La politica economica a Cuba (III parte)

Valorizzando il raggiunto e le sfide da affrontare 2011-2018

José Luis Rodríguez http://www.cubadebate.cu

III

I nuovi documenti approvati nel VII Congresso del PCC -da un lato- hanno dato continuità alla politica economica concepita nei Lineamenti approvati nel 2011, il che risulta logico se si tiene conto che il 77% di essi era in elaborazione nel 2016. Inoltre, la profondità e la consistenza delle trasformazioni proposte hanno indubbiamente segnato un momento qualitativamente molto superiore nella definizione dei percorsi per lo sviluppo del socialismo a Cuba, specialmente se confrontati con i Lineamenti emessi nel 2011.

Tuttavia, l’avversa congiuntura economica internazionale che il paese ha dovuto affrontare dal 2016,-che essenzialmente ha provocato che l’economia crescesse solo dello 0,5%- ha sollevato nuove sfide per la definizione degli scenari futuri, un problema che si sarebbe manifestato con forza tra il 2016 ed il 2017, quando si è raggiunta una crescita media annua di solo l’1,05%, con una prospettiva leggermente più elevata, di solo l’1,1%, nell’anno corrente [1].

La contrazione nei tassi di crescita – dopo il tasso del 4,4% raggiunto nel 2015 – si verifica nel bel mezzo del dibattito e della riformulazione dei progetti di documenti e avviene -inoltre- in una congiuntura in cui, originariamente, tale discussione non era stata concepita come necessaria, il che ha creato una situazione più complessa per ottenere una proiezione di consenso. [2]

Infatti, in origine non era prevista la discussione tra i militanti del PCC e di altri livelli di direzione sociale della Concettualizzazione e del Piano 2030, ma nello stesso Congresso del PCC è stato informato che gli stessi sarebbero stati approvati solo come progetti in quel conclave e, successivamente, si sarebbero raccolti i risultati della loro discussione per l’approvazione definitiva. [3]

Cosicché la più ampia discussione della Concettualizzazione del Modello Economico e Sociale Cubano di Sviluppo Socialista e del Progetto di Piano per lo Sviluppo Economico e Sociale fino al 2030, tra giugno e settembre 2016, ha registrato l’emissione di circa 150000 opinioni, nel primo caso, e 50000 nel secondo, che ha permesso che entrambi i documenti ricevessero un ampio sostegno popolare e si arricchissero con 36426 modifiche e 8120 aggiunte.

Di conseguenza, nei documenti finali emessi a giugno 2017, si osserva un progresso qualitativo attorno a concetti molto importanti in relazione al progetto originale. A questo proposito, è possibile evidenziare un insieme di elementi.

-Si è introdotta una formulazione critica delle difficoltà affrontate fino al 2016, in particolare quelle associate all’aumento della differenziazione sociale ed economica non derivante dal lavoro, nonché l’impatto della motivazione e l’erosione dei valori. Insieme a questo, si sono ponderati i punti di forza per affrontare le sfide e le difficoltà.

-Si è rafforzato il concetto di partecipazione popolare nell’attuazione della politica economica.

-E’ stato ribadito che sarebbe stata la pianificazione e non il mercato la categoria che avrebbe retto il sistema di gestione dell’economia.

-Si è definito l’investimento straniero diretto non già come un elemento complementare, ma come un fattore essenziale per lo sviluppo di una serie di settori.

-Un elemento concettuale importante è risultato la definizione del ruolo complementare che deve essere giocato dal settore non statale, limitandosi all’appropriazione del plusvalore e la concentrazione della proprietà privata. In questo contesto risulterebbe più complesso definire i limiti alla concentrazione della ricchezza, il cui incremento risulta legittimo in una serie di circostanze non associate alla concentrazione della proprietà, quali le rimesse o eredità, tema attualmente non ancora esaurito nei dibattiti intorno al progetto di riforma della Costituzione.

Al fine di regolare la concentrazione della ricchezza,  nel documento è stato evidenziato il ruolo della politica fiscale, benché l’esperienza pratica indica che con la stessa non si esauriscono i meccanismi economici possibili. In effetti, risulta evidente che questa politica deve essere integrata da un’altra serie di strumenti regolativi che permettano dare un uso in linea con il socialmente utile alla ricchezza di persone naturali o entità private, come quelle derivate da associazioni con diverse forme di proprietà statale.

