FSP: discorso di José Ramón Machado Ventura

Discorso pronunciato da José Ramón Machado Ventura, Secondo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba, nella chiusura del XXIV Incontro del Forum di Sao Paulo, a L’Avana, il 17 luglio del 2018. «60º Anno della Rivoluzione».

Generale d’ Esercito Raúl Castro Ruz, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba;

Compagno Miguel Díaz-Canel Bermúdez, Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri;

Compagna Mónica Valente, Segretaria Esecutiva del Forum di Sao Paulo;

Nicolás Maduro Moros, Evo Morales Ayma e Salvador Sánchez Cerén, presidenti della fraterna Repubblica Bolivariana del Venezuela, dello Stato Plurinazionale della Bolivia e della Repubblica di El Salvador;

Invitati della presidenza;

Compagne e compagni:

Compiace condividere questa giornata di chiusura del XXIV Incontro del Forum di Sao Paulo, che è diventato uno spazio di scambio per la sinistra dell’america Latina e dei Cariabi, dell’ America del Nord, Europa, Asia, Africa e Oceanía.

È uno stimolo per il nostro Partito che voi illustri amici siate venuti in una Cuba che rivendica che “Patria e Umanità”, e il cui nobile popolo lo ha saputo dimostrare nelle sue molteplici missioni internazionaliste.

Quando il Comandante in Capo Fidel Castro Ruz parlò ai delegati del IV Incontro del Forum di Sao Paulo, nel 1993, sembra apparentemente che lo fece anche per valutare gli avvenimenti che viviamo oggi, per identificare le sfide da superare e per sottolineare i valori politici ed etici dai quali andare avanti, passare all’offensiva e vincere, nelle attuali circostanze.

È inevitabile evocare il contenuto delle sue idee.

L’America Latina e i Caraibi, i loro popoli e le forze di sinistra che con enfasi e per cammini differenti cercavano alternative di cambio a favore dei più umili, tornano a vivere una congiuntura politica, economica, sociale e spirituale difficile, con più interrogativi che risposte, con più ostacoli che opportunità in tempi brevi, con più sfide da vincere che soluzioni facili da incontrare.

Tutto questo è vero. Ma viste dalla prospettiva fidelista sulla politica, le attuali avversità della relazione delle forze sono esclusivamente formidabili incentivi per raccogliere energie morali e organizzare meglio i nostri popoli, per identificare con serenità e rigore le debolezze e le mancanze commesse, per conoscere con precisione le forze e i limiti del nemico da vincere e per far sì finalmente che i nostri seguaci si alzino affrontando le lotte che hanno davanti a sé, si motivino e si decidano a vincerle una per una.

Tra il 1998 e i giorni di oggi, in America Latina e nei Caraibi sono avvenuti processi politici, esperienze di organizzazioni sociali, lotte rivendicative che hanno generato una maggiore coscienza sociale in settori del popolo che prima non avevano voce né nome e si sono accumulate domande di cambio che sono sempre vigenti.

Quella che José Martí chiamò Nuestra América possiede oggi livelli di coscienza politica superiori a quelli degli anni sessanta, ed anche rispetto agli anni in cui si realizzò a L’Avana il IV Incontro del Forum di Sao Paulo.

Questo apiega perchè l’imperialismo e tutti i suoi strumenti di dominio hanno rinforzato le azioni controrivoluzionarie globalmente, stavolta con l’utilizzo più abile delle idee, della cultura e di tutte le risorse orientate a mentire, a tergiversare la realtà in funzione delle esigenze delle classi dominanti.

Per Fidel la parola sconfitta non è mai esistita. Nel suo concetto della vita e della politica rivoluzionaria, esistevano solo rovesci congiunturali.

Era tale la sua fiducia nelle idee giuste, nelle masse popolari e nei popoli, quando questi li fanno propri e li innalzano.

Questa prospettiva etica per affrontare la realtà politica del continente è più vigente che mai nelle opinioni dei rivoluzionari cubani.

Se nel 1993 la teoria della “fine della storia” era un’espressione ideologica della destra imperiale per convincerci che il capitalismo era l’unica opzione possibile per i nostri popoli, in questi giorni questa espressione la rappresenta la detta fine del ciclo progressista.

