Un testo arricchito con l’apporto del popolo

Dall’intervento di Homero Acosta nell’Assemblea Nazionale, sui principali cambi della Costituzione a partire della consultazione popolare

Sulla figura del presidente della Repubblica

Nel caso dell’età minima, le costituzioni ne stabiliscono una nella quale si suppone che una persona ha raggiunto la maturità ed ha alle spalle una carriera che le permette d’accedere a un incarico della più alta magistratura; generalmente, come un convenzionalismo, si accordano i 35 anni.

Rispetto al periodo di mandato, il documento raccoglie quanto approvato nel VI e VII Congresso del Partito e nella Prima Conferenza Nazionale, in cui si era convenuto di limitare il periodo d’esercizio degli incarichi fondamentali dello Stato. Non lo crea il progetto di Costituzione, ma assume una politica già discussa e approvata, dibattuta con parte della popolazione ed anche sostenuta con accordi dell’Assemblea Nazionale.

Inoltre ha che vedere con l’età massima. Quando si è discusso la prima volta il progetto, il Generale d’Esercito Raúl Castro aveva fatto un’ampia esposizione delle ragioni per le quali considerava che si doveva limitare il mandato, storicamente e politicamente, e il senso dei 60 anni come limite.

Quando si fece conoscere il Proclama del Comandante in Capo, il 31 luglio del 2006, con il quale delegava con carattere provvisorio le sue facoltà, il Generale d’Esercito aveva 75 anni. Il 24 febbraio del 2008 era vicino ai 77, nel momento in cui era stato eletto per la prima volta Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri. Quando ha cominciato il secondo mandato ed è stato ratificato come presidente, era prossimo agli 82 anni, il 24 febbraio del 2013.

Nel Sesto Congresso del Partito, nell’aprile del 2011, nella relazione centrale, parlando della politica dei quadri, Raúl parlò della maniera in cui a si poteva perfezionare e rinforzare:

«A questo contribuirà, inoltre, il rafforzamento dello spirito democratico e del carattere collettivo del funzionamento degli organi di direzione del Partito e del potere statale e governativo, nel tempo in cui si garantisce il ringiovanimento sistematico in tutta la catena degli incarichi amministrativi e di partito, dalla base ai compagni che occupano le principali responsabilità, senza escludere l’attuale Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri né il Primo Segretario del Comitato Centrale che risulterà eletto in questo Congresso.

«Al rispetto, siamo arrivati alla conclusione che è raccomandabile limitare, a un massimo di due periodi consecutivi di cinque anni, il disimpegno degli incarichi politici e statali fondamentali. Questo è possibile e necessario nelle attuali circostanze, ben distinte dai primi decenni della Rivoluzione ancora non consolidata e quindi sottoposta a costanti minacce e aggressioni».

In quella stessa data Fidel, in una riflessione intitolata /La mia assenza nel CC/, del 18 aprile del 2011, riferiva:

«Tra i molti punti compresi nel progetto della relazione del Sesto Congresso del Partito, uno di quelli che mi ha suscitato maggior interesse è quello che riguarda il potere. Testualmente dice; “ … siamo giunti alla conclusione che è raccomandabile limitare a un massimo di due periodi consecutivi di cinque anni il disimpegno degli incarichi politici e statali fondamentali. Questo è possibile e necessario nelle attuali circostanze ben distinte dai primi decenni della Rivoluzione ancora non consolidata e inoltre sottoposta a costanti minacce e aggressioni ”.

«Mi è piaciuta l’idea. Era un tema sul quale avevo molto meditato. Abituato sin dai primi anni della Rivoluzione a leggere tutti i giorni i comunicati delle agenzie di notizie, conoscevo lo sviluppo degli avvenimenti nel nostro mondo, i successi e gli errori dei partiti e degli uomini. Abbondano gli esempi negli ultimi 50 anni.

Non citerò, per non estendermi nè ferire suscettibilità. Ho la convinzione che il destino del mondo potrebbe essere in questo momento molto diverso, senza gli errori commessi da leader rivoluzionari che brillavano per il loro talento e i loro meriti. Non mi illudo nemmeno che nel futuro il compito sarà più facile, sarà il contrario.

«Dico semplicemente quello che a mio giudizio considero un dovere elementare dei rivoluzionari cubani. Quanto più piccolo è un paese e più difficili sono le circostanze , più obbligato sarà ad evitare errori».

