Asse maledetto contro il Venezuela

Bogotá-Miami-Caracas: circuito terroristico contro la Rivoluzione bolivariana…

Lídice Valenzuela http://www.cubahora.cu

 

Le inconfutabili prove presentate dal governo venezuelano collocano le città di Caracas, Bogotà e Miami come centri operativi del recente tentativo di assassinio contro il Presidente Nicolas Maduro e rivelano piani di installazione di un governo di transizione appoggiato dagli USA.

A mano a mano che le indagini avanzano, le autorità del paese sudamericano mostrano le prove sugli autori ed esecutori del fallito attentato contro Maduro, lo scorso giorno 4, durante la celebrazione dell’81esimo anniversario della Guardia Nazionale Bolivariana (GNB) in Avenida Bolivar a Caracas.

Per cercare di assassinare il presidente ed importanti capi della dirigenza civico-militare nazionale sono stati impiegati droni carichi di esplosivo C-4 e gestiti, a distanza, da Miami. Uno è esploso a pochi metri dal palco presidenziale e l’altro in un edificio vicino, dopo essere stato deviato dagli inibitori di segnali attivati ​​dai militari venezuelani.

L’interesse dei terroristi, che avrebbero ricevuto, ognuno, 50000$, era disarticolare la direzione rivoluzionaria, poiché con Maduro sarebbero caduti, tra gli altri, il capo delle Forze Armate Nazionali Bolivariana (FANB), generale Vladimir Padrino, i suoi ufficiali, ministri ed altre figure politiche di alto livello.

Come si supponeva, la criminale azione è taciuta dalle grandi catene che dirigono la maggior parte dei media a livello mondiale, che a volte si riferiscono al tema come un “montaggio” politico.

Sette militari sono risultati feriti dall’esplosione prossima alla palco.

Questo lunedì (ieri ndt), le forze rivoluzionarie si mobiliteranno a sostegno del governo rivoluzionario e del suo presidente, con lo slogan “La Patria chiama la strada”.

La marcia convocata dal partito di governo, Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV), prenderà la Gran Caracas dalla sua uscita dal Muro di Petare, nello stato di Miranda, che diventerà, ci si aspetta, un altro degli atti di massa di riaffermazione rivoluzionaria fatti negli ultimi giorni.

RISULTATI IN ORE

 

In un discorso, quasi immediato, al popolo, l’illeso presidente ha parlato da Palazzo di Miraflores. Già in quel momento possedeva informazioni sulla presunta complicità nei fatti dell’ex presidente della Colombia Juan Manuel Santos e degli oppositori venezuelani residenti in Colombia e nella città USA di Miami.

Santos si evidenziò, fino alla consegna del mandato questo mese, come capofila del Gruppo di Lima, formazione di regimi di destra che fallirono, più volte, nelle loro infondate accuse contro il Venezuela nell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) -già il Venezuela ha richiesto l’uscita per propria volontà-, la facciata USA per le sue manovre interventiste.

Da Miami sono arrivati ​​i segnali di un presunto testimone dei preparativi. I dettagli sono giunti ​​dal giornalista peruviano di destra Jaime Bayly, conduttore di un programma televisivo. Questo individuo ha assistito, ha detto davanti alle telecamere, “ad una riunione in cui si pianificò la morte del presidente” a Miami.

“Sabato uccideremo Maduro” gli ha detto uno dei partecipanti, a cui Bayly ha risposto: “Fatelo”, ha espresso nella sua puntata di lunedì, 6, circa 48 ore dopo l’evento, dopo aver confessato che si era anche offerto di acquistare, ai mercenari, un terzo drone per garantire l’azione.

Questo peruviano, di aspetto strano, residente negli USA ha assicurato che “ci saranno più attacchi contro Maduro, poiché i miei amici sono gente abbastanza competente (…) ne arriveranno altri”; ed ha specificato che il governo di Donald Trump “sostiene i gruppi ribelli in Venezuela con assistenza logistica e tecnologica”.

Le dichiarazioni di Bayly verificano le informazioni raccolte dai servizi di intelligence della nazione sudamericana: che negli USA c’è una cospirazione latente; l’amministrazione Trump finanzia gli esecutori di azioni violente in Venezuela; e giornalisti conservatori conoscono i piani cospirativi e partecipano ad essi.

Questo portavoce controrivoluzionario, in cerca di un più vasto pubblico, ha trasmesso, il giorno 9, altre notizie sul complotto nel quale -ha assicurato- hanno partecipato gente di Miami e della Colombia, oltre che nazionali. Mentre, a Caracas, c’era un assoluto controllo sui movimenti delle persone coinvolte, alcune arrestate ore dopo il fallito omicidio.

Bayly ha verificato identità già note: gli ex deputadi venezuelani Juan Requesens, detenuto a Caracas, e Julio Andres Borges, esiliato in Colombia, hanno partecipato all’attentato ordinato da Santos e finanziato, ha precisato, da imprenditori venezuelani residenti a Miami.

