La CIA aumenta le azioni contro la Rivoluzione Cubana

Come negli anni ‘60 del  XX secolo, la CIA riprende i suoi piani contro la Rivoluzione cubana, alcuni copiati da quelli che non hanno dato risultati.

Con il nuovo presidente Miguel Díaz-Canel, al fronte dei Consigli di Stato e dei Ministri, la CIA e l’attuale mandatario degli Stati Uniti, intensificano le loro azioni anticubane utilizzando qualsiasi fantoccio appaia nel cammino disposto compiere i loro ordini.

Come arma fondamentale mantiene la guerra economica, con l’illusione che il popolo si lanci per le strade ed esiga cambi.

Una delle misure in cui mettono un grande impegno sono i falsi attacchi acustici e le conseguenze per la salute dei loro diplomatici a L’Avana, cosa che non possono dimostrare, mantenendo però il tema nella cartella per spaventare i turisti e danneggiare l’economia cubana, e perché nessuno dimentichi il tema ora ripetono  la sceneggiatura in Cina, con il pericolo del costo politico che questo potrebbe costare loro.

Tomás Regalado, giornalista e politico d’origine cubana che vive negli USA, a proposito di questo ha dichiarato nel Interamerican Institute for Democracy (IID):«Attualmente esistono opportunità congiunturali per debilitare i regimi di Cuba, Venezuela e Nicaragua». «Tra le sanzioni e le allerte di viaggio a Cuba emesse dagli USA la sola garanzia per Cuba sono le navi da crociera, perché i turisti non vogliono andare negli alberghi per timore delle multe imposte dal Dipartimento del Tesoro e la gente resta sulle navi. Alcune sanzioni stanno dando risultati».

Il IID si dedica allo studio della politica estera degli Stati Uniti verso le dette dittature del continente ed è diretto dal Carlos Alberto Montaner, terrorista cubano.

Unite all’indurimento della sua  guerra economica e mediatica contro Cuba, la CIA intensifica altre misure per strutturare un’opposizione interna tra i giovani e gli artisti.

Tra i maggiori salariati attualmente c’è Rosa María Payá, divenuta un rifugiata politica a Miami, l’unica figura giovane che possono mostrare al mondo come “dissidente” cubana, anche se non risiede nell’Isola e non è mai stata membro dei gruppi  contro rivoluzionari, ha studiato nell’Università de l’Avana e non è accettata da elementi dissidenti di lunga data al servizio degli yankees.

Rosa María in poco tempo ha ricevuto un appoggio totale della CIA e di politici come Marco Rubio e Ileana  Ros-Lehtinen, ed è stata invitata in molti paesi europei e latino americani e su richiesta del Dipartimento  di Stato è ricevuta da politici e membri del Parlamento europeo.

Questa rifugiata politica, costruita a misura delle necessità degli yankees, ha sostituito  Yoani Sánchez, che nel 2004 fu reclutata da Carlos Alberto Montaner, che fu ugualmente mandata a passeggiare per il mondo, ma non ha avuto successo ed  passata nel dimenticatoio.

Nei piani attuali della CIA , Rosa María è stata invitata a partecipare all’evento Teen Vogue Summit, organizzato dalla rivista Vogue, lo scorso  1º giugno a Nuova York, dove ha esposto il progetto “Cuba decide”, ma senza risultati da mostrare.

Teen Vogue Summit quest’anno ha avuto un’agenda per scambiare temi come il controllo delle armi, la riforma migratoria e il cambio climatico.

Rosa María, ugualmente è stata portata di recente a una riunione con l’ambasciatore degli Stati Uniti presso la OSA, Carlos Trujillo, membro del Partito Repubblicano e in forti relazioni con Marco Rubio.

Nell’incontro la “rifugiata” ha chiesto che la OSA presti attenzione a quello che lei definisce “la crisi democratica che vive l’Isola”, matrice d’opinione che la CIA sta usando per creare condizoni e future azioni inetrne con i suoi salariati, per cui spera di usare i  twists e gli SMS, così come fa oggi in Venezuela e Nicaragua.

L’incontro con l’ambasciatore yankee è stato auspicato dall’organizzazione nemica di Cuba  Freedom House, finanziata dalla CIA, dopo la NED e il Dipartimento di Stato, dove la Payá Acevedo si è presentata come «presidente della Rete Latinoamericana dei Giovani per la Democrazia», incarico che le hanno assegnato per darle una rappresentatività e giustificare la sua presenza nelle attività della regione, sollecitando dai membri della OSA che oltre che applicare misure contro il Venezuela, lo facciano ugualmente contro Cuba, “per porre fine alla repressione e alla mancanza di libertà”.

Seguendo questo libretto, Rosa María  ha espresso «la necessità di recuperare un sistema democratico ed ha incitato la OSA e i suoi stati membri a non riconoscere come rappresentanti del popolo cubano i membri dell’Assemblea Nazionale nè Miguel Díaz Canel, perchè non sono stati eletti in un sistema con garanzie democratiche».

Trujillo, nel suo intervento successivo, di fronte all’assemblea della OSA ha detto che i paesi dell’America devono accettare che “Cuba è la madre di tutto il male”, riferendosi alla debilità della democrazia nel continente e alle violazioni dei diritti umani.

Un’altra linea di lavoro della CIA riguarda il settore artistico-intellettuale,  in cui l’artista Tania Bruguera,  si presta in prima persona per captare adepti per i suoi piani.

La sua azione più recente è un’offerta di finanziamento a cineasti cubani per  «promuovere la diversità  di voci negli audiovisivi indipendenti cubani, stimolando i registi, i produttori e gli sceneggiatori principianti di comunità poco rappresentate a raccontare le loro storie».

Lei ha affermato che darà priorità a «progetti con temi sociali importanti nella Cuba di oggi e del futuro, che sostengano i principi di non discriminazione per orientamento sessuale, uguaglianza di genere, colore della pelle, forma di pensare, status socio economico e provenienza geografica».

Come finanziatore  del progetto appare l’Istituto Internazionale di Artivismo Hanna Arendt (INSTAR), creato per sostenere questa strategia sovversiva come «uno spazio dell’alfabetizzazione civica nell’Isola, risultato dell’azione pubblica #YoTambienExijo».

Tutto questo non darà risultati favorevoli alla CIA perché i cubani impugneranno sempre la loro spada vittoriosa, perché come affermò José Martí: «La lingua l’abbiamo tutti, ma la spada pochi».

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