Da nostro punto di vista, non c’è stata né ci sarà la fine della storia fino a quando si sarà il capitalismo. Non c’è stata e non ci sarà fine alcuna della libertà sino a che il capitalismo genocida che vogliono imporci continuerà a cavalcare al disopra della disoccupazione, della povertà, dell’iniquità sociale e la violenza, come strumenti di dominio delle classi che formano l’1º della popolazione, che hanno tutto in materia di ricchezze materiali.

Fidel è stato chiaro su questo punto quando ha affermato che sino a che ci sarà l’ingiustizia ci sarà rivoluzione.

Quando si svolse il IV Incontro, il Gruppo dei 7 e Wall Street si vantavano delle presunte bontà del neoliberalismo. L’applicazione radicale di questa dottrina ha provocato una crisi più rapidamente di quel che speravano.

Questa crisi ha contribuito dialetticamente al sorgere e allo sviluppo di importanti movmenti sociali e popolari che in questi momenti.

Sono all’avanguardia delle lotte contro il neoliberismo in difesa della sovranità nazionale e della pace, con giustizia sociale nei loro paesi e nella regione.

Attualmente assistiamo a un tentativo più aggressivo dei principali centri di potere, che rappresentano il capitale, la tradizione e soprattutto il suo settore finanziario orientato a reinstallare le formule neoliberiste.

Ora, nel tentativo restauratore, giunge la mano di una destra internazionale più aggressiva, cosciente che le domande di guadagno del grande capitale si producono in un mondo più

competitivo, con altri attori globali più forti e decisi ad occupare gli spazi che rivendicano come propri e in circostanze nelle quali il loro principale centro di potere, gli Stati Uniti, opera in forma pericolosa, unilaterale e irresponsabile, in virtù del fatto che riconosce che il suo potere globale è in calo.

In questo contesto, come fece Fidel nel 1993, da Cuba riprendiamo la bandiera dell’integrazione latinoamericanista e caraibica, stavolta con l’obiettivo strategico di realizzare la preservazione della Celac e delgi altri progetti integratori ispirati ai valori di sovranità e di lotta per l’autodeterminazione della regione e come causa unitaria, che le forze della sinistra dovremmo collocare in qualità di priorità tra le priorità.

È urgente e fondamentale Impedire che avanzino le politiche neoliberali che si stanno applicando con radicalità crescente.

Sarà necessario per questo creare coscienze nei nostri popoli sui pericoli che implicano queste politiche, in particolare per i settori sociali più poveri ma anche per la detta classe media che si è tanto opposta ai governi che si erano proposti di ridistribuire le ricchezze in un modo più giusto.

L’imperialismo, mediante tutti i suoi strumenti di potere governativi e privati, cerca di dividerci. Utilizza tutta la sua capacità di pressione per imporre i suoi interessi con accordi bilaterali del governo.

Stimola la frammentazione delle forze di sinistra più conseguenti e fa contro di loro una guerra mediatica ben disegnata per squalificarli di fronte ai loro seguaci.

Approfitta con abilità di certi errori e li magnifica con l’obiettivo di stigmatizzare tutto quello che è associato alla sinistra. Militarizza la regione in diverse forme, combina più abilmente le forze delle armi e manipola l’opinione pubblica in funzione dei suoi fini retrogradi.

È il momento di reagire uniti. Così si stabilì nel IV Incontro del 1993 e così lo riaffermiamo in questa XXIV edizione che oggi si conclude.

La direzione del nostro Partito ha seguito con interesse le analisi realizzate.

Ci stimola e c’impegna vedere che la sinistra latinoamericana e caraibica ha mostrato d’essere preparata, pur nel mezzo di delicati problemi interni ed esterni, per incontrare cammini di dialogo, per concertare posizioni e per proporsi mete più alte.

Sappiamo che sono stati realizzati interventi competenti.

