Cubainformacion: un presidente obbediente

 


Ricardo Martinelli: ieri e oggi dei presidenti marionetta della CIA

 

Un esempio che aiuta a comprendere il carattere di marionetta neocoloniale della Casa Bianca di molti presidenti dell’America Latina, ce lo offre Ricardo Martinelli, che è stato presidente di Panama fino al 2014.

Esiliato a Miami e sottoposto, nel suo paese, ad un processo giudiziario per corruzione, Martinelli ha pubblicato una lettera in cui implorava il governo di Washington di non essere estradato.

La sua argomentazione: la difesa che fece, durante il suo governo, degli interessi USA ed i suoi continui servizi per la CIA.

Ricorda come nel 2013, quando l’Agenzia gli chiese che “fermasse una nave della Corea del Nord proveniente da Cuba che attraversava il Canale di Panama”, non “batté ciglio”. “Dopo aver sequestrato la nave -leggiamo nella tua lettera- il presidente USA lo chiamò per ringraziarmi e per seguire le istruzioni della CIA”.

Ricordiamo che su quella nave -dopo essersi annunciato, nei grandi media, che trasportava una “sofisticata apparecchiatura missilistica”- fu trovato materiale militare obsoleto di fabbricazione russa, che era stato riparato all’Avana e restituito a Pyongyang.

Il caso è stato convertito dall’ex presidente Martinelli in uno show televisivo ed in un argomento, per settimane, di attacco politico e mediatico contro Cuba.

Martinelli, nella sua lettera, enumera molti altri favori a Washington, come il fatto che, durante il suo mandato, “nell’ONU, Panama votò con Israele il 100% delle volte”.

Politici e media panamensi ripetono in questi giorni che l’atteggiamento dell’ex mandatario è “vergognoso”, persino “anti patriottico”. Ma è davvero così diverso da quello degli altri presidenti di Panama e dell’America Latina?


Ricardo Martinelli: ayer y hoy de los presidentes marioneta de la CIA

Un ejemplo que ayuda a entender el carácter de marioneta neocolonial de la Casa Blanca de muchos mandatarios de América Latina, nos lo ofrece Ricardo Martinelli, quien fuera presidente de Panamá hasta 2014.

Exiliado en Miami y sometido en su país a un proceso judicial por corrupción, Martinelli publicaba una carta en la que imploraba al Gobierno de Washington no ser extraditado.

Su argumento: la defensa que hizo, durante su gobierno, de los intereses de EEUU, y sus continuos servicios para la CIA.

Recuerda cómo en 2013, cuando la Agencia le pidió que “detuviera un barco norcoreano procedente de Cuba que cruzaba el Canal de Panamá” no “pestañeó”. “Tras incautar el barco –leemos en su carta-, el presidente de EEUU llamó para agradecérmelo y por seguir las instrucciones de la CIA”.

Recordemos que en aquel barco –después de anunciarse, en los grandes medios, que llevaba un “equipo sofisticado de misiles”- se encontró material militar obsoleto de fabricación rusa, que había sido reparado en La Habana y devuelto a Pyongyang.

El caso fue convertido por el expresidente Martinelli en un show televisivo, y en argumento, durante semanas, de ataque político y mediático contra Cuba.

Martinelli, en su carta, enumera otros muchos favores a Washington, como el hecho de que, durante su mandato, “en la ONU Panamá votó con Israel el 100% de las veces”.

Políticos y medios panameños repiten estos días que la actitud del exmandatario es “vergonzosa”, incluso “antipatriótica”. Pero, ¿de verdad es tan diferente a la de otros presidentes de Panamá y de América Latina?

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