aminta Granera, è esempio di lavoro comunitario a livello mondiale e questo, cercare di distruggerlo in pochi giorni di propaganda sarà molto difficile, persino per la orchestra di media ed interessi che cercano di far cadere il governo.

Dialogare per approfondire, è la proposta. La sua attuazione sarà molto complessa, ma l’FSLN ha il sostegno della maggioranza dei lavoratori, contadini e giovani. Promuovere la partecipazione dei cittadini e la ridistribuzione della ricchezza attraverso uno stato che garantisca il pieno esercizio dei diritti, tale è il corso scelto dalla dirigenza sandinista ed in esso sono impegnati il Comandante Ortega come Presidente e la Vice Rosario Murillo, questo compito difficile e principale è quello che stanno sviluppando dal ritorno al Governo. Certo che questo corso e questa linea politica non piace all’Impero né alla destra transnazionale. Per quanto si tratti di modelli di sviluppo che combinano gli interessi di diversi settori di classe, per quanto la proprietà privata ed individuale sia rispettata, per quanto si rispetti la piena libertà di stampa, che a rigor è la libertà di difendere gli interessi della società proprietaria. Per quanto il capitale finanziario e le banche non abbiano sofferto in questi nuovi modelli, alla fine ciò che odiano è la redistribuzione della ricchezza e la comparsa di nuovi settori che occupano i loro spazi tradizionali.

L’offensiva Regionale della “Restaurazione Conservatrice” (come bene la chiama Rafael Correa) sta mietendo vittime tra i nostri popoli. Lo scandalo del Brasile con il colpo di stato e Lula in carcere senza assolutamente alcuna prova, è il punto più alto di questo processo. La permanente aggressione di strada, economica e mediatica contro il Venezuela e la minaccia di intervento. Il popolo argentino soffre l’assalto delle misure di Macri ed il Cile ritorna, per elezione popolare, al governo l’imprenditoria. Resiste la Bolivia con una permanente crescita economica e una solida leadership, sebbene non abbia mai smesso di subire duri attacchi interni ed esterni. L’Ecuador che è passato dalla speranza della continuità della Rivoluzione Cittadina, allo sconcerto di una politica erratica, i cui risultati immediati sono la consegna di tutti i media dello Stato alla destra più incompetente, il ritiro del paese come garante delle Conversazioni di Pace tra il governo della Colombia e l’ELN; e, come se non bastasse, un accordo di assistenza militar/poliziesco con gli USA per affrontare il “narcoterrorismo”. (Non una singola esperienza di successo possono mostrare gli USA su questo tema). Non ci sono altre misure importanti che possa mostrare l’attuale governo ecuadoriano del programma per il quale è stato eletto; tuttavia importanti settori organizzati della popolazione mantengono ancora la speranza che qualcosa succeda.

A tutto questo si deve aggiungere l’indebolimento di UNASUR come progetto di integrazione regionale, che di fronte alla miope avidità delle oligarchie nazionali, non lo vedono come un’opportunità ma come un fattore di debolezza regionale, poiché non serve gli interessi delle multinazionali del potere. Il multilateralismo, parte del pensiero fondativo delle Nazioni Unite, è passato ad essere una parolaccia e suona come “anti USA”, quindi bisogna eliminarlo.

In questo offensiva, il Nicaragua è aggredito e il suo governo diffamato. È necessario indagare e dimostrare da dove provenivano gli spari che hanno ucciso 32 cittadini/e (tra cui due ufficiali di polizia ed un giornalista che stava coprendo le informazioni accanto alla Polizia Nazionale). Emendare errori richiede molto coraggio e Daniel Ortega ce l’ha. Ancora una volta il nemico è Golia contro il David nicaraguense. La decisione di continuare la lotta non è sufficiente, ma deve essere dimostrato, nella pratica, che il dialogo serve gli interessi nazionali e specialmente quelli delle grandi maggioranze che hanno ancora bisogno.

