Díaz-Canel VIII Incontro AEC

Discorso pronunciato da Miguel Díaz-Canel Bermúdez, Presidente dei  Consigli  di Stato e dei  Ministri, nel VIII Incontro dell’Associazione degli Stati dei Caraibi, a Managua, in  Nicaragua,il 29 marzo 2019, “Anno 61º della Rivoluzione”.

Compagno  Comandante Daniel Ortega Saavedra, Presidente della fraterna Repubblica del Nicaragua e del VIII Incontro dell’Associazione degli Stati dei Caraibi;

Compagna  Rosario Murillo, Vicepresidente della Repubblica del Nicaragua;

Distinti Capi di Stato e di Governo e Capi delle Delegazioni ;

Onorevole  Ambasciatrice  June Soomer, Segretaria Generale dell’Associazione;

Stimati  delegati e invitati:

il nostro Poeta Nazionale, Nicolás Guillén, voce singolare tra le grandi voci di questa regione,  ha dedicato al mare che  ci unisce una breve poesia con la quale mi piace salutarvi. S’intitola “I Caraibi” e dice:

Nell’acquario del Grande Zoo,

nuota nei  Caraibi.

Questo animale

marittimo ed enigmatico

ha una cresta di cristallo,

la schiena azzurra , la coda verde,

il ventre di compatto corallo,

grigie pinne di ciclone.

Nell’acquario, questa iscrizione:

«Attenzione: morde».

Questi versi di Guillén  ci parlano della “cresta di cristallo”  che rende fragili i nostri Caraibi. E anche della fiera che ci vive. Fragilità e fierezza ci legano. E nell’unione, già lo sappiamo, c’è la nostra forza.

Di questa forza, che solo l’unione sostiene, è nata la molto opportuna Dichiarazione di Managua, che questo Incontro adotterà con il titolo “Unendo sforzi nei Caraibi per affrontare il  cambio climatico”, un tema che ha generato crescenti preoccupazioni negli ultimi decenni.

Il Comandante in Capo della Rivoluzione Cubana, Fidel Castro Ruz, ci aveva avvertito quasi 30 anni fa nel Vertice della Terra, realizzato a Río de Janeiro, nel 1992: “Un’importante specie biologica corre il rischio di sparire per la rapida e progressiva distruzione delle sue condizioni naturali di vita: l’uomo ”.

I Caraibi lo sanno bene, perchè soffrono con frequenza il suo impatto.

Sicuramente per questo, dal II Vertice  in Santo Domingo, nel 1999, l’Associazione degli Stati  dei Caraibi  ha incluso nelle sue linee di lavoro la concertazione e la cooperazione in quanto  al cambio climatico e la riduzione del rischio di disastri.

Le cause del cambio climatico sono state chiaramente identificate dalla comunità scientifica e riconosciute in sostanza da tutti i governi.

Però nè gli sforzi spiegati, nè gli impegni internazionali in materia ambientale sono sufficienti per fermare il preoccupante aumento della temperatura globale e per stabilizzarla a 1.5ºC, come dice il reclamo dei paesi in via di sviluppo.

Deve prevalere l’impegno  globale per la riduzione delle emissioni dei gas con affetto serra , con alla base il principio delle responsabilità comuni, ma differenziate e una cornice di cooperazione internazionale che assicuri le risorse e il trasferimento delle tecnologie necessarie ai paesi in via di sviluppo.

È necessaria la modifica dei modelli di produzione e consumo che ci hanno imposto e la promozione di un ordine economico internazionale giusto, democratico ed equo  per affrontare il cambio climatico e realizzare lo sviluppo sostenibile.

Signor  Presidente:

Tutti noi intendiamo quello di cui si sta parlando. L’intensità e la persistenza dei fenomeni  naturali di diversa indole nei Grandi Caraibi  colpiscono costantemente con gli effetti avversi del cambio climatico, e in particolare i Piccoli Stati Insulari in Via di Sviluppo.

