Complotto contro la Rivoluzione Sandinista

L’idea è eliminare il governo di Daniel Ortega …

Lídice Valenzuela http://www.cubahora.cu

La grave situazione politica in Nicaragua, scoppiata quasi tre mesi fa, rimane stagnante a causa del complotto internazionale contro il governo di Daniel Ortega, in cui svolge un ruolo fondamentale la Conferenza Episcopale che pretende, come la destra, elezioni presidenziali anticipate per, considerano, destabilizzare e rovesciare la Rivoluzione Sandinista.

Ciò indica che in mezzo alle loro preghiere per riportare la pace nel paese centroamericano, il più sicuro nella regione fino al 18 aprile quando è scoppiata la violenza pagata dagli USA, la Chiesa, oltre il suo lavoro pastorale, occupa importanti spazi politici come mediatrice ed osservatrice nel finora fallito dialogo di pace con i gruppi di opposizione.

La Conferenza, come la destra nicaraguense, ha proposto al presidente, eletto con il 72% dei voti nelle elezioni del 2016, realizzare elezioni anticipate (nel 2021) per sedare, presumibilmente, la violenza scatenata da parte di bande criminali come le Mara salvadoregne. Il suggerimento è stato respinto.

La Chiesa pretende ridurre la crisi politica locale a gruppi contrari alla politica nazionalista e rivoluzionaria di Ortega. Ma sa – perché non è mai stata tonta – che nel paese stanno operando banditi pagati dagli USA, agli ordini di un’opposizione incapace di vincere il governo alle urne. Una parte della dirigenza ecclesiastica è contraria al governo sandinista e, quindi, la strategia sembra essere il logorio interno, mentre cerca un presunto intendimento e tra le parti.

Papa Francesco ha recentemente ricevuto il cardinale e arcivescovo di Managua, Leopoldo Brenes ed il vescovo di Matagalpa, monsignor Rolando Alvarez, che hanno fornito dettagliate informazioni su quello che hanno chiamato “conflitto”, hanno precisato i media internazionali.

Quasi 200 persone sono state uccise fino allo scorso 23 (giugno) ed altre centinaia sono rimaste ferite negli attacchi dei banditi infiltrati prima nelle pacifiche manifestazioni contro i cambi della previdenza sociale -decreto immediatamente abrogato- ma che continuano ad agire sotto gli ordini di Washington e di elementi anti-sandinisti.

Una situazione inconcepibile in una nazione sovrana ed in pace, con un presidente eletto nelle urne, e che dirige un governo di Conciliazione Nazionale, a cui anche partecipano dirigenti del cattolicesimo nicaraguense.

Dietro la richiesta della Conferenza Episcopale ad Ortega si nasconde, dicono gli osservatori, lo stesso interesse degli USA: sbarazzarsi del presidente, rovesciare il governo popolare, il più prospero nell’ordine economico in America centrale, e tornare ad incanalare il paese sul sentiero neoliberale, di povertà e disuguaglianza sociale.

Nulla di nuovo sotto il sole imperialista che ora, sotto la direzione del controverso presidente Donald Trump, cerca la sostituzione dei leader progressisti e rivoluzionari del Sud e Centro America.

Cioè, si tratta di un colpo di stato contro Ortega orchestrato con un banale pretesto, risolto in ore, e che hanno colto per portare il paese al caos, utilizzando come via di soluzione un dialogo nazionale, interrotto più di una volta, che mira a destabilizzare la nazione, portare il caso davanti alla screditata Organizzazione degli Stati Americani (OSA) e dichiarare l’intervento in Nicaragua, come hanno tentato, senza successo, di attuare in Venezuela.

Se qualcuno dubitava che Trump ed il suo regime di estrema destra stiano gestendo la crisi del Nicaragua, la verità si è aperta la strada con il giornalista indipendente USA, Max Blumenthal, che ha presentato irrefutabili prove per smascherare il complotto contro Ortega, comandante del Fronte di Liberazione Nazionale Sandinista (FSLN) , rispettato dal suo popolo che per le strade richiede la sua permanenza come presidente e la fine della violenza.

Blumenthal ha fatto e pubblicato un’indagine che ha dimostrato l’intromissione interventista della National Endowment for Democracy (NED), statunitense, che ha consegnato risorse a gruppi civili nicaraguensi affinché promuovessero il vandalismo con elementi stranieri.

