Cuba nel mondo o la dignità che ci identifica come popolo

Cuba è una piccola nazione, non possiede abbondanti risorse economiche ma ha mantenuto una politica estera basata sui principi, con portata ed influenza in paesi affini o meno al nostro sistema sociale

Daina Caballero www.granma.cu

“Nelle relazioni internazionali, pratichiamo la nostra solidarietà con i fatti, non con belle parole”, ha detto Fidel al definire -come solo lui poteva farlo- il carattere e l’essenza della politica estera cubana lungo questi 60 anni di Rivoluzione. Dallo scorso 23 dicembre, la diplomazia cubana ha iniziato, anch’essa, a percorrere i suoi 60 anni di esistenza.

“Un anno difficile, di encomiabili ed incoraggianti risultati e di una politica estera che continua e continuerà ad essere fedele alla nostra tradizione indipendentista e patriottica, ed alla nostra tradizione rivoluzionaria, che è di profondo coinvolgimento popolare” così ha definito il 2018 il Ministro degli Affari Esteri, Bruno Rodríguez Parrilla, durante le recenti sessioni dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare.

Cuba è una piccola nazione, non possiede abbondanti risorse economiche, ma ha mantenuto una politica estera basata sui principi, con portata ed influenza in paesi affini o meno al nostro sistema sociale.

L’anno appena trascorso è stato caratterizzato da costanti apprendimenti, vittorie e sfide, ma anche dalla possibilità di continuare a dimostrare la dignità che ci identifica come popolo.

Per quanto riguarda le relazioni con gli USA, come ha affermato lo stesso Ministro degli Esteri, dal 17 dicembre 2014 sino al 2017 sono stati raggiunti “alcuni progressi nelle relazioni bilaterali con il paese settentrionale; tuttavia, lo scorso 2018 è stato un anno di retrocessioni, segnato dall’ostinata insistenza dell’amministrazione Trump di porre ostacoli ed intensificare il blocco».

Con Trump alla guida della Casa Bianca, le politiche aggressive, illegali ed extraterritoriali di Washington si sono fatte più forti. Si può menzionare una lunga lista di fatti che vanno da assurdità fino all’indignazione: teorie di attacchi sonici, chiusure di servizi consolari, barriere migratorie, divieto di recarsi sull’isola, intensificazione del blocco, finanziamento della controrivoluzione, provocazioni, tentativi di delegittimare il processo rivoluzionario, di confondere e far pressione, tra altre arbitrarietà, sulla comunità internazionale … Insomma, stratagemmi che sono risultati essere così arroganti, che hanno provocato un rifiuto, quasi unanime, del mondo e portato ad altissimi livelli il supporto e la solidarietà con Cuba.

Prova di ciò è stata l’ultima votazione dell’Assemblea Generale ONU contro il blocco, in cui 189 paesi si sono pronunciati a favore dell’eliminazione di questo flagello e solo due, USA ed Israele, sono stati favorevoli a mantenerlo.

Sulla relazione con il vicino del nord, il 1 gennaio scorso, per commemorare il 60° anniversario della Rivoluzione, il Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, Primo Segretario del Partito, ha insistito: “Ribadisco la nostra disposizione a convivere civilmente, nonostante le differenze, in un rapporto di pace, rispetto e mutuo vantaggio con gli USA. Abbiamo anche segnalato chiaramente che noi cubani siamo preparati a resistere ad uno scenario di scontro, che non vogliamo, e speriamo che le menti più equilibrate del governo USA lo possano evitare”.

Molto importante è stata anche la risposta internazionale che si è prodotta all’elezione del presidente Miguel Díaz-Canel, come espressione di coscienza della legittimità delle nostre elezioni su scala regionale e globale. “Il cambio generazionale nel nostro Governo non deve illudere gli avversari della Rivoluzione. Siamo la continuità, non la rottura”, ha detto il Presidente cubano quando è stato eletto.

E’ stata significativa, la presenza di Diaz-Canel nell’Assemblea Generale dell’ONU; il modo in cui il suo discorso è stato percepito, gli incontri che ha tenuto con vari settori della società USA e con diversi capi di stato ed altre personalità; il suo giro per la Federazione Russa, la Repubblica Popolare Democratica di Corea, la Repubblica Popolare Cinese, la Repubblica Socialista del Vietnam, la Repubblica Democratica del Laos. Nel descrivere il viaggio, il ministro degli Esteri cubano ha dichiarato: “è stato anche molto importante nel senso della priorità che hanno i rispettivi vincoli in tutti i settori, compresa la concertazione politica e le relazioni economiche, commerciali e finanziarie”.

Il 2018 ha anche portato un rinnovato boom delle relazioni con i paesi del Sud, in particolare con America Latina, Caraibi ed Africa. Con questo, è stata data continuità ai nostri principi e scopi negli organismi internazionali, si è privilegiato la ricerca della pace, della volontà di integrazione e collaborazione.