Vivere tra i cicloni ha condizionato le nostre vite; ha modificato le nostre geografie e dinamizzato le nostre migrazioni.   Ed ha anche educato alla necessità di studiare di più i fenomeni che ci danneggiano e a lavorare per riparare i loro danni. la Rivoluzione Cubana ha dovuto imparare rapidamente e molto duramente queste lezioni dal ciclone Flora, che nel 1963 allagò la vecchia provincia d’Oriente e seppellì più di mille persone.

La storia più recente ci dice che nei momento peggiori agire uniti ci ha salvato.

Crediamo fermamente che solo la nostra unità e la cooperazione associata permetteranno d’affrontare i pericoli e i danni degli eventi meteorologici e d’incaricarci del  recupero successivo.

La solidarietà dev’essere un principio  fondamentale per i membri dell’Associazione degli Stati dei Caraibi.

Seguendo questa linea di pensiero, oggi voglio reiterare l’invariabile appoggio di Cuba in tutte le circostanze e del diritto dei piccoli Stati insulari e delle nazioni in via di sviluppo di ricevere un trattamento speciale e differenziato nell’accesso al  commercio e agli investimenti.

Ugualmente sosteniamo i reclami giusti e necessari di ricevere cooperazione in accordo con la situazione reale e le necessità e non sulla base di statistiche delle entrate por capite, che li classificano schematicamente come paesi a reddito medio e li escludono dai flussi di risorse finanziarie indispensabili per lo  sviluppo.

Salutiamo l’elezione di Barbados come Presidente del Tavolo di Direzione del Consiglio dei Ministri dell’Associazione. Esprimeremo le nostre fraterne felicitazioni per questo e la disposizione di contribuire durante il suo mandato.

Stimati  delegati:

Il Presidente degli  Stati Uniti, il Segretario di Stato e l’Assessore alla Sicurezza  Nazionale dichiarano che  la Dottrina Monroe “è tanto rilevante oggi come nel giorno in cui fu scritta” e che “è stata la politica formale” come nell’epoca dell’espansione e degli interventi degli Stati Uniti nella nostra regione,  con aggressioni militari e imposizioni nei nostri paesi.

Queste dichiarazioni e le azioni conseguenti sfidano il nostro proclama dell’America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace, firmata dai Capi di Stato e di Governo nel gennaio del 2014  a L’Avana, in occasione del 2º Vertice della Celac.

Allora avevamo dichiarato il nostro impegno permanente con la soluzione pacifica delle controversie, con il fine d’eliminare per sempre l’uso e la minaccia della forza in questa regione; con lo stretto compimento degli obblighi  di non intervento direttamente e indirettamente, nei temi interni di qualsiasi altro Stato, fomentando le relazioni d’amicizia e di cooperazione tra sé e con altre nazioni, indipendentemente dalle differenze esistenti tra i suoi sistemi politici economici e sociali o i livelli di sviluppo; di praticare la tolleranza e convivere in pace come buoni vicini; l’impegno degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi di rispettare pienamente il diritto inalienabile di tutti gli Stati d’eleggere il loro sistema politico, economico, sociale e culturale come condizione essenziale per assicurare la convivenza pacifica tra le nazioni, la promozione nella regione di una cultura di pace basata, tra l’altro, nei principi della Dichiarazione su una Cultura di Pace delle Nazioni Unite.

Il Proclama incita anche tutti gli Stati membri della  comunità internazionale a rispettare pienamente questi propositi e principi nelle loro relazioni con gli Stati  membri della Celac.

In questo contesto, le nostre nazioni necessitano che si continui a lavorare uniti. È nostro dovere proteggere tra tutti la pace e preservare quanto realizzato, sicuri che la situazione attuale di confronto e minaccia sarà superata.

