Julio Borges: dalla cospirazione al fallito omicidio (di Maduro)

Janet Queffelec http://www.avn.info.ve

Il mandato di cattura contro Julio Andrés Borges Juyent rappresenta l’ultimo capitolo di questo dirigente della destra che ha chiesto, direttamente, un intervento militare ed un blocco economico e finanziario contro il popolo venezuelano.

Mercoledì 8 agosto, la Camera Plenaria della Corte Suprema di Giustizia (TSJ) ha acconsentito alla cattura di Borges per i crimini di istigazione pubblica continuata, tradimento della patria.

Coordinatore del partito d’estrema destra Primero Justicia ed ex deputato dell’Assemblea Nazionale, organo in ribellione giuridica dal 2016, Borges ha rappresentato gli interessi dei gruppi economici e settori politici dell’opposizione che hanno cercato di rovesciare il Presidente della Repubblica, Nicolas Maduro, e far crollare la Rivoluzione Bolivariana, fino al punto di essere uno dei pianificatori del tentativo di assassinio contro il capo di Stato durante la celebrazione del 81esimo anniversario della Guardia Nazionale Bolivariana (GNB) il 4 agosto a nell’Avenida Bolivar a Caracas.

Per quest’ultima circostanza, la Camera Plenaria ha deciso che, poiché trattarsi di flagranza non merita l’ antegiudizio di merito e l’Assemblea Nazionale Costituente (ANC) ha proceduto alla revocazione della sua immunità parlamentare.

Dalla Colombia, ha attivamente partecipato alla progettazione dell’attentato contro il Presidente Maduro, secondo quanto si apprende dalla confessione fatta alle forze di sicurezza dal sergente in pensione della GNB, Juan Carlos Monasterios Vanegas, dopo la sua cattura.

Nel video che il Presidente Maduro ha mostrato in trasmissione congiunta di radio e televisione, Monasteri Vanegas ha narrato che Borges ha facilitato la sua entrata in Colombia, dove avrebbe cercato i due droni che sarebbero stati caricati con potenti esplosivi per attentare alla vita del dirigente nazionale.

In Colombia, Borges ha ricevuto il sostegno dell’ex presidente Juan Manuel Santos e del presidente Iván Duque che hanno puntato sul rovesciamento del Governo bolivariano. Addirittura ha manifestato all’agenzia di stampa AFP di “sentirsi sicuro” nel paese vicino, dopo che il TSJ ha ordinato il suo arresto.

Nell’aprile di quest’anno, l’allora vice presidente esecutivo, Tarek El Aissami, ha denunciato che Borges era uno dei principali promotori delle “mafie” colombiane dedite al contrabbando della sottrazione del bolivar, sotto l’egida di Santos.

Nello stesso mese, il ministro per la Comunicazione ed Informazione, Jorge Rodriguez, ha rivelato che il dirigente del partito di destra Primero Justicia spendeva 50000 $ al mese nel tour internazionale che ha avuto inizio nel settembre 2017 per promuovere l’intervento militare ed il blocco economico e finanziario contro il Venezuela. L’origine di questi fondi non è stata ancora rivelata.

Un tour internazionale contro il popolo venezuelano

 

Negli ultimi 10 mesi, Borges ha partecipato attivamente ad un tour internazionale per ottenere un intervento contro il Venezuela. Durante il periplo ha incontrato governanti di taglio conservatore, come l’ex presidente peruviano Pedro Pablo Kuczynski; ed i presidenti: Mauricio Macri (Argentina) Sebastián Piñera (Cile), Emmanuel Macrom (Francia) ed il presidente uscente del Messico, Enrique Peña Nieto.

Va ricordato che il tentativo del segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), Luis Almagro, d’applicare, in modo arbitrario, la Carta Democratica Interamericana contro il Venezuela ha avuto come sostegno un rapporto consegnato dal dirigente oppositore il 1 aprile 2017.

Le azioni di Borges sono state finalizzate a screditare il sistema elettorale e la democrazia venezuelana. Ecco perché nel maggio di quest’anno ha incontrato il vice presidente USA, Mike Pence, dove ha squalificato le elezioni presidenziali del 20 maggio.

Le sue parole hanno trovato un’eco in Pence, che in seguito, in un discorso davanti al Consiglio Permanente dell’OSA, avrebbe richiesto la sospensione delle elezioni, nonché la restrizione dei visti alle autorità venezuelane e la petizione ai paesi membri dell’organismo che esigessero al presidente Maduro che rendesse conto per una presunta “distruzione della democrazia venezuelana”.

Agente di destabilizzazione

 

Il suo intervento in piani destabilizzatori risale al colpo di stato dell’11 aprile 2002, che sarebbe durato meno di 48 ore, contro il presidente costituzionale Hugo Chávez.

