Quali sono le sfide della sinistra latinoamericana?

Yisell Rodríguez Milan http://www.granma.cu

Forze di sinistra si mobilitano in America Latina e nei Caraibi per affrontare l’offensiva della destra che, motivata e sostenuta finanziariamente dagli USA, ha messo in scacco la regione attraverso strategie focalizzate alla destabilizzazione politica ed al discredito dei Governi progressisti che sono o erano al potere.

Politici, intellettuali e rappresentanti dei movimenti sociali, valutano il cambio sfavorevole nella correlazione di forze che si è manifestato negli ultimi anni, ed elaborano piani d’azione per quello che costituisce un segnale di vitalità: la vittoria del candidato progressista Andrés Manuel López Obrador, in Messico.

«La tempesta è arrivata ed ha chiuso la finestra aperta alla fine degli anni ’90. (…) La questione che è ora posta, in particolare alla sinistra brasiliana, è come fare affinché la finestra si riapra”, scrive, in questo 2018, Valter Pomar, militante del Partito dei Lavoratori del Brasile e Professore di Relazioni Internazionali dall’Università Federale di abc, nel suo ‘Saggio su come riaprire la finestra’. A suo avviso, la sinistra ha bisogno di forti candidature per disputare con la destra nelle elezioni, ma non basta, dal momento che la “utilità” strategica di parlamentari e governanti aumenta o diminuisce a seconda della linea politica e del livello di organizzazione extra istituzionale, ciò che implica cambi nei metodi di funzionamento della sinistra ed il recupero degli spazi perduti insieme alla classe operaia.

In America Latina, “la sfida per queste sinistre possibili è quella di costruire alternative al capitalismo nella sfera economica, in cui la scommessa è l’uberizzazione dell’economia, la deregolamentazione totale di essa (tranne quando hanno bisogno dello Stato per smantellare le conquiste del ciclo progressivo); ma soprattutto costruire alternative in ambito culturale, disputare l’egemonia capitalistica in campo culturale (e mediatico) per costruire popolo e non cittadini consumatori diluiti nella falsa illusione della classe media”, pubblica, a sua volta, il politologo Katu Arkonada nel blog di Telesur.

A sua volta, il saggista, giornalista, sociologo, politologo e professore universitario Olmedo Beluche, adduce in Rebelion: “Senza la nazionalizzazione delle banche e del sistema finanziario, senza controllo statale del commercio estero e senza la nazionalizzazione della grande industria, vale a dire, senza elementari misure realmente socialiste, i governi latino-americani, in generale, sono alla mercé della borghesia, dell’imperialismo e del sabotaggio economico, come prova, ripetutamente, il caso del Venezuela”.

Questa contraddizione, egli sostiene, spiega le limitazioni della sinistra e la difficoltà nel rispondere all’offensiva della destra nazionale sostenuta dall’imperialismo USA, a cui si somma l’atteggiamento riformista di dirigenti che si sottomettono, docilmente, ai formalismi delle istituzioni borghesi.

La maggior parte degli analisti concordano sul fatto che il ciclo progressista al sud del continente è in crisi, ma non è alla sua fine, poiché benché si sia riuscito a spodestare dal potere e dall’apparato statale alcuni governi popolari attraverso elezioni (Argentina) o manovre legale e giudiziario (Brasile), non è caduto il nucleo duro del cambio di epoca progressista: Bolivia e Venezuela, a cui si accompagnano Nicaragua e la Rivoluzione cubana.

“I due progetti, insieme al Nicaragua e Cuba, che si sono proposti di andare oltre le relazioni capitaliste a lungo termine, sono quelli che stanno in piedi, ciò che indica che la battaglia strategica dei nostri tempi è la difesa di tali processi”, è stato chiarito durante XXIV Incontro Annuale del Forum di San Paolo, tenutosi a L’Avana lo scorso luglio.

In questo evento di concertazione delle forze politiche della regione, si sono avanzate alcune proposte di azione sulla base dell’idea che gli spazi di potere conquistati dalla sinistra debbano essere rafforzati in funzione della costruzione dell’egemonia e del potere popolare. Popoli con coscienza politica sono sempre il miglior antidoto contro lo spostamento a destra dell’America.

Una strategia da sinistra

 

Diffondere, sistematicamente e creativamente, i risultati economici, sociali e politici delle esperienze di governo che, per un motivo o per l’altro, hanno subito gravi rovesci, così come quelle di esperienze governative che perdurano.

Potenziare un dibattito sereno e costruttivo sui limiti storici, politici ed ideologici di ciascuno dei processi.

Cercare meccanismi più efficienti di organizzazione, coscientizzazione e partecipazione politica delle basi sociali impegnate nel cambio post-neoliberale.

Rinnovare le relazioni tra i partiti politici di governo ed i movimenti popolari con posizioni nazionaliste e patriottiche e con posizioni favorevoli all’esistenza di uno Stato che garantisca un funzionamento democratico nella gestione dei dissensi e nella costruzione dei consensi.

Costruire consensi con i segmenti della società che possiedono più richieste ed interessi affini a quelli del cambio rivoluzionario e/o progressista.

Rafforzare come simbolo della lotta anticoloniale da difendere, la causa dell’indipendenza di Portorico.

Promuovere l’attiva partecipazione dei popoli e delle maggioranze nazionali nei processi politici di ogni nazione.

Offrire un deciso sostegno e stimolare gli sforzi di emancipazione e gli ideali anticapitalisti dei movimenti sociali e popolari.

Promuovere gli sforzi che permettano far avanzare l’integrazione sovrana di quella che Martí chiamò Nuestra América.

