Il Venezuela è un ostacolo al narcotraffico colombiano?

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Non solo ostacola i piani di allineamento geopolitico che portano avanti le corporazioni globali attraverso l’ Amministrazione Trump, sabota anche il mercato del traffico di droga che ha alleati nella regione, tra cui la classe politica colombiana ed i settori economici, negli USA, che lo dinamizzano.

Il racconto mediatico che posiziona il Venezuela come uno dei principali paesi nel traffico di droga ignora che la Colombia, dove la Drug Enforcement Administration (DEA) dice di guidare la guerra contro il narcotraffico, ha aumentato l’area coltivata di coca negli ultimi anni di oltre il 50%. Secondo l’ONU, è aumentata da 96 mila ettari, nel 2015, a 146 mila nel 2016.

Secondo la stessa DEA, la produzione di cocaina in Colombia è aumentata del 35%, tra il 2015 e il 2016, da 250 tonnellate a 710 tonnellate, “gli attuali livelli di produzione sono i più elevati registrati” e le coltivazioni di foglie di coca sono aumentate del 18% nel 2016. In questo senso, l’agenzia anti-droga USA sembra più un centro informativo che un organismo che realmente combatte il narcotraffico.

Una lotta con risultati e senza la DEA

 

Allo stesso tempo, il Governo venezuelano ha incrementato i sequestri di droga del 209,66% dopo l’eliminazione degli accordi con la DEA, nel 2005, da quanto informa il Generale di Divisione Juan Pedro Grillo González, capo dell’Ufficio Nazionale Antidroghe (ONA).

Da allora, si è ottenuto catturare più di 110 capi legati al traffico di droga ed al riciclaggio di denaro, tra cui Diego Pérez Henao; Maximiliano Bonilla, alias “El Valenciano”; i fratelli Héctor e Nelson Buitrago Parada, alias rispettivamente “Martín Llanos” e “Caballo”; il colombiano Daniel Barrera Barrera, alias “El Loco”, che è stato catturato a San Cristobal (Tachira), e la cui cattura ha meritato l’espresso apprezzamento del presidente colombiano Juan Manuel Santos. Inoltre, l’italiano Genco Fara Vito è stato arrestato, accusato di essere uno dei membri della mafia siciliana, Cosa Nostra.

L’imprenditore spagnolo Rafael Rubén Nunez Cencerrado, che era uno dei più ricercati in Spagna, è stato anche arrestato perché accusato di essere direttamente connesso con i boss dei principali cartelli della droga colombiani.

Jorge Milton Cifuentes, alias “JJ” o “Jota”, richiesto dagli USA, fu catturato ad Anzoategui; Anche Vasily Kotosky Villarroel Ramirez, che ha avuto divulgazione rossa dall’Interpol Venezuela e verde per gli USA, è accusato di essere un finanziatore e legittimatone dei capitali illeciti del cartello messicano di Sinaloa, organizzazione che è stata guidata dal famoso signore della droga Joaquin “El Chapo” Guzman.

Secondo il World Drug Report pubblicato dall’ONU, nel 2016, per otto anni il Venezuela è stato tra i primi 10 paesi con i maggiori sequestri di droga nel mondo e occupa il 6 posto in America Latina.

Nel 2017, l’ONA ha segnalato 5905 procedure relative al narcotraffico, il sequestro di 40 tonnellate di droghe e 773 proprietà delle organizzazioni criminali, che oggi sono appunto utilizzate dalle forze di sicurezza per attaccare tale attività. La corruzione è stata anche attaccata: quell’anno sono stati arrestati un gran numero di funzionari pubblici di porti ed aeroporti e membri della Guardia Nazionale Bolivariana (GNB).

Decisioni strategiche che accompagnano i risultati

 

Sebbene il Venezuela non risponda alle vaghe linee guida della DEA mantiene circa 50 accordi internazionali con 37 paesi su temi antidroghe, collabora pienamente con la Commissione Interamericana per il Controllo dell’ Abuso di Droghe, un organismo che dipende dall’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), con la Commissione sugli stupefacenti dell’ONU e l’Interpol.

Nel 2010, il Gruppo di Paesi dell’America Latina e dei Caraibi (GRULAC) ha evidenziato gli sforzi del governo nazionale per installare un sistema radar (10 in totale) per rafforzare il controllo dello spazio aereo e combattere il traffico illecito di droghe così come la sistematica distruzione di piste non autorizzate che riduce il traffico di droga per via aerea.

Il Venezuela è parte della Convenzione dell’ONU contro il Traffico Illecito di Stupefacenti e Sostanze Psicotrope e la Convenzione Unica dell’ONU sugli Stupefacenti.

Inoltre, è stata creata una nuova Legge Organica sulle Droghe che ha aumentato la durata della detenzione da 8 a 30 anni come possibili sanzioni per il traffico di droghe ed altri reati correlati.

