Luis Almagro, l’agente segreto della CIA

Arthur González https://heraldocubano.wordpress.com

Coloro che amano la letteratura poliziesca e le opere scritte da ex funzionari della CIA e del Mossad possono concludere che Luis Almagro Lemes, segretario generale dell’OSA, è in realtà un agente segreto trasformato e diretto dalla CIA durante vari decenni, contro paesi ed interessi di sua priorità.

Nato il 1 giugno 1963, a Cerro Chato, dipartimento di Paysandu, zona rurale della Repubblica dell’Uruguay, Almagro dimostrò da giovane le sue ambizioni per raggiungere livelli economici e politici che gli permettessero una vita piena di comodità, da qui il suo impegno per prepararsi, un giorno, a fare l’anelato salto.

Con la sua meta molto presente, si laureò come avvocato, nel 1987, ciò che gli permise di entrare nel mondo della diplomazia attraverso un corso di formazione presso l’Istituto Artigas del Servizio Estero (IASE).

Forse senza volerlo, fu individuato dalla stazione locale della CIA a Montevideo, dove probabilmente lo caratterizzarono ed iniziarono un graduale lavoro di reclutamento.

Quel passo trascendentale nella sua vita, gli permise iniziare i suoi sogni di denaro e potere poiché, evidentemente, la CIA apprezzò sue potenziali qualità.

Tutto fa pensare che, per interesse della CIA, Luis Almagro fu nominato, nel 1988, come rappresentante del Ministero degli Esteri davanti alla Commissione Nazionale dell’Uruguay per l’UNESCO, senza aver completato i suoi studi diplomatici.

In una carriera meteorica, che senza un solido appoggio non è possibile ottenere, l’anno seguente, 1989, è nominato come Capo del nuovo Comitato di Cooperazione Internazionale della Giunta Nazionale di Prevenzione del Traffico Illecito ed Uso Illecito di Droghe, organismo che ha stretto legame, sia ufficiali che segreti, con agenzie USA, come la DEA, che è noto avere seri conflitti con la CIA.

Inaspettatamente, nel 1990, è cambiato di posto e ritorna al Ministero degli Esteri dove, ovviamente per influenza CIA, è designato come diplomatico nella Repubblica dell’Iran.

A Teheran, si sarebbe tenuta, nel novembre 1991, la Conferenza Ministeriale del Movimento dei Non Allineati, riunione di primaria importanza per gli USA, al fine di sabotare l’unità dei paesi componenti quel potente movimento, che Cuba ha presieduto per 4 anni.

Washington non aveva un’ambasciata in Iran dal 1979, quando la stessa fu assaltata dagli studenti iraniani seguaci della rivoluzione islamica, dove 52 diplomatici furono presi in ostaggio per 444 giorni.

La perdita dello Sha Reza Pahlavi, uomo forte della CIA, fu una delle sue maggiori sconfitte, e non potevano perdere l’opportunità di introdurre, per qualcosa più di un lustro, un affidabile agente segreto in quella città, che avrebbe avuto accesso a documenti ed informazioni del menzionato Vertice Ministeriale del MNOAL, del governo e dei dirigenti iraniani.

Mesi dopo lo promuovono a Primo Segretario ed Incaricano d’Affari dell’ambasciata, ampliando le sue possibilità.

Nel 1996 ritorna a Montevideo per disimpegnare varie funzioni nella Segretaria e nella Direzione Generale degli Affari politici del Ministero degli Esteri.

Qualcosa che rende più evidente la sua possibile collaborazione con la CIA, fu la decisione di lasciare il mondo diplomatico, nel 2005, per lavorare con l’ex guerrigliero José Mujica, appena nominato Ministro dell’Allevamento, Agricoltura e Pesca, dal presidente di tendenza socialista Tabare Vazquez. La CIA aveva in Mujica un obiettivo principale in Uruguay e aveva bisogno di informazioni di prima mano.

Tuttavia, nel 2007 lascia il suo incarico ed accetta la posizione di ambasciatore in Cina, un altro dei paesi di massima priorità per la CIA.

A Pechino permane quattro anni, fino a quando, nel 2009, il suo vecchio capo l’ex Tupamaro José Mujica, ora presidente della nazione, lo propone all’incarico di Ministro degli Esteri, carica per nulla disprezzabile per gli interessi della CIA, che assunse il 1 marzo 2010.

