Helms-Burton, i sogni della bestia

La sospensione del Titolo III della Legge è stata contrassegnata dalle cause interposte da potenti partner commerciali, soprattutto l’Unione Europea

Mauricio Escuela www.granma.cu

Come per magia si è voluto risignificare l’idioma, da parte del potere, così per esempio l’intervento armato è “aiuto umanitario” e, nel caso della mostruosità legale Helms-Burton, il soffocamento di un paese si colloca sotto l’”innocente” nome di Legge per la Libertà e Solidarietà con Cuba. Un intero progetto su un futuro distopico, con una repubblica ancora più irreale di quella sorta nel 1902.

Se i patrioti dovettero approvare l’appendice dell’Emendamento Platt, sotto la minaccia che l’occupazione non sarebbe mai terminata e non si sarebbe dato luogo alle elezioni presidenziali ed all’inizio della tanto anelata indipendenza; ora con la Helms-Burton lo scenario, sebbene simile, cerca di legare Cuba per sempre. Le sanzioni economiche, le arbitrarie cause giudiziarie, così come l’espulsione dei cubani dalle loro proprietà, non cesserebbero finché la Casa Bianca non consideri “tutto in ordine”.

E con tale ordine si riferiscono ad una “democrazia” che non avrebbe il sostegno internazionale, secondo i principi delle Nazioni Unite, ma l’infamia nomea della destra cubano-americana più recalcitrante, opportunista ed ipocrita, disposta a lucrare col sangue di una “Cuba in transizione”, dopo che per 60 anni hanno vissuto del bilancio erogato dai loro padroni USA.

Immagini lo scenario, sta seduto sul marciapiede della sua casa, o ritorna a casa al termine della giornata di lavoro, per trovare un sigillo alla porta e diversi stranieri che si dicono ‘espropriati’ e padroni dell’immobile.

L’ORIGINE DEL MALE

 

L’amministrazione Eisenhower aveva calcolato male l’arrivo dei rivoluzionari al potere nel 1959. Ci sono seri studi in cui si evidenzia la convinzione che il processo contro Batista era battezzato con il vecchio adagio del romanzo ‘Il Gattopardo’, applicato fino ad allora alle rivoluzioni borghesi: “cambiare tutto, affinché non cambi nulla”. Ma le prime misure a Cuba, già indicavano la costruzione di una sovranità senza precedenti nell’arcipelago.

Il giovane Governo rivoluzionario dell’Avana fu rapidamente criminalizzato e, insieme ad una campagna di discredito sulle misure prese contro gli scagnozzi batistiani, si iniziò a generare la bufala che “Cuba ruba le nostre proprietà”. È noto che il processo di nazionalizzazione ebbe un sistema di compensazioni, che fu accettato come logico e giusto da varie società europee. Solo quando Eisenhower eliminò la quota di zucchero, per colpire il 70% delle esportazioni cubane, i rivoluzionari accelerarono il processo di espropriazione.

Teniamo conto che eliminare la quota era una forma di guerra economica, che cercava decapitalizzare il cuore dell’economia cubana, tuttavia, il mondo è sempre stato molto più grande ed il nascente Governo cercò alternative commerciali con l’Europa occidentale ed i paesi del blocco socialista. Dopo la rottura delle relazioni, realizzata in forma unilaterale ed ingiustificata da Washington, si cominciò a trattare Cuba come si fece con la Germania del Kaiser, nel 1917, una potenza che sì aveva una politica marittima aggressiva, di affondamenti di navi mercantili e civili.

Quella “legge del commercio con il nemico” considerava Cuba come un paria mondiale, una vecchia politica che ancora oggi si applica a quei paesi i cui governi, la Casa Bianca, vuole rimuovere. Quell’embargo, decretato da J. F. Kennedy, si riferiva solo ai prodotti USA.

L’ORA DELLA CACCIA FEROCE

 

Quando l’economia del blocco socialista cominciò a mostrare fratture, già all’inizio degli anni ’80, Cuba iniziò le misure per diversificare ulteriormente il suo modello verso una forma mista. Gli USA escogitarono allora un contropiano con l’obiettivo piatto di “cacciare” Cuba a livello internazionale.

L’isola approvò nel 1982 un decreto legge per regolare le attività relazionate agli investimenti esteri ed anche la politica del lavoro fu modificata, nel 1990, per consentire lo stabilimento di società turistiche. Inoltre, nel 1992, alcuni articoli della Costituzione si adattarono per consentire una maggiore flessibilità riguardo alle forme di proprietà esistenti nel paese.

