Guarimbas e Cabildos Abiertos: connessione insurrezionale

Mision Verdad – http://aurorasito.altervista.org

Uno dei principali punti deboli dell’opposizione in questi anni era l’assenza di partecipazione e convocazione nelle aree popolari, dove la vulnerabilità sociale è maggiore rispetto ad altri territori venezuelani. Quel collegamento non esiste a causa di fattori di classe e poca audacia politica nel creare un programma che includa gli esclusi storici, questione che per il Chavismo è una bandiera poiché ha quella estrazione, e quindi concezioni ed usi politici sono alimentati da quel tellurismo sociale.

Juan Guaidó, membro di Voluntad Popular, laboratorio partitico che ora dirige l’Assemblea nazionale (AN), a causa del luogo di nascita e del colore della pelle rappresenta una crepa di cui l’opposizione soffriva, caratterizzata da volti e discorsi molto lontani da ciò che effettivamente simboleggia il suo contendente: il chavismo, come soggetto politico e sociale.

L’attuale presidente del Parlamento deve affrontare, viste le assenze di Leopoldo López e Freddy Guevara, proprio il momento in cui alcune sacche d’insurrezione cominciano a penetrare territori e quartieri popolari. Le rivoluzioni colorate del 2014 e del 2017 non sono mai riuscite ad attivare la popolazione nelle aree che sarebbero più convenienti per l’anti-chavismo, tranne che per episodi specifici in cui si manifestavano anche tattiche terroristiche, come l’incendio di ospedali con pazienti all’interno ad el Valle, Caracas e altre regioni del Venezuela. Le violenze furono generalmente neutralizzate quasi rapidamente; nelle barricate di Páez Avenue, a el Paraíso, a Caracas, non si manifestò affinché “le colline cadessero”, evidenziandone un esempio.

Ma la notte del 21 gennaio, piccole barricate incendiate, spari, pentole e padelle sbattute furono registrati in quelle che sembravano sacche di violenza insurrezionale, meglio note come guarimbas, in aree diverse che non potrebbero mai essere oggetto di un’adunata politica dell’opposizione.

Sebbene attraverso i social network e i soliti media a dargli spoglie spontanee e popolari, chiaramente attivati simultaneamente non duravano più di un paio d’ore nella maggior parte dei punti in cui erano apparsi, ricevendo una copertura in linea cogli orientamenti del governo degli Stati Uniti e dell’AN. L’interesse di accendere il quadro laddove generalmente tali azioni belliche non sono supportate, si manifestava con la scarsa audacia nel generare una narrazione in cui si presumesse che il “rifiuto della dittatura di Maduro” fosse diffuso. Tuttavia, l’est di Caracas, esempio abbastanza descrittivo dell’artificiosità degli eventi, rimase silenzioso. Le proteste erano collegate alla pretesa illegittimità del Presidente Maduro e all’usurpazione quale principale artificio legale inesistente. Allo stesso tempo, le infrastrutture delle istituzioni pubbliche furono attaccate: gli agenti delle guarimbas incendiarono la casa culturale Robert Serra, un magazzino del PDVAL e il modulo della Polizia nazionale bolivariana (PNB) a Puerta Caracas, La Pastora.

Tali manifestazioni di violenza simbolica contro il chavismo seguono il piano usato nelle precedenti e fallite rivoluzioni colorate, segnalando da subito che uno degli obiettivi concreti della guerra al Venezuela è lo sterminio di tutto ciò che riguarda la Rivoluzione Bolivariana. Ma, come appare evidente nei molteplici tentativi di colpo di Stato negli ultimi lustri, la leadership antichavista non conta sul sostegno della maggioranza della popolazione venezuelana, specialmente quella identificatasi col chavismo, che doveva emergere come esercito di riserva nel caso d’insurrezione armata nei centri urbani e rurali più popolosi. C’è l’importanza di attivare nuovi spazi che possano aiutare ad indurire il contesto nazionale tra le mosse internazionali per non riconoscere il governo di Maduro e sostenere apertamente il comitato esecutivo dell’AN.

