Venezuela, Rivoluzione Monetaria per fronteggiare le sanzioni

di Nino Pagliccia – CounterPunch

Il Venezuela è stato sottoposto a molte sfide negli ultimi venti anni da quando Hugo Chavez fu eletto presidente e queste sono continuate dopo la sua morte nel 2013. La ragione principale è che il Venezuela ha preso sul serio il diritto riconosciuto a livello internazionale di essere sovrano e stabilire il proprio modello sociale. La violenza non ha mai fatto parte del modello. Tuttavia, la violenza è stata la reazione di coloro che non vogliono permettere un cambiamento dello status quo nonostante la scelta elettorale della maggioranza democratica del popolo.

Il nuovo modello sociale scelto dal Venezuela è comunemente conosciuto come Rivoluzione Bolivariana. Si tratta di una rivoluzione ancora in costruzione. In effetti, avendo disinnescato la sfrenata violenza della destra, e con Nicolas Maduro come presidente rieletto il 20 maggio scorso, il Venezuela continua a costruire una società inequivocabilmente anti-imperialista e socialista rafforzando la Rivoluzione Bolivariana. Si sta dimostrando un successo sotto il punto di vista sociale e politico mantenendo un ampio sostegno popolare mentre lotta in ambito economico a causa dell’iperinflazione indotta dall’estero, delle sanzioni paralizzanti e del blocco finanziario degli Stati Uniti.

Il 25 luglio scorso, il presidente Maduro ha annunciato una serie di misure economiche che molti si aspettavano in seguito alla creazione della criptovaluta, il Petro, lo scorso marzo. [1] L’annuncio più rilevante è che il 20 agosto il Venezuela metterà in circolazione una nuova valuta, il Bolivar Sovrano (Bolivar Soberano, BsS), che ridurrà di cinque zeri il valore attuale del Bolivar Forte (Bolivar Fuerte, BsF). Il valore referenziale del BsS sarà collegato al Petro, il cui valore è ancorato al prezzo di un barile di petrolio. Per dare sostanza a questa azione, la compagnia petrolifera statale PDVSA – con le maggiori riserve petrolifere del mondo – trasferirà un grande giacimento petrolifero nella Cintura dell’Orinoco, con quasi 30.000 milioni di barili di petrolio, alla Banca Centrale Venezuelana.

Indubbiamente, queste mosse hanno inviato onde d’urto al sistema monetario e finanziario mondiale in quella che potrebbe essere definita una “rivoluzione monetaria” che segnala l’inizio di una possibile tendenza a far cadere il dollaro USA come riferimento e l’espansione dell’uso delle criptovalute. L’Iran ha già fatto intendere che potrebbe seguire una strada simile. Inoltre, la Russia e la Cina stanno già costruendo le loro riserve auree per sostenere la loro valuta e potrebbero accogliere la mossa del Venezuela dal momento che hanno interessi economici con il petrolio venezuelano.

È ancora presto per capire le implicazioni di questa rivoluzione monetaria, anche considerando che non conosciamo i dettagli della conversione monetaria. Conosciamo le sue intenzioni dichiarate, che sono di stabilizzare la valuta, fermare la fuga di capitali, aumentare la produzione e incoraggiare gli investimenti internazionali per la ripresa economica. Sappiamo anche che c’è stata una reazione preventiva lo scorso marzo, quando gli Stati Uniti hanno annunciato sanzioni per vietare ai cittadini e alle imprese statunitensi di effettuare transazioni in Petro. [2]

Ma la difficoltà di prevedere qualsiasi reale impatto sull’economia venezuelana è anche dovuta in larga misura al livello di fiducia dei venezuelani. Maduro ne era perfettamente consapevole quando disse: “Chiedo la vostra fiducia, chiedo il vostro sostegno, al di là di ideologie e posizioni politiche, perché il Venezuela ha bisogno di questo cambiamento”. [1]

Sicuramente, conosciamo le ragioni politiche per cui “il Venezuela ha bisogno di questo cambiamento”. In una frase, gli Stati Uniti stanno usando tutto il loro potere per produrre un altro tipo di cambiamento in Venezuela – un cambio di regime – per avere un controllo imperiale su di esso creando devastazione economica.

