La Rivoluzione non ha mai auspicato il terrorismo

ma lo ha sofferto con la morte di 3478 dei suoi figli

 

Ieri, 6 ottobre Giorno delle Vittime del Terrorismo di Stato, è stato reso omaggio a coloro che persero la vita nell’orrendo crimine di Barbados. Il Generale d’Esercito Raúl Castro, Primo Segretario del PCC, e Miguel Díaz-Canel, Presidente dei  Consigli di Stato e dei Ministri, hanno inviato corone di fiori.

«Cuba  renderà sempre omaggio alle vittime dell’azione terrorista del 6 ottobre del 1976. Abbiamo memoria storica e reclamiamo giustizia», ha segnalato nel suo account d Twitter, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, in occasione del 43º anniversario del crimine in Barbados.

Precisamente con un corteo nel cimitero  Colón, della capitale, nel giorno delle vittime del terrorismo di Stato, sono state ricordate, la mattina di ieri, le 73 persone che persero la vita nell’attentato a un aereo della Cubana de Aviación.

Erano presenti con i familiari delle vittime, Luis Antonio Torres Iríbar, primo segretario del Partito nella capitale, e Reinaldo García Zapata, presidente dell’ Assemblea Provinciale del Potere Popolare,  con rappresentanti dell’Istituto Nazionale degli Sports, Educazione Fisica e Ricreazione (Inder) e molti altri cubani.

Il 6 ottobre del 1976, il volo 455 della compagnia aerea Cubana de Aviación esplose di fronte alle coste di  Barbados, per lo scoppio di una bomba collocata da mani terroriste. In quell’ignobile azione  persero la vita 57 cubani, includendo la squadra giovanile di scherma che tornava a casa dopo aver vinto tutte le medaglie d’oro nel Campionato Centroamericano e dei Caraibi; diversi non avevano nemmeno vent’anni, Inoltre morirono 11 guyanesi e 5 cittadini della Repubblica Popolare Democratica della Corea, «vite utili dedicate a nobili attività, spezzate d’un colpo da quell’azione violenta», ha detto nell’occasione il capitano della Cubana de Aviación, Eliecer ­Romero, parlando di fronte al Pantheon delle Forze  Armate.

«Le famiglie delle vittime di questo crimine continuano a reclamare dal Governo degli Stati Uniti che si faccia giustizia», ha affermato il capitano Romero che nel momento dell’attentato solo 9 anni, ma si ricorda le vibranti parole di Fidel in omaggio ai caduti: «E quando un popolo  energico e virile piange, l’ingiustizia trema!».

I noti controrivoluzionari e terroristi d’origine cubana Orlando Bosch Ávila, e l’evaso dalla giustizia venezuelana  Luis Posada Carriles, furono gli autori intellettuali di quel’ orrendo attentato e non hanno mai pagato  per i loro crimini.

Cuba ha denunciato quei pericolosi assassini che hanno  vissuto  negli USA tranquillamente grazie alla protezione del governo statunitense, senza mai nemmeno pentirsi dei crimini commessi contro l’Isola, come l’attentato contro l’aereo civile cubano.

I venezuelani Freddy Lugo e Hernán Ricardo, autori materiali del sabotaggio all’aereo cