Intervista a Dario Vivas, “la voce forte” del socialismo bolivariano

di Geraldina Colotti

A Caracas, tutto è pronto per il momento conclusivo in cui le organizzazioni popolari presenteranno le proposte elaborate nella Giornata Nazionale di Dialogo e Rettifica del Congresso dei Popoli, lanciata dal presidente Nicolas Maduro il Primo Maggio.

Come sempre, Dario Vivas – vicepresidente di Mobilitazioni e Eventi del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV), membro della direzione nazionale del partito e dell’Assemblea Nazionale Costituente, vicepresidente per l’area territoriale per l’area di Caracas, Vargas e Anzoategui – non si risparmia. Tra un preparativo e l’altro, prima che la sua voce potente risuoni anche questa volta per introdurre l’incontro pubblico, trova il tempo di rispondere alle nostre domande.

Da una parte il paese che si riunisce in assemblea per questa Giornata di Dialogo, dall’altra la destra che, dopo un altro colpo di stato fallito, promette di nuovo di marciare verso le caserme militari e Miraflores. Che momento sta attraversando la rivoluzione bolivariana?

La rivoluzione bolivariana deve assumere un confronto permanente con una destra nazionale e internazionale, con l’imperialismo, che non accettano che possiamo pensare con la nostra testa, che siamo decisi a essere indipendenti e liberi, che non ci subordiniamo a nessuno che non sia il popolo sovrano. Così è stabilito nella nostra costituzione: la sovranità risiede intrasferibilmente nel popolo. Già dal 2002, quando gli Stati Uniti, il governo spagnolo di Aznar, la destra nazionale e internazionale, hanno finanziato il colpo di stato contro Chavez, è emerso l’arco di forze reazionarie deciso a portare a termine un piano di aggressioni ripetute al nostro popolo. Un piano sostenuto dai latifondisti, perché abbiamo dato la terra a chi la lavora, e da allora sono stati ammazzati oltre 300 contadini. Uno scontro che ci porta all’oggi, vent’anni di controrivoluzione in cui l’imperialismo USA è sempre stato presente, da quando il Comandante supremo ha dichiarato che la nostra era una rivoluzione antimperialista, anticapitalista, socialista. Lo scontro si è acutizzato dopo la scomparsa fisica di Hugo Chávez, dalla gestione Obama a quella di Trump, in cui l’attacco è aperto, dichiarato e senza quartiere. Dal Pentagono all’OSA di Almagro, si stanno calpestando tutte le norme internazionali, imponendo sanzioni unilaterali che violano i diritti umani per come vengono configurati dalle Nazioni Unite. Sanzioni contro il popolo. Si è creata un’opinione pubblica convinta che qui ci sia una dittatura, che Maduro sia un dittatore, che qui tutto sia negativo e che vada cancellato. Invece qui stiamo resistendo. Pur con tutti i limiti, stiamo avanzando nelle politiche sociali, asse portante della nostra rivoluzione che non abbiano mai abbandonato neanche nei momenti peggiori. Ora dobbiamo prepararci a qualunque tipo di scenario, per contrastare qualunque tipo di aggressione.

Tu hai partecipato all’Assemblea Nazionale Costituente che ha prodotto la Carta Magna bolivariana, e ora sei di nuovo costituente. A vent’anni da quel momento, cosa dovrebbe migliorare la nuova ANC?

La Costituzione bolivariana ha codificato un vasto arco di diritti e di poteri mai compresi prima, a partire da quelli delle donne – la nostra è una rivoluzione socialista e femminista -, delle popolazioni indigene le cui lingue prima erano considerate “dialetti”, delle persone con disabilità… Due anni fa, quando il presidente convoca la ANC propone di approfondire il dibattito in alcuni ambiti: avanzare nella partecipazione protagonista delle donne, nella parità di genere, nel dare potere alla gioventù, nel definire la politica comunale che per noi si rappresenta nelle comunas e nei consigli comunali, nei Clap, i Comitati di rifornimento e autoproduzione. Si tratta di incorporare questi temi alla costituzione. Si tratta di incorporare il sistema di Missioni e Grandi missioni – relativo alla casa, alla salute, all’educazione, alle disabilità -, che è diventato un fattore determinante per le politiche sociali della rivoluzione e per il popolo bolivariano.

Come ha fatto il Primo Maggio di due anni fa, quando ha lanciato la proposta di un’Assemblea Nazionale Costituente, il presidente ha nuovamente invitato il popolo ad essere protagonista in questa fase cruciale. Quali sono le aspettative?

Dobbiamo organizzare una resistenza integrale a partire dai contenuti e dalle pratiche, avere ben chiaro a che punto siamo arrivati e dove ci stiamo dirigendo. Dopo un crescendo di attacchi e sabotaggi, dall’attentato con i droni esplosivi fino al tentativo di golpe, durante la momumentale manifestazione del Primo Maggio, il presidente ha invitato il popolo a un grande dibattito nazionale che si è sviluppato in questi giorni e che culmina oggi con questo momento di proposta.

