Venezuela: smentite le cifre sulle morti causate dal blackout

Mision Verdad www.lantidiplomatico.it

Fin dalle prime ore del blackout, i leader dell’antichavismo, con le ONG finanziate dal Dipartimento di Stato USA, hanno iniziato a diffondere la narrazione di un massiccio numero di decessi negli ospedali dovuti al sabotaggio subito dal servizio elettrico.

Nella divisione dei ruoli tra i portavoce dell’opposizione, il deputato Juan Manuel Olivares, si è incaricato di diffondere la notizia di un totale di 17 morti, che il presidente dell’AN, Juan Guaidó, ha convalidato come vera in una conferenza stampa.

Olivares, oltre a non vivere attualmente in Venezuela, è noto per aver coordinato i camion che hanno cercato di introdurre “aiuti umanitari” nel paese nella fallita operazione del 23 febbraio. Usando la sua professione di medico, negli ultimi anni è stato uno dei principali propagandisti di notizie sulla presunta esistenza di una “crisi umanitaria” in Venezuela.

Mentre Codevida, ONG che rappresenta i pazienti trapiantati in Venezuela, ha riferito che ci sono stati 15 decessi dovuti alla mancanza di dialisi dopo l’interruzione del servizio elettrico a causa del sabotaggio della centrale idroelettrica Guri. Questa organizzazione, diretta da Francisco Valencia, fa parte della coalizione di ONG che promuove l’apertura di un “canale umanitario”, in conformità con la strategia di intervento della Casa Bianca.

Mentre questo accadeva, il giornalista Gustavo Ocando Alex collaboratore BBC World e The Miami Herald, ha diffuso fake news su 296 persone, tra cui 80 bambini, uccisi in Venezuela dal blackout. Questa notizia è stata diffusa dai media anti-chavisti fino a quando il presidente del Colegio de Médicos dello Stato Zulia, Dianela Parra, ha smentito questa cifra.

Inoltre, sono stati utilizzati altri mezzi per affermare che in Venezuela sono morti 80 neonati e quasi 300 persone.

Nessuno dei media, o oppositori del governo, è stato in grado di presentare una lista di persone decedute con nomi e cognomi ad attestare le loro dichiarazioni.

Nel frattempo, il ministro della salute del Venezuela, Carlos Alvarado, ha affermato che nessuno è morto a causa del blackout, mentre ha informato la popolazione circa il funzionamento di generatori elettrici negli ospedali colpiti.

Alvarado ha chiesto ai pazienti che necessitavano di dialisi di recarsi nei centri di salute dove ricevono il loro trattamento per essere trasferiti ad altri nel caso in cui non fosse stato possibile offrire il servizio, lasciando la narrativa di Codevida indebolita sui pazienti renali in una situazione di abbandono da parte dello Stato.

D’altra parte, la necessità di diffondere informazioni, senza alcuna smentita, sulle conseguenze dell’attacco elettrico coincide con la necessità di installare nell’opinione pubblica nazionale e internazionale la figura di un “intervento umanitario”. In questo contesto, queste fake news fanno parte di una nuova offensiva comunicativa a favore degli “aiuti umanitari” come copertura narrativa dell’applicazione della dottrina della Responsabilità di Protezione, utilizzata in Libia e in Jugoslavia.

È chiaro che a livello mediatico, l’operazione in corso consiste nell’utilizzare le conseguenze umane, attraverso l’esagerazione e l’occultamento di coloro che sono direttamente responsabili, come mezzo per convincere l’opinione pubblica internazionale a giustificare l’intervento militare in Venezuela. L’uso di queste false cifre converge con la presenza della missione tecnica dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, che cercano di trascinare in una posizione interventista.

(Traduzione de l’AntiDiplomatico)

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