Sistema finanziario USA e sanzioni economiche

 

Le minacce militari, come quelle già utilizzate contro il Venezuela con il pretesto della presunta crisi umanitaria, possono essere un forte disincentivo per l’economia, tuttavia, anche con il suo potere militare, l’imperialismo USA non potrebbe sopravvivere o diffondersi senza il sistema finanziario che tiene traccia del globale capitale.

Se il complesso militare industriale, gli eserciti e le istituzioni bancarie possono essere visti come l’hardware della macchina imperiale USA, il sistema finanziario statunitense è il software che gestisce le operazioni quotidiane del commercio, dei competitors e dei governi per assicurare generazione e protezione della ricchezza per l’impero attraverso il monopolio finanziario.

Il controllo di tutte le transazioni finanziarie da parte degli Stati Uniti viene facilitato quando il gold standard è abbandonato dall’amministrazione Nixon e il dollaro diventa il nuovo standard monetario. Ma dobbiamo tenere a mente che il dollaro ha anche un valore psicologico basato sulla fiducia che la gente ripone su di esso. Potremmo dire che è in gran parte una valuta “cripto” cartacea, il cui valore è manipolato dal sistema finanziario statunitense e imposto dal potere militare.

Di fatto, parte del processo di policing sta punendo tutti quelli che si ritiene sfidino qualsiasi aspetto della potenza degli Stati Uniti. Questo avviene quando le sanzioni e il blocco finanziario entrano in scena. Gli Stati Uniti hanno regolarmente utilizzato le sanzioni e il blocco finanziario come strumenti di intervento.

Un recente rapporto intitolato “A chi e perché gli Stati Uniti impongono sanzioni?”, spiega che alcuni dei paesi colpiti da questa strategia perversa affermano: “Al di là della retorica che la giustifica in nome della” democrazia”, le sanzioni sono uno strumento di guerra, progettate per far soffrire il popolo al fine di piegare gli Stati sovrani”. [3]

Lo stesso rapporto afferma inoltre: “In America Latina, durante il dopoguerra, le sanzioni economiche sono state uno strumento di intervento e di interferenza, utilizzate per ‘punire’, estorcere e destabilizzare i governi che hanno rappresentato una sorta di ostacolo all’espansione degli interessi statunitensi”. [3]

A coloro che credono questa sia un’esagerazione, ricordiamo loro la reazione dell’ex Segretario di Stato USA Madeleine Albright alla morte di 500.000 bambini iracheni come risultato delle sanzioni: “Pensiamo che ne valga la pena”. E parafrasando lo scrittore canadese Stephen Gowans, “le sanzioni in generale hanno ucciso più persone delle bombe nucleari usate dagli Stati Uniti”. [4]

Un altro rapporto, redatto dal Ministro degli Esteri della Repubblica Bolivariana del Venezuela, intitolato “Sanzioni e blocco: l’aggressione alla Repubblica Bolivariana del Venezuela” si riferisce più specificamente al paese sudamericano. Il rapporto presenta “argomenti e fatti che dimostrano l’esistenza – dal 2014 – di una politica ostile e aggressiva intrapresa dagli Stati Uniti del Nord America nei confronti del Venezuela. Questa politica è espressa con particolare intensità nell’adozione di misure unilaterali e coercitive (sanzioni) volte a compromettere la stabilità economica e politica della democrazia venezuelana, in un quadro che mira a ottenere il rovesciamento del governo costituzionale”. [5]

Osservazioni conclusive

 

Mentre questo articolo viene redatto, vi è stato un fallito attentato alla vita del presidente Nicolas Maduro compiuto il 4 di agosto in occasione di un discorso per l’anniversario di fondazione della Guardia Nazionale Bolivariana. Le informazioni ufficiali preliminari riportano che le forze di sicurezza hanno immediatamente iniziato le indagini e che molti degli autori materiali dell’attacco sono stati catturati insieme a una parte delle prove dell’attacco. L’efficace inchiesta iniziale ha chiarito efficacemente che si tratta di una cospirazione contro la vita del Presidente attraverso un atto qualificato come terrorismo.