Vogliamo sapere cosa pensi il popolo, cosa si dovrebbe cambiare, rettificare, abbandonare su ogni problema sociale, quali sforzi si debbano compiere per essere efficienti e vincere, come costruire il nuovo. Saranno presenti tutte le forze politiche e sociali organizzate, i sindaci, la Forza Armata Nazionale Bolivariana che potranno formulare proposte al presidente: non per interessi individuali o di gruppi, ma nell’espressione del popolo sovrano. Consultare permanentemente il popolo come stiamo facendo è un esercizio di sovranità, giacché la sovranità risiede nel popolo intrasferibilmente. Governare obbedendo è il vero modo rivoluzionario di governare. Dobbiamo organizzare una resistenza integrale a partire dai contenuti e dalle pratiche, avere ben chiaro in che momento ci troviamo e dove ci stiamo dirigendo.

Qual è il ruolo del partito in questa fase?

Un ruolo di avanguardia, che in questo momento assume una posizione di maggiore egemonia culturale e politica. Il partito è l’avanguardia che garantisce stabilità politica al governo, disegna le linee politiche, guida e orienta le organizzazioni popolari, dibatte i problemi quotidiani a livello territoriale e nazionale insieme ai soggetti sociali, elevandone il livello di coscienza. Come avanguardia, il partito ha il compito di dirigere la maggioranza del popolo, spingendola ad assumere spazi di potere sempre maggiori.

Tu sei un quadro politico di grande esperienza, il più votato degli eletti municipali per il partito Mas già durante gli anni della IV Repubblica. E ora conosci dall’interno i meccanismi di funzionamento del PSUV, il partito più grande dell’America Latina e il partito di governo. Come funziona la “macchina” della rivoluzione? Quali sono le frizioni e le debolezze nel rapporto tra partito e governo?

Partito e governo rivoluzionario sono due braccia dello stesso corpo. Non è stato sempre così, prima la forza del governo era trainante e il partito veniva dietro. Ora c’è una maggior comprensione della militanza, dell’apporto del partito nella battaglia delle idee e nella sua traduzione in pratica in tutta l’attività rivoluzionaria. Ora dobbiamo disporci a un ulteriore salto organizzativo in tutti i settori per sviluppare la coscienza del nostro popolo. Nonostante i malumori, le critiche, gli errori, i conflitti per la situazione di crisi dovuta alla guerra economica che ci colpisce nei bisogni elementari, vediamo quanto grandi siano le mobilitazioni popolari. Questo indica che il nostro popolo ha ben chiaro chi sia il nemico che sta cercando di fermare lo sviluppo di questa nostra patria. Siamo deboli quando manchiamo di quadri politici capaci di arrivare al popolo, se qualcuno si lascia sedurre dalle sirene del potere, dalla burocrazia e dalla corruzione, quando siamo troppo audaci e poco conseguenti. Il principale obiettivo oggi è quello di accompagnare i lavoratori e le lavoratrici nell’assunzione piena del loro ruolo storico di direzione del proceso. Occorre uno sforzo nell’organizzazione produttiva. Molte imprese che sono gestite dai lavoratori, non funzionano, non producono. Questa è una grande debolezza da superare per affrontare qualunque tipo di scenario. Dobbiamo rettificare e avanzare.

Per il Pentagono, “tutte le opzioni” restano sul tavolo. Quali scenari si preparano?

L’imperialismo si sta giocando il tutto per tutto. La crisi in cui si dibatte il capitalismo è sistemica. I suoi appetiti sono giganteschi, e il Venezuela possiede risorse gigantesche: non solo petrolio, oro, minerali, ma anche acque, foreste… La partita contro la rivoluzione è epocale. All’imperialismo non importano gli esseri umani, per questo dobbiamo prepararci a tutti gli scenari. Stiamo lavorando a una grande alleanza antimperialista che vada dalla Cina alla Russia, all’India, all’Iran… Un obiettivo che era già molto avanzato nel continente latinoamericano, ma la manipolazione e la cospirazione dell’imperialismo ha fatto venir meno alcuni puntelli essenziali rappresentati dai governi progressisti. Tuttavia, la bandiera dell’inclusione e della democrazia partecipativa innalzata dal socialismo bolivariano sta producendo nei popoli un cambio di visione: basta con il colonialismo, le ingerenze, i colpi di stato. La controrivoluzione non smetterà di attaccarci e dobbiamo stare allerta, prepararci alla difesa sia sul piano politico che militare. La nostra forza è l’unità e l’organizzazione, la coscienza e la mobilitazione del nostro popolo, che produca politiche di trasformazione, dunque di vera pace.

 

 

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