Sulla situazione in America Latina e nei Caraibi, Cuba continua a difendere i principi di solidarietà ed integrazione tra le nazioni. Così lo ha posto in evidenza nel Vertice CELAC, nell’Associazione degli Stati dei Caraibi (AEC), e nel Vertice dell’ALBA, che ha avuto luogo a L’Avana lo scorso dicembre e prima, in luglio, durante il Forum di San Paolo, che è stato molto significativo nell’articolazione delle forze politiche di sinistra con i movimenti popolari e sociali e con i governi rivoluzionari e progressisti della regione.

Cuba, dove è stato firmato, in occasione del II Vertice della CELAC, nel 2014, il Proclama dell’America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace, ha continuato a contribuire a questo decisivo scenario di cui è stato una chiara espressione il processo di pace in Colombia.

A questo anche il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba, il 1 gennaio scorso, ha dedicato le sue riflessioni; dicendo che questo contributo è stato fatto su esplicita richiesta del governo colombiano, sia con le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, come con l’Esercito di Liberazione Nazionale “e lo continueremo a faro, al di là dei rischi, aggravi e difficoltà.

Anche i cambiamenti nell’equilibrio politico regionale sono importanti, dove si sono resi evidenti i tentativi di riapplicare la Dottrina Monroe.

Né le menzogne ​​e le distorsioni del presidente brasiliano Jair Bolsonaro al porre in discussione la preparazione dei nostri medici e condizionare la loro permanenza nel programma Mas Medicos, che hanno portato il Ministero della Salute dell’isola a ritirare i suoi medici, hanno potuto impedire il sostegno della comunità internazionale all’opera di infinito amore che i nostri dottori realizzavano nelle aree più remote del gigante sudamericano.

“Si dovrà difendere l’applicazione del proclama dell’America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace. Si dovrà difendere i suoi postulati contro l’imperialismo USA, contro i poteri esterni e contro la complicità di alcune forze radicali di estrema destra, e persino neofasciste, che si fanno strada nella regione”, ha detto Rodriguez Parrilla sulle sfide del prossimo 2019.

Visite ufficiali di capi di stato a Cuba nel 2018

gennaio

Presidente dell’Etiopia

Presidente del Cile

marzo

Presidente del Kenya

Segretario Generale del Partito Comunista del Vietnam

aprile

Presidente del Venezuela

Presidente della Bolivia

maggio

Segretario generale dell’ONU

Presidente della Palestina

giugno

Presidente dell’India

luglio

Primo Ministro del Commonwealth della Dominica

Primo Ministro di Saint Vincent e Grenadine

agosto

Presidente del Suriname

ottobre

Presidente di El Salvador

Presidente di Panama

Presidente del Venezuela

novembre

Presidente della Spagna

dicembre

Presidente di Haiti

Presidente della Repubblica Democratica Araba Saharawi.


Cuba en el mundo o la dignidad que nos identifica como pueblo

Cuba es una nación pequeña, no posee abundantes recursos económicos, pero ha mantenido una política exterior basada en principios, con alcance e influencia en países afines y no afines a nuestro sistema social

Daina Caballero

«En las relaciones internacionales, practicamos nuestra solidaridad con hechos, no con bellas palabras», dijo Fidel al definir –como solo él podía hacerlo– el carácter y la esencia de la política exterior cubana a lo largo de estos 60 años de Revolución. Desde el pasado 23 de diciembre, la diplomacia cubana comenzó a recorrer también sus 60 años de existencia.

«Un año difícil, de resultados encomiables y alentadores y de una política exterior que sigue y seguirá siendo fiel a nuestra tradición independentista y patriótica, y a nuestra tradición revolucionaria, que es de profunda entraña popular», así definió el 2018 el ministro de Relaciones Exteriores, Bruno Rodríguez Parrilla, durante las recientes sesiones de la Asamblea Nacional del Poder Popular.

Cuba es una nación pequeña, no posee abundantes recursos económicos, pero ha mantenido una política exterior basada en principios, con alcance e influencia en países afines y no afines a nuestro sistema social.

El año que recién termina estuvo marcado por constantes aprendizajes, victorias y desafíos, pero también por la posibilidad de seguir demostrando la dignidad que nos identifica como pueblo.

En cuanto a las relaciones con Estados Unidos, como ha expresado el propio Canciller, desde el 17 de diciembre de 2014 hasta el 2017, se había logrado alcanzar «cierto progreso en la relación bilateral con el país norteño; sin embargo, el pasado 2018 fue un año de retrocesos, marcado por la obstinada insistencia de la administración Trump de poner obstáculos y recrudecer el bloqueo».

Con Trump al frente de la Casa Blanca, las políticas agresivas, ilegales y extraterritoriales de Washington se hicieron más fuertes. Se puede mencionar una gran lista de hechos que van desde el sinsentido hasta la indignación: teorías de ataques sónicos, cierres de servicios consulares, trabas migratorias, prohibición de viajar a la Isla, recrudecimiento del bloqueo, financiación de la contrarrevolución, provocaciones, intentos de deslegitimar el proceso revolucionario, de confundir y presionar, entre otras arbitrariedades, a la comunidad internacional… En fin, argucias que resultaron ser tan arrogantes, que suscitaron un casi unánime rechazo del mundo y llevaron a niveles muy altos el apoyo y la solidaridad con Cuba.