Come un copione dei migliori film di spionaggio, si può analizzare il percorso della vita politica di Luis Almagro come sempre relazionata a settori di massimo interesse per la CIA, qualcosa di simile a quanto raccontato da Philip Agee nel suo libro “Diario della CIA”, pubblicato nel 1975, quando descrive la metamorfosi di una spia in agente di influenza

Così vediamo come Almagro s’introduce nel tradizionale Partito Nazionale (PN) o Bianco, giungendo ad essere un membro dell’esecutivo, tra il 1990 e il 1995, con il presidente Luis Alberto Lacalle, e poi nei settori Divisa Blanca, Movimento Nazionale di Rocha e Proposta Nazionale. quest’ultima corrente interna al nazionalismo fondato da Álvaro Ramos, all’epoca cancelliere della Repubblica.

Almagro, sospettosamente, va deviando dalla tendenza di centro sinistra del PN a posizioni apparentemente più radicali, criticando la svolta neoliberale nell’economia assunta dal presidente Lacalle.

Più tardi, passa al Movimento Partecipazione Popolare (MPP), polo della sinistra radicale, influenzato dal Movimento di Liberazione Tupamaros (MLN-T), guidato da José Mujica, l’uomo a cui la CIA dava una continua priorità.

Per avere un maggiore accesso alle informazioni politiche di massimo interesse per la CIA, Almagro si incorpora nella grande coalizione Frente Amplio-Encuentro Progresista (FA-EP), all’opposizione nell’egemonia bipartitica che, dal momento della restaurazione democratica, nel 1985, esercitano il Partito Colorado (PC) ed il PN.

Insieme alla sua incorporazione al (FA-EP), consiglia l’MPP come militante politico sul tema internazionale, data la sua esperienza come funzionario diplomatico.

Qualcosa che rende più evidente la sua collaborazione con la CIA, è stata la decisione di lasciare il mondo diplomatico, nel 2005, per lavorare con l’ex guerrigliero José Mujica, appena nominato Ministro dell’Allevamento, Agricoltura e Pesca, dal presidente di tendenza socialista Tabare Vazquez. La CIA aveva bisogno di informazioni di prima mano su Mujica e Almagro poteva ottenerle.

Come Ministro degli Esteri, influenzò, dal suo incarico, affinché l’Uruguay ottenesse forti legami di relazioni politiche con Washington, durante il governo di Barack Obama, e come segno della sua sudditanza agli interessi yankee, influì nell’accettazione di sei prigionieri liberati dal carcere yankee a Guantánamo.

La CIA deve aver segretamente negoziato con il Dipartimento di Stato e la Casa Bianca, il sorprendente e sospetto appoggio del governo USA alla candidatura dell’Almagro “di sinistra” come Segretario generale dell’OSA, nel maggio 2015.

Iniziava il cambio del ruolo di spia a quello di un importante agente di influenza, nel momento in cui gli USA dispiegavano la loro strategia per rovesciare i governi di sinistra in America Latina.

Almagro sta giocando un ruolo da protagonista nei tentativi di applicare formule politiche, made in USA, contro il Venezuela ed il Nicaragua, oltre ad aggiungersi alle provocazioni contro Cuba.

La sua posizione di lacchè degli yankee ha provocato che, nel 2014, José Mujica, gli esprimesse “Mi rammarico per il corso che hai seguito e so che è irreversibile, quindi ora ti dico formalmente addio e ti saluto”.

Niente è stato casuale nella traiettoria lavorativa e politica dell’uomo che, anni dopo, avrebbe lasciato perplesso molti dei suoi colleghi estranei all’agire della CIA.

Almagro ha abbandonato gli abiti di senatore del partito di sinistra Frente Ampio perché per la CIA ora non era più importante. Ora aveva bisogno di lui come uomo forte per rovesciare il governo di Nicolás Maduro, dal suo incarico nell’OSA.

Una delle sue più recenti azioni che dimostrano le indicazioni della CIA, l’ha eseguita il 19 novembre 2018, dando sostegno nel suo account twitter alla richiesta della Corte Suprema di Giustizia del Venezuela in “esilio”, para attivare l’allarme rosso dell’Interpol al fine di arrestare il presidente Nicolas Maduro, di fronte alla disperazione di Washington per rovesciarlo, cosa che non ha potuto con le urne, né con le manifestazioni contro-rivoluzionarie finanziate attraverso USAID e NED, entrambi facciate della CIA.

Seguendo la stessa tattica eseguita contro Luis Ignacio Lula e pretesa contro Rafael Correa, ora cercano di catturare Maduro attraverso l’Interpol, International Criminal Police Organization, che assicurerebbe una sanzione per corruzione di 18 anni e tre mesi di carcere.

Gli alti e bassi politici di Almagro hanno piena somiglianza con le denunce di ufficiali CIA di come lavora detta agenzia nella sua lotta per dominare paesi che hanno governi non accettabili per Washington, qualcosa che i cubani sanno perfettamente.