Il Governo del Venezuela è convinto che questo attacco abbia disperatamente cercato di fermare l’attuazione delle nuove misure per la ripresa economica annunciate dall’amministrazione Maduro e che saranno lanciate il 20 agosto. Queste misure sono pensate per rendere efficaci risposte alla crisi del paese. Per portare stabilità, prosperità a tutti i cittadini e, auspicabilmente, pace.

Il governo Maduro sta facendo il possibile per affrontare la crisi economica indotta dall’estero annunciando quella che può essere definita una “rivoluzione monetaria” con una nuova moneta legata a una criptovaluta ancorata al prezzo del petrolio, preservando al tempo stesso la sua rivoluzione in corso, la rivoluzione Socialista Bolivariana.

Non sappiamo quale sarà l’impatto finale sull’economia perché ci sono troppi fattori coinvolti. Alcuni osservatori sono scettici su un impatto positivo e invitano persino il governo ad attuare altre misure economiche che potrebbero includere un compromesso sui suoi principi socialisti. Altri considerano ogni compromesso un approccio miope – indipendentemente dalle intenzioni a breve termine – che giocherà nell’interesse degli Stati Uniti.

Non dovremmo dubitare per un solo momento che qualsiasi tentativo di liberalizzare l’economia venezuelana sotto la bandiera della Rivoluzione Bolivariana non sarà consentito, così come a molte politiche liberali non è permesso avere successo in Nicaragua sotto la bandiera del Sandinismo. Gli Stati Uniti non rinunceranno mai all’obiettivo del cambio di regime. Il blocco quasi di 60 anni di Cuba è un altro esempio in merito, nonostante la recente cauta introduzione di elementi di “economia di mercato” nel paese.

I venezuelani disillusi e la comunità internazionale di esperti, analisti, osservatori e attivisti – anzi tutti quelli che hanno a cuore un Venezuela sovrano e una comunità mondiale più giusta – dovrebbero rifiutare le reali intenzioni degli Stati Uniti, e chiamare a gran voce le altre nazioni a una più radicale ribellione degli oppressi. Il rapido successo di questa ribellione risiede nella forza dell’unità e della solidarietà.

Conosciamo l’impatto devastante delle sanzioni economiche sulla popolazione e porre fine alla sofferenza umana deve essere al centro della nostra attenzione.

È incoraggiante vedere che una nuova campagna sta prendendo forma “per porre fine alle sanzioni statunitensi e canadesi contro il Venezuela”. [6] Una sottoscrizione iniziale alla campagna raccolse dozzine di firme dagli Stati Uniti e dal Canada.

Questo è esattamente ciò di cui il Venezuela ha bisogno dalla comunità internazionale.

[1] https://venezuelanalysis.com/news/13967

[2] https://venezuelanalysis.com/News/13723

[3] Download full report from https://chicagoalbasolidarity.files.wordpress.com/2018/07/venezuela-reporte-5julio_ingles.pdf

[4] http://peoplesvoice.ca/2018/06/25/peoples-voice-25th-anniversary-food-for-the-body-and-food-for-thought/

[5] Download full report from https://chicagoalbasolidarity.files.wordpress.com/2018/06/doc_sanctions_ver_-7_jun_-ingles.pdf

[6] https://afgj.org/campaign-to-end-us-and-canada-sanctions-against-venezuela

(Traduzione dall’inglese per l’AntiDiplomatico di Fabrizio Verde)

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.