Guáimaro e lo spirito costituzionale che perdura

Sei mesi esatti dopo il grido libertario di  Carlos Manuel de Céspedes nello zuccherificio  la Demajagua, i patrioti alzati in armi contro il colonialismo spagnolo diedero a Cuba e al mondo una nuova e rilevante lezione di  unità  e civismo.


Il villaggio di  Guáimaro, tenuto in potere dalle forze mambì quasi dall’inizio della guerra d’indipendenza , divenne lo scenario di un avvenimento politico trascendentale che marcò la rotta della Rivoluzione del ‘68.

Riuniti in assemblea nei giorni dal 10 al 12 aprile del 1869 nella giurisdizione principale, i rappresentanti delle tre zone in guerra (Oriente, Camagüey e Las Villas) s’ impegnarono a presentare un unico fronte di combattimento alla metropoli spagnola.

José Martí, per il quale il fatto storico era divenuto simbolo e passione, scrisse 23 anni dopo nel quotidiano  Patria:

«Guáimaro libera divenne più bella che mai nei giorni n cui entrò nella gloria e nel sacrificio».

Senza quasi il tempo di conoscersi e armati di criteri divergenti, anche contrari sui temi da deliberare, i delegati risolsero i loro disaccordi concettuali ponendo al primo posto l’amore patrio e la volontà di servire  la causa cubana.

Tra infiammati dibattiti approvarono in forma peculiare e autoctona di Stato la Repubblica di Cuba in Armi, le sue istituzioni democratiche,  una Costituzione che sarebbe servita da base programmatica nella lotta di liberazione nazionale.

Nonostante i noti limiti riflessi in maniera negativa nel corso della guerra, è innegabile l’importanza dell’Assemblea di Guáimaro come primo passo per  ottenere l’unità del movimento  indipendentista cubano.

«Quali siano stati gli inconvenienti, le difficoltà e il risultato, lo sforzo fu ammirabile», assicurò un secolo dopo il leader storico della Rivoluzione di Cuba, Fidel Castro Ruz, offrendo la sua valutazione di quei fatti.

Nella località camagüeyana cominciò anche una maniera nuova, fatta tradizione, di costruire consensi per il bene nazionale : il dibattito aperto e la riflessione collettiva, come sostento dell’unità e della coesione tra tutte le forze patriottiche.

Questo presuppone un grado di maturità politica tale che faccia prevalere sempre nella discussione dei temi strategici del paese gli interessi sacri della Patria al disopra dei progetti e delle ambizioni personali, di gruppi o di settori.

Nell’anno in cui si commemora il 150º anniversario della prima Carta Magna di Cuba approvata a  Guáimaro, questo principio acquista un rinnovato valore come garanzia del consolidamento dell’opera rivoluzionaria e della sua continuità nel tempo.

Questo è successo sino ad ora e succederà quando il 24 febbraio il popolo sosterrà con il suo voto la Costituzione che marcherà il presente e il futuro promettente della Patria, in un gesto di eterna gratitudine a coloro che diedero tutto, anche la vita, per la libertà.

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