Apprezziamo il modo in cui sono state trattate le logiche differenze di messa a fuoco su temi di tipo congiunturale. Percepiamo un sano sforzo collettivo per unire le forze, l’intelligenza e l’azione. Ci anima sapere che la strategia della destra per dividerci non ha incontrato eco nel nostro scambio, ma solo condanna. Felicitiamo l’idea di condividere sforzi sistematici che contribuiscano ad elevare i livelli di cultura generale, e di cultura politica in particolare, da parte della militanza della sinistra. È in questo campo che si potrà fare molto per approssimare l’operato dei partiti politici a quello dei movimenti sociali e popolari, nel cui seno da anni si realizzano preziose iniziative per la formazione dei quadri.

Abbiamo studiato con attenzione diverse analisi di congiuntura e altre con contenuti più strategici, elaborati da importanti movimenti popolari della nostra regione. Queste confermano la necessità di una relazione più forte e di mutuo beneficio con le forze della sisistra formate nel Forum di Sao Paulo.

Uniamo gli sforzi per propiziare la formazione di nuovi leaders che dovranno dirigere le battaglie future. Uniamo le esperienze accumulate per far sì che i militanti della sinistra abbiano piena coscienza di dove passa il cammino dell’unità, sia nei partiti politici che nei movimenti sociali e popolari dai quali agiscono.

Abbiamo imparato in questi anni che non bastano le politiche sociali di ampio beneficio. Seminare coscienza nei beneficati è tanto importante come questo, come perchè organizzarsi e per cosa organizzarsi e su quali idee costruire il progetto alternativo che proclamano.

Sono stati stimolanti i dibattiti tenuti con i giovani. Questi hanno mostrato d’avere coscienza, che si devono unire le forze, sommare le intelligenze, le nuove conoscenze e stringere relazioni con le ampie masse giovanili che li circondano.

Il futuro della sinistra continentale domanderà sempre più il protagonismo dei giovani. Da Cuba nutriamo fiducia che questo succederà.

Gli scambi nell’Incontro delle Donne hanno confermato il crescente ruolo di queste come decisivo fattore di cambio nei nostri paesi.

Ha permesso di costatare una promettente rianimazione del movimento e delle organizzazioni femminili della regione con capacità di convocazione in aumento. Le loro domande hanno raggiunto un livello che supera le rivendicazioni specifiche a favore dell’uguaglianza di genere. (Applauso).

Valutiamo come fondamentale l’iniziativa di realizzare un Incontro di Parlamentari. Tutti sanno che negli Stati Uniti è stato realizzato un forte lavoro cooptando giudici, pubblici ministeri e avvocati per collocare le strutture del potere giudiziario in ogni paese al servizio dei loro illegittimi interessi di dominio.

Il caso che lo illustra più chiaramente appare legato all’assurda persecuzione in Brasile contro Lula. Non solo si pretende di vendicarsi per le sue note azioni a favore dei più poveri di questo paese amico, ma d’impedire il diritto sovrano di questi d’eleggerlo di nuovo come presidente.

Per il grande capitale, degli Stati nazionali come esistono oggi sono un ostacolo per l’incremento dei loro tassi di guadagno. Devono per lo meno essere debilitati. Corrisponde alla sinistra quindi difenderli e preservare le quote di sovranità che ancora possiedono.

I nostri parlamentari potranno svolgere un ruolo attivo ed anche un ruolo chiave nella lotta per evitare che le multinazionali impongano i loro interessi attraverso governi e poteri giudiziari sottomessi.

È stata una decisione positiva la realizzazione di seminari su come la cultura e i mezzi di comunicazione si vincolano e formano un poderoso arsenale di risorse della destra per distruggere i governi di sinstra e allontanare dalla politica vasti settori della popolazione, allontanare i giovani dalla politica e altre mete utili al piano imperiale per dominarci.

I nostri nemici sanno perfettamente che le idee giuste sono invincibili. Hanno imparato la lezione: stanno operando con tutte le loro risorse finanziarie e materiali sulla soggettività dei nostri popoli, ma con piani per alienare, mentire, smobilitare, confondere e, insomma, facilitare margini di sfruttamento maggiori e più sicuri per il capitale.

Siamo obbligati a porre più attenzione ai modesti mezzi di comunicazione che possediamo e a concedere più peso alla formazione culturale e politica dei nostri militanti e seguaci.

Le battaglie che verranno avranno componenti decisive nelle idee e nella cultura. Ricordando di nuovo Martí, opponiamo da questo terreno piani contro piani .