Borges, ha confessato Requesens, del partito Primero Justicia e residente a Caracas, gli ha chiesto di mettersi in comunicazione con il funzionario colombiano Mauricio Jimenez, al fine di agevolare il coordinatore dell’operazione terroristica, Juan Carlos Monasterio (alias Bons) -arrestato 72 ore dopo l’azione violenta-, il passaggio attraverso il confine in direzione Colombia per ritornare, più tardi, con i droni disarmati. Nel primo trimestre di quest’anno Monasterio ha addestrato, in Colombia, un gruppo di giovani oppositori venezuelani, cosa che ha anche fatto nel 2017.

L’ex-deputato Borges si incontrò, a Bogotá, con Santos ed, in seguito, contattò Mauricio Jimenez, responsabile del movimento tra le frontiere dei cospiratori.

Ad una settimana dagli eventi, Maduro ha rivelato che i politici di casa pensavano di installare un governo di transizione, se l’assassinio fosse andato a buon fine -secondo le indagini in corso-; che sarebbe progressivamente stato accettato dal Gruppo di Lima e dal governo USA. Finora ci sono 23 identificati nell’azione violenta, di cui 10 prigionieri e 13 con mandato di arresto.

Durante un incontro con 700 generali ed ammiragli della FANB, dei promossi dal 1986 al 1993, Maduro ha detto che “non è parte della cultura politica venezuelana la violenza terrorista, l’attentato personale né l’assassinio”, ha informato l’agenzia locale di notizie AVN.

Anche nella recente conferenza stampa, il Vice Presidente della Comunicazione, Cultura e Turismo, Jorge Rodriguez, ha mostrato un video in cui appare Requesens accusando Borges di essere l’autore intellettuale del fallito omicidio.

L’ex deputato fu arrestato, lo scorso 7 agosto, dopo essere stato segnalato come cospiratore da Monasterio, arrestato in flagranza a Caracas.

Rodríguez, vicepresidente settoriale della Comunicazione, ha dichiarato: “E’ chiaramente stabilita la responsabilità dell’ex governo della Colombia”.

Il vicepresidente ha invitato Washington a dimostrare la sua innocenza ed a respingere in maniera schiacciante gli atti terroristici come lo ha fatto -ha detto- di fronte agli eventi di questo tipo che sono avvenuti in Europa o nel loro stesso territorio.

Il governo venezuelano ha qualificato come deplorevole il comunicato dell’Unione Europea che protegge i terroristi ed ha chiesto alle autorità del Perù di consegnare i criminali che si sono recati in quel paese dopo il fallimento del piano dell’opposizione.


Eje maldito contra Venezuela

Bogotá-Miami-Caracas: circuito terrorista contra la Revolución Bolivariana…

Lídice Valenzuela

Las pruebas irrefutables presentadas por el gobierno venezolano sitúan a las ciudades de Caracas, Bogotá y Miami como centros operacionales del reciente intento de magnicidio contra el presidente Nicolás Maduro y revelan planes de instalación de un régimen de transición apoyado por Estados Unidos (EE. UU).

Según avanzan las investigaciones, las autoridades del país suramericano muestran evidencias sobre los autores y ejecutores del fallido atentado contra Maduro el pasado día 4, durante la celebración del 81 aniversario de la Guardia Nacional Bolivariana (GMB) en la Avenida Bolívar de Caracas.

Para tratar de asesinar al mandatario y a importantes jefes de la dirección cívico-militar nacional, fueron empleados drones cargados de explosivos C-4 y manejados por control remoto desde Miami. Uno explotó a pocos metros de la tarima presidencial y el otro en un edificio cercano, tras ser desviados por inhibidores de señales activados por militares venezolanos.

El interés de los terroristas, que recibirían cada uno 50 000 dólares, era desarticular la dirección revolucionaria, pues con Maduro caerían, entre otros, el jefe de la Fuerza Armada Nacional Bolivariana (FANB), general Vladimir Padrino, sus oficiales, ministros y otras figuras políticas de alto nivel.

Como se suponía, la criminal acción resulta silenciada por las grandes cadenas que dirigen la mayoría de los medios de comunicación a nivel mundial, las cuales en ocasiones se refieren al tema como un “montaje” político.

Siete militares resultaron heridos por la explosión próxima a la tarima.

Este lunes, las fuerzas revolucionarias se movilizarán en apoyo al gobierno revolucionario y su presidente, bajo el lema “La Patria llama a la calle”.

La marcha convocada por el oficialista Partido Socialista Unido de Venezuela (PSUV) tomará la Gran Caracas a partir de su salida desde el Muro de Petare, en el Estado de Miranda, el que devendrá, se espera, otro de los masivos actos de reafirmación revolucionaria efectuados en los últimos días.