All’inizio del 2015, Borges è stato coinvolto in un altro tentativo di colpo di stato contro il presidente costituzionale, Nicolás Maduro, noto come “Golpe Blu”, in cui hanno cospirato alcuni ufficiali e sottufficiali dell’aviazione venezuelana.

Nel 2017 aderisce attivamente all’agenda violenta sponsorizzata dall’opposizione, tra aprile e luglio, per propiziare la destabilizzazione, la guerra psicologica e l’esecuzione di crimini contro l’umanità.

L’obiettivo era “dare energia alla strada”, come ha detto lo stesso Borges, attraverso un’agenda che si è tradotta nella distruzione di infrastrutture pubbliche e private, l’attacco alle forze di sicurezza statali, il finanziamento di gruppi di shock e la generazione di una matrice negativa che riflettesse la presunta “mattanza” di giovani e la “repressione” di pacifici manifestanti per giustificare un intervento straniero.

Questo scenario di violenza ha risposto ad un “ordine emesso dal Dipartimento di Stato” USA, come denunciato dal presidente Maduro, lasciando al suo passaggio un bilancio di 121 morti e sostanziali perdite materiali.

A settembre dello scorso anno, integra la delegazione dell’opposizione che insieme al Governo avvia un processo di dialogo nella Repubblica Dominicana.

Dopo diversi mesi di discussioni, si redige l’Accordo di Convivenza Democratica per il Venezuela, ma nel febbraio 2018 l’opposizione si rifiuta di firmarlo, dopo che Borges ha ricevuto una chiamata da Bogotà, Colombia, dal presidente Juan Manuel Santos, che seguiva istruzioni del governo USA per impedire un consenso a favore della pace e della democrazia.

Scandali finanziari

 

I suoi inizi nella vita politica sono stati macchiati da scandali. In sessione ordinaria dell’Assemblea Nazionale, del 20 gennaio 2011, il deputato Diosdado Cabello ha mostrato al paese come è avvenuto l’irregolare finanziamento di Petroleos de Venezuela (PDVSA) all’allora associazione civile Primero Justicia, di cui Borges è stato co-fondatore. Cabello ha presentato una fotocopia di un assegno di 60 milioni di bolivares emesso dall’allora gerente degli Affari Pubblici della Divisione Servizi Petrolio e Gas, Antonieta Mendoza de López, madre del dirigente di destra Leopoldo Lopez.

Borges si evidenzia come proprietario di una società registrata il 6 agosto 2012, a Panama, secondo il portale Telesur.

Mentre sulla pagina digitale La Tabla si segnala che ha acquisito un lussuoso appartamento di 400 metri quadrati nella contea di Miami-Dade, attraverso il fratello maggiore.


Julio Borges: De la conspiración al intento frustrado de magnicidio

Por: Janet Queffelec

La orden de detención contra Julio Andrés Borges Juyent representa el último capítulo de este dirigente de la derecha que frontalmente ha pedido una intervención militar y un bloqueo económico y financiero contra el pueblo venezolano.

El miércoles 8 de agosto, la Sala Plena del Tribunal Supremo de Justicia (TSJ) acordó la captura de Borges por los delitos de instigación pública continuada, traición a la patria.

Coordinador del partido de ultra derecha Primero Justicia y ex diputado por la Asamblea Nacional, órgano en desacato judicial desde 2016, Borges ha representado los intereses de grupos económicos y sectores políticos de la oposición que han buscado derrocar al presidente de la República, Nicolás Maduro, y dar al traste con la Revolución Bolivariana, al punto de ser uno de los planificadores del intento de magnicidio contra al jefe de Estado, durante el acto de celebración del 81 aniversario de la Guardia Nacional Bolivariana (GNB) el pasado 4 de agosto en la avenida Bolívar de Caracas.

Por este último hecho, la Sala Plena decidió que por tratarse en flagrancia no procede el antejuicio de mérito y la Asamblea Nacional Constituyente (ANC) procedió al allanamiento de su inmunidad parlamentaria.

Desde Colombia participó activamente en el diseño del atentado contra el Presidente Maduro, según se desprende de la confesión que hizo ante los cuerpos de seguridad el sargento retirado de la GNB, Juan Carlos Monasterios Vanegas, tras su captura.

En el video que mostró el Presidente Maduro por transmisión conjunta de radio y televisión, Monasterios Vanegas narró que Borges facilitó su ingreso a Colombia donde buscaría los dos drones que serían cargados con potentes explosivos para atentar contra la vida del mandatario nacional.

En Colombia, Borges ha recibido el respaldo del expresidente Juan Manuel Santos y del mandatario Iván Duque que han apostado por el derrocamiento del Gobierno Bolivariano. Incluso, ha manisfestado ante la agencia de noticias AFP que se “siente seguro” en el vecino país, luego que el TSJ ordena su detención.

