È il Cile, anche se è difficile crederlo

Elson Concepción Pérez

Quando l’11 settembre del 1973 il generale Augusto Pinochet e i militari fascisti  che lui comandava attaccarono il Palazzo de La Moneda in Cile, l’umanità fu testimone di una azione di genocidio nello stile dei migliori tempi del nazismo.


Mentre il presidente Salvador Allende resisteva contro l’aggressione nello stesso Palazzo, nelle strade di Santiago e di altre città del paese sudamericano si realizzava una vera orgia contro tutto quello sembrava o era resistenza, democrazia, sinistra o altri nomi con i quali si denominavano intellettuali, artisti, giornalisti, operai, dirigenti giovanili e studenti, militanti di partiti politici e altri.

L’uomo del colpo, il militare con le mani lorde di sangue, non solo uccise ma fece sparire – come avveniva in Argentina – centinaia di persone delle quali si cercano ancora oggi le ultime dimore. Triste, ma reale.

E ancora più incomprensibile, lo stesso Pinochet è morto di morte naturale a 91 anni senza che la «giustizia» cilena lo sfiorasse, a parte un arresto domiciliare con tutti gli attributi, come non fosse un assassino.

Oggi, 45 anni dopo, la valutazione che fa chi presiede il destino del paese non è per niente di condanna di quelle azioni del peggior fascismo.

Anzi, è di critica acuta contro chi è stato il presidente costituzionale, Salvador Allende.

«La democrazia era molto malata e non è stata una morte repentina l’11 settembre», ha detto ieri l’attuale presidente Sebastián Piñera, riferendosi alla commemorazione della data che ha portato il lutto per la maggioranza dei cileni. Poi ha catalogato i tre anni di governo di Allende come «una situazione assolutamente caotica».

Ricordiamo che quando  Piñera seppe d’aver vinto nelle elezioni presidenziali del 2010 e del 1017 alcuni dei suoi  simpatizzanti parteciparono alle celebrazioni portando ritratti di Pinochet.

Apparentemente il mandatario cileno ha dimenticato o ha voluto ignorare che quando quegli è morto nel 2006, erano pendenti 300 accuse penali per numerose violazioni dei diritti umani durante il suo governo, oltre a casi di evasione delle imposte e malversazioni, e che durante e dopo il suo mandato aveva accumulato in maniera corrotta una fortuna di almeno 28 milioni di dollari.

I 17 anni di durata della dittatura militare lasciarono sistematiche violazioni dei diritti umani, con almeno 28.259 vittime di prigione politica, tortura, 2298 giustiziati e 1209 detenuti scomparsi, una cifre che le associazioni delle vittime e dei familiari indicano in decine di migliaia.

Ma il Cile e la sua  «giustizia» continuano a sorprenderci.

Nei giorno scorsi le notizie giunte dalla sua capitale informavano che la Corte Suprema di questo paese aveva liberato cinque militari della dittatura di Pinochet, identificati in vari crimini. Ma non è stato sufficiente  e il tribunale pochi giorni dopo ne ha liberati altri due.

Il massimo tribunale ha confermato le sentenze della Corte d’Appello che ordinavano la liberazione di Emilio de la Mahotiere González e Moisés Retamal Bustos.

Il primo, un ex brigadiere e pilota di elicottero, era stato condannato a tre anni per complicità nell’omicidio di 14 oppositori durante la dittatura. Intanto il colonnello Retamal scontava sei anni per il sequestro di tre cittadini dell’Uruguay. Lo stesso giorno il Tribunale ha accolto le richieste di protezione  di cinque criminali di lesa umanità per aver partecipato al sequestro di oppositori, ancora aggi scomparsi.

Di recente la comunità internazionale e quella cilena hanno conosciuto l’azione  della «giustizia»,  cioè la condanna a cinque ani e un giorno di prigione di altri militari vincolati all’epoca Pinochet.

Si tratta, dice un comunicato stampa, di quattro ex sergenti della dittatura condannati oggi dal giudice Mario Carroza por il sequestro e la scomparsa del cittadino  Néstor Gallardo Agüero nel 1974.

Gallardo fu una delle 119 vittime della denominata Operazione Colombo.

Gli accusati condannati a cinque anni sono un ex generale, un ex brigadiere, un ex colonnello e un ex ufficiale.

L’informazione non precisa quante sono state le possibili vittime di questi personaggi che rispondevano direttamente a Pinochet.

È deplorevole che succedano ancora cose così in paesi come Cile, Argentina, Brasile e altri, dove la CIA statunitense portò avanti l’ Operazione Condor,  l’azione forse più sinistra di fatti orrendi compiuti dalle dittature sudamericane e in particolare da quella di Augusto Pinochet in Cile.

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