RESULTADOS EN HORAS

En una casi inmediata alocución al pueblo, el ileso presidente habló desde el Palacio de Miraflores. Ya en ese momento poseía información sobre la presunta complicidad en los hechos del expresidente de Colombia Juan Manuel Santos y opositores venezolanos residentes en Colombia y en la ciudad estadounidense de Miami.

Santos sobresalió, hasta su entrega de mandato este mes, como líder del llamado Grupo de Lima, formación de regímenes de derecha que fracasaron varias veces en sus acusaciones sin fundamento contra Venezuela en la Organización de Estados Americanos (OEA) —ya ese país solicitó su salida por voluntad propia—, la fachada de EE.UU. para sus maniobras intervencionistas.

Desde Miami llegaron señales de un presunto testigo de los preparativos. Los pormenores procedieron del derechista periodista peruano Jaime Bayly, conductor de un programa televisivo. Este individuo asistió, dijo ante las cámaras, “a una reunión en la que se planificó la muerte del presidente” en Miami.

El sábado vamos a matar a Maduro”, le aseguró un participante, a lo que Bayly respondió: “Hágale”, expresó en su emisión del lunes 6, unas 48 horas después del suceso, tras confesar que incluso se ofreció a comprarles a los mercenarios un tercer dron para garantizar la acción.

Este peruano de extraña apariencia radicado en EE. UU. aseguró que “habrá más ataques contra Maduro, pues mis amigos son gente bastante competente (…) van a venir más”; y especificó que el gobierno de Donald Trump “apoya a los grupos rebeldes en Venezuela con ayuda logística y tecnológica”.

Las declaraciones de Bayly verifican la información recopilada por los servicios de inteligencia de la nación suramericana: que en EE. UU. existe una conspiración latente; la administración de Trump financia a los ejecutores de acciones violentas en Venezuela; y periodistas conservadores conocen los planes conspirativos y participan en ellos.

Ese vocero contrarrevolucionario, en busca de mayor audiencia, transmitió el día 9 otras novedades sobre el complot en el que participaron —aseguró— gente de Miami y de Colombia, además de nacionales. Mientras, en Caracas, existía dominio absoluto sobre los movimientos de los involucrados, algunos detenidos horas después del fallido magnicidio.

Bayly verificó identidades ya conocidas: los exdiputados venezolanos Juan Requesens, detenido en Caracas, y Julio Andrés Borges, asilado en Colombia, participaron en el atentado ordenado por Santos y financiado, precisó, por empresarios venezolanos residentes en Miami.

Borges, según confesó Requesens, del partido Primero Justicia y residente en Caracas, le solicitó se comunicara con el funcionario colombiano Mauricio Jiménez, a fin de facilitarle al coordinador de la operación terrorista, Juan Carlos Monasterio (alias Bons) —arrestado 72 horas después de la violenta acción—, el paso por la frontera hacia Colombia para retornar después con los drones desarmados. En el primer trimestre de este año, Monasterio entrenó en Colombia a un grupo de jóvenes opositores venezolanos, lo que también hizo en 2017.

El exdiputado Borges se reunió en Bogotá con Santos, y después contactó con Mauricio Jiménez, encargado del movimiento entre fronteras de los complotados.

A una semana de los acontecimientos, Maduro reveló que políticos del patio pensaban instalar un gobierno de transición si el magnicidio prosperaba —de acuerdo con las investigaciones en curso—; el que progresivamente sería aceptado por el Grupo de Lima y el gobierno estadounidense. Hasta el momento hay 23 identificados en la violenta acción, de ellos 10 presos y 13 con órdenes de captura.

Durante un encuentro con 700 generales y almirantes de la FANB de las promociones de 1986 a 1993, Maduro opinó que “no es parte de la cultura política venezolana la violencia terrorista, el atentado personal, ni el magnicidio”, informó la agencia local de noticias AVN.

También en reciente conferencia de prensa, el vicepresidente de Comunicación, Cultura y Turismo, Jorge Rodríguez, mostró un video en el que aparece Requesens acusando a Borges de ser el autor intelectual del abortado asesinato.

El exdiputado fue detenido el pasado día 7 tras ser señalado como conspirador por Monasterio, detenido en flagrancia en Caracas.

Rodríguez, vicepresidente sectorial de Comunicación, afirmó: “Está claramente establecida la responsabilidad del extinto gobierno de Colombia”.

El vicepresidente invitó a Washington a que demuestre su inocencia y a que rechace de manera contundente los actos terroristas como lo hizo —precisó— ante los sucesos de este tipo suscitados en Europa o en su propio territorio.

El gobierno venezolano calificó de deplorable el comunicado de la Unión Europea que protege a los terroristas y solicitó a las autoridades de Perú a entregar a los criminales que viajaron a ese país luego del fracaso del plan opositor.

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