Il modello di “socialismo del XXI secolo” o delle Nuove Democrazie come preferisco chiamarlo, ha il suo tallone d’Achille nella nascita di una classe media che beneficia del modello e poi lo abbandona accusandolo di essere autoritario o di qualsiasi altra invenzione che si adatti ai media ed ai poteri locali. Il Nicaragua viene aggredito da quel fronte e da molti altri. Si può dissentire coi metodi, forme, persone, ma ciò che non può essere perso di vista è chi è il nemico principale e molta “sinistra” sembra non ricordare o non sa dove posizionarsi. Speriamo che i prossimi giorni di dialogo, a Managua, portino i risultati attesi da tutti perché questo deve continuare ad essere un Continente di Pace e a ciò dobbiamo continuare a puntare.


Nicaragua bajo fuego enemigo

Por Luis Varese

Con la valiente autocrítica en la práctica del Presidente Daniel Ortega, quien revocó la reforma en los pagos del seguro social, detonante para las protestas, el Gobierno de Nicaragua inicia una nueva etapa de diálogo encaminada a fortalecer la democracia en ese país.

La ofensiva contra Nicaragua, retoma fuerza a partir de The Nicaraguan Investment Conditionaly Act 2017, conocido como the Nica Act. Esta propuesta fue llevada al Congreso Estadounidense por ex sandinistas del MRS y la ultraderecha nicaragüense y está destinada a limitar préstamos de organismos multilaterales, financiados mayoritariamente por Estados Unidos, a programas de desarrollo y de combate a la pobreza. Lo más antipatriótico que puede hacer una conducción política, es pedir el estrangulamiento crediticio y en muchas otras variables, contra su propio pueblo, tal como ha hecho la ultraderecha cubana con el bloqueo.

El paso siguiente fue dar inicio a la asonada donde el poder mediático local e internacional, se desenvuelven lanzando calumnias y desinformando a la población y llamando a la lucha callejera. Allí, la calle queda en manos de jóvenes con ideología confusamente conservadora y la violencia en manos del lumpen local. El gobierno Sandinista enfrenta la combinación de varias tácticas, pero sobre todo el enfrentamiento de ciudadanía, donde al igual que en Venezuela o en el Medio Oriente, sigue al modelo de Gene Sharp, el ideólogo de la CIA para el calentamiento de las calles. Aún en la etapa de investigación y de levantamiento de información, estamos seguros que las personas fallecidas son mayoritariamente producto del asesinato perpetrado por las filas de la reacción. A ello contribuye sustantivamente la tradición del pueblo nicaragüense, que lucha en las calles pasando rápidamente de la movilización pacífica a las barricadas y la confrontación violenta.

La sabiduría acumulada de los años de lucha guerrillera, de prisión, de estratega militar en la ofensiva final contra el somocismo, y de conducción en los 10 años de la Revolución Popular Sandinista han dado al Comandante Ortega, a su entorno de Dirección, al pueblo y a la militancia Sandinista la capacidad de negociar y avanzar. Hoy la siembra de Tomás (como tan bien han acuñado la frase los venezolanos) registra un momento álgido y de dura prueba para sus discípulos de la Policía. Muchos desconocen la extraordinaria capacidad de la Policía Nacional de Nicaragua, fundada como Los Centinelas de la Alegría del Pueblo, por el Comandante Tomás Borge, gran negociador y artífice, entre otros logros, de los acuerdos de paz en Yulo, en la Costa Atlántica, con los sectores armados de los Misquitos, que apoyaban a la contrarrevolución. Mucha provocación, digo, sufrió la Policía en estos días, y la respuesta ha sido en el marco del estado de derecho. Por mucho que los medios internacionales traten de hacer ver una represión desmedida, combinando imágenes editadas, repetitivas e incluso de otros países. A pesar de esta manipulación, lo que se ve es a jóvenes con lanza cohetes de fabricación artesanal disparando directamente contra los policías. La policía nicaragüense, comandada por la Generala Aminta Granera, es ejemplo de trabajo comunitario a nivel mundial y eso, tratar de destruirlo en pocos días de propaganda será muy difícil incluso para la orquesta de medios e intereses que tratan de hacer caer al Gobierno.

