Macri, sconfitto e senza rotta con un’Argentina in fiamme

Caduta dei salari, una svalutazione enorme, negozi chiusi nell’attesa di un dollaro stabile, il presidente argentino Mauricio Macri affronta oggi una delle sue peggiori tappe, a quattro mesi dalla fine della sua gestione.

Tutto è accaduto in appena una settimana, il Macri che segnalava con ottimismo che tutto stava migliorando e ratificava che il “cambiamento” -in riferimento alla sua coalizione politica – era la cosa migliore, già non c’è più.

Lo stesso che il giorno delle primarie di domenica ha detto che queste elezioni avrebbero definito i prossimi 30 anni, sta vivendo in questi giorni uno dei momenti più tesi e complicati del suo governo.

Mentre gli specialisti segnalano che non trova la rotta, il mandatario cerca in tutti i modi di fermare la corrida cambiaria che tiene in tensione da tre giorni questo paese, dopo l’esplosione del biglietto verde che un’altra volta affonda la moneta argentina.

Ieri il mandatario ha chiesto scusa in un messaggio alla nazione per le dichiarazioni che ha offerto lunedì, un giorno dopo avere ricevuto un colpo elettorale che complica sempre di più la sua rielezione, e che abbia dato la colpa alla proposta popolare che dirigono Alberto e Cristina Fernandez, i suoi principali rivali.

Inoltre, ha annunciato un palliativo di misure che include il congelamento delle tariffe dei combustibili per 90 giorni, un incremento del salario minimo ed aumento di alcuni piani sociali, ma con cifre che, benché addolciscano qualcosa, rimangono molto basse rispetto all’impatto che ha sofferto la moneta nazionale.

D’accordo con gli specialisti, la svalutazione della moneta nazionale ha un impatto negativo molto più profondo del pacchetto di misure di contenimento che ha proposto il mandatario, che tenta di smuovere il più possibile il timoniere affinché la barca non affondi.

Nell’Argentina di questa prima quindicina di agosto, senza schema di prezzi in tutti i settori, oggi in processo di accomodamento e nell’attesa di che il mercato migliori, realmente l’effetto di quello che succede nel paese si sente già, ma si sentirà ancora di più la settimana prossima con gli aumenti in quasi tutti i servizi.

Ieri, lo stesso Macri ha perfino chiamato per telefono il suo principale rivale nelle urne per tentare di calmare le acque nei mercati e lo stesso presidente ha segnalato in un messaggio che l’aspirante presidenziale per il “Frente de Todos” ha detto che è disposto a collaborare.

“Si è dimostrato con l’intenzione di cercare di portare tranquillità ai mercati rispetto ai rischi di un’eventuale alternanza nel potere e ci metteremo d’accordo per mantenere una linea aperta tra noi due”, ha detto Macri.

Lo stesso Fernandez ha ratificato che è disposto ad aiutare in tutto ciò che che possa, ma ha anche sottolineato che il mandatario è Macri e la soluzione è nelle sue mani.

Mentre nel Governo revisionano i conti una ed un’altra volta e prendono misure, i ministri della Produzione, Dante Sica, e dei Trasporti, Guillermo Dietrich confidano che il dollaro si calmerà questo fine settimana.

da Prensa Latina traduzione di Ida Garberi


Bolsonaro si scaglia contro la formula presidenziale Fernandez-Fernandez

 

Il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, ha affermato che “banditi di sinistra hanno incominciato a ritornare al potere” in Argentina, in una nuova dimostrazione di ingerenza nei temi interni nazionali, dopo la vittoria di Alberto Fernandez nelle elezioni primarie di domenica.

“Argentina sta affondando nel caos, Argentina comincia a seguire la rotta del Venezuela, perché nelle primarie banditi di sinistra hanno incominciato a ritornare al potere”, ha dichiarato il mandatario di estrema destra, in un incontro politico nel nordest del Brasile.

Bolsonaro da mesi sta dimostrando il suo appoggio a Macri e le sue politiche economiche neoliberali, e la sua preoccupazione per un eventuale ritorno del “kirchenrismo” al potere. Lunedì ha avuto un contrasto di parole con Alberto Fernandez dopo aver detto che, se vince il candidato peronista, Argentina percorrerà “lo stesso tragitto del Venezuela” e ci sarà un’ondata di rifugiati simile a quella che Brasile affronta nella sua frontiera col paese caraibico. Bolsonaro ha inoltre assicurato che la relazione con Fernandez sarà “conflittuale”, un fatto che potrebbe colpire Mercosur e l’accordo commerciale di questo blocco con l’Unione Europea.

Fernandez ha replicato, segnalando Bolsonaro come un “misogino, razzista e violento”, ma ha scartato la possibilità che possano esserci problemi a lungo termine tra i due paesi. “Bolsonaro è una congiuntura nella vita del Brasile, come Macri è una congiuntura nella vita dell’Argentina”, ha dichiarato.

L’appoggio di Bolsonaro, che ha un’immagine negativa tra l’elettorato argentino, starebbe pregiudicando Macri e segna un atteggiamento di ingerenza senza precedenti in temi di un altro paese, qualcosa di poco abituale nella politica estera brasiliana, tradizionalmente equidistante nei suffragi stranieri.

(tratto da Pagina 12) traduzione di Ida Garberi

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