La Legge Helms-Burton: una storia taciuta (II-III)

Ricardo Alarcón de Quesada https://islamiacu.blogspot.com

Il ritorno di Batista

 

Una volta che avessero conseguito l’immaginaria sconfitta della Rivoluzione cubana, chimera sempre perseguitata dall’Impero, l’isola entrerebbe in una fase di transizione che dovrebbe portare ad un governo “democratico” accettabile ed approvato da Washington. Per garantire ciò, il Presidente USA nominerebbe un Proconsole che guiderebbe l’enorme compito di annullare l’intero sistema politico, economico e sociale edificato a Cuba da più di mezzo secolo. La minuziosa descrizione di tale processo si trova nel titolo II della Helms-Burton e nel Piano Bush.

C’è un elemento costante che accompagna l’intero percorso dall’occupazione del Paese, il suo “transito” verso la “democrazia” ed oltre, fino ad un futuro indeterminato, una “condizione indispensabile” per togliere il blocco e per le relazioni future anche con un governo “democratico” made in USA: quell’elemento chiave, decisivo sarebbe la questione delle proprietà rivendicate da individui di origine cubana che oggi ostentano la cittadinanza USA.

Lo dice la Legge, ripetutamente, a chiare lettere, affinché chiunque possa capirlo: “La restituzione delle proprietà” a coloro che le persero “il 1 gennaio 1959”.

Vale la pena di soffermarsi su questo punto poiché permette decifrare l’essenza della mostruosità mascherata da Legge.

Il 1 gennaio 1959, il tiranno Fulgencio Batista lasciò Cuba dopo aver delegato il comando al generale Eulogio Cantillo che passò la giornata cercando di formare una Giunta civico-militare. Con il dittatore se ne andarono i suoi più stretti collaboratori e molti altri, impegnati nel regime rovesciato, seguirono lo stesso percorso nei voli organizzati da Cantillo e dall’ambasciata USA per tutto quel giorno.

Quel 1 gennaio Fidel Castro convocava, da Oriente, lo sciopero generale rivoluzionario contro la Giunta golpista guidata da Cantillo e durò fino al giorno 5. Vi furono manifestazioni popolari e scontri con bande armate batistiane. L’Esercito Ribelle avanzava, nell’est e nel centro, verso aree ancora controllate da forze del vecchio regime. Quel giorno non fu promulgata nessuna misura nazionalizzatrice o rivoluzionaria per la semplice ragione che il movimento rivoluzionario non era ancora arrivato al potere. L’ingresso vittorioso di Fidel a l’Avana non avverrà fino all’8 gennaio.

Quello che accadde il primo giorno del ’59 fu la fuga di assassini, torturatori, politici corrotti ed altri complici del regime deposto. Nella loro precipitosa fuga, abbandonarono numerose proprietà, molte delle quali, di sicuro, erano il frutto del furto, malversazione ed altre illegalità. Queste proprietà includevano grandi latifondi, fabbriche, zuccherifici, condomini e residenze private.

Da quella data trascorsero il loro tempo desiderando il momento in cui l’Esercito yankee invadesse Cuba e gli restituisse tutto. Sei decenni dopo, ora sono i loro discendenti che sognano di impadronirsi nuovamente del paese. La legge Helms-Burton è la loro grande “vittoria”.

Alla fine hanno ottenuto che il governo USA -Congresso ed Amministrazione- convertissero i loro deliranti sforzi di ritornare al passato come fulcro della politica verso Cuba.

C’è qualcosa che si suole dimenticare e che, tuttavia, si deve sottolineare. Quelli che intrapresero la fuga quel gennaio non se ne andarono a mani vuote. Prima di andarsene, saccheggiarono il tesoro della Repubblica, svuotarono le riserve della Banca Centrale e si portarono via le risorse che sostenevano il valore del peso cubano. The New York Times calcolò la rapina in quasi 500 milioni di dollari del tempo e dedicò a questo fatto un editoriale in cui affermava che in quelle condizioni nessun governo poteva sostenersi e governare.

