Non metteremo mai in vendita la nostra dignità

Ieri 27 novembre, quando Cuba ricordava la fucilazione di otto studenti di medicina da parte delle forze d’occupazione spagnole, giunga al Brasile e al suo popolo il messaggio dei medici e del popolo cubani, che continueremo a curare le persone e a salvare vite lì dove si reclama il nostro lavoro solidale, ma che non metteremo mai in vendita la nostra dignità.

Tutto era previsto. Come si dice in “buon cubano” , era un «gioco  cantato.».

Jair Bolsonaro ha già ricevuto i complimenti del governo di Donald Trump per aver interrotto la presenza dei medici cubani in Brasile ed ora potrà abbracciare l’assessore alla Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, John Bolton.

«Senza dubbio avremo una conversazione produttiva e positiva a nome delle nostre nazioni»,  ha scritto in un tuit Bolsonaro.

Alcuni giorni fa la vice segretaria nordamericana di Stato per i Temi dell’Emisfero Occidentale, Kimberly Breier, ha definito il modo d’agire di  Bolsonaro rispetto ai medici  cubani come «buono».

L’alleanza –dichiarata– era già stata accordata e non per è caso che il nuovo mandatario del gigante sudamericano viene chiamato il «Trump brasiliano».

Non può spaventare nessuno che Washington appoggi questo personaggio, un ex militare che aveva criticato la dittatura brasiliana perché torturava invece d’ammazzare i prigionieri.

Alcuni anni fa gli Stati Uniti sono stati il più forte sostenitore dei governi fascisti che hanno imperato in America del Sud. Tuttavia oggi si ricorda la tenebrosa operazione Condor orchestrata dalla CIA, che ha ucciso e fatto sparire migliaia di cittadini latinoamericani.

Bolsonaro, l’uomo che ora è capace di lasciare senza medici e senza protezione sanitaria milioni di suoi concittadini, non ha mai studiato nemmeno una breve storia di Cuba e dell’America Latina. Non è stato capace di capire che i medici cubani sono andati nel suo paese non per gli stipendi o per benefici, ma a salvare vite, a curare malati, senza distinguerli per la razza alla quale appartengono, nè la loro affiliazione politica.

In realtà diventando una parte di loro, come una famiglia.

Nelle rassegne biografiche che appaiono nelle reti su Bolsonaro ce n’è una che lo accusa «di apparire matto, istrionico».

L’uomo che ha proposto la fucilazione  dei militanti del Partito dei Lavoratori del Brasile. E che ha insultato una deputata di questo partito assicurandola che «non meritava d’essere violata perché troppo brutta».

Questo è il presidente che avrà il Brasile a partire dal 1º gennaio prossimo.

Ieri 27 novembre, quando Cuba ricordava la fucilazione di otto studenti di medicina da parte delle forze d’occupazione spagnole, giunga al Brasile e al suo popolo il messaggio dei medici e del popolo cubani, che continueremo a curare le persone e a salvare vite lì dove si reclama il nostro lavoro solidale, ma che non metteremo mai in vendita la nostra dignità.

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