Cosa sono i Cabildos Abiertos e a cosa servono
In questo contesto, entra in gioco la figura dei consigli aperti, “mezzi di partecipazione e protagonismo del popolo nell’esercizio della sovranità politica”, secondo l’ articolo 70 della Costituzione. Dopo le frodi e gli insuccessi che i capi dell’opposizione politici ottennero come risultato dei loro tentativi di rovesciare il governo venezuelano, la mobilitazione anti-chavista fu sempre meno frequente fin quando, nel 2018, il conflitto politico si risolse attraverso l’Assemblea nazionale costituente (ANC) e, poi nelle elezioni presidenziali di maggio, entrambe istanze disconosciute dagli attori del cambio di regime. Per questo motivo, la figura dei consigli aperti fu utilizzata come risorsa storico-simbolica insieme alla data del 23 gennaio. Come tante altre volte in cui hanno proclamato il giorno della “fine della dittatura” (chiamato La Salida o plebiscito), questa volta ricorrevano a una forma di partecipazione dei creoli bianchi durante l’indipendenza venezuelana, dopo che Fernando VII fu rapito da Napoleone Bonaparte, motivando i proprietari bianchi a formare un governo al di fuori dell’orbita spagnola nel 1810. Poi, con Francisco de Miranda e Simon Bolivar al timone, il movimento indipendentista prese un altro corso, ma l’analogia storica si presta ad interpretazioni che interessano l’agenda di Volunted Popular e il resto dei conseguenti partiti. Allo stesso tempo, il 23 gennaio è una data particolarmente ricordata per il puntofijismo come fine di un’epoca (la dittatura di Marcos Pérez Jiménez, oggi collegata in modo interessato al governo di Nicolás Maduro) e l’inizio di un’altra. È un simbolo al quale hanno già fatto ricorso in passato, ma questa volta in un contesto di maggiore assedio internazionale, col duro sostegno di Washington per un “governo di transizione” guidato dall’AN. Il fattore popolare sfugge di certo, ma i consigli aperti che hanno invocato i deputati dell’opposizione sono usati per proclamare sostegno all’insurrezione e colpo di Stato a parte della popolazione tradizionalmente anti-chavista e suscettibile di aderire a un agenda sediziosa e violenta. Vengono aperti capitoli, piattaforme per slogan e promozione dei politici dell’opposizione, quali collegamenti diretto tra cittadini e deputati promettendo il cambio di regime a tutti i costi. Sono spazi per misurare ed espandere la capacità indebolita di trascinamento e diffusione, nella chiara invocazione al colpo di Stato. Tali attività accumulano forze in vista dello scenario previsto il 23 gennaio e giorni successivi. Secondo la Costituzione, hanno anche un carattere vincolante, purché, come chiarito dalla Legge organica del Potere comunale pubblico, siano convocati dal Consiglio comunale, “i consigli parrocchiali coll’accordo della maggioranza dei membri,” “sindaco” e “cittadini” (articolo 261), cosa che di fatto non accade. Ma anche se la legge organica rende vincolanti le decisioni dei consigli aperti se lo sono “su questioni relative a portata spaziale e senza pregiudizio delle disposizioni della rispettiva legislazione” (articolo 262), restando meri dispositivi retorici, fumogeni della mobilitazione dell’antichavismo.

Sciame e conflitti armati
Questo è il motivo per cui i consigli sono organizzati a sciame, in modo decentralizzato e autonomo, con molto supporto nei social network per diffondere il loro messaggio e radunare gli attivisti (media tradizionali, ONG, associazioni civili, influenzatori, ecc.) Dato che l’adesione della popolazione all’agenda richiede l’adesione delle municipalità, l’AN ricorse a una risorsa suscettibile di connettersi con l’esercito di riserva che cercava nei quartieri e campagne venezuelani come agenti dell’insurrezione, come si osserva nelle ultime prove di guarimbas. Non invano il municipio di Caricuao, il 19 gennaio, come esercizio popolare ed organizzazione politica “contro la dittatura”, notava lo spettro della classe che in precedenza non riusciva a convocare ed esaltare la figura “presidenziale” di Juan Guaidó In effetti, le attività convocate dal Parlamento sono date, come scrive un giornalista di El Estímulo, “coll’impeto che ricorda un po’ lo spirito di metà 2017”, in riferimento ai gruppi insurrezionali che crearono caos e distruzione della vita e proprietà pubblica in diverse regioni del Venezuela. Come e dove convogliare la convocazione e presenza dei consigli aperti è una domanda che la maggior parte dei sostenitori dell’opposizione si pone. Tuttavia, la connessione territoriale tra le strutture di tali consigli come focolai di guarimberos, il 21 gennaio, suggerisce che potrebbero verificarsi violenze mascherate dai media come repressione di Stato, come dettato da manuale e scenari degli anni precedenti. La cosa importante per l’opposizione è mantenere un’agitazione di strada che sia redditizia per la propaganda del “governo di transizione” dell’AN, in pieno stile libico del 2011. Tutte le azioni in Venezuela da parte dell’antichavismo avrebbero correlazione coi migranti venezuelani all’estero, dove hanno già punti di incontro sotto forma di consigli a sostegno del “governo di transizione” guidato da VP in questo momento. È nell’arena internazionale in cui vengono prese tutte le decisioni, con la Casa Bianca come principale portavoce del “sostegno al popolo del Venezuela”.