Inoltre, sono state svolte manovre congiunte delle quattro componenti delle Forze Armate Nazionali Bolivariane (FANB) per mantenere il territorio nazionale libero da colture illecite. Sono stati smantellati decine di laboratori clandestini utilizzati per il processamento delle droghe situati al confine con la Colombia. Durante l’Operazione Paso del Tornado II, sono state localizzate due strutture operative del narcotraffico e 26 laboratori di droga a circa 700 metri dal confine con la Colombia, nella municipalità di Jesús María Semprún.

Gli attacchi ed il non riconoscimenti come parte del discredito del Venezuela

 

I successivi governi USA hanno insistito nell’accusare il Venezuela di non collaborare alla sua guerra mediante rapporti unilaterali.

La classe politica colombiana ha intensificato il suo attacco contro il Venezuela, oltre a basare la sua campagna elettorale sull’attacco alla Rivoluzione Bolivariana. Hanno usato la complessa situazione economica come scusa per rendere invisibili le carestie, omicidi e spostamenti che si verificano all’interno del loro territorio. Molti di questi problemi sono direttamente vincolati a un’economia che privilegia le élite e che è oliata dalla produzione e dall’esportazione di droghe verso il primo paese consumatore: gli USA.

Lo scorso novembre, il presidente Maduro ha dichiarato che il presidente colombiano Juan Manuel Santos “dovrebbe rispondere all’ONU ed al mondo del perché ha permesso al suo governo di aumentare la produzione di cocaina”, mentre si chiedeva cosa avrebbero detto negli USA e nell’Unione Europea se fosse il Venezuela dove si producesse e aumentasse la produzione di stupefacenti: “Non starebbero zitti come fanno con il governo della Colombia”.

Nel mezzo degli attacchi al Venezuela, che vanno dai blocchi di fondi, alimenti, medicine e persino l’accesso agli atleti di competere, si è incubato il termine “narco-stato” che tenta di degradare e disconoscere i risultati qui descritti. I numeri permettono dedurre che le élite di USA e Colombia, sia politiche che finanziarie, partecipino e traggano profitto da un’attività tanto redditizia come il traffico di sostanze illecite. E’ alta la domanda dagli USA ed alta la produttività di questo prodotto in Colombia, motivo per cui il Venezuela, i suoi risultati e le sue politiche, contro questa attività, costituiscono un ostacolo.

Le ultime proiezioni dicono che l’80% della droga prodotta in Colombia passa per il Pacifico per evitare i controlli che il Governo venezuelano ha attuato. Anche se molto è stato discusso riguardo al fallimento globale nella guerra contro le droghe, il Venezuela cerca di proteggere il territorio dalla fabbrica mondiale di droga che rappresenta la Colombia. È di fondamentale importanza evitare che la narrativa metta sulla scacchiera un intervento militare contro il paese, sullo stile dell’invasione di Panama nel 1989.

E’ lì la reale minaccia.


¿Venezuela es un obstáculo para el narcotráfico colombiano?

No sólo estorba los planes de alineamiento geopolítico que llevan adelante las corporaciones globales a través de la Administración Trump, también sabotea el mercado del narcotráfico que tiene aliados en la región, entre ellos la clase política colombiana y los sectores económicos en EEUU que lo dinamizan.

El relato mediático que posiciona a Venezuela como uno de los países líderes en tráfico de drogas obvia que Colombia, en donde la Administración Federal de Drogas (DEA, por sus siglas en inglés) dice encabezar la guerra contra el narcotráfico, ha aumentado la superficie cultivada de coca en los últimos años en más del 50%. Según la Organización de las Naciones Unidas (ONU), aumentó de 96 mil hectáreas en 2015 a 146 mil en 2016.

Según la misma DEA, la producción de cocaína en Colombia aumentó en un 35% entre 2015 y 2016, pasando de 250 toneladas a 710 toneladas, “los niveles de producción actuales son los más altos reportados” y las cosechas de hoja de coca aumentaron en 18% en 2016. En este sentido, la agencia antidrogas estadounidense parece más centro informativo que un cuerpo que realmente combate el narcotráfico.

Una lucha con resultados y sin la DEA

A la par, el Gobierno venezolano ha incrementado en un 209,66% las incautaciones de droga tras la eliminación de los convenios con la DEA en 2005, así lo informó el General de División Juan Pedro Grillo González, jefe de la Oficina Nacional Antidrogas (ONA).

Desde entonces se han logrado capturar a más de 110 capos vinculados al tráfico de drogas y al lavado de dinero, entre ellos Diego Pérez Henao; Maximiliano Bonilla, alias “El Valenciano”; los hermanos Héctor y Nelson Buitrago Parada, alias “Martín Llanos” y “Caballo” respectivamente; el colombiano Daniel Barrera Barrera, alias “El Loco”, quien fue capturado en San Cristóbal (Táchira), y cuya captura mereció el agradecimiento expreso del presidente colombiano Juan Manuel Santos. Además, el italiano Genco Fara Vito fue arrestado, acusado de ser uno de los miembros de la mafia siciliana Cossa Nostra.

El empresario español Rafael Rubén Núñez Cencerrado, que era uno de los más buscados en España, también fue arrestado porque se le acusaba de estar directamente relacionado con los capos de los principales carteles de la droga colombianos.