Cuba, in particolare, è stata oggetto di un indurimento irrazionale e perverso del blocco degli  Stati Uniti, la cui amministrazione ha scatenato nello stesso tempo una campagna di manipolazioni, menzogne e pretesti per sostenere una pratica di persecuzione e molestie che la comunità internazionale respinge e condanna apertamente.

Desidero ringraziare profondamente la posizione di tutti i paesi della regione, opposta a questa politica irrazionale, illegale e crudele contro il nostro popolo.

Al disopra delle differenze politiche o ideologiche, chiamo  tutti i governi dei Caraibi a difendere la pace, ad opporsi a un’aggressione militare e alla scalata di misure economiche coercitive contro il Venezuela, che danneggiano gravemente le sue cittadine e i  suoi cittadini e mettono in pericolo la stabilità di tutta la regione.

Reiteriamo ugualmente la nostra solidarietà e l’appoggio al Governo di Riconciliazione e di Unità Nazionale della Repubblica del Nicaragua di fronte ai tentativi di destabilizzazione, e celebriamo il processo dei negoziati per  assicurare la pace e preservare le conquiste sociali ed economiche realizzate in questa fraterna nazione.

Fedeli alla nostra visione di difendere l’unità nella diversità, come in moltissime occasioni, il Primo Segretario del Partito Comunista di Cuba, Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, ha sottolineato in forum come questo, vi convochiamo a continuare a lavorare uniti, concentrandoci sul molto che ci unisce, incomparabilmente superiore al poco che ci separa, e a dare priorità  alla realizzazione degli accordi del  XXIII Consiglio dei Ministri riferiti al rafforzamento della rivitalizzazione dell’Associazione.

L’Associazione degli  Stati dei Caraibi dovrà  continuare ad essere il sostegno dell’unità dei Grandi Caraibi, l’unica alternativa di fronte agli enormi impegni che dobbiamo  affrontare.

Gli Stati membri di questa organizzazione  condividiamo la responsabilità d’evitare  la frattura dei consensi che insieme abbiamo costruito in questi anni e di continuare e fomentare la solidarietà, come premessa indispensabile per sviluppare azioni in tutti i temi che fanno parte del mandato dell’organizzazione.

Cuba continuerà a lavorare a favore di questa unità e per il consolidamento della nostra Associazione e speriamo che questa importane riunione contribuisca  decisamente a questo.

Molte grazie!


Díaz-Canel en el VIII Encuentro de la AEC

Versión no oficial del discurso pronunciado por el Presidente de los Consejos de Estado y de Ministros de Cuba en el VIII Encuentro de la AEC, en su segmento de alto nivel, en Managua, Nicaragua, viernes 29 de marzo, 2019.

Compañero Comandante Daniel Ortega Saavedra, Presidente de la hermana República de Nicaragua y de la VIII Cumbre de la Asociación de Estados del Caribe.

Distinguidos Jefes de Estado y Gobierno y Jefes de Delegaciones.

Excma. Señora Embajadora June Soomer, Secretaria General

Estimados delegados e invitados:

Nuestro Poeta Nacional, Nicolás Guillén, voz singular entre las grandes voces de esta región, dedicó al mar que nos une, un poema breve con el que me gustaría saludarlos. Se titula El Caribe y dice:

En el acuario del Gran Zoo,
nada el Caribe.
Este animal
marítimo y enigmático
tiene una cresta de cristal,
el lomo azul, la cola verde,
vientre de compacto coral,
grises aletas de ciclón.
En el acuario, esta inscripción:
«Cuidado: muerde».

De la cresta de cristal que hace frágil a nuestro Caribe nos hablan estos versos de Guillén. Y también de la fiera que nos habita. Fragilidad y fiereza nos distinguen. Fragilidad y fiereza nos unen. Y en la unión, ya lo sabemos, está la fuerza.