I calcoli dei mandanti di Guaidó sono sintetizzati nel confronto con la popolazione venezuelana nelle strade (per questo la convocazione dei consigli) e terminano con l’installazione di un consiglio di transizione guidato dall’AN che gestisca azioni coi poteri istituzionali degli Stati Uniti (Washington) facendo ancor più pressione sullo Stato venezuelano per distruggerlo, preparando il terreno per il conflitto armato. È lo scenario pianificato, il che non significa che ci sarà alla lettera, poiché le agenzie di sicurezza e d’intelligence hanno già divulgare alcuni dettagli del complotto.

Traduzione di Alessandro Lattanzio


Il Venezuela rivedrà i rapporti cogli USA

PressTV – http://aurorasito.altervista.org/

 

Il Venezuela annunciava la decisione di rivedere completamente le sue relazioni diplomatiche cogli Stati Uniti, sostenendo che Washington ha dato “ordini” per un colpo di Stato nel Paese socialista latinoamericano. Durante una trasmissione radiotelevisiva, il Presidente Nicolas Maduro ordinava al Ministro degli Esteri Jorge Arreaza d’iniziare “la revisione totale delle relazioni” con Washington. Inoltre s’impegnava ad annunciare una nuova politica estera su Washington. Le osservazioni di Maduro erano in risposta ai commenti del vicepresidente statunitense Mike Pence, che aveva pubblicato un video messaggio esprimendo il sostegno di Washington ai manifestanti e capi dell’opposizione venezuelana prima delle manifestazioni anti-governative previste per il 23 gennaio. Nel messaggio, Pence descriveva Maduro come”dittatore senza pretesa legittima al potere”. “Mentre la brava gente del Venezuela fa sentire la vostra voce domani, a nome del popolo americano, diciamo: estamos con ustedes. Siamo con voi”, aveva detto Pence. Maduro si riferì a tale dichiarazione come “ordine” per un colpo di Stato in Venezuela. “Ciò che il governo degli Stati Uniti fa attraverso il vicepresidente Mike Pence è dare l’ordine di effettuare un colpo di Stato fascista… senza precedenti nella storia delle relazioni tra Stati Uniti e Venezuela in 200 anni”, dichiarava il presidente venezuelano.

‘Yankee go home!’
Anche altri funzionari venezuelani condannavano Pence. “Yankee go home! Non lasceremo che interferiscano negli affari della madrepatria”, dichiarava la Vicepresidentessa Delcy Rodriguez. Il Ministro delle Comunicazioni Jorge Rodriguez accusava Pence di aver ordinato a “terroristi” di compiere violenze. Contro-dimostrazioni erano previste per il 23 gennaio. L’opposizione è guidata dal presidente dell’Assemblea nazionale Juan Guaido, deputato del partito Voluntad popular e arci nemico di Maduro, chiedeva che i militari sconfessassero Maduro, promettendo l’amnistia per chi rovesciasse il governo. “Non chiediamo il colpo di Stato, non chiediamo di sparare. Chiediamo di non spararci”, aveva detto Guaido all’esercito il 21 gennaio. Lo stesso giorno, due dozzine di militari sequestravano un avamposto militare vicino al palazzo presidenziale a Caracas, ma presto si arresero.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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