Non solo a Cuba non fu restituito neppure un centesimo, ma inoltre l’amministrazione Eisenhower rifiutò di concedere un prestito per alleviare la situazione critica. Tutto ciò accadeva prima che Fidel assumesse la guida del governo e si adottassero le prime misure rivoluzionarie.

Gli studiosi, a volte, discutono sulla data in cui si iniziò il ​​blocco economico USA contro Cuba e le ragioni della sua fondazione. La verità storica è che questa guerra economica iniziò nelle prime ore del 1 gennaio 1959 e se si realizzassero le pretese della mafia annessionista – batistiana, non terminerebbe mai.

Pronipoti all’attacco

 

Il piano per affondare Cuba nuovamente nel passato non nasce solo dal pensiero ultraconservatore della destra anglosassone. Lo promuovono coloro che hanno passato la vita delirando circa il ritorno. Ma non si solo limitati a sognare. Hanno mantenuto le loro vecchie organizzazioni o create altre, loro od i loro discendenti, per cercare di raggiungere il loro obiettivo.

Un esempio è l’Associazione dei Proprietari Terrieri di Cuba in esilio che prima del trionfo rivoluzionario raggruppava i grandi latifondisti e proprietari di zuccherifici che immaginano potranno recuperare mediante una Legge di cui sono stati i principali promotori.

Attualmente, l’Associazione è presieduta da Nicolás Gutiérrez Castaño, che i suoi amici chiamano Nicky, nato in Costarica e che non ha mai visitato Cuba, ma è uno dei principali reclamanti. Secondo lui si dovrebbe restituire gran parte della città di Cienfuegos ed i grandi appezzamenti di terreno che giungono sino alla città di Santa Clara, includendo due zuccherifici ed altri beni ed interessi in altre parti del paese.

Nicky ha assunto il ruolo di erede del gruppo Castaño fondato dal suo bisnonno, Nicholas Castaño Capetillo, un biscaglino che si stabilì a Cienfuegos nel 1849 e lavorò come aiutante in una cantina ed in altri umili lavori. Fu un attivo difensore del dominio coloniale spagnolo nel cui Corpo di Volontari giunse il grado di tenente. La guerra dei Dieci Anni diede una svolta radicale alla sua esistenza.

Il governo coloniale decretò la confisca, senza indennizzo, delle proprietà dei patrioti cubani che parteciparono alla lotta per l’indipendenza nazionale, misura che condusse alla povertà coloro che abbandonarono le loro ricchezze per combattere a fianco degli schiavi e degli umile per l’emancipazione nazionale e sociale

Per attuare questa politica in Cienfuegos fu creata, nel marzo 1871, la Giunta dei Beni Confiscati di cui fu membro il nostro personaggio (il bisnonno), che alla fine della guerra non era più un semplice impiegato, ma qualcuno che era salutato come “Don Nicolás”. Lui ed altri si arricchirono privando i patrioti delle loro proprietà, giungendo ad essere considerato, nei primi anni della Repubblica, come uno degli uomini più ricchi di Cuba.

In tal modo fraudolento e sotto la protezione del colonialismo, di cui fu sempre fedele servitore, don Nicolás divenne ciò che il bisnipote, ora, intende “recuperare” per se stesso. Il suo proposito comporterebbe derubare migliaia di famiglie di Cienfuegos e Santa Clara ed innumerevoli piccoli agricoltori e membri delle cooperative delle loro case e terre che sono loro a seguito delle leggi e dell’opera della Rivoluzione.

Ma c’è qualcos’altro. Come avvocato qual è, Nicolás Gutiérrez Castaño ha avuto una rilevante partecipazione alla elaborazione della legge Helms-Burton, ma anche il suo ufficio si è dedicato, dal 1996, a consigliare i reclamanti che si rivolgono a lui per i servizi che, sospetto, non sono gratuiti.