En abril de este año, el entonces vicepresidente ejecutivo, Tareck El Aissami, denunció que Borges era uno de los principales promotores de las “mafias” colombianas dedicadas al contrabando de extracción del bolívar, bajo el amparo de Santos.

En ese mismo mes, el ministro para la Comunicación e Información, Jorge Rodríguez, reveló que el dirigente del partido de derecha Primero Justicia gastaba 50.000 dólares mensuales en la gira internacional que inició en septiembre de 2017 para propiciar una intervención militar y el bloque económico y financiero contra Venezuela. El origen de estos fondos aún no se ha develado.

Una gira internacional contra el pueblo venezolano

En los últimos 10 meses, Borges ha participado activamente en una gira internacional para lograr una intervención contra Venezuela. En el periplo se reunió con gobernantes de corte conservador, como el expresidente peruano, Pedro Pablo Kuczynski; y con los presidentes: Mauricio Macri (Argentina) Sebastián Piñera (Chile), Emmanuel Macrom (Francia) y el saliente mandatario de México, Enrique Peña Nieto.

Hay que mencionar que el intento del secretario general de la Organización de Estados Americanos (OEA), Luis Almagro, por aplicar de forma arbitraria la Carta Democrática Interamericana contra Venezuela, tuvo como sustento un informe consignado por el dirigente opositor el 1 de abril de 2017.

Las acciones de Borges se han encaminado a desprestigiar el sistema electoral y la democracia venezolana. Es por ello que en el mes de mayo de este año se reunió con el vicepresidente de Estados Unidos, Mike Pence, donde descalificó las elecciones presidenciales del 20 de mayo.

Sus palabras encontraron eco en Pence, quien posteriormente, en un discurso ante el Consejo Permanente de la Organización de la OEA, solicitaría la suspensión de los comicios, así como la restricción de visas a las autoridades venezolanas y la petición a los países miembros del organismo que exigieran al Presidente Maduro que rindiera cuentas por supuestamente “destruir la democracia venezolana”.

Agente de desestabilización

Su intervención en planes desestabilizadores se remontan al golpe de Estado del 11 de abril de 2002 que duraría menos de 48 horas contra el presidente constitucional Hugo Chávez.

A comienzos de 2015, Borges resultó involucrado en otro intento de golpe de Estado contra el presidente constitucional, Nicolás Maduro, conocido como “Golpe azul”, en el que conspiraban algunos oficiales y suboficiales de la Aviación Venezolana.

En 2017 se suma activamente a la agenda violenta auspiciada por la oposición, entre los meses de abril y julio, para propiciar la desestabilización, la guerra psicológica y la ejecución de crímenes de lesa humanidad.

El objetivo era “darle energía a la calle”, como dijo el propio Borges, a través de una agenda que se tradujo en destrucción de la infraestructura pública y privada, el ataque a los cuerpos de seguridad del Estado, el financiamiento de grupos de choque y la generación de una matriz negativa que reflejara la supuesta “matanza” de jóvenes y “represión” de manifestantes pacíficos para justificar una intervención extranjera.

Este escenario de violencia respondió a una “orden dictada por el Departamento de Estado” de los Estados Unidos, como denunció el Presidente Maduro, dejando a su paso un saldo de 121 fallecidos y cuantiosas pérdidas materiales.

En septiembre del año pasado, integra la delegación de la oposición que junto al Gobierno inicia un proceso de diálogo en República Dominicana.

Después de varios meses de discusiones, se redacta el Acuerdo de Convivencia Democrática por Venezuela pero en febrero de 2018 la oposición se niega a suscribirlo, luego que Borges recibiera una llamada desde Bogotá, Colombia, del presidente Juan Manuel Santos, quien seguía instrucciones del gobierno de Estados Unidos para impedir un consenso a favor de la paz y la democracia.

Escándalos financieros

Sus inicios en la vida política han estado salpicados de escándalos. En sesión ordinaria de la Asamblea Nacional del 20 de enero de 2011, el diputado Diosdado Cabello mostró al país como fue el financiamiento irregular por parte Petróleos de Venezuela (Pdvsa) a la entonces asociación civil Primero Justicia, entre los que se encontraba Borges como cofundador. Cabello presentó la fotocopia de un cheque por 60 millones de bolívares emitido por la entonces gerente de Asuntos Públicos de la División Servicios de Petróleo y Gas, Antonieta Mendoza de López, madre del dirigente de derecha Leopoldo López.

Borges destaca como propietario de una empresa registrada el día 6 de agosto de 2012 en Panamá, según el portal Telesur.

Mientras que en la página digital La Tabla se señala que adquirió un lujoso apartamento de 400 metros cuadrados en el condado de Miami-Dade, a través de su hermano mayor.

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.