De esa fuerza que sólo sostiene la unión, ha nacido la muy oportuna Declaración de Managua que adoptará esta Cumbre, con el título “Uniendo esfuerzos en el Caribe para enfrentar el cambio climático”, un tema que ha generado preocupaciones crecientes en las últimas décadas.

Como nos advirtió hace casi 30 años, en la Cumbre de la Tierra celebrada en Río de Janeiro, en 1992, el Comandante en Jefe de la Revolución cubana, Fidel Castro Ruz, cito: “una importante especie biológica está en riesgo de desaparecer por la rápida y progresiva liquidación de sus condiciones naturales de vida: el hombre”.

El Caribe lo sabe bien porque sufre con frecuencia sus impactos. Seguramente por eso, desde su Segunda Cumbre, en Santo Domingo, en 1999, la Asociación de Estados del Caribe incluyó entre sus líneas de trabajo la concertación y cooperación en cuanto al cambio climático y la reducción del riesgo de desastres.

Las causas del cambio climático han sido claramente identificadas por la comunidad científica y reconocidas por prácticamente todos los gobiernos.

Pero, ni los esfuerzos desplegados ni los compromisos internacionales en materia medioambiental resultan suficientes para detener el alarmante aumento de la temperatura global y para estabilizarla en el entorno de 1.5 grados, como es el reclamo de los países en desarrollo.

Los más desarrollados, principales responsables de la situación insostenible de hoy, deben honrar el compromiso de aportar, como mínimo, 100 mil millones de dólares anuales en apoyo a las acciones de los países en desarrollo.

Debe prevalecer el compromiso global para la reducción de las emisiones de gases de efecto invernadero con base en el principio de las responsabilidades comunes, pero diferenciadas, y un marco de cooperación internacional que asegure los recursos y la transferencia de tecnologías necesaria a los países en desarrollo.

Se precisa la modificación de los patrones de producción y consumo que nos han sido impuestos, y la promoción de un orden económico internacional justo, democrático y equitativo para enfrentar el cambio climático y alcanzar el desarrollo sostenible.

Señor Presidente:

Cada uno de nosotros entiende de qué se está hablando. La intensidad y persistencia de fenómenos naturales de diversa índole en el Gran Caribe, nos castiga constantemente con los efectos adversos del cambio climático, en particular a los Pequeños Estados Insulares en Desarrollo.

Vivir entre ciclones ha condicionado nuestras vidas; ha modificado nuestras geografías y dinamizado nuestras migraciones.

Y también nos ha educado en la necesidad de estudiar más los fenómenos que nos acechan y trabajar por revertir sus daños. La Revolución cubana tuvo que aprender muy pronto y muy duramente esas lecciones, desde el ciclón Flora, que en 1963 dejó bajo las aguas a la antigua provincia de Oriente, sepultando más de mil personas.

La historia más reciente nos dice que en los peores momentos nos ha salvado actuar unidos. Creemos firmemente que sólo nuestra unidad y cooperación mancomunada nos permitirán enfrentar los peligros y afectaciones de los eventos meteorológicos y asumir la recuperación posterior.
La solidaridad tiene que ser un principio fundamental para los miembros de la Asociación de Estados del Caribe

En esa propia línea de pensamiento, hoy quiero reiterar el invariable apoyo de Cuba, en todas las circunstancias, al derecho de los pequeños Estados insulares y naciones en desarrollo a recibir un trato especial y diferenciado en el acceso al comercio y las inversiones.

Igualmente respaldamos el reclamo, justo y necesario, de recibir cooperación de acuerdo con su situación real y necesidades, y no sobre la base de estadísticas de ingreso per cápita que los clasifican esquemáticamente como países de renta media y los excluyen de los flujos de recursos financieros indispensables para el desarrollo.