In maniera coerente con la visione esposta nel Documento di Base di questo Incontro, riaffermata in modo preciso nel discorso inaugurale, il nostro Partito si attiene al più stretto rispetto delle esperienze nazionali dei suoi compagni di lotta. Non lesinerà la sua solidarietà internazionalista con coloro che continuano ad essere disposti a migliorare e ad approfondire il cammino intrapreso a favore del benessere dei loro popoli, dal governo o dalle lotte popolari.

Il Venezuela bolivariano e la sua direzione guidata dal presidente Nicolás Maduro Moros, potrà contare con la solidarietà del nostro Partito senza condizioni (Applausi), nel suo impegno d’impedire che gli Stati Uniti si riapproprino delle risorse naturali e della sovranità del paese, il cui fondatore, Simón Bolívar, fu paladino dell’unità continentale che oggi continuiamo a rivendicare (Applausi).

La posizione cubana è categorica anche rispetto al Nicaragia, nella misura in cui gli Stati Uniti cercano di manipolare temi interni che solo i nicaraguensi devono risolvere, senza ingerenze esterne; il nostro Partito ha dato, dà e darà tutta la solidarietà che il Fronte Sandinista di Liberazione domanderà, per rendere possibile il ritorno della pace nel paese (Applausi ed esclamazioni).

L’attuale amministrazione nordamericana e i suoi assessori non provano la minima preoccupazione per la democrazia nè per i diritti umani in nessuno dei paesi della regione.

In cambio si stanno preoccupando perchè siamo uno spazio geopolitico sicuro per appoggiare i discutibili tentativi di recuperare il potere globale relativo degli Stati Uniti .

Per il recupero di tale potere la Casa Bianca riattiva le sue azioni per frammentare i Caraibi e per far fallire i meritevoli sforzi di Caricom, rinforza il suo controllo coloniale su Puerto Rico, la cui causa indipendentista è un punto d’onore per il nostro Partito (Applausi); militarizza e pone in pericolo la pace in questa parte della regione.

Compagne e compagni:

Questo incontro dedicato a dibattere le nostre vie migliori per costruire l’unità necessaria in America latina e nei Caraibi e per impedire che gli Stati Uniti facciano uso e abuso della dottrina Monroe, in pieno XXI secolo, lo abbiamo realizzato in un momento speciale per il nostro paese.

Stiamo commemorando i 90 anni dalla nascita del Che, simbolo del rivoluzionario la cui etica è paradigma dell’uomo che vogliamo formare per garantire il futuro del socialismo in Cuba.

Ci separano pochi giorni dal 65º anniversario dell’assalto alla Caserma Moncada, che il Che definì “ribellione contro l’oligarchia e i dogmi”. La Moncada fu esattamente questo.

Cerchiamo di dotare il paese di una Carta Magna che assicuri la costruzione di un socialismo che sia profondamente democratico, prospero e sostenibile.

In meno di sei mesi staremo celebrando i 60 anni di Trionfo della Rivoluzione (Applausi).

Per il nostro Partito preservare l’unità rivoluzionaria del nostro popolo è sempre al disopra di qualsiasi altra esigenza politica congiunturale.

Promuovere la divisione nella nostra società e in maniera particolare tra le fila rivoluzionarie, è una priorità assoluta di Washington e della sua strategia sovversiva.

Questa strategia ha tra i suoi obbiettivi essenziali quello di debilitare l’autorità del Partito come forza dirigente superiore dello Stato e della società, e distruggere il ruolo unitario che ha svolto sin dalla sua creazione.

Di fronte al piano di divisione degli Stati Uniti, imporremo il nostro piano di unità nazionale, rivoluzionaria e socialista (Applausi).

Abbiamo un impegno con la nostra storia e con quella di cui Bolívar, O’Higgins, Sucre, San Martín, Morazán, Sandino, Betances e Toussaint-Louverture, tra i tanti combattenti per la dignità del continente, sono simboli per preservare l’unità realizzata da Cuba e lavorare senza pause, para contribuire a quello che Nuestra America necessita.