Ogni volta che può, sollecita Washington ad applicare pienamente, in tutti i suoi aspetti, un testo che lui sa essere illegale ma che anche gli consente di riempirsi la tasca. Dopotutto è una tradizione di famiglia.

link I parte


La Ley Helms-Burton: Una historia silenciada (II y III)

 

El regreso de Batista

Ricardo Alarcón de Quesada

Una vez que hubiesen conseguido la imaginaria derrota de la Revolución cubana, quimera siempre perseguida por el Imperio, la Isla entraría en una etapa de transición que debería desembocar en un Gobierno “democrático” aceptable y aprobado por Washington. Para asegurarlo el Presidente de Estados Unidos designaría un Procónsul que conduciría la descomunal tarea de deshacer todo el sistema político, económico y social edificado en Cuba por más de medio siglo. La descripción minuciosa de ese proceso está en el Título II de la Helms-Burton y en el Plan Bush.

Hay un elemento constante que acompaña todo el recorrido desde la ocupación del país, su “tránsito” hacia la “democracia” y más allá, hasta un porvenir indeterminado, una “condición indispensable” para levantar el bloqueo y para las relaciones futuras incluso con un Gobierno “democrático” made in USA: Ese elemento clave, decisivo, sería la cuestión de las propiedades reclamadas por individuos de origen cubano que hoy ostentan la ciudadanía estadounidense.

Lo dice la Ley, una y otra vez, con todas las letras, para que lo entienda cualquiera: “La devolución de las propiedades” a quienes las perdieron “el primero de enero de 1959”.

Vale la pena detenerse en este punto pues permite descifrar la esencia del engendro disfrazado de Ley.

El primero de enero de 1959 el tirano Fulgencio Batista se fue de Cuba tras delegar el mando en el General Eulogio Cantillo que se pasó la jornada tratando de conformar una Junta cívico militar. Con el dictador se fueron sus colaborares más cercanos y muchos otros comprometidos con el régimen derrocado siguieron el mismo camino en vuelos organizados por Cantillo y la Embajada yanqui durante todo ese día.

Ese Primero de Enero Fidel Castro convocaba desde Oriente a la huelga general revolucionaria contra la Junta golpista que encabezaba Cantillo y duró hasta el día 5. Hubo manifestaciones populares y enfrentamientos con bandas armadas batistianas. El Ejército Rebelde avanzaba, en el este y en el centro hacia zonas controladas todavía por fuerzas del viejo régimen. Ese día no fue promulgada ninguna medida nacionalizadora o revolucionaria por la sencilla razón de que el movimiento revolucionario aun no había llegado al poder. La entrada victoriosa de Fidel en La Habana no se produciría hasta el 8 de enero.

Lo que se produjo el primer día del año 59 fue la fuga de asesinos, torturadores, politiqueros corruptos y otros cómplices del régimen depuesto. En su estampida dejaron atrás, abandonaron, numerosas propiedades muchas de las cuales, por cierto, eran fruto del robo, la malversación y otras ilegalidades. Esas propiedades incluían grandes latifundios, fábricas, centrales azucareros, edificios de apartamentos y residencias particulares.

Desde aquella fecha se pasaron el tiempo añorando el momento en que el Ejército yanqui invadiese Cuba y les devolviese todo. Seis décadas después ahora son sus descendientes los que sueñan adueñarse nuevamente del país. La Ley Helms-Burton es su gran “victoria”.

Finalmente lograron que el gobierno de Estados Unidos-Congreso y Administración-convirtieran su delirante empeño por regresar al pasado en la pieza central de la política hacia Cuba.

Hay algo que suele olvidarse y que, sin embargo, se debe subrayar. Los que emprendieron la fuga aquel enero no se fueron con las manos vacías. Antes de irse saquearon el tesoro de la República, vaciaron las reservas del Banco Central y se llevaron los recursos que sustentaban el valor del peso cubano. The New York Times calculó el robo en casi 500 millones de dólares de la época y dedicó a este asunto un editorial en el que afirmaba que en esas condiciones ningún gobierno podría sostenerse y gobernar.