Durante la Prima Conferenza del Partito, il 29 gennaio del 2012, il Generale d’Esercito Raúl aveva detto: «Approfitto dell’occasione per ratificare che nella misura in cui avanzeremo nella definizione di tutti gli aggiustamenti che sarà necessario introdurre nella Costituzione della Repubblica e nella cornice legislativa complementare, tra gli altri temi stabiliremo la decisione di limitare a un massimo di due periodi consecutivi di cinque anni il disimpegno degli incarichi politici e statali principali (…) Ugualmente si dovranno modificare in questo senso gli Statuti e altri documenti rettori del Partito».

E nel VII Congresso del Partito, nell’aprile del 2016, aveva affermato:

«Per questo proponiamo di stabilire 60 anni come età massima per entrare nel Comitato Centrale e 70 anni per assumere incarichi di direzione nel Partito, e questo, sommato al limite di due periodi consecutivi per occupare responsabilità politiche, garantirà dalla base il ringiovanimento sistematico in tutto il sistema degli incarichi nel Partito.

E ripeto che poi si dovrà regolare con precisione, perchè ci sarà chi avrà 75 o 80 anni e potrà svolgere compiti importanti, ma non un’attività di dirigente importante per ragioni ovvie e per la stessa esperienza di cui stiamo parlando.

«Com’è logico, se questa proposta sarà approvata dal Congresso, s’introdurranno le modifiche corrispondenti negli statuti del Partito. Pensiamo che questa stessa politica dev’essere applicata nelle istituzioni statali governative e nelle organizzazioni di massa.

«Nel mio caso non è un segreto che nel 2018 concluderò il secondo mandato consecutivo come Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri e cederò questa responsabilità a chi verrà eletto».

Nell’ultimo discorso del Generale d’Esercito come Presidente, il 21 dicembre del 2017, aveva affermato:

«Finalmente, compagne e compagni, desidero ratificare quanto già espresso nel Sesto e Settimo congresso del Partito sulla convenienza di limitare a due termini di cinque anni l’esercizio dei principali incarichi della nazione. Come conseguenza, quando l’Assemblea Nazionale del Potere Popolare si costituirà il 19 aprile del prossimo anno, si concluderà il mio secondo e ultimo mandato alla guida dello Stato e del Governo, Cuba avrà un nuovo presidente».

Il giorno della sessione costitutiva della IX Legislatura, il 19 aprile del 2018, quando Miguel Díaz-Canel Bermúdez ha assunto come Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, Raúl ha detto:

«Il 6º Congresso del Partito, effettuato nell’aprile del 2011, aveva approvato la proposta di limitare a un massimo di du periodi consecutivi di cinque anni il disimpegno degli incarichi politici e statali fondamentali. Lo stesso è stato sostenuto nel 7º Congresso due anni fa e anche se questo limite non è ancora stato inserito nella Costituzione, questione che speriamo si stabilirà nella cornice della sua riforma, da quando avevo assunto il mio secondo mandato come Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, il 24 febbraio del 2013 avevo detto che questo sarebbe stato l’ultimo e lo ho ratificato nel dicembre scorso, quando qui esattamente, avevo affermato che a partire da oggi Cuba avrebbe avuto un nuovo Presidente.

«Non era necessario aspettare di realizzare una riforma costituzionale per rispettare la parola impegnata e agire di conseguenza; la cosa più importante era dare l’esempio».

Queste citazioni dimostrano che questo è stato un tema profondamente meditato, e per questo la Commissione Redattrice propone di mantenere l’età di 60 anni e i due periodi di mandato.

In quanto all’elezione sono riapparsi dubbi su come si elegge il presidente, ed anche parallelismi che non hanno nulla a che vedere con il concetto e le definizioni del sistema elettorale cubano, né con la maniera in cui si organizzano i suoi sistemi politici e istituzionali.

Per il modello e il sistema di Governo ratificati nella Costituzione vigente, Cuba somiglia più a un sistema parlamentare. Molte persone dicono «io voglio votare per il Presidente come avviene in tutti i paesi»; e questo è un concetto sbagliato Nei sistemi parlamentari – quelli che predominano nell’Europa continentale– non si vota direttamente per il Presidente o il Capo di Stato, perchè si nomina in elezioni di secondo grado.

Cuba non deve assumere un altro modello per questioni di mimetismo, nè per sembrare più democratica, perché il suo modello è profondamente democratico. Il suo Presidente viene eletto da una circoscrizione elettorale come deputato, e questa è la prima condizione.

Inoltre, dopo viene eletto dall’organo che rappresenta la volontà del popolo, da rappresentanti eletti direttamente dal popolo. Coloro che hanno costruito la menzogna dell’elezione diretta non la realizzano e negli Stati Uniti, per esempio, l’elezione è indiretta e in non poche occasioni il voto popolare non è quello che elegge il presidente.

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