Avana: 1 maggio 2019

Le manifestazioni per il 1 Maggio si svolgono ogni anno in tutto il paese. E questo 2019 non è stata un’eccezione, ogni volta che migliaia di lavoratori ed i loro famigliari, accompagnati da persone solidali di molte parti del mondo, hanno celebrato a Cuba il Giorno Mondiale del Proletariato.

Lo slogan “Unità, Impegno e Vittoria” si è ascoltato ben forte, insieme al Concetto di Rivoluzione del Comandante in Capo. Questa mobilitazione operaia ha esatto la fine del Bloqueo e le leggi collegate, come l’applicazione del Titolo Tre della Legge Helms-Burton, la liberazione dell’ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula Da Silva e la sospensione delle aggressioni contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela.

Secondo alcuni partecipanti alla manifestazione, “Chi osserva dall’estero potrebbe pensare che tutti i 1º Maggio si somigliano, ma la realtà è che tutti sono molto diversi, perché accadono in congiunture differenti della storia di Cuba”.

“Ad esempio, questo è un 1 Maggio segnato dalla nostra reazione davanti alle minacce di recrudescenza del bloqueo di Donald Trump rispetto a Cuba, ed anche il primo dopo la proclamazione della nuova Costituzione della Repubblica di Cuba. Sono ragioni che mi fanno non smettere di andare in Piazza per manifestare il mio appoggio”, assicura Francisco Rodriguez Cruz, giornalista del settimanale Trabajadores ed attivista LGTBI.

Da questa giornata sono usciti più forti il lavoro politico-ideologico ed il confronto alle campagne di sovversione e discredito che, intorno alla Rivoluzione, finanzia e porta avanti l’imperialismo e l’estrema destra di Miami.

di Nelson Rodriguez Roque da Cubadebate


Il 1 maggio che i cubani minori di 60 anni non hanno vissuto

 

 

Da quando il Secondo Congresso Internazionale di Parigi, realizzato dal 14 al 20 luglio del 1889, si risolse di celebrare il 1 maggio il Giorno Internazionale dei Lavoratori in omaggio ai Martiri di Chicago e questo si è trasformato in un giorno di protesta contro l’oppressione, in un simbolo di lotta dei lavoratori di tutto il mondo.

A Cuba è un giorno di festa, di allegria e di celebrazione delle conquiste, ma non è così in tutte la parti e i lavoratori in centinaia di città del mondo hanno manifestato anche questo 1º maggio contro la precarietà della vita, le politiche neoliberali da shock della destra, la disoccupazione, la disuguaglianza salariale tra donne e uomini, la concentrazione della ricchezza sempre nelle mani di pochi, e contro la guerra.

L’appello perchè dopo le elezioni si definiscano politiche che permettano una più giusta retribuzione della ricchezza e i reclami di solidarietà con il popolo del Venezuela sono stati presenti a Madrid.

A Barcellona, migliaia di manifestanti hanno marciato con la consegna:

«Prima le persone» ed hanno reclamato dal governo che adotti misure per bloccare la crescente breccia di disuguaglianza tra ricchi e poveri.

Parigi si è svegliata con forti misure di sicurezza , più di 7400 poliziotti e gendarmi sono stati inviati per le strade e le autorità hanno usato droni per vigilare la marcia.

Dala mattina presto sono iniziati gli scontri con i manifestanti che si erano riuniti nel quartiere di Monparnasse.

L’America Latina e i Caraibi affrontano grandi sfide in quanto alla previdenza sociale e il diritto al lavoro.

Durante il 2018, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIT) aveva avvertito che il 53% delle e dei lavoratori di questa zona geografica (140 milioni) vivevano in una situazione d’informalità del lavoro.

Inoltre come ha informato Sputnik, nella dichiarazione di Panamá del 2018 della Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi (Cepal), si segnalava che in Paraguay l’informalità è giunta al 70 %, in chiara contrapposizione all’Uruguay, dove l’informalità si aggira attorno al 24 %.

