Drone

Luis Britto García – https://nostramerica.wordpress.com

1

In un paese colonizzato dell’Africa, un possidente mostra come si mantiene la disciplina e dirige con il telecomando una “Vespa”, piccolo elicottero che si schianta contro un bracciante ed esplode.

2

Nella guerra contro gli insorti le pallottole contengono una telecamera che registra la traiettoria del proiettile dal cuore dell’arma fino alla fronte della madre che cade abbattuta.

3

In una base aerea degli Stati Uniti gli adolescenti che la visitano confondono una consolle con un videogioco e dirigono i droni in volo contro la base stessa che esplode in mille pezzi.

4

Un tenente colonnello in un cubicolo di Las Vegas riceve l’ordine di ripetere l’attacco contro una casa nello Yemen, già demolita da un drone, con lo scopo di farla finita con uomini e donne accorsi a soccorrere morti e feriti. “Ma questo lo fanno i terroristi!”, obbietta. Un microfono ripete l’ordine di ripetere l’attacco. Più tardi, ordina di ripeterlo contro i familiari addolorati che arrivano per il funerale.

5

Il Presidente degli Stati Uniti inizia la riunione della kill list, la lista degli omicidi selettivi, o meglio del sicariato telediretto di uomini, donne e bambini, per cui firma l’autorizzazione ogni settimana contro paesi con i quali non è in guerra. Mentre sceglie dal raffinato menù, una telefonata lo interrompe per comunicargli che ha vinto il Premio Nobel per la Pace.

6

Il tecnico che dirige il drone quasi sviene vedendo che sullo schermo compare la scritta di “Contatto perso”. Si rianima ricordando che quando perde il contatto il drone ritorna automaticamente; impallidisce quando ricorda che l’aggeggio ritorna con il suo carico intatto, che la perdita di contatto impedisce di annullare l’ordine di sparo.

7

Gli assassini col telecomando festeggiano il nuovo modo di assassinare senza paura e senza rischi. Da bravi ignoranti, ignorano quello che qualunque aeromodellista sa: le frequenze di un apparecchio teleguidato possono essere interferite volontariamente o per caso, in modo che i droni diretti contro un Presidente subiscano una deviazione e scoppino prima di raggiungere l’obbiettivo.

8

Il Presidente dell’Impero aveva precedentemente affermato, a proposito del capo di stato minacciato, che bisognava buttarlo giù dal potere. L’oppositrice Maria Corina Machado aveva dichiarato alla televisione: “qui non siamo così ingenui da pensare che Maduro se ne andrà via con le buone, che diamine! Andrà via con la forza, e la forza è la forza”. Il presidente Santos profetizzava l’11 maggio per il Venezuela “un cambio di regime che arriverà e arriverà molto presto” e ad agosto insisteva: “Vedo avvicinarsi la caduta del regime di Maduro”, aggiungendo “magari già domani”. A Miami, lo showman Jaime Bailly sa del piano per ammazzare il Presidente del Venezuela col telecomando e si offre di comprare un altro drone a questo scopo: “Mi hanno detto: sabato ammazziamo Maduro con un drone. Abbiamo provato i droni a Caracas, funzionano. Io ho detto, fatelo, coraggio, andiamo avanti”. L’animatrice Paricia Poleo a Miami legge un comunicato di una certa organizzazione clandestina che si dichiara responsabile dell’attentato. I responsabili non sono clandestini e non si nascondono. La possibilità di uccidere senza rischi e senza conseguenze anestetizza la vigliaccheria e allo stesso tempo esalta la prepotenza delle coscienze teleguidate.

9

L’incidente narrato nel punto 1 è tratto da La missione Barzac (ultimo romanzo di Giulio Verne prima della sua morte nel 1905). Quello del punto 2 viene dal mio romanzo Abrapalabra (1980). Quello del 3 è un episodio del fumetto Beavis & Butthead di Mike Judge (1997). Quello del 4 è del film Good Kill, scritto e diretto da Andrew Nicol (2014). Tutti gli altri sono schifosamente veri. In questo mondo traditore la realtà non solo supera la finzione: la contamina.

10

Lenin diceva che il terrorismo è la risorsa di un movimento politico che non è riuscito a rapportarsi alle masse. L’attentato contro il Presidente Maduro rivela che l’opposizione non ha la forza di agitare le piazze, né vincoli per sollevare l’esercito. In venti anni è il secondo tentativo di omicidio del Capo di Stato a cui hanno fatto ricorso le oligarchie della Colombia. Non avevano altro piano che sbarazzarsi di Chávez; adesso non hanno altro progetto che quello di liberarsi di Maduro. Ma né la morte del primo, né la minaccia contro il secondo porranno fine al bolivarianismo. Per uccidere le rivoluzioni non ci vogliono i droni ma i ladroni.

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