Oh, CLAE niente meno che a Caracas!

Caracas – Tutto è pronto per l’inizio del 18º Congresso Latinoamericano e Caraibico degli Studenti (CLAE), al quale parteciperanno più di cento giovani cubani. Domenica 19 i delegati cubani “senza togliersi la polvere di dosso”, hanno reso omaggio a Hugo Chávez, Comandante della Rivoluzione Bolivariana, nella caserma che custodisce i suoi resti.

Hanno posto offerte di fiori davanti alla statua equestre di El Libertador, in Piazza Bolívar, e davnti al busto del nostro Eroe Nazionale, in Piazza José Martí.

L’ambasciatore cubano in Venezuela, Rogelio Polanco Fuentes, ha partecipato alle cerimonie e ha fatto da guida ai ragazzi: sono passati davanti alla Casa Nuestra America José Martí dove nel 1881 quel colto giovane commosse i suoi alunni , hanno camminato sino al sacro Pantheon nazionale, un immenso scrigno che custodisce realmente o simbolicamente i resti di un centinaio di grandi figure, per questa nazione e per tutta l’America Latina.

I lavori del 18º Congresso, al quale parteciperanno circa 3000 giovani della regione, includono temi come il legato della Riforma di Cordoba, le attuali minacce della Dottrina Monroe, la guerra contro governi progressisti, l’urgenza della democratizzazione dei media di comunicazione, dell’educazione, l’integrazione continentale, l’America Latina e i Caraibi come Zona di Pace e le realtà della lotta del movimento studentesco.


L’America Latina nelle mani dei suoi studenti

La delegazione cubana, formata da un centinaio di giovani e studenti è tornata nella notte di domenica 26 in Patria. La Federazione Studentesca Universitaria di Cuba è stata ratificata presidente della OCLAE

 

28.05 – Caracas – La destra venezuelana ha tentato con tutti i mezzi di boicottare il 18º Congresso Latinoamericano e Caraibico degli Studenti (CLAE).

La destra mondiale ha tentato con tutti i mezzi d’occultarlo Il fallimento di questi tentativi è stato proclamato sabato quando nel parco di Caracas “Los Cobos”, dopo l’ultima nube di un acquazzone macondiano, il presidente Nicolás

Maduro ha chiuso davanti a migliaia di giovani del suo paese e di tutta la regione, un incontro che tra l’altro ha inviato due chiari segnali: è stato realizzato a Caracas ed ha ratificato la presidenza della OCLAE alla FEU dell’Isola più ribelle che mai occhi d’aquila hanno visto.

Anche se la Dichiarazione Finale è un atto di fede nella lotta studentesca, la profondità dell’evento si può misurare dalla capacità d’attrarre e nutrirsi di personalità della sinistra con titoli accademici ed espedienti rivoluzionari già consolidati, come quello dell’Eroe cubano Gerardo Hernández Nordelo, che ha affermato più di una volta che i giovani non sono il futuro del mondo ma il suo presente.

Lucido e vigilante di fronte ai pericoli della guerra simbolica, Abel Prieto Jiménez ha allertato ancora una volta contro le trappole dell’impero per avvicinare giovani apatici ai temi politici obnubilati dalla frivolezza e più interessati a figure famose che a gloriosi patrioti.

Contro questo stampo, ha sostenuto, abbiamo la guida dei nostri predecessori che concepirono un ordine nel quale la felicità non era fondata nel consumo.

Ques’ultima idea coincide con quelle del boliviano David Choquehuanca, segretario esecutivo dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli d’America- Trattato di Libero Commercio dei Popoli (ALBA-TCP), che ha chiamato i giovani a impedire una nuova colonizzazione del continente ed ha insegnato loro magiche parole aimara come «jiwasa», questo «noi» che manca tanto alla gestione regionale, riaffermando che il patrimonio ancestrale americano contiene le chiavi dell’emancipazione. Non vanno cercate fuori.