En esta ofensiva Nicaragua es agredida y su gobierno vilipendiado. Es menester investigar y demostrar de dónde vinieron los disparos que mataron a 32 ciudadanos y ciudadanas (entre ellos dos oficiales de policía y un periodista que estaba cubriendo la información al lado de la Policía Nacional). Enmendar errores requiere mucho coraje y Daniel Ortega lo tiene. Una vez más el enemigo es Goliat contra el David nicaragüense. La decisión de continuar en la lucha no es suficiente sino que deberá demostrarse en la práctica que el diálogo sirve a los intereses nacionales y sobre todo los de las grandes mayorías que aún tienen necesidades.

El modelo del “socialismo del Siglo XXI” o de las Nuevas Democracias como prefiero llamarlo, tiene su talón de Aquiles, en el surgimiento de esa clase media que se beneficia del modelo y luego lo abandona acusándolo de autoritario o cualquier otro invento que acomode a los medios y poderes locales. Nicaragua es agredida desde ese frente y de muchos otros. Se puede discrepar de métodos, de formas, de personas, lo que no se puede perder de vista es quién es el enemigo principal y mucha “izquierda” parece no recordar o no saber dónde ubicarse. Esperamos que los próximos días de diálogo en Managua, traigan los resultados esperados por todos porque este debe seguir siendo un Continente de Paz y a ello debemos seguir apostando.

Dialogar para profundizar, es la propuesta. Su implementación será muy compleja pero el FSLN cuenta con el respaldo mayoritario de los trabajadores, los campesinos y de la juventud. Profundizar la participación ciudadana y la redistribución de riqueza a través de un estado que garantiza el pleno ejercicio de los derechos, ese es el rumbo escogido por la dirección sandinista y en ello están comprometidos el Comandante Ortega como Presidente y la Vicepresidenta Rosario Murillo, esta tarea difícil y principal es la que han venido desarrollando desde el retorno al Gobierno. Claro que este rumbo y esta línea política no gusta al Imperio ni a la derecha transnacional. Por mucho que se trate de modelos de desarrollo que combinan los intereses de distintos sectores de clase, por mucho que se respete la propiedad privada e individual, por mucho que exista irrestricta libertad de prensa, que en rigor es la libertad de defender los intereses de la empresa propietaria. Por mucho que los capitales financieros y las bancas no hayan sufrido en estos nuevos modelos, al final lo que odian es la redistribución de riqueza y la aparición de nuevos sectores que ocupan sus tradicionales espacios.

La ofensiva Regional de la “Restauración Conservadora” (como tan bien la llama Rafael Correa) va cobrando víctimas entre nuestros pueblos. El escándalo de Brasil con el golpe de Estado y Lula en prisión sin absolutamente ninguna prueba, es el punto más alto de este proceso. La permanente agresión callejera, económica y mediática contra Venezuela y la amenaza de intervención. El pueblo argentino sufre el embate de las medidas de Macri y Chile retorna, por elección popular, al gobierno del empresariado. Resiste Bolivia con un crecimiento económico permanente y una dirección sólida, aunque no ha dejado de recibir duros ataques internos y externos. Ecuador que pasó de la esperanza de la continuidad de la Revolución Ciudadana, al desconcierto de una política errática, cuyos resultados inmediatos son la entrega de todos los medios de comunicación del Estado a la derecha más incompetente, el retiro del país como garante de las Conversaciones de Paz entre el Gobierno de Colombia y el ELN; y, como si fuera poco un acuerdo de asistencia militar/policial con los Estados Unidos, para enfrentar al “narcoterrorismo”. (Ni una sola experiencia de éxito puede mostrar los EEUU sobre este tema.) No existen otras medidas importantes que pueda mostrar el actual gobierno ecuatoriano sobre el programa por el cual fue elegido, sin embargo importantes sectores organizados de la población, mantienen aún la esperanza de que algo ocurra. A todo ello hay que agregar el debilitamiento de UNASUR como proyecto de integración regional, que ante la codicia miope de las oligarquías nacionales, no lo ven como una oportunidad sino como un factor de debilidad regional, ya que no sirve a los intereses de multinacionales del poder. El multilateralismo, parte del pensamiento fundacional de las Naciones Unidas, ha pasado a ser mala palabra y les suena a “anti estados unidos”, por lo que hay que eliminarlo.

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