-Nell’ambito del settore non statale, si promuove l’espansione dell’occupazione nello stesso e la necessità di riconoscere imprese priuvate medie, piccole e micro imprese per il loro adeguato funzionamento e controllo sociale.

– Per quanto riguarda la politica di bilancio e fiscale, è stata anche raccolta la flessibilità dei sussidi; la limitazione del debito pubblico e del mercato finanziario; così come la riduzione delle unità di bilancio.

-Infine per quanto riguarda la politica monetaria, è stata reiterata la necessità di procedere all’unificazione della moneta e dei tassi di cambio, attualmente in vigore, ma gradualmente e senza ricorrere a politiche di shock.

D’altro canto, nel progetto di Piano per lo Sviluppo Economico e Sociale fino al 2030, sono rimasti pendenti da quantificare le cifre corrispondenti ai diversi aggregati macroeconomici in esso contenuti, che deve essere concluso tra il 2018 e il 2019.

In questo progetto si definisce la visione della nazione che si desidera raggiungere come sovrana, indipendente, socialista, democratica, prospera e sostenibile. Come forze motrici del piano, vengono proposti sei assi strategici, che includono: Governo efficace e socialista e integrazione sociale; Trasformazione produttiva ed inserimento internazionale; Infrastrutture; Potenziale umano, scienza, tecnologia ed innovazione; Risorse naturali ed ambiente; e Sviluppo umano, giustizia ed equità. Intorno a questi sei assi sono stabiliti 22 obiettivi generali e 106 obiettivi specifici.

A questo riguardo vale la pena notare che questo documento include anche, nel suo spirito e lettera, gli aspetti essenziali dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che sono stati valutati nel 36esimo periodo di sessione della CEPAL,celebrato a maggio 2016 in Messico.

Si evidenzia inoltre la definizione degli 11 settori chiave per lo sviluppo dell’economia che sono inclusi in esso. Tra questi settori ve ne sono cinque che sono direttamente collegati alla infrastruttura produttiva e di servizio del paese, come: costruzioni; elettro-energetico; telecomunicazioni; logistica di trasporto, stoccaggio e commercio e logistica delle reti idrauliche. Aggiungiamo settori netti di esportazione come turismo e servizi professionali e settori che pagano i tributi sulle esportazioni ed anche la sostituzione di importazioni, come l’industria agroalimentare non zuccheriera e l’industria alimentare; l’industria agroalimentare dello zucchero e di derivati della canna da zucchero; l’industria farmaceutica, biotecnologica e di produzioni biomediche, così come l’industria leggera.

Va notato che dovrebbe sommarsi a questa lista il settore minerario, specialmente quello relazionato all’industria del nichel e del cobalto, che continuerà ad essere l’esportazione fondamentale nei prossimi anni, per quanto riguarda le merci.

Infine, i Lineamenti della Politica Economica e Sociale 2016/2021 hanno evidenziato la continuità con quelli vigenti nel precedente quinquennio, poiché l’87,5% di questi ultimi è stato mantenuto o modificato, il che corrisponde alla indispensabile conclusione del 77 % che è rimasto in fase di implementazione nel 2016. A ciò sono stati aggiunti 50 nuovi lineamenti, per un totale di 274, cifra inferiore di 39 alla versione precedente.

In breve, i documenti approvati -dopo la loro discussione e arricchimento- costituiscono una piattaforma di azione appropriata per la politica economica e sociale da attuare negli anni a venire. Tuttavia, la loro realizzazione di successo dipenderà, in larga misura, dal modo in cui si implementano i principi e le politiche proposte, ciò che include la sua coerenza, ritmo di esecuzione e il suo impatto nella società.

(Continuerà)

link II parte  –  link IV parte

[1] Più avanti, questo argomento sarà approfondito con l’esaminare le proiezioni economiche fino al 2021.

[2] A questo proposito, si spiegava “… in questa occasione non si è realizzato quel processo considerando che si tratta della conferma e continuità della linea concordata cinque anni fa riguardo all’aggiornamento del nostro modello economico e sociale.” Informe Centrale al VII Congresso del Partito Comunista di Cuba, presentato dal Primo Segretario del Comitato Centrale, Generale dell’Esercito, Raúl Castro Ruz, L’Avana, 16 aprile 2016″ Granma, 17 aprile 2016, p. 4.