La politologa spagnola Arantxa Tirado ha parlato della giustificazione della politica per cancellare i governi di sinistra , speso intrappolati in processi «anticorruzione» che non si occupano di scoprire e giudicare i grandi capitalisti che, si presume, hanno corrotto figure che valgono più di loro. L’accademica ha spiegato la necessità di parlare della reale natura del capitalismo e discutere temi etici senza i quali non si fa la rivoluzione.

Gli studenti devono aprire bene gli occhi perchè ci sono molte menzogne nei media. Il dirigente sandinista Carlos Fonseca lo ha sostenuto dicendo che agli inizi l’attuale colpo mediatico contro il Nicaragua aveva venduto come aggiustamenti neo liberali quelle che erano misure progressiste del Governo e dopo aver incitato alla violenza, ha tessuto una matrice d’opinioni secondo la quale anche gli infarti erano crimini di Daniel Ortega.

Presente al colloquio, il giornalista Walter Martínez ha spiegato dal vivo un dossier molto attuale su due realtà: quella che viviamo e quella formata dai media.

Il patriota Francisco de Miranda portava con le sue truppe 19 cannoni –18 convenzionali e una stampante ha deto il noto comunicatore ed ha ricordato ai delegati al CLAE che il bersaglio della guerra mediatica non è altro che la mente del nemico: noi.

È per questo, come ha affermato un altro oratore, che l’intervento degli Stati Uniti in America Latina comincia nel linguaggio e nell’imposizione di una sola narrativa.

Secondo il vice ministro alla Comunicazione Internazionale venezuelano, William Castillo, si tratta della storico confronto di due dottrine : l’imperialista Monroe e la libertaria bolivariana.

Gli studenti hanno portato a loro volta luci d’emancipazione al dibattito. Giovani colombiani hanno denunciato per esempio che per interesse del Banco Mondiale i centri accademici di questo paese producono mano d’opera economica – a volte in due anni di corsi – per le grandi imprese, al margine del necessità nazionali, come accadeva in Venezuela prima dell’arrivo al potere di Hugo Chávez , che iniziò l’attuale processo di territorialità e aggiustamento educativo, secondo il reclamo della nazione.

Durante il 2018, il Governo Bolivariano ha creato 15 nuove università vitali per il 5% d’incremento dell’educazione pubblica superiore registrata nel periodo.

I governi progressisti brasiliani – non è invano che li perseguitano – si sono proposti obiettivi simili ed hanno aperto 30 università, un cattivo affare per l’esecutivo di Bolsonaro che teme gli studenti, ha affermato una giovane delegata del Brasile.

Cuba è stata zitta? Certo che no!

La delegazione di 122 giovani, con tutti quelli che volevano farsi foto e chiacchierare, è stata attiva in ogni spazio teorico e sociale.

Le nostre verità sono state riassunte dal presidente della FEU, Raúl Alejandro Palmero: nelle 39 università del paese studiano 125 000 giovani e ci sono tra loro rappresentanti nell’Assemblea Nazionale e nel Consiglio di Stato i giovani della FEU, con i loro fratelli della FEEM, hanno formato la delegazione cubana che a Caracas ha tessuto nuovi fili contro l’imperialismo, i suoi blocchi e le sue minacce e si sono uniti con tutta l’America Latina nella condanna delle trappole mediatiche e l’odio ibrido che ci vuole addomesticare.

Nessuno di loro si è rimpicciolito sotto il diluvio che ha inzuppato la chiusura. Al contrario, quando sembrava che un gigante originario tirasse secchi d’acqua sulle colline che circondano la Valle di Caracas e lanciava acqua sopra il parco Los Cobos, si è sentita più forte la voce dei ragazzi gridare: «Cuba y Venezuela, una sola nación, y en este Congreso la sacamos de jonrón» (Cuba e Venezuela una sola nazione e ne usciremo vincitori) .

E intanto la destra che aveva cercato di boicottare e occultare la sfida del CLAE, non è riuscita a decifrare neanche la sinistrissima curva di ogni parola.

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