No sólo a Cuba no le fue devuelto ni un céntimo sino que además la Administración Eisenhower se negó a otorgar un préstamo para aliviar la crítica situación. Todo esto sucedía antes que Fidel asumiera la jefatura del gobierno y se adoptasen las primeras medidas revolucionarias.

A veces los eruditos discuten acerca de la fecha en que se inició el bloqueo económico de Estados Unidos contra Cuba y las razones para fundamentarlo. La verdad histórica es que esa guerra económica comenzó en la madrugada del Primero de enero de 1959 y si se llevasen a cabo las pretensiones de la mafia anexionista-batistiana no terminaría nunca.

Bisnietos al ataque

El plan para hundir a Cuba otra vez en el pasado no surge sólo del pensamiento ultraconservador de la derecha anglosajona. Lo impulsan quienes se pasaron la vida delirando acerca del regreso. Pero no se limitaron a soñar. Mantuvieron sus viejas organizaciones o crearon otras, ellos o sus descendientes, para tratar de alcanzar su objetivo.

Un ejemplo es la Asociación de Hacendados de Cuba en el exilio que antes del triunfo revolucionario agrupó a los grandes terratenientes y propietarios de centrales azucareros que imaginan podrán recuperar mediante una Ley de la que han sido principales propulsores.

En estos momentos la Asociación está presidida por Nicolás Gutiérrez Castaño, a quien sus allegados llaman Nicky, que nació en Costa Rica y nunca ha visitado Cuba, pero es uno de los principales reclamantes. Según él habría que devolverle buena parte de la ciudad de Cienfuegos y las grandes extensiones de tierras que llegan hasta la ciudad de Santa Clara incluyendo dos centrales azucareros y otros bienes e intereses en otras partes del país.

Nicky ha asumido el papel de heredero del grupo Castaño fundado por su bisabuelo, Nicolás Castaño Capetillo, un vizcaíno que se instaló en Cienfuegos en 1849 y trabajó como ayudante de una bodega y en otros empleos menores. Fue un activo defensor del dominio colonial español en cuyo Cuerpo de Voluntarios llegó al grado de teniente. La guerra de los Diez Años dio un giro radical a su existencia.

El Gobierno colonial decretó la confiscación, sin compensación, de las propiedades de los patriotas cubanos que participaron en la lucha por la independencia nacional, medida que condujo a la pobreza a quienes abandonaron sus riquezas para pelear junto a los esclavos y los humildes por la emancipación nacional y social.

Para instrumentar esa política en Cienfuegos fue creada en marzo de 1871 la Junta de Bienes Embargados de la que fue miembro nuestro personaje (el bisabuelo) quien al concluir la guerra ya no era un simple empleado sino alguien que era saludado como “Don Nicolás”. El y otros se enriquecieron despojando a los patriotas de sus propiedades llegando a ser considerado, en los primeros años de la República, como uno de los hombres más ricos de Cuba.

De esa manera tramposa y al amparo del colonialismo del que fue siempre fiel servidor, Don Nicolás se hizo de lo que ahora el bisnieto pretende “recuperar” para sí. Su propósito implicaría despojar a miles de familias de Cienfuegos y Santa Clara y a incontables pequeños campesinos y cooperativistas de sus viviendas y de las tierras que son suyas como fruto de las leyes y la obra de la Revolución.

Pero hay algo más. Como abogado que es, Nicolás Gutiérrez Castaño tuvo una destacada participación en la elaboración de la Helms-Burton pero también su bufete se ha dedicado, desde 1996, a asesorar a los reclamantes que acuden a él en busca de servicios que, sospecho, no son gratuitos.

Cada vez que puede insta a Washington a aplicar completamente, en todos sus aspectos, un texto que él sabe que es ilegal pero también le permite llenar su bolsa. Después de todo es una tradición familiar.

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