[3] “Abbiamo concepito che entrambi i documenti, cioè la Concettualizzazione e le basi del Piano Nazionale di Sviluppo, dopo la loro analisi al Congresso, siano dibattuti democraticamente dalla militanza del Partito e dell’Unione dei Giovani Comunisti, rappresentanti delle organizzazioni di massa e di ampi settori della società, con lo scopo di arricchirli e perfezionarli.”Ibid.


La política económica en Cuba: Valorando lo alcanzado y los retos a enfrentar (2011-2018) (III)

Por: José Luis Rodríguez

Los nuevos documentos aprobados en el VII Congreso de PCC –por un lado- dieron continuidad a la política económica trazada en los Lineamientos aprobados en el 2011, lo cual resulta lógico si se tiene en cuenta que el 77% de los mismos se encontraban en proceso en el 2016. Por otra parte, la profundidad y coherencia de las transformaciones propuestas marcaron sin dudas un momento cualitativamente muy superior en la definición de las vías para el desarrollo del socialismo en Cuba, especialmente si se les compara con los Lineamientos emitidos en el año 2011.

No obstante, la adversa coyuntura económica internacional que el país debió enfrentar a partir del propio año 2016 –que esencialmente provocó que la economía creciera solo 0,5%- planteó nuevos desafíos para la definición de los escenarios futuros, cuestión que se manifestaría con fuerza entre el 2016 y el 2017 cuando se logró un crecimiento promedio anual de solo 1,05%, con una perspectiva algo superior solo al 1,1% en el actual año[1].

La contracción en los ritmos de crecimiento –luego de la tasa de 4,4% lograda en el 2015-, se produce en medio del debate y la reformulación de los proyectos de documentos y ocurre –además- en una coyuntura en la que originalmente esta discusión no había sido concebida como necesaria, todo lo cual creó una situación más compleja para lograr una proyección consensuada.[2]

En efecto, originalmente no se previó la discusión entre la militancia del PCC y otros niveles de dirección social de la Conceptualización y del Plan 2030, pero en el propio Congreso del PCC se informo que los mismos se aprobarían solo como proyectos en ese conclave y que posteriormente se recogerían los resultados de su discusión para su aprobación definitiva.[3]

Es así que la más amplia discusión de la Conceptualización del Modelo Económico y Social Cubano de Desarrollo Socialista y del Proyecto de Plan para el Desarrollo Económico y Social hasta el 2030, entre junio y septiembre del 2016, registró la emisión de unas 150 000 opiniones en el primer caso y 50 000 en el segundo, lo que permitió que ambos documentos recibieran un amplio respaldo popular y se enriquecieran con 36 426 modificaciones y 8 120 adiciones.

Consecuentemente en los documentos finales que fueron emitidos en junio del 2017, se observa un avance cualitativo en torno a conceptos muy importantes en relación al proyecto original. Al respecto pueden destacarse un conjunto de elementos.

–Se introdujo una formulación crítica de las dificultades enfrentadas hasta el 2016, especialmente las asociadas al incremento de la diferenciación social y económica no proveniente del trabajo, así como a la afectación de la motivación y la erosión de valores. Junto a ello se ponderaron las fortalezas para enfrentar los desafíos y dificultades.

–Se reforzó el concepto de participación popular en la implementación de la política económica.

–Se reiteró que sería la planificación y no el mercado la categoría rectora del sistema de dirección de la economía.

–Se definió a la inversión extranjera directa no ya como un elemento complementario, sino como un factor esencial para el desarrollo de una serie de sectores.

–Un elemento conceptual importante resultó la definición del papel complementario a jugar por el sector no estatal, limitándose la apropiación del plusvalor y la concentración de la propiedad privada. En este contexto resultaría más complejo definir las limitaciones a la concentración de la riqueza, cuyo incremento resulta legítimo en una serie de circunstancias no asociadas a la concentración de la propiedad, como es el caso de las remesas o las herencias, tema aún no agotado actualmente en los debates en torno al proyecto de reforma de la Constitución.

Para regular la concentración de la riqueza en el documento se destacó el papel de la política fiscal, aunque la experiencia práctica indica que con la misma no se agotan los mecanismos económicos posibles. En efecto, resulta evidente que esta política debe ser complementada por otra serie de instrumentos regulatorios que permitan dar un uso en línea con lo socialmente útil a la riqueza de personas naturales o entidades privadas, tales como las que se derivan de asociaciones con diversas formas de propiedad estatal.