Cuba e il nostro Partito si pongono a disposizione di tutte la lotte per la vera unità sovrana dell’America Latina e dei Caraibi e a favore di qualsiasi causa giusta a beneficio dei nostri popoli.

Sino alla Vittoria Sempre!

Patria o Morte!  Vinceremo


Discurso pronunciado por José Ramón Machado Ventura, Segundo Secretario del Comité Central del Partido Comunista de Cuba, en la clausura del XXIV Encuentro del Foro de Sao Paulo, en La Habana, el 17 de julio del 2018. «Año 60 de la Revolución».

General de Ejército Raúl Castro Ruz, Primer Secretario del Comité Central del Partido Comunista de Cuba;

Compañero Miguel Díaz-Canel Bermúdez, Presidente de los Consejos de Estado y de Ministros;

Compañera Mónica Valente, Secretaria Ejecutiva del Foro de Sao Paulo;

Nicolás Maduro Moros, Evo Morales Ayma y Salvador Sánchez Cerén, presidentes de la hermana República Bolivariana de Venezuela, del Estado Plurinacional de Bolivia y de la República de El Salvador;

Demás invitados de la presidencia;

Compañeras y compañeros:

Complace compartir esta jornada de clausura del XXIV Encuentro del Foro de Sao Paulo, que se ha convertido en un espacio de intercambio para la izquierda de América Latina y el Caribe, América del Norte, Europa, Asia, África y Oceanía.

Alienta a nuestro Partido que ustedes, ilustres amigos, concurran a una Cuba que reivindica que Patria es Humanidad y cuyo noble pueblo ha sabido demostrarlo en sus múltiples misiones internacionalistas.

Cuando el Comandante en Jefe Fidel Castro Ruz habló a los delegados del IV Encuentro del Foro de Sao Paulo, en 1993, parece que lo hizo también para evaluar los acontecimientos que hoy vivimos, para identificar los desafíos que hoy nos retan y para subrayar los valores políticos y éticos desde los cuales salir adelante, pasar a la ofensiva y vencer en las actuales circunstancias.

Es inevitable evocar el contenido de sus ideas. América Latina y el Caribe, sus pueblos y las fuerzas de izquierda que con énfasis y por caminos diferentes buscaban alternativas de cambio a favor de los más humildes, vuelven a vivir una coyuntura política, económica, social y espiritual difícil, con más interrogantes que respuestas, con más obstáculos que oportunidades de corto plazo, con más desafíos que vencer que soluciones fáciles de encontrar.

Todo esto es cierto. Pero visto desde la perspectiva fidelista sobre la política, las actuales adversidades de la correlación de fuerzas son exclusivamente formidables incentivos para acopiar energía moral y organizar mejor a nuestros pueblos; para identificar con serenidad y rigor las debilidades y fallas cometidas; para conocer con precisión las fortalezas y limitaciones del enemigo a vencer, y para lograr, finalmente, que nuestros seguidores se empinen sobre los retos que tienen ante sí, se motiven y decidan vencerlos uno a uno.

Entre 1998 y los días que corren se produjeron en América Latina y el Caribe procesos políticos, experiencias de organización social, luchas reivindicativas que generaron más conciencia social en los sectores del pueblo que antes no tenían voz ni nombre, y se acumularon demandas de cambio que están vigentes.

La que José Martí llamó Nuestra América posee hoy niveles de conciencia política superiores a los de los años sesenta, e incluso respecto a los años en que se efectuó en La Habana el IV Encuentro del Foro de Sao Paulo.

Ello explica por qué el imperialismo y todos sus instrumentos de dominación han fortalecido el accionar contrarrevolucionario global, esta vez mediante el empleo más hábil de las ideas, de la cultura y de todos los recursos orientados a mentir y a desvirtuar la realidad en función de las exigencias de las clases dominantes.

Para Fidel la palabra derrota nunca existió. En su concepción de la vida y de la política revolucionaria, solo existían reveses coyunturales. Tal era su confianza en las ideas justas, en las masas populares y en los pueblos cuando estos las asumen y enarbolan.

Esta perspectiva ética para encarar la realidad política del continente, en opinión de los revolucionarios cubanos, está más vigente que nunca.