Jorge Milton Cifuentes, alias “JJ” o “Jota”, solicitado por EEUU, fue capturado en Anzoátegui; también Vasily Kotosky Villarroel Ramírez, quien tuvo difusión roja por Interpol Venezuela y color verde para EEUU, es acusado de ser financista y legitimador de las capitales ilícitos del cartel mexicano de Sinaloa, organización que lideró el famoso capo Joaquín “El Chapo” Guzmán.

Según el World Drug Report publicado por la ONU en 2016, durante ocho años Venezuela ha estado entre los 10 primeros países con las mayores incautaciones de drogas en el mundo y ocupa el sexto lugar en América Latina.

En 2017, la ONA informó de 5 mil 905 procedimientos relacionados con el narcotráfico, la incautación de 40 toneladas de drogas y 773 propiedades de las organizaciones delictivas, que hoy en día son precisamente utilizadas por cuerpos de seguridad para atacar dicha actividad. La corrupción también ha sido atacada: ese año se detuvo a un gran número de funcionarios públicos de puertos y aeropuertos y miembros de la Guardia Nacional Bolivariana (GNB).

Decisiones estratégicas que acompañan a los logros

Aun cuando Venezuela no responde a los difusos lineamientos de la DEA, mantiene alrededor de 50 acuerdos internacionales con 37 países en temas antidrogas, colabora plenamente con la Comisión Interamericana para el Control del Abuso de Drogas, un organismo que depende de la Organización de los Estados Americanos (OEA), con la Comisión de Estupefacientes de la ONU e Interpol.

En 2010 el Grupo de Países de América Latina y el Caribe (Grulac) destacó los esfuerzos del gobierno nacional en instalar un sistema de radar (10 en total) para fortalecer el control del espacio aéreo y combatir el tráfico ilícito de drogas así como la destrucción sistemática de pistas no autorizadas que reduce el tráfico de drogas por aire.

Venezuela es parte de la Convención de las Naciones Unidas contra el Tráfico Ilícito de Estupefacientes y Sustancias Sicotrópicas y la Convención Única de las Naciones Unidas sobre Estupefacientes.

Además se creó una nueva Ley Orgánica sobre Drogas que aumentó el período de prisión de 8 a 30 años a las posibles sanciones por el tráfico de drogas y otros delitos relacionados.

Además se han ejecutado maniobras conjuntas de los cuatro componentes de la Fuerza Armada Nacional Bolivariana (FANB) para mantener el territorio nacional libre de cultivos ilícitos. Se desmantelaron docenas de laboratorios clandestinos utilizados para el procesamiento de drogas ubicados en la frontera con Colombia. Durante la Operación Paso del Tornado II, ubicaron dos instalaciones operativas del narcotráfico y 26 laboratorios de drogas a unos 700 metros de la frontera con Colombia, en el municipio Jesús María Semprún.

Los ataques y el no reconocimiento como parte del desprestigio a Venezuela

Los sucesivos gobiernos de EEUU han insistido en acusar a Venezuela de no cooperar en su guerra mediante informes unilaterales.

La clase política colombiana ha arreciado su ataque contra Venezuela, además de basar su campaña electoral en atacar a la Revolución Bolivariana. Han utilizado la compleja situación económica como excusa para invisibilizar las hambrunas, asesinatos y desplazamientos que ocurren dentro de su territorio. Muchos de estos problemas están vinculados directamente a una economía que privilegia a las élites y que es aceitada por la producción y exportación de drogas hacia el primer país consumidor: Estados Unidos.

En noviembre pasado, el presidente Maduro declaró que el presidente de Colombia Juan Manuel Santos “debería responderle a la ONU y al mundo por qué ha permitido en su gobierno que aumente la producción de cocaína”, mientras se preguntaba qué dirían en EEUU y en la Unión Europea si fuese Venezuela donde se produjera y aumentara la producción de estupefacientes: “No callarían como lo hacen con el gobierno de Colombia”.

En medio de los ataques a Venezuela, que van desde bloqueos de fondos, alimentos, medicinas y hasta el acceso a deportistas a competir, se ha incubado el término “narcoestado” que intenta degradar y desconocer los logros acá descritos. Los números permiten inferir que las élites de EEUU y Colombia, tanto políticas como financieras, participan y se benefician de un negocio tan rentable como el tráfico de sustancias ilícitas. Es alta la demanda desde EEUU y alta la productividad de este rubro en Colombia, por lo que Venezuela, sus logros y políticas contra esta actividad, constituyen un estorbo.

Las últimas proyecciones dicen que el 80% de la droga producida en Colombia pasa por el Pacífico para evitar los controles que el Gobierno venezolano ha implementado. Aun cuando mucho se ha discutido respecto al fracaso global en la guerra contra las drogas, Venezuela busca proteger el territorio de la fábrica mundial de drogas que representa Colombia. Es fundamentalmente importante evitar que esa narrativa ponga en el tablero una intervención militar contra el país, al estilo de la invasión de Panamá en 1989.

He ahí la real amenaza.

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