–En el ámbito del sector no estatal se promueve la ampliación del empleo en el mismo y la necesidad de reconocer empresas privadas medianas, pequeñas y microempresas para su adecuado funcionamiento y control social.

–En lo relativo a la política presupuestaria y fiscal, también se recogió la flexibilización de los subsidios; el acotamiento de la deuda pública y del mercado financiero; así como la reducción de unidades presupuestarias.

–Finalmente en lo relacionado con la política monetaria, se reiteró la necesidad de proceder a la unificación de la moneda y las tasas de cambio hoy vigentes, pero gradualmente y sin recurrir a políticas de shock.

Por otra parte, en el proyecto de Plan para el Desarrollo Económico y Social hasta el 2030 quedaron pendientes de cuantificar las cifras correspondientes a los diferentes agregados macroeconómicos contenidos en el mismo, lo cual debe concluirse entre el 2018 y el 2019.

En este proyecto se define la visión de nación que se desea alcanzar como soberana, independiente, socialista, democrática, prospera y sostenible. Como fuerzas motrices del plan se proponen seis ejes estratégicos que incluyen: Gobierno eficaz y socialista e integración social; Transformación productiva e inserción internacional; Infraestructura; Potencial humano, ciencia, tecnología e innovación; Recursos naturales y medio ambiente; y Desarrollo humano, justicia y equidad. En torno a estos seis ejes se establecen 22 objetivos generales y 106 objetivos específicos.

En este punto vale la pena destacar que este documento también recoge en su espíritu y su letra los aspectos esenciales de la Agenda 2030 para el Desarrollo Sostenible y los Objetivos de Desarrollo Sostenible que se valoraron en el 36° periodo de sesiones de la CEPAL, celebrado en mayo de 2016 en México.

Resalta igualmente la definición de los 11 sectores clave para el desarrollo de la economía que se incluyen en el mismo. Entre estos sectores se encuentran cinco que se vinculan directamente con la infraestructura productiva y de servicios del país, tales como: construcciones; electroenergético; telecomunicaciones; logística del transporte, almacenamiento y comercio y logística de las redes hidráulicas. Se añaden sectores netos de exportación como turismo y servicios profesionales y sectores que tributan a la exportación y también a la sustitución de importaciones, tales como la agroindustria no azucarera y la industria alimentaria; la agroindustria azucarera y de derivados de la caña de azúcar; la industria farmacética, biotecnológica y de producciones biomédicas, así como la industria ligera.

Cabe apuntar que debiera sumarse a este listado la minería, especialmente la relacionada con la industria del níquel y el cobalto, que continuará siendo la exportación fundamental en los próximos años, en cuanto a los bienes se refiere.

Finalmente, los Lineamientos de la Política Económica y Social 2016/2021 resaltaron la continuidad con los vigentes en el quinquenio anterior, ya que se mantuvieron o se modificaron el 87,5% de estos últimos, lo cual se corresponde con la indispensable conclusión del 77% que quedo en proceso de implementación en 2016. A ello se añadieron 50 nuevos lineamientos, para totalizar 274, cifra inferior en 39 a la versión precedente.

En síntesis, los documentos aprobados –luego de su discusión y enriquecimiento- conforman una plataforma de acción apropiada para la política económica y social por ejecutar en los años por venir. No obstante, su concreción exitosa dependerá en buena medida de la forma en que se implementen los principios y políticas planteadas, lo que incluye su coherencia, ritmo de ejecución y su impacto en la sociedad.

(Continuará)

[1] Más adelante se profundizará en este tema al examinar las proyecciones económicas hasta el 2021.

[2] Al respecto se explicaba “…en esta ocasión no se realizó ese proceso considerando que se trata de la confirmación y continuidad de la línea acordada hace cinco años en cuanto a la actualización de nuestro modelo económico y social.” Informe Central al 7º Congreso del Partido Comunista de Cuba, presentado por el Primer Secretario del Comité Central, General de Ejército, Raúl Castro Ruz, La Habana, 16 de abril de 2016” Periódico Granma, 17 de abril del 2016, p. 4.

[3] “Hemos concebido que ambos documentos, es decir, la Conceptualización y las bases del Plan Nacional de Desarrollo, luego de su análisis en el Congreso, sean debatidos democráticamente por la militancia del Partido y la Unión de Jóvenes Comunistas, representantes de las organizaciones de masas y de amplios sectores de la sociedad, con el propósito de enriquecerlos y perfeccionarlos.” Ibid.

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