Lo scorso giugno, ha affermato il giornalista, il gruppo di opposizione chiamato M 19 si è recato negli USA per richiedere “più sostegno” ai noti legislatori di destra Ted Cruz e Marco Rubio, ed alla rappresentante Ileana Ros-Lehtinen, sostenitori di un blocco degli investimenti in Nicaragua.

Un mese prima di questi incontri con Cruz, Rubio e Ros-Lehtinen, la NED ha affermato di aver consegnato milioni di dollari “ponendo le basi per l’insurrezione in Nicaragua”, dice Blumenthal, riferendosi all’articolo, firmato sul sito web Global Americans, dal direttore accademico della Scuola di Formazione Internazionale in Nicaragua, Benjamin Waddell.

La NED, ha affermato Waddell, “ha speso $ 4,1 milioni nel paese dal 2014”, per sostenere 54 gruppi che “devono avere una maggiore presenza nella politica e porre le basi per l’insurrezione”.

Il giornalista ha precisato che “l’Istituto di Studi Strategici e Politiche Pubbliche (IEEPP) di Managua, il cui presidente è Felix Maradiaga, ha ricevuto almeno 260000 $ dalla NED”.

Anche l’Agenzia USA per lo Sviluppo Internazionale (USAID), una facciata della Central Intelligence Agency (CIA), ha precisato, ha stanziato 5,2 milioni di $, solo quest’anno, per l’insurrezione nella chiamata terra di fiumi e vulcani.

Il terrorismo scatenato colpisce direttamente l’economia nazionale, di sostenuta crescita e con un futuro promettente dopo l’ingresso di investimenti cinesi per costruire il nuovo canale interoceanico; un altro dei grandi timori di Trump e la sua perdita di influenza nella regione.

Il ministro delle Finanze e Credito Pubblico, Iván Acosta, ha criticato i settori di opposizione disposti a lasciare senza impiego 250000 capi famiglia, il che significherebbe il passaggio di oltre un milione di persone alla povertà.

La perdita di 60000 posti di lavoro nel settore dei servizi e del turismo potrebbe peggiorare, nel frattempo, ha ricordato che sotto il governo sandinista la povertà è scesa dal 48 al 24%, negli ultimi otto anni, e l’estrema povertà è del 6,8%, che non potrebbe mantenersi con questi tamburi d’ingerenza.

Come conseguenza della crisi, la Banca Centrale ha ridotto la sua proiezione di crescita del prodotto interno lordo (PIL) dal 4,5 all’1% quest’anno.

Per l’accademico ed intellettuale Cairo Amador, della Commissione per la Verità, Giustizia e Pace, i blocchi di strade importanti del paese costituiscono focus di crimini di vario genere. I danni a beni pubblici, ha detto, ascendono, sino a giugno, a circa $ 90000, in particolare nelle infrastrutture stradali e nel settore sanitario. Inoltre, ha denunciato il danno al patrimonio storico in città come Masaya, Granada, León e Matagalpa.

Nel frattempo, gli ambasciatori dell’America centrale e dei Caraibi e membri del Gruppo Regionale dell’America Latina e dei Caraibi (GRULAC) hanno denunciato, lo scorso 3 (luglio) davanti alla Presidenza ed alla Commissione per gli Affari Esteri dell’Assemblea Nazionale del Nicaragua il trattenimento di oltre 400 camionisti, usati come ostaggi, nella chiusura della strada di Jinotepe, dipartimento di Carazo. Ci sono camionisti che sono stati trattenuti del Guatemala, Honduras, El Salvador, Costarica, Panama e, perfino, del Nicaragua.

Passando all’offensiva, nelle ultime ore, la Polizia Nazionale del Nicaragua ha smantellato diversi gruppi vandalici, ha informato il commissario maggiore Sergio Gutiérrez, a capo di quel corpo nella capitale.

I 147 individui incarcerati sono indicati come ladroni con intimidazioni, omicidi, traffico di droga e possesso illegale di armi da fuoco. L’arsenale sequestrato conteneva mortai a lunga gittata, uniformi militari, droga e grandi quantità di denaro.