Saggio José Martí quando assicurò: “Occulti sono per lungo tempo il tradimento e l’inganno, più di una volta sospettati, hanno per essere scoperti una velocità stupefacente”.


Luis Almagro, el agente secreto de la CIA

Por Arthur González

Los que aman la literatura policial y las obras escritas por ex funcionarios de la CIA y del Mossad, pueden concluir que Luis Luis Almagro Lemes, secretario general de la OEA, es en realidad un agente secreto transformado y dirigido por la CIA durante varias décadas, contra países e intereses de su prioridad.

Nacido en 1ro de junio de 1963, en Cerro Chato, departamento de Paysandú, zona rural de la República del Uruguay, Almagro demostró desde joven sus ambiciones por alcanzar niveles económicos y políticos que le permitieran una vida llena de comodidades, de ahí su ahínco por prepararse para algún día dar el anhelado salto.

Con su meta muy presente, se graduó de abogado en 1987, lo que le permitió entrar en el mundo de la diplomacia a través de un curso de formación en el Instituto Artigas del Servicio Exterior (IASE).

Quizás sin pretenderlo, fue focalizado por la estación local de la CIA en Montevideo, donde posiblemente lo caracterizaron e iniciaron un trabajo paulatino de reclutamiento.

Ese paso trascendental en su vida, le permitió iniciar sus sueños de dinero y poder, pues evidentemente la CIA apreció sus cualidades potenciales.

Todo hace pensar que, por interés de la CIA, Luis Almagro, fue designado en 1988 como representante del Ministerio de Relaciones Exteriores ante la Comisión Nacional de Uruguay para la UNESCO, sin tener concluidos sus estudios diplomáticos.

En una carrera meteórica, que sin un sólido apoyo no es posible alcanzar, al siguiente año, 1989, es nombrado como Jefe del nuevo Comité de Cooperación Internacional de la Junta Nacional de Prevención del Tráfico Ilícito y Uso Abusivo de Drogas, organismo que tiene estrecha vinculación, tanto oficial como encubierta, con agencias norteamericanas, como la DEA, la que se sabe tiene serios conflictos con la CIA.

Inesperadamente en 1990 es cambiado de puesto de trabajo y retorna al Ministerio de Relaciones Exteriores, donde obviamente por influencias de la CIA, es designado como diplomático en la República de Irán.

En Teherán, se celebraría en noviembre de 1991 la Conferencia Ministerial del Movimiento de los No Alineados, reunión de interés prioritario para Estados Unidos, a fin de sabotear la unidad de los países integrantes de ese poderoso movimiento que presidió Cuba durante 4 años.

Washington no tenía embajada en Irán desde 1979, cuando la misma fue asaltada por estudiantes iraníes seguidores de la revolución islamista, donde cincuenta y dos diplomáticos yanquis habían sido tomados como rehenes durante 444 días.

La pérdida del Sha Reza Pahlavi, hombre fuerte de la CIA, fue una de sus mayores derrotas, y no podían dejar pasar la oportunidad de introducir, por algo más de un lustro, a un confiable agente secreto en esa ciudad, el que tendría acceso a documentos e informaciones de la mencionada Cumbre Ministerial del MNOAL, del gobierno y los líderes iraníes.

Meses después lo promueven a 1er secretario y Encargado de Negocios de la embajada, ampliando sus posibilidades.

En 1996 retorna a Montevideo para desempeñar diversas funciones en la Secretaría y la Dirección General para Asuntos políticos, del Ministerio de Relaciones Exteriores.

Algo que hace más evidente su posible colaboración con la CIA, fue la decisión de salirse del mundo diplomático en 2005, para trabajar con el ex guerrillero José Mujica, recién nombrado Ministro de Ganadería, Agricultura y Pesca, por el presidente de tendencia socialista Tabaré Vázquez. La CIA tenía a Mujica como un objetivo principal en Uruguay y necesitaba informaciones de primera mano.

Sin embargo, en 2007 deja su puesto y acepta el cargo de embajador en China, otro de los países de máxima prioridad para la CIA.

En Beijín permanece cuatro años, hasta que en 2009 su viejo jefe el ex tupamaro José Mujica, ya presidente de la nación, le propone la cartera de Ministro de Relaciones Exteriores, cargo nada despreciable para los intereses de la CIA, que asumió el 1ro de marzo 2010.

Como un guion de los mejores filmes de espionaje, se puede analizar el recorrido de la vida política de Luis Almagro, siempre relacionada a sectores de máximo interés para la CIA, algo similar a lo relatado por Philip Agee, en su libro “Diario de la CIA”, publicado en 1975, cuando describe la metamorfosis de un espía a un agente de influencia.