Quelle misure dimostrarono la loro rapida efficacia giacché, nel 1989, solo il 5,7% dell’interscambio si faceva con le Americhe ma, nel 1994, ammontava al 34,7%, mentre, per lo stesso anno, il 45% del commercio si realizzava con l’Europa. Questo successo indicava l’esistenza di una Cuba socialista e sovrana posteriore alla caduta del “socialismo reale”, che non avrebbe attraversato il processo di “riforme democratiche di natura politica” che interessano Washington.

Il 23 ottobre 1992, l’allora Presidente USA, George H. W. Bush, approvò il Cuban Democracy Act, nel cui paragrafo più aggressivo si sarebbero sanzionate quelle navi che avessero toccato porti cubani, come se si trattasse di uno stato di guerra.

La vittoria repubblicana nelle elezioni legislative del 1994 converte il senatore Jesse Helms in presidente della Commissione per le Relazioni Estere della Camera Alta.

Immediatamente, ed incoraggiato dalla recente fine del socialismo in Europa, i lobbisti cubano americani usarono il nuovo funzionario per irrigidire il Cuban Democracy Act così nasceva, il 12 marzo 1996, la Legge Helms-Burton, con un carattere extraterritoriale senza precedenti.

UNA LEGGE “IMPRATICABILE”

 

È vero che la sospensione del Titolo III della Legge è stata segnata dalle cause interposte da potenti partner commerciali cubani, soprattutto dell’Unione Europea, tuttavia, la natura politica della Helms-Burton la separa dall’essere praticata con sensatezza negli USA, poiché non ci sarebbe modo di controllare la legittimità dei presunti pretendenti cubano-americani o statunitensi, ciò che darebbe luogo ad una rapina delle ricchezze di Cuba basata sui compromessi. Gli avvocati sottolineano che il volume delle “cause legali” sarebbe così elevato, che molti tribunali collasserebbero, per concludere che tale legge è incostituzionale in quanto impraticabile.

Inoltre, come legge, contraddice la lettera della Costituzione USA, nel suo V emendamento, che garantisce la libertà di viaggio per i nordamericani. Mette in contrasto i poteri dello Stato, allo scontrare la giustizia con il legislativo, conflitto che nella lettera della politica interna USA è considerato quasi un peccato. Ma, soprattutto, converte un problema locale, con una minoranza come la cubana, in una questione mondiale che colpisce gli interessi economici USA.

IL FALLIMENTO

 

Nel 1996, Cuba aveva crescenti legami commerciali con il resto del mondo, una politica intelligente che, quando arrivò la Helms-Burton, invece di isolarla, la rese degna di speciale attenzione da parte delle potenze regionali.

Nel caso del Canada, detto paese arrivò a situarsi tra i principali partner commerciali di Cuba, rafforzando la sua politica basata sul pragmatismo diplomatico, il riconoscimento del Governo cubano e la protezione attraverso le leggi antidoto contro le misure di Washington. La legislazione canadese impedì che le società di quel paese si piegassero agli USA.

All’inizio del 28 maggio 1996, Canada e Messico stipularono accordi sulla legge Helms-Burton, come misura che viola le loro rispettive sovranità. Pertanto, la Legge ha messo in crisi l’Accordo di Libero Commercio nordamericano (NAFTA), che beneficiava direttamente l’economia USA, il che ridondò che la classe corporativa USA ripudiasse la suddetta legislazione.

Nel caso del Messico, Cuba ricevette anche il sostegno politico di quel governo e la sua solidarietà contro l’ingerenza economica e politica, poiché è politica di quello Stato l’autodeterminazione dei popoli e la pace.

L’altra grande vittoria regionale, molto presto, fu la Legge per la Protezione del Commercio e degli Investimenti di Norme Straniere promossa dal Messico, in cui si poneva freno alle misure USA e stabilì un forte precedente internazionale come legge antidoto. Lo Stato messicano portò il caso davanti alla Corte Internazionale di Giustizia e promosse, nell’Assemblea Generale dell’ONU, una risoluzione sull’applicazione delle leggi extraterritoriali.

CONTINUANO A SOGNARE

 

Organizzazioni fantasma, finanziate con denaro federale, si incontrano in questi giorni a Miami per rivendicare proprietà come per esempio più della metà della provincia di Cienfuegos (nel caso di uno solo di questi “impresari”). In un altro caso, il terreno dell’aeroporto internazionale José Martí sarebbe una “piccola fattoria particolare”.