Prueba de ello fue la última votación de la Asamblea General de las Naciones Unidas contra el bloqueo, donde 189 países se pronunciaron por la eliminación de este flagelo y solo dos, Estados Unidos e Israel, estuvieron a favor de mantenerlo.

Sobre la relación con el vecino del norte, el pasado 1ro. de enero al conmemorar el aniversario 60 de la Revolución, el General de Ejército Raúl Castro Ruz, Primer Secretario del Partido, insistía: «Reitero nuestra disposición a convivir civilizadamente, pese a las diferencias, en una relación de paz, respeto y beneficio mutuo con los Estados Unidos. También hemos señalado con toda claridad que los cubanos estamos preparados para resistir un escenario de confrontación, que no deseamos, y esperamos que las mentes más equilibradas en el Gobierno norteamericano lo puedan evitar».

Muy importante fue también la respuesta internacional que se produjo a la elección del presidente Miguel Díaz-Canel, como expresión de conciencia de la legitimidad de nuestras elecciones a escala regional y mundial. «El cambio generacional en nuestro Gobierno no debe ilusionar a los adversarios de la Revolución. Somos la continuidad, no la ruptura», expresó el Presidente cubano al ser elegido.

Fue significativa, la presencia de Díaz-Canel en la Asamblea General de las Naciones Unidas; la manera en que fue percibido su discurso, los encuentros que sostuvo con diversos sectores de la sociedad estadounidense y con varios jefes de Estado y otras personalidades; su gira por la Federación de Rusia, la República Popular Democrática de Corea, la República Popular China, la República Socialista de Vietnam, la República Democrática Lao. Al calificar el recorrido, el Canciller cubano dijo: «fue también muy importante en el sentido de la prioridad que tienen los vínculos respectivos en todos los ámbitos, incluida la concertación política y las relaciones económicas, comerciales y financieras».

El 2018 también trajo un renovado auge de las relaciones con los países del Sur, en especial con América Latina, el Caribe y África. Con ello, se dio continuidad a nuestros principios y propósitos en los organismos internacionales, se privilegió la búsqueda de la paz, la voluntad de integración y colaboración.

Sobre la situación en América Latina y el Caribe, Cuba continúa defendiendo los principios de solidaridad e integración entre las naciones. Así lo ha puesto de manifiesto en la Cumbre de la Celac, la Asociación de Estados del Caribe (aec), y la Cumbre del alba, que sesionó en La Habana en diciembre pasado, y antes en el mes de julio durante el Foro de Sao Paulo, que fue muy significativo en la articulación de las fuerzas políticas de izquierda, con los movimientos populares y sociales y con los gobiernos revolucionarios y progresistas de la región.

Cuba, donde se firmó en ocasión de la ii Cumbre de la Celac en el 2014 la Proclama de América Latina y el Caribe como Zona de Paz, ha continuado tributando a ese decisivo escenario, de lo cual ha sido una nítida expresión el proceso de paz en Colombia.

A esto también el Primer Secretario del Comité Central del Partido Comunista de Cuba, el pasado 1ro. de enero, dedicó sus reflexiones; al decir que esa contribución se ha hecho por solicitud expresa del Gobierno colombiano, tanto con las Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia, como con el Ejército de Liberación Nacional, «y lo seguiremos haciendo, por encima de riesgos, agravios y dificultades.

Son importantes también los cambios en el balance político regional, donde se han hecho evidentes los intentos de aplicar nuevamente la Doctrina Monroe.

Ni las mentiras y tergiversaciones del presidente brasileño Jair Bolsonaro al cuestionar la preparación de nuestros médicos y condicionar su permanencia en el programa Más Médicos, que llevaron al Ministerio de Salud de la Isla a retirar a sus galenos, pudieron evitar el respaldo de la comunidad internacional a la obra de infinito amor que realizaban en las zonas más apartadas del gigante sudamericano nuestros médicos.

«Habrá que defender la aplicación de la proclama de América Latina y el Caribe como Zona de Paz. Habrá que defender sus postulados frente al imperialismo norteamericano, frente a poderes externos y frente a la complicidad de algunas fuerzas radicales de extrema derecha, e incluso neofascistas, que se abren paso en la región», dijo Rodríguez Parrilla sobre los retos del próximo año 2019.

Visitas oficiales de jefes de estado a Cuba en el 2018

Enero

Presidente de Etiopía

Presidenta de Chile

Marzo

Presidente de Kenya

Secretario General del Partido Comunista de Vietnam

Abril

Presidente de Venezuela

Presidente de Bolivia

Mayo

Secretario General de la onu

Presidente de Palestina

Junio

Presidente de la India

Julio

Primer Ministro de la Mancomunidad de Dominica

Primer Ministro de San Vicente y las Granadinas

Agosto

Presidente de Surinam

Octubre

Presidente de El Salvador

Presidente de Panamá

Presidente de Venezuela

Noviembre

Presidente de España

Diciembre

Presidente de Haití

Presidente de la República Árabe Saharaui Democrática.

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