Si en 1993 la teoría del fin de la Historia era expresión ideológica de la derecha imperial para convencernos de que el capitalismo era la única opción posible para nuestros pueblos, en estos días esa expresión la representa la tesis del llamado fin del ciclo progresista.

Desde nuestro punto de vista, ni hubo, ni habrá fin de la historia mientras haya capitalismo (Aplausos). Ni hubo, ni habrá fin de ciclo alguno de la libertad, mientras el capitalismo genocida que nos tratan de imponer siga cabalgando encima del desempleo, la pobreza, la inequidad social y la violencia, como instrumentos de dominación de las clases que integran el 1 % de la población, que todo lo tiene en materia de riquezas materiales.

Fidel fue claro en este punto, cuando afirmó que mientras haya una injusticia, hay revolución (Aplausos).

Cuando se produce el IV Encuentro, el Grupo de los 7 y Wall Street se ufanaban de las supuestas bondades del neoliberalismo. La aplicación radical de esta doctrina hizo crisis más rápido de lo que esperaban.

Esta crisis contribuyó, dialécticamente, al surgimiento y desarrollo de importantes movimientos sociales y populares que en estos momentos están en la vanguardia de las luchas contra el neoliberalismo, en defensa de la soberanía nacional y la paz con justicia social en sus países y en la región.

En la actualidad asistimos a una tentativa más agresiva de los principales centros de poder que representan al capital transnacional y, sobre todo, a su sector financiero, orientadoa reinstalar las fórmulas neoliberales.

Ahora el intento restaurador nos llega de la mano de una derecha internacional más agresiva, consciente de que las demandas de ganancia del gran capital se producen en un mundo más competitivo, con otros actores globales fortalecidos y decididos a ocupar los espacios que reivindican como propios, y en circunstancias en que su principal centro de poder, Estados Unidos, está operando de forma peligrosa, unilateral e irresponsable, en virtud de que conoce que su poderío global está en declive.

En este contexto, como en 1993 lo hizo Fidel, desde Cuba retomamos la bandera de la integración latinoamericanista y caribeña, esta vez con el objetivo estratégico de lograr la preservación de la Celac y de los demás proyectos integradores inspirados en valores de soberanía y lucha por la autodeterminación de la región, y como causa unitaria que las fuerzas de izquierda deberíamos colocar en calidad de prioridad entre las prioridades.

Impedir que avancen las políticas neoliberales que están siendo aplicadas con radicalidad creciente, es urgente y fundamental. Será necesario para ello crear conciencia en nuestros pueblos sobre los peligros que entrañan dichas políticas, en particular para los sectores sociales más pobres e, incluso, para la llamada clase media que tanto se opuso a gobiernos que se propusieron redistribuir riquezas de un modo más justo.

El imperialismo, mediante todos sus instrumentos de poder gubernamentales y privados, busca dividirnos. Apela a toda su capacidad de presión para imponer sus intereses mediante acuerdos bilaterales de gobierno.

Estimula la fragmentación de las fuerzas de izquierda más consecuentes y les hace una guerra mediática bien diseñada para descalificarlas ante sus seguidores. Aprovecha con habilidad ciertos errores y los magnifica con el objetivo de estigmatizar todo lo que esté asociado a la izquierda. Militariza la región de diversas formas, combina más hábilmente la fuerza de las armas y manipula la opinión pública en función de sus fines retrógrados.

Es el momento de reaccionar unidos. Así lo recogió el IV Encuentro de 1993 y así lo reafirmamos en esta XXIV edición que hoy concluimos.

La dirección de nuestro Partido ha seguido con interés los análisis realizados.

Nos estimula y compromete el que la izquierda latinoamericana y caribeña mostró estar preparada, aún en medio de delicados desafíos internos y externos, para encontrar caminos de diálogo, para concertar posiciones y para proponerse metas mayores.

Conocimos que se realizaron competentes intervenciones. Apreciamos el modo como fueron tratadas las lógicas diferencias de enfoques sobre asuntos de tipo coyuntural. Percibimos un saludable esfuerzo colectivo para unir fuerzas, inteligencia y acción.

Alienta saber que la estrategia de la derecha por dividirnos, no encontró eco en nuestros intercambios, sino solo rechazo.

