Più vivo che mai il reclamo d’indipendenza per Portorico

Il reclamo d’indipendenza per Portorico lo ha ratificato il famoso patriota Oscar López Rivera, che ha segnalato che questa è una domanda del suo popolo boricua che non cambierà mai.

In una dichiarazione a Granma Internacional ha indicato che l’unico cammino per la sua Patria è l’indipendenza, seppellendo tutto il protettorato di Washington su questa piccola isola dei Caraibi.

Poi ha citato tra altri reclami importanti, la lotta dei portoricani per l’eliminazione dell’esorbitante debito estero di Portorico, che gli esperti di Wall Street hanno quantificato in 73 000 milioni di dollari e del quale il suo paese non è responsabile.

Poi ha puntualizzato che questa nazione manca di un tesoro pubblico per effettuare questo pagamento, dato che tutte le entrate generate vanno nella mani degli Stati Uniti nella loro condizione di metropoli neocoloniale.

Per tale ragione è impossibile accudire ad altre formule finanziarie internazionali o dichiararsi in fallimento come alcuni Stati dell’unione statunitense, perché Portorico non forma parte del territorio continentale ed ha la proibizione, nella sua condizione di Stato Libero Associato -ELA- d’applicare programmi di riscatto economico.

Inoltre ha spiegato che per risolvere il tema, nel 2016 la Casa Bianca aveva nominato una Giunta di Controllo Fiscale per intervenire, con un potere superiore al governatore ELA, incaricato di confezionare piani d’aggiustamento sociale per garantire il pagamento ai creditori.

Le misure economiche implementate da allora tagliano il bilancio a beneficio della popolazione e accentuano la dipendenza dalla metropoli.

Questa situazione porta molti portoricani a lottare per l’indipendenza definitiva dagli Stati Uniti o all’emigrazione verso questo paese, incrementata dopo il disastro naturale sofferto dalla nazione con il passaggio distruttore degli uragani Irma e María nel 2017, dal quale non si è recuperato.

«Oggi noi affrontiamo il debito odioso e criminale imposto dalle agenzie di credito sostenute dagli Stati Uniti. Relazionato a questo tema ci hanno imposto il governo di una Giunta di Controllo Fiscale che ha determinato di applicare un progetto di austerità che minaccia il presente e il futuro di Puerto Rico, in una forma che non possiamo nemmeno visualizzare », ha assicurato.

Per queste ragioni i portoricani vogliono dibattere il tema nell’Assemblea Generale della ONU, per esigere ancora una volta la libera determinazione e l’indipendenza della loro patria, basandosi nel fatto che nel 1952, quando decise d’imporre il ELA, il governo degli USA manipolò l’informazione e la tergiversò per realizzare i suoi propositi neocoloniali.

«Operiamo per l’unità tra le forze della sinistra, unità che ci permetta di mettere le nostre differenze da parte e lavorare per conquistare la definitiva indipendenza che è divenuta una necessità», ha affermato López Rivera.

Nella sua gioventù fu reclutato dall’esercito degli Stati Uniti e dovette partecipare alla guerra in Vietnam. Ritornando nella città nordamericana di Chicago, luogo di residenza della sua famiglia negli anni ’70, entrò a far parte della lotta e la difesa dei diritti dei portoricani e divenne un noto organizzatore comunitario in difesa delle condizioni di vita della sua comunità.

Nel 1976 entrò nella lotta clandestina a favore dell’indipendenza di Puerto Rico, come membro delle Forze Armate di Liberazione Nazionale (FALN) per cui nel 1981 fu arrestato dal FBI, Ufficio Federale delle Investigazioni.

Al momento della sua cattura reclamò per sè la condizione di prigioniero di guerra sostenuta dal 1º Protocollo della Convenzione di Ginevra del 1949, che riconosce questa condizione nel caso di persone detenute in conflitti o lotte contro l’occupazione coloniale.

Il reclamo fu ignorato dal governo nordamericano, che lo condannò a 55 anni di reclusone e poi fabbricò un tentativo di fuga, così la pena divenne una sentenza di 70 anni, 12 dei quali trascorsi in totale isolamento.

Oscar López ha trascorso in totale 36 anni di dura reclusione.

IL 17 gennaio del 2017 il presidente Barack Obama gli concesse l’indulto e la liberazione, che avvenne il 17 maggio dello stesso anno.

Di recente ha viaggiato a Cuba per partecipare, a L’Avana, alla 4ª Conferenza Internazionale “Per l’equilibrio del mondo”, svolta alla fine di gennaio.

Per questo indipendentista portoricano tornare a Cuba è stato un grande onore.

«Mi sento super fortunato per poter stare qui. Questo Forum ci può illuminare verso la necessaria unità, ponendo a lato le divisioni. Sono uno che ha fiducia che un mondo migliore è più giusto è possibile. Lottiamo per realizzare questo proposito di prosperità, per l’essere umano. Perchè non solo Portorico soffre, soffre tutto il pianeta. Soffriamo i castighi imposti da questo orco imperialista statunitense».

Poi ha sostenuto che mantenere la continuità e il legato del Comandante in Capo Fidel Castro è importante.

«Necessitiamo che la gioventù continui questo legato, perchè rappresenta il futuro della società. Che continuino l’esempio di Fidel Castro, che aveva assunto quello di José Martí», ha concluso

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