Questa dura realtà si è vista riflessa nei cortei del 1º maggio in tutto il continente, con i lavoratori latinoamericani che hanno condannato l’ingerenza del Fondo Monetario Internazionale, hanno denunciato le condizioni di vita della popolazione, la privatizzazione delle imprese statali, le riforme del lavoro che legalizzano il super sfruttamento e i bassi salari e l’annullamento dei diritti sindacali, con la crescita del debito esterno con il FMI e il Banco Mondiale.

È stata una giornata di lotta in tutto il mondo, di scontro con le politiche della destra che cercano d’imporre all’umanità uno scenario di dominio totale e assoluto del sistema capitalista.


Un Primo Maggio per Cuba, per la Rivoluzione, per Nostra America

 

 

Donald Trump, John Bolton y Marcos Rubio hanno calcolato male. Il popolo cubano, i suoi uomini, le donne e i bambini non si lasciano ingannare e tanto meno intimidire, retrocedendo di fronte a qualsiasi ostacolo, sia un tornado, un uragano o un’aggressione imperialista della più varia natura.

Questo Primo Maggio del 2019, Giorno Internazionale dei Lavoratori,milioni dei nostri compatrioti hanno marciato nelle piazze e dei parchi di tutta l’Isola per riaffermare alla troika le male dell’imperialismo nordamericano che con il blocco economico o senza, con la Legge Helms-Burton e il suo 3º Capitolo o senza questo editto imperiale, Cuba non rinuncerà mai alla sua sovranità, difenderà con le unghie e coi denti il suo territorio nazionale e manterrà inalterabile la solidarietà con le cause giuste di Nuestra America e del mondo, e prima di tutto con la Rivoluzione Bolivariana del Venezuela, che con gagliardia ha fatto appena fallire un nuovo tentativo di colpo di stato contro il presidente   costituzionale venezuelano Nicolás Maduro Moros.

Ed è in questo nuovo contesto, nel quale già non è possibile definire la Rivoluzione Cubana, come abbiamo appreso alle sue origini. Oggi ovviamente la definizione è più complessa, anche se la minaccia esistenziale è sempre la stessa.

In lei sono rappresentati 150 anni di lotte e d’esperienze e 60 al potere. Ogni tappa ha avuto i suoi obiettivi, e quelli di oggi certamente non sono gli stessi che ci si proponeva nel 1959, quando la Rivoluzione trionfante affrontò la complessa situazione della nazione: fame, miseria, analfabetismo, incultura, prostituzione e le arche vuote: il tesoro rubato e portato negli Stati Uniti.

Oggi in cambio contiamo su un popolo istruito, colto, lavoratore e internazionalista, che cammina con un ampio consenso e il passo sicuro verso un socialismo prospero e sostenibile; che realizza un positivo passaggio graduale della principali responsabilità di direzione del paese della generazione storica verso le nuove generazioni identificate nel nostro nuovo Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, Miguel Díaz-Canel Bermúdez.

È così che in questa festa per antonomasia del movimento operaio mondiale, il popolo cubano ha reiterato la sua fedeltà alla sinistra rivoluzionaria latinoamericana e caraibica, al movimento progressista mondiale e ovviamente al concetto di Rivoluzione espresso da Fidel il Primo Maggio del 2000, che in uno dei suoi frammenti segnala:

• Rivoluzione è il senso del momento storico, è cambiare tutto ciò che va cambiato, è uguaglianza e libertà piena, è essere trattato e trattare gli altri come esseri umani, è emanciparci grazie a noi stessi, e con i nostri propri sforzi, è sfidare poderose forze dominanti, dentro e fuori dall’ambito sociale e nazionale, è difendere i valori in cui si crede, al prezzo di qualsiasi sacrificio, è modestia disinteresse altruismo, solidarietà e eroismo, è non mentire mai, né violare principi etici, è convinzione profonda che non esiste forza al mondo capace di schiacciare la forza della verità e delle idee, Rivoluzione è unità, è indipendenza, è lottare per i nostri sogni di giustizia per Cuba e per il mondo che è la base del nostro patriottismo, del nostro socialismo, e del nostro internazionalismo.