Gutierrez ha confermato che tra i prigionieri c’è un ex membro della banda honduregna di nome Wilmer Úbeda, che faceva parte della banda Mara 13.

Nelle operazioni si confiscarono, 55 motocicli, 11 automobili e quattro camionette. Questi sono i chiamati “patrioti” nicaraguensi dai media egemonici.


Complot contra la Revolución Sandinista

La idea es eliminar el gobierno de Daniel Ortega…

Lídice Valenzuela

La grave situación política en Nicaragua, que estalló hace casi tres meses, se mantiene estancada debido al complot internacional contra el gobierno de Daniel Ortega, en el que juega un rol básico la Conferencia Episcopal que pretende, como la derecha, elecciones presidenciales adelantadas para, consideran, desestabilizar y derrocar la Revolución Sandinista.

Ello indica que, en medio de sus rezos para devolver la paz a la nación centroamericana, la más segura de la región hasta el pasado 18 de abril cuando estalló la violencia pagada por Estados Unidos, la Iglesia, más allá de su labor pastoral, ocupa importantes espacios políticos como mediadora y observadora en el hasta ahora fallido diálogo de paz con grupos opositores.

La Conferencia, al igual que los derechistas nicaragüenses, propuso al mandatario electo con el 72 % de los votos en 2016 realizar comicios anticipados (2021) para supuestamente acallar la violencia desatada por bandas de delincuentes como los Mara salvadoreños. La sugerencia fue desestimada.

La Iglesia pretende reducir la crisis política local a grupos opuestos a la política nacionalista y revolucionarios de Ortega. Pero conoce —porque tonta nunca fue— que en el país están operando bandoleros pagados por Estados Unidos bajo las órdenes de una oposición incapaz de ganar el gobierno en las urnas. Una parte de la cúpula eclesiástica es opuesta al gobierno sandinista y, por tanto, la estrategia parece ser el desgaste interno, en tanto busca un supuesto entendimiento entre las partes.

El Papa Francisco recibió en fecha reciente al cardenal y arzobispo de Managua, Leopoldo Brenes y al obispo de Matagalpa, monseñor Rolando Álvarez, quienes brindaron información detallada sobre lo que calificaron de “conflictividad”, precisaron medios internacionales de prensa.

Cerca de 200 personas murieron asesinadas hasta el pasado día 23 y otras centenares resultaron heridas en los ataques de los bandidos infiltrados primero en manifestaciones pacificas contra cambios en la Seguridad Social —decreto derogado de inmediato— pero que continuaron actuando en cumplimiento de órdenes de Washington y de elementos antisandinistas.

Una situación inconcebible en una nación soberana y en paz, con un presidente electo en las urnas, y que dirige un gobierno de Conciliación Nacional, en el que también participan jefes del catolicismo nicaragüense.

Detrás de la solicitud de la Conferencia Episcopal a Ortega se esconde, opinan observadores, el mismo interés que el de Estados Unidos: deshacerse del mandatario, derrocar su gobierno popular, el más próspero en el orden económico en Centroamérica, y volver a encarrillar al país en el camino neoliberal, la pobreza y la desigualdad social.

Nada nuevo bajo el sol imperialista que ahora bajo la dirección del controvertido presidente Donald Trump busca el reemplazo de los líderes progresistas y revolucionarios de Sur y Centroamérica.

Es decir, se trata de un golpe de Estado a Ortega orquestado bajo un pretexto banal, resuelto en horas, y que aprovecharon para llevar al país al caos, usando como vía de solución un diálogo nacional, interrumpido más de una vez, cuya finalidad es desestabilizar la nación, llevar el caso ante la desprestigiada Organización de Estados Americanos (OEA) y declarar la intervención en Nicaragua, como han tratado de implementar infructuosamente en Venezuela.

Si alguien dudaba de que Trump y su régimen ultraderechista están manejando la crisis nicaragüense, la verdad se abrió paso con el periodista estadounidense independiente Max Blumenthal, quien presentó pruebas irrefutables para desenmascarar el complot contra Ortega, comandante del Frente Sandinista de Liberación Nacional (FSLN), respetado por su pueblo, que en las calles exige su permanencia como mandatario y el fin de la violencia.