Felicitamos la idea de compartir esfuerzos sistemáticos que tributen a la elevación de los niveles de cultura general y de cultura política en particular, por parte de la militancia de izquierda. Es en este campo donde mucho se podría hacer para aproximar el quehacer de los partidos políticos con el de los movimientos sociales y populares, en cuyo seno desde hace años se desarrollan valiosas iniciativas de formación de cuadros.

Hemos estudiado con atención diversos análisis de coyuntura y otros con contenidos más estratégicos, elaborados por importantes movimientos populares de nuestra región. Ellos confirman la necesidad de una relación más intensa y de mutuo beneficio con las fuerzas de izquierda integradas en el Foro de Sao Paulo.

Unamos esfuerzos para propiciar la formación de los nuevos líderes que deberán dirigir las batallas futuras. Unamos las experiencias acumuladas, a fin de que los militantes de izquierda tengan plena conciencia de por dónde pasa el camino de la unidad, sea en los partidos políticos o en los movimientos sociales y populares desde los cuales actúan.

Hemos aprendido en estos años que no basta con políticas sociales de amplio beneficio. Es tan importante como esto sembrar conciencia en los beneficiarios sobre por qué organizarse y para qué organizarse, y sobre qué ideas erigir el proyecto alternativo que proclaman.

Fueron estimulantes los debates sostenidos por los jóvenes. Estos mostraron tener conciencia de que deben unir fuerzas, sumar inteligencia, nuevos conocimientos, y estrechar relaciones con las amplias masas juveniles y estudiantiles que les rodean.

El futuro de la izquierda continental demandará, cada vez más, del protagonismo de los más jóvenes. Desde Cuba confiamos en que así sucederá.

Los intercambios en el Encuentro de Mujeres confirmaron el creciente papel político de estas como decisivos factores de cambio en nuestros países Permitió constatar una promisoria reanimación del movimiento y las organizaciones femeninas de la región, con capacidad de convocatoria en ascenso. Sus demandas han alcanzado un nivel que supera las reivindicaciones específicas a favor de la igualdad de género (Aplausos).

Valoramos como fundamental la iniciativa de desarrollar un Encuentro de Parlamentarios. De todos es conocido que desde Estados Unidos se ha hecho un trabajo intensivo cooptando jueces, fiscales y abogados para colocar las estructuras del poder judicial en cada país al servicio de sus espurios intereses de dominación.

El caso que más claramente lo ilustra aparece ligado a la absurda persecución política contra Lula. Ella no solo pretende vengarse de sus conocidas acciones a favor de los más pobres de este país amigo, sino impedir el derecho soberano de estos para llevarlo de nuevo a la presidencia (Aplausos).

Para el gran capital, los Estados nacionales como existen hoy ya son un obstáculo para el incremento de sus tasas de ganancia. Deben ser, por lo menos, debilitados. A la izquierda, por tanto, le corresponde defenderlos y preservar las cuotas de soberanía que aún poseen.

Nuestros parlamentarios podrán desempeñar un papel activo, y hasta clave, en la lucha por evitar que las transnacionales impongan sus intereses a través de gobiernos y poderes judiciales sumisos.

Resultó una decisión acertada desarrollar sendos talleres sobre cómo la cultura y los medios de comunicación se entrelazan e integran un poderoso arsenal de recursos de la derecha para socavar gobiernos de izquierda, despolitizar a vastos sectores de la población, alejar de la política a los jóvenes y otras metas útiles al plan imperial para dominarnos.

Nuestros enemigos conocen perfectamente que las ideas justas son invencibles. Aprendieron la lección: están operando con todos sus recursos financieros y materiales sobre la subjetividad de nuestros pueblos, pero con planes para enajenar, mentir, desmovilizar, confundir y, en resumen, facilitar márgenes de explotación mayores, y más seguros para el capital.

Estamos obligados a dar más atención a los modestos medios de comunicación que poseemos, y a conceder más peso a la formación cultural y política de nuestros militantes y seguidores. Las batallas por venir tendrán en las ideas y la cultura componentes decisivos. Recordando de nuevo a Martí, opongamos en este terreno plan contra plan.