Questo 1 Maggio il popolo cubano ha ratificato ancora una volta che non negozierà mai la sua indipendenza e la sua sovranità e che contro l’unità forgiata nella nazione cubana, una delle conquiste più sacre, si sfracelleranno tutte le manovre dell’imperialismo nordamericano.

Sessanta anni dopo, la decisione di 11 milioni di cubani continua ad essere la stessa: una scommessa per la Rivoluzione e per Nuestra America, ma questo sono incapaci di comprenderlo i capi dell’imperialismo nordamericano e i suoi lacchè.


Presenti alla sfilata del 1 Maggio, migliaia di amici di altri paesi

 

06.05.19 – Circa 1000 amici di Cuba provenienti da un centinaio di paesi hanno assistito alla sfilata del 1º Maggio dalla base del monumento a José Martí in Piazza della Rivoluzione de l’Avana, rappresentando 140 organizzazioni sociali e  sindacali del mondo, para festeggiare un Primo Maggio insieme ai cubani.

L’argentina Marita Vera, è venuta alzando la sua voce in nome della Commissione di Memoria e Giustizia del municipio di San Martin e ha detto a Granma che loro lottano per mantenere viva la storia dei 30.000 scomparsi durante la dittatura militare che ha governato nel decennio dei settanta.

«Necessitiamo che si faccia giustizia e lottiamo anche per recuperare i figli e i nipoti rubati alle madri sequestrate, ha detto l’artigiana che ha visitato per la prima volta l’Isola dopo aver pianificato per 30 anni il suo viaggio.

Lei ha assicurato che il sangue di questi compatrioti convoca alle mobilitazioni contro le misure neoliberali, la carestia nella vita e il debito del paese con il Fondo  Monetario Internazionale.

L’uruguaiano Juan Carlos Bermúdez Chura, residente a Canelones, ha detto che è  la prima volta che partecipa a un Primo Maggio in Cuba perchè ogni anno assiste alla mobilitazioni realizzate nel suo paese, nelle quali si reclamano dal governo maggiori garanzie d’occupazione per i lavoratori.

«Qui vedo che il pubblico festeggia il Giorno Internazionale dei lavoratori», ha assicurato il pensionato bancario ed ha aggiunto che: «Ho applaudito a più non posso  vedendo i medici cubani aprire la sfilata in rappresentanza delle migliaia che stanno in 60 paesi, aiutando altri popoli. Nel mio paese hanno curato la vista a molte persone in forma gratuita, offrendo molto amore. Io li ringrazio perché un’oftalmologa cubana mi ha aiutato a non perdere la visione totale dei due occhi nel 1988».

Lo spagnolo José Manuel Fuentes Telespino, dice che è stato convocato dall’Associazione Ispano- cubana San Bartolomé de las Casas per partecipare a questo Giorno Internazionale dei Lavoratori a L’Avana e festeggiare anche il 40º anniversario della fondazione dell’organizzazione spagnola.

Con lui sono venuti 25 compagni che realizzano in questi giorni un ampio programma di attività con incontri in organizzazioni di quartiere e del sindacato.

Inoltre hanno partecipato nel Palazzo delle Convenzioni della capitale cubana all’evento mondiale di solidarietà con Cuba. Lui, con la sua presenza appoggia anche la Rivoluzione Bolivariana del Venezuela.

José Sánchez, venezuelano, leader sindacale del settore petrolifero nello stato di Monagas, ha assicurato d’essere venuto alla sfilata de L’Avana per trasmettere gli ideali difesi dal suo popolo che oggi soffre per l’aggressione dell’impero che sferra una guerra non convenzionale.

«Precisamente il 30 aprile hanno nuovamente tentato di prendere il potere politico con un altro colpo di Stato fallito. Possiamo vincere questo tentativo golpista grazie all’unità delle forze armate bolivariane e al popolo venezuelano», ha indicato il dirigente sindacale venezuelano e ha gridato: «Vivano la Rivoluzione Cubana e quella Bolivariana!»

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