Así vemos como Almagro se introduce en el tradicional Partido Nacional (PN) o Blanco, llegando a ser miembro del ejecutivo entre 1990 y 1995, con el presidente Luis Alberto Lacalle, y de forma sucesiva en los sectores Divisa Blanca, Movimiento Nacional de Rocha y Propuesta Nacional, esta última corriente interna del nacionalismo fundada por Álvaro Ramos, a la sazón canciller de la República.

Sospechosamente Almagro va derivando de tendencia centro-izquierdista del PN, a posiciones aparentemente más radicales, criticando el giro neoliberal en la economía asumido por el presidente Lacalle.

Posteriormente se pasa al Movimiento de Participación Popular (MPP), polo de izquierda radical, influenciado por el Movimiento de Liberación Nacional-Tupamaros (MLN-T), liderado por José Mujica, hombre al que la CIA daba un seguimiento priorizado.

Para tener mayores accesos a informaciones políticas de máximo interés de la CIA, Almagro se incorpora a la gran coalición Frente Amplio-Encuentro Progresista (FA-EP), en la oposición a la hegemonía bipartidista que desde la restauración democrática de 1985 ejercían el Partido Colorado (PC) y el PN.

A la par de su incorporación al (FA-EP), asesora al MPP como militante político en tema internacionales, debido a su experiencia como funcionario diplomático.

Algo que hace más evidente su colaboración con la CIA, fue la decisión de salirse del mundo diplomático en 2005, para trabajar con el ex guerrillero José Mujica, recién nombrado Ministro de Ganadería, Agricultura y Pesca, por el presidente de tendencia socialista Tabaré Vázquez. La CIA necesitaba informaciones de primera mano sobre Mujica y Almagro podía obtenerlas.

Como ministro de Relaciones Exteriores, influenció desde su cargo, para que Uruguay lograra fuertes lazos de relaciones políticas con Washington durante el gobierno de Barack Obama, y como muestra de su subordinación a los intereses yanquis, influyó en la aceptación de seis prisioneros liberados de la cárcel yanqui en Guantánamo.

La CIA tiene que haber negociado secretamente con el Dpto. de Estado y la Casa Blanca, el sorpresivo y suspicaz respaldo del Gobierno de EE.UU. a la candidatura del Almagro “izquierdista” como Secretario General de la OEA, en mayo 2015.

Iniciaba el cambio del rol de espía al de un importante agente de influencia, en momentos que Estados Unidos desplegaba su estrategia para derrocar los gobiernos de izquierda en América Latina.

Almagro está jugando un papel principal en los intentos por aplicar fórmulas políticas, made in USA, contra Venezuela y Nicaragua, además de sumarse a las provocaciones contra Cuba.

Su posición lacayuna a los yanquis provocó que, en 2014, José Mujica, le expresara: “Lamento el rumbo por el que enfilaste y lo sé irreversible, por eso ahora formalmente te digo adiós y me despido”.

Nada ha sido casual en la trayectoria laboral y política del hombre que años después dejaría perplejo a muchos de sus colegas ajenos al accionar de la CIA.

Almagro dejó atrás su ropaje de senador del izquierdista del Frente Amplio, porque para la CIA ya no era importante. Ahora lo necesitaba como el hombre fuerte para derrocar al gobierno de Nicolás Maduro, desde su puesto en la OEA.

Una de sus más recientes acciones que evidencian las indicaciones de la CIA, la ejecutó el 19 de noviembre 2018, al darle respaldo en su twitter a la solicitud del Tribunal Supremo de Justicia venezolano en el “exilio”, para activar la alerta roja de Interpol con el fin de detener al presidente Nicolás Maduro, ante el desespero de Washington por derrocarlo, algo que no ha podido en las urnas, ni con las manifestaciones contrarrevolucionarias financiadas a través de la USAID y la NED, ambas pantallas de la CIA.

Siguiendo la misma táctica ejecutada contra Luis Ignacio Lula y pretendida contra Rafael Correa, ahora intentan capturar a Maduro por medio de la Interpol, International Criminal Police Organization, lo que aseguraría una sanción por corrupción de 18 años y tres meses de prisión.

Los vaivenes políticos de Almagro tienen total similitud con denuncias de oficiales CIA, de cómo trabaja dicha agencia con sus agentes en su lucha por dominar a países que tienen gobiernos no aceptables para Washington, algo que los cubanos conocen perfectamente.

Sabio José Martí cuando aseguró: “Ocultos están largo tiempo la traición y el engaño, más una vez sospechados, tiene para ser descubiertos rapidez asombrosa”.

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