Estimados delegados:

El Presidente de los EEUU, el Secretario de Estado y el Asesor de Seguridad Nacional declaran que la Doctrina Monroe “es tan relevante hoy como el día en que fue escrita” y que “ha sido la política formal”, como en la época de expansión e intervención de los EEUU en nuestra región, de agresiones militares e imposiciones en nuestros países.
Esos planteamientos y las acciones consiguientes, desafían nuestra Proclama de la América Latina y el Caribe como Zona de Paz, firmada por los Jefes de Estado y Gobierno, en enero de 2014, en La Habana, en ocasión de la II Cumbre de la CELAC.

Entonces declaramos nuestro compromiso permanente con la solución pacífica de controversias a fin de desterrar para siempre el uso y la amenaza del uso de la fuerza en esta región; con el estricto cumplimiento de la obligación de no intervenir, directa o indirectamente, en los asuntos internos de cualquier otro Estado; con fomentar las relaciones de amistad y de cooperación entre sí y con otras naciones, independientemente de las diferencias existentes entre sus sistemas políticos, económicos y sociales o niveles de desarrollo; de practicar la tolerancia y convivir en paz como buenos vecinos; el compromiso de los Estados de la América Latina y el Caribe de respetar plenamente el derecho inalienable de todo Estado a elegir su sistema político, económico, social y cultural, como condición esencial para asegurar la convivencia pacífica entre las naciones; la promoción en la región de una cultura de paz basada, entre otros, en los principios de la Declaración sobre Cultura de Paz de las Naciones Unidas.

La Proclama insta también a todos los Estados miembros de la Comunidad Internacional a respetar plenamente estos propósitos y principios en sus relaciones con los Estados miembros de la CELAC.

En este contexto, nuestras naciones precisan continuar trabajando unidas. Es nuestro deber proteger, entre todos, la paz y preservar lo alcanzado, seguros de que la situación actual de confrontación y amenazas va a ser superada.

Cuba, en particular, ha sido objeto de un endurecimiento irracional y perverso del bloqueo de los Estados Unidos, cuya administración ha desatado, al mismo tiempo, una campaña de manipulaciones, mentiras y pretextos para sostener una práctica de persecución y acoso que la comunidad internacional rechaza y condena abiertamente.

Deseo agradecer profundamente la posición de todos los países de la región, en oposición a esta política irracional ilegal y cruel contra nuestro pueblo.

Por encima de diferencias políticas o ideológicas, llamo a todos los gobiernos del Caribe a defender la paz y oponerse a una agresión militar y la escalada de medidas económicas coercitivas contra Venezuela que dañan gravemente a sus ciudadanas y ciudadanos y ponen en riesgo la estabilidad de toda la región.

Reiteramos igualmente nuestra solidaridad y apoyo al Gobierno de Reconciliación y de Unidad Nacional de la República de Nicaragua ante los intentos de desestabilización y celebramos el proceso de negociación para asegurar la paz y preservar los avances sociales y económicos logrados en esta hermana nación.

Fieles a nuestra visión de defender la unidad en la diversidad, como en innumerables ocasiones el Primer Secretario del Partido Comunista de Cuba, General de Ejército Raúl Castro Ruz, ha fundamentado en foros como este; los convocamos a continuar trabajando de conjunto, concentrándonos en lo mucho que nos une, incomparablemente superior a lo poco que nos separa y a priorizar el cumplimiento de los acuerdos del XXIII Consejo de Ministros referidos al fortalecimiento y la revitalización de la Asociación.

La AEC deberá continuar siendo un puntal en la unidad del Gran Caribe, que es la única alternativa frente a los enormes retos que enfrentamos.

Los Estados miembros de esta organización compartimos la responsabilidad de evitar la fractura de los consensos que juntos hemos construido en estos años, y de seguir fomentando la solidaridad, como premisa indispensable para desarrollar acciones en todos los temas que forman parte del mandato de la organización.

Cuba proseguirá trabajando a favor de esa unidad y por la consolidación de nuestra Asociación, y esperamos que esta importante reunión contribuya decididamente a ello.

¡Muchas gracias!

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