Concertare, in ogni spazio internazionale che lo consente, qualsiasi azione che indebolisca i livelli di dominio ed egemonia USA nei nostri paesi, è essenziale e possibile.


¿Cuáles son los desafíos de la izquierda latinoamericana?

Yisell Rodríguez Milán

Fuerzas de izquierda se movilizan en América Latina y el Caribe para enfrentar la ofensiva derechista que, motivada y respaldada financieramente desde Estados Unidos, ha puesto en jaque a la región a través de estrategias enfocadas hacia la desestabilización política y el descrédito de los Gobiernos progresistas que están o estuvieron en el poder.

Políticos, intelectuales y representantes de movimientos sociales, evalúan el cambio desfavorable en la correlación de fuerzas que se ha manifestado en los últimos años, y trazan planes de acción para lo que constituye una señal de vitalidad el triunfo del candidato progresista Andrés Manuel López Obrador, en México.

«La tempestad vino y cerró la ventana abierta al final de los años 90. (…) La cuestión que ahora está planteada, en especial, a la izquierda brasileña, es cómo hacer para que la ventana se abra de nuevo», escribe este 2018 Valter Pomar, militante del Partido de los Trabajadores de Brasil y profesor de Relaciones Internacionales de la Universidad Federal de abc, en su Ensayo sobre cómo abrir nuevamente la ventana.

En su opinión, la izquierda necesita fuertes candidaturas para disputar con la derecha en las elecciones, pero no basta, pues la «utilidad» estratégica de parlamentarios y gobernantes aumenta o disminuye en dependencia de la línea política y del nivel de organización extrainstitucional, lo cual implica cambios en los métodos de funcionamiento de la izquierda y la recuperación de los espacios perdidos junto a la clase trabajadora.

En América Latina, «el desafío para estas izquierdas posibles es el de construir alternativas al capitalismo en el ámbito económico, donde la apuesta es la uberización de la economía, la desregularización total de la misma (excepto cuando necesiten al Estado para desmontar las conquistas del ciclo progresista); pero sobre todo, construir alternativas en el ámbito cultural, disputar la hegemonía capitalista en el ámbito cultural (y mediático) para construir pueblo y no ciudadanos consumidores diluidos en la falsa ilusión de la clase media», publica a su vez el politólogo Katu Arkonada en el blog de Telesur.

A su vez, el ensayista, periodista, sociólogo, politólogo y profesor universitario Olmedo Beluche, esgrime en Rebelión: «Sin la nacionalización de la banca y el sistema financiero nacional, sin el control estatal del comercio exterior y sin la nacionalización de la gran industria, es decir, sin elementales medidas realmente socialistas, los gobiernos latinoamericanos en general están a mansalva de la burguesía, del imperialismo y del sabotaje económico, como prueba reiteradamente el caso de Venezuela».

Esa contradicción, argumenta, explica las limitaciones de la izquierda y la dificultad para responder a la ofensiva de las derechas nacionales apoyadas por el imperialismo norteamericano, a lo que se suma la actitud reformista de dirigentes que se someten dócilmente a los formalismos de las instituciones burguesas.

La mayoría de los analistas coinciden en que el ciclo progresista al sur del continente se encuentra en una crisis, pero no es su fin, pues aunque se logró desalojar del poder y del aparato del Estado a algunos gobiernos populares mediante elecciones (Argentina) o maniobras leguleyas y judiciales (Brasil), no ha caído el núcleo duro del cambio de época progresista: Bolivia y Venezuela, a quienes acompañan Nicaragua y la Revolución Cubana.

«Los dos proyectos, junto con Nicaragua y Cuba, que se plantearon ir más allá de las relaciones capitalistas en el largo plazo, son los que están en pie, lo que indica que la batalla estratégica de nuestro tiempo es la defensa de esos procesos», quedó claro durante el xxiv Encuentro Anual del Foro de Sao Paulo, celebrado en La Habana el pasado mes de julio.

En ese evento de concertación de las fuerzas políticas de la región, se plantearon algunas propuestas de acción sustentadas en la idea de que los espacios de poder conquistados por la izquierda deben fortalcerse en función de la construcción de hegemonía y el poder popular. Pueblos con conciencia política son siempre el mejor antídoto contra la derechización de América.

Una estrategia desde la izquierda

Difundir con sistematicidad y creativamente los logros económicos, sociales y políticos de las experiencias de gobierno que por una razón u otra han sufrido reveses importantes, así como los de las experiencias de gobierno que perduran.

Potenciar un debate sereno y constructivo sobre los límites históricos, políticos e ideológicos de cada uno de los procesos.

Buscar más eficientes mecanismos de organización, concientización y participación política de las bases sociales comprometidas con el cambio posneoliberal.

Renovar las relaciones entre los partidos políticos de gobierno y los movimientos populares con posiciones nacionalistas y patrióticas, y con posturas favorables a la existencia de un Estado que asegure un funcionamiento democrático en el manejo de los disensos y en la construcción de los consensos.

Construir consensos con los segmentos de la sociedad que poseen más demandas e intereses afines, o potencialmente afines a los del cambio revolucionario y/o progresista.

Fortalecer, como símbolo de lucha anticolonial a defender, la causa independentista de Puerto Rico.

Potenciar la participación activa de los pueblos y las mayorías nacionales en los procesos políticos de cada nación.

Ofrecer apoyo decidido y estimular los esfuerzos emancipatorios y los ideales anticapitalistas de los movimientos sociales y populares.

Impulsar esfuerzos que permitan avanzar en la integración soberana de la que Martí llamó Nuestra América.

Concertar en cada espacio internacional que lo permita, toda acción que debilite los niveles de dominación y hegemonía de Estados Unidos en nuestros países, es esencial y posible.

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