De manera coherente con la visión expuesta en el Documento Base de este Encuentro, reafirmada de modo preciso en el discurso inaugural, nuestro Partido se atiene al más estricto respeto a las experiencias nacionales de sus compañeros de lucha. Jamás escatimará su solidaridad internacionalista con aquellos que sigan dispuestos a mejorar y a profundizar el camino emprendido en pro del bienestar de sus pueblos, desde el gobierno o desde las luchas populares.

La Venezuela bolivariana y su dirección, encabezada por el presidente Nicolás Maduro Moros, podrá contar con la incondicional solidaridad de nuestro Partido (Aplausos), en su empeño de impedir que Estados Unidos se reapropien de los recursos naturales y la soberanía del país cuyo fundador, Simón Bolívar, fue paladín de la unidad continental que seguimos reivindicando (Aplausos).

Respecto a Nicaragua, la posición cubana también es categórica: en la medida en que Estados Unidos trata de manipular asuntos internos que solo los nicaragüenses deben resolver sin injerencia externa alguna, nuestro Partido ha dado, da y dará toda la solidaridad que demande el Frente Sandinista de Liberación Nacional para posibilitar el retorno de la paz al país (Aplausos y exclamaciones).

La actual administración norteamericana y sus asesores no tienen la menor preocupación por la democracia, ni por los derechos humanos, en ninguno de los países de la región.

Sí están preocupados, en cambio, porque seamos un espacio geopolítico seguro para apoyar el discutible intento de recuperar el poder global relativo de Estados Unidos.

Para la recuperación de tal poder, la Casa Blanca reactiva sus acciones por fragmentar el Caribe y por quebrar los meritorios esfuerzos de Caricom; refuerza su control colonial sobre Puerto Rico, cuya causa independentista es punto de honor para nuestro Partido (Aplausos); militariza la subregión y pone en riesgo la paz en ella.

Compañeras y compañeros:

Este evento, consagrado a debatir los mejores caminos para construir la unidad que necesitamos en América Latina y el Caribe, y para impedir que Estados Unidos haga uso y abuso de la Doctrina Monroe en pleno siglo XXI, lo efectuamos en un momento especial para nuestro país.

Estamos conmemorando los 90 años del natalicio del Che, símbolo del revolucionario cuya ética es paradigma del hombre que pretendemos formar para garantizar el futuro del socialismo en Cuba.

Nos separan pocos días del 65 aniversario del Asalto al Cuartel Moncada, que el Che calificó como rebelión contra las oligarquías y los dogmas. Eso fue exactamente el Moncada.

Trabajamos por dotar al país de una Carta Magna que asegure la construcción de un socialismo que sea profundamente democrático, próspero y sostenible.

En menos de seis meses estaremos celebrando los 60 años del Triunfo de la Revolución (Aplausos).

Para nuestro Partido, preservar la unidad revolucionaria de nuestro pueblo, sigue estando por encima de cualquier otra exigencia política coyuntural.

Constituye una prioridad absoluta de Washington y de su estrategia subversiva contra Cuba, promover la división en nuestra sociedad y, de manera particular, en las filas revolucionarias.

Esta estrategia tiene entre sus objetivos esenciales el debilitar la autoridad del Partido como fuerza dirigente superior del Estado y la sociedad, y erosionar el papel unitario que ha desempeñado desde su creación.

Frente al plan divisionista de Estados Unidos, impondremos nuestro plan de unidad nacional, revolucionaria y socialista (Aplausos).

Tenemos el compromiso con nuestra historia y con la que simbolizan Bolívar, O’Higgins, Sucre, San Martín, Morazán, Sandino, Betances y Toussaint-Louverture, entre tantos luchadores por la dignidad del continente, de preservar la unidad lograda en Cuba y trabajar, sin descanso, para contribuir a la que necesita Nuestra América.

Cuba y nuestro Partido se ponen a disposición de toda lucha por la verdadera unidad soberana de América Latina y el Caribe, y a favor de cualquier causa justa que beneficie a nuestros pueblos.

¡Hasta la Victoria Siempre!

¡Patria o Muerte! ¡Venceremos!

(Aplausos y exclamaciones de «Yo soy Fidel»)

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