Il business della destra cubano americana sarebbe grazie a questo, un bell’affare, ma il prezzo sarebbe impagabile per l’impero. La bestia della Casa Bianca confonde i suoi sogni con la realtà, la finzione mitologica con la Storia.


Helms-Burton, los sueños de la bestia

La suspensión del Título III de la Ley ha estado marcada por las demandas interpuestas por poderosos socios comerciales, sobre todo la Unión Europea

Mauricio Escuela

Como por arte de magia se ha querido resignificar el idioma, desde el poder, así por ejemplo la intervención armada es «ayuda humanitaria» y, en el caso del engendro legal Helms-Burton, el aplastamiento de un país se coloca bajo el «inocente» nombre de Ley de Libertad y Solidaridad con Cuba. Todo un proyecto acerca de un futuro distópico, con una república aún más irreal que la surgida en 1902.

Si los patriotas debieron aprobar el apéndice de la Enmienda Platt, bajo la amenaza de que la ocupación nunca terminaría y no se daría paso a la elección presidencial y el inicio de la tan anhelada independencia; ahora con la Helms- Burton el escenario, aunque similar, busca atar a Cuba para siempre. Las sanciones económicas, las demandas judiciales arbitrarias, así como la expulsión de los cubanos de sus propiedades, no cesarían hasta tanto la Casa Blanca no considere «todo en orden».

Y con ese orden se refieren a una «democracia» que no tendría el aval internacional, según los principios de Naciones Unidas, sino el sambenito caprichoso de la derecha cubanoamericana más recalcitrante, oportunista e hipócrita, dispuesta a lucrar con la sangre de una «Cuba transicional», luego de que durante 60 años vivieran del presupuesto erogado por sus amos norteamericanos.

Imagine usted el escenario, se encuentra sentado en la acera de su casa, o vuelve a su vivienda al culminar la jornada diaria, para encontrarse un sello en la puerta y varios extraños que se dicen cubanos «expropiados» y dueños del inmueble.

EL ORIGEN DEL MAL

La administración de Eisenhower había calculado mal la llegada de los revolucionarios al poder en 1959. Existen estudios serios donde se evidencia la creencia de que el proceso contra Batista estaba bautizado bajo el viejo adagio de la novela El Gatopardo, aplicado hasta entonces en las revoluciones burguesas: «cambiarlo todo, para no cambiar nada». Pero las primeras medidas en Cuba, ya apuntaban hacia la construcción de una soberanía sin precedentes en el archipiélago.

Rápidamente se criminalizó al joven Gobierno revolucionario de La Habana y, junto con una campaña de descrédito en torno a las medidas tomadas con los esbirros batistianos, se comenzó a generar el bulo de que «Cuba roba nuestras propiedades». Se sabe que el proceso de nacionalización contó con un sistema de compensaciones, el cual fue aceptado como lógico y justo por múltiples empresas europeas. Solo cuando Eisenhower eliminó la cuota azucarera, para afectar el 70 % de las exportaciones cubanas, los revolucionarios aceleraron el proceso de expropiaciones.

Tengamos en cuenta que eliminar la cuota era una forma de guerra económica, que buscaba descapitalizar el corazón de la economía cubana, sin embargo, el mundo siempre ha sido mucho más grande y el naciente Gobierno buscó alternativas de comercio con Europa Occidental y los países del bloque socialista. Tras la ruptura de relaciones, realizada de forma unilateral e injustificada por Washington, se comenzó a tratar a Cuba como mismo se hizo con la Alemania del Káiser en 1917, una potencia que sí tenía una política marinera agresiva, de hundimientos de barcos mercantes y civiles.

Esa «ley de comercio con el enemigo» trataba a Cuba como un paria mundial, una vieja política que aún hoy se aplica a aquellos países cuyos gobiernos la Casa Blanca desea remover. Aquel embargo, decretado por J. F. Kennedy, se refería solo a productos norteamericanos.

LA HORA DE LA CACERÍA FEROZ

Cuando la economía del bloque socialista comenzó a mostrar fracturas, ya de una manera temprana a inicios de la década de los 80, Cuba comenzó las medidas para diversificar aún más su modelo hacia una forma mixta. Estados Unidos ideó entonces un contraplan con el objeto llano de «cazar» a Cuba en el plano internacional.

La Isla aprobó en 1982 un Decreto-ley para regular las actividades relacionadas con la inversión extranjera y la política laboral también se modificó en 1990 para permitir el asiento de empresas turísticas. Además, en 1992 algunos artículos de la Constitución se adaptaron para permitir mayor flexibilidad en cuanto a las formas de propiedad existentes en el país.