Blumenthal hizo y publicó una investigación que demostró la intromisión injerencista de la estadounidense Fundación Nacional para la Democracia (NED por sus siglas en inglés), la que entregó recursos a grupos civiles nicaragüenses para que impulsaran el vandalismo con elementos foráneos.

En junio pasado, afirmó el periodista, el grupo opositor denominado M 19 viajó a Estados Unidos (EE.UU.) para solicitar “más apoyo” a los conocidos legisladores derechistas Ted Cruz y Marco Rubio, y la representante Ileana Ros-Lehtinen, impulsores de un bloque de inversiones a Nicaragua.

Un mes antes de esas reuniones con Cruz, Rubio y Ros-Lehtinen, la NED afirmó que entregó millones de dólares “sentando las bases para la insurrección en Nicaragua”, relata Blumenthal al referirse al artículo firmado en la web Global Americans por el director académico de la Escuela de Capacitación Internacional en Nicaragua, Benjamin Waddell.

La NED, afirmó Waddell, “ha gastado $ 4,1 millones en el país desde 2014”, para respaldar a 54 grupos que “deben tener mayor presencia en la política y sentar las bases para la insurrección”.

El reportero precisó que “el Instituto de Estudios Estratégicos y Políticas Públicas (IEEPP) de Managua, cuyo presidente es Félix Maradiaga, recibió al menos 260 000 dólares de la NED”.

También la Agencia de los EE.UU. para el Desarrollo Internacional (USAID en inglés) una fachada de la Agencia Central de Inteligencia (CIA), precisó, destinó 5,2 millones de dólares solo este año para la insurrección en la llamada tierra de ríos y volcanes.

El terrorismo desatado afecta directamente la economía nacional, de crecimiento sostenido, y con un futuro promisorio luego de la entrada de inversiones chinas para construir el nuevo canal interoceánico, otro de los grandes temores de Trump y su pérdida de influencia en la región.

El ministro de Hacienda y Crédito Público, Iván Acosta, cuestionó a sectores opositores dispuestos a dejar sin empleo a 250 000 jefes de familia, lo que significaría el paso de más de un millón de personas a la pobreza.

La pérdida de 60 000 empleos en el sector del servicio y el turismo podría empeorar, en tanto, recordó que bajo el gobierno sandinista la pobreza bajó del 48 al 24 % en los últimos ocho años y la extrema pobreza está en el 6,8 %, lo cual no podrá mantenerse con estos tambores injerencistas.

Como resultado de la crisis, el Banco Central redujo su proyección de crecimiento del Producto Interno Bruto (PIB) de 4,5 a uno por ciento este año.

Para el académico e intelectual Cairo Amador, de la Comisión de la Verdad, Justicia y Paz, los bloqueos de vías importantes del país constituyen focos de delitos de diverso tipo. Los daños a bienes públicos, dijo, ascendieron hasta junio pasado a casi 90000 dólares, en especial en la infraestructura vial y el sector de la salud. Además, denunció las afectaciones al patrimonio histórico en ciudades como Masaya, Granada, León y Matagalpa.

Mientras, embajadores de Centroamérica y El Caribe y miembros del Grupo Regional de América Latina y el Caribe (GRULAC) denunciaron el pasado día 3 ante la Presidencia y la Comisión de Asuntos Exteriores de la Asamblea Nacional de Nicaragua la retención de más de 400 transportistas de carga usados como rehenes en el cierre de la carretera de Jinotepe, departamento de Carazo. Hay camioneros retenidos de Guatemala, Honduras, El Salvador, Costa Rica, Panamá e, incluso, de Nicaragua.

En un pase a la ofensiva, en las últimas horas la Policía Nacional de Nicaragua desarticuló varios grupos vandálicos, informó el comisionado mayor Sergio Gutiérrez, jefe de ese cuerpo en la capital.

Los 147 individuos encarcelados están indicados como ladrones con intimidación, asesinatos, tráfico de drogas y tenencia ilegal de armas de fuego. El arsenal ocupado contenía morteros de gran alcance, uniformes militares, drogas y grandes cantidades de dinero.

Gutiérrez confirmó que entre los presos está un ex pandillero hondureño llamado Wilmer Úbeda, quien integró la banda Mara 13.

En los operativos se incautaron 55 motocicletas, 11 automóviles y cuatro camionetas. Esos son los llamados “patriotas” nicaragüenses por la media hegemónica.

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