Esas medidas demostraron su rápida eficacia, ya que en 1989 solo el 5,7 % del intercambio se hacía con las Américas, pero en 1994 ascendió al 34,7 %, en tanto que ya para ese mismo último año el 45 % del comercio se realizaba con Europa. Dicho éxito apuntaba hacia la existencia de una Cuba socialista y soberana posterior a la caída del «socialismo real», una que no pasaría por el proceso de «reformas democráticas de corte político» que le interesan a Washington.

El 23 de octubre de 1992, el entonces presidente estadounidense George H. W. Bush aprobó la Cuban Democracy Act, en cuyo acápite más agresivo se sancionaría a aquellos barcos que tocaran puertos cubanos, como si de un estado de guerra se tratara.

La victoria republicana en las legislativas de 1994, convierte al senador Jesse Helms en presidente del Comité de Relaciones Exteriores de la Cámara Alta.

De inmediato y alentados por el reciente fin del socialismo en Europa, los lobistas cubanoamericanos usaron al nuevo funcionario para endurecer la Cuban Democracy Act, así nacía el 12 de marzo de 1996 la Ley Helms-Burton, con un carácter extraterritorial sin precedentes.

UNA LEY «IMPRACTICABLE»

Cierto que la suspensión del Título III de la Ley ha estado marcada por las demandas interpuestas por poderosos socios comerciales cubanos, sobre todo de la Unión Europea, sin embargo, el carácter político de la Helms-Burton la separa de ser practicada con sensatez en Estados Unidos, ya que no habría manera de controlar la legitimidad de los supuestos demandantes cubanoamericanos o estadounidenses, lo cual daría paso a una rapiña de las riquezas de Cuba basada en componendas. Los abogados apuntan que el volumen de «demandas» sería tan alto, que muchos tribunales colapsarían, para dejar como conclusión que dicha ley es inconstitucional por impracticable.

Además, como ley, entra en contradicción con la letra de la Constitución estadounidense, en su Quinta Enmienda, que garantiza la libertad de viaje de los norteamericanos. Pone en contraposición los poderes del Estado, al enfrentar la justicia con lo legislativo, conflicto que en la letra de la política doméstica de Estados Unidos se considera casi un pecado. Pero, sobre todo, convierte un problema local, con una minoría como la cubana, en un asunto mundial, que afecta los intereses económicos de Estados Unidos.

EL FRACASO

Para 1996, Cuba tenía crecientes lazos comerciales con el resto del mundo, una política inteligente que, al llegar la Helms-Burton, en lugar de aislarla, la hizo merecedora de atenciones especiales por parte de las potencias regionales.

En el caso canadiense, dicho país se llegó a situar entre los principales socios comerciales de Cuba, fortaleciendo su política basada en el pragmatismo diplomático, el reconocimiento del Gobierno cubano y la protección mediante leyes antídoto contra las medidas de Washington. La legislación canadiense impidió que las empresas de ese país se plegaran a los norteamericanos.

En la temprana fecha del 28 de mayo de 1996, Canadá y México tomaron acuerdos en torno a la Ley Helms-Burton, como una medida violatoria de sus respectivas soberanías. Así, la Ley puso en crisis el Tratado de Libre Comercio de América del Norte (TLCAN), el cual beneficiaba directamente a la economía norteamericana, lo cual redundó en que la clase empresarial norteamericana repudiara la mentada legislación.

En el caso de México, Cuba recibió además el respaldo político de ese gobierno y su solidaridad en contra de la injerencia económica y política, ya que es política de ese Estado la autodeterminación de los pueblos y la paz.

La otra gran victoria regional, muy temprana, fue la Ley de Protección al Comercio y la Inversión de Normas extranjeras promovida por México, en la que se les ponía freno a las medidas norteamericanas y sentó un fuerte precedente internacional como ley antídoto. El Estado mexicano llevó el caso ante la Corte Internacional de Justicia e impulsó en la Asamblea General de las Naciones Unidas una resolución sobre la aplicación de leyes extraterritoriales.

SIGAN SOÑANDO

Organizaciones fantasmas, financiadas por el dinero federal, se reúnen por estos días en Miami para reclamar propiedades como por ejemplo más de la mitad de la provincia de Cienfuegos (en el caso de uno solo de esos «empresarios»). En otro caso, el terreno del aeropuerto internacional José Martí sería una «finquita particular».

El negocio de la derecha cubanoamericana sería gracias a esto, redondo, pero el precio sería impagable para el imperio. La bestia de la Casa Blanca confunde sus sueños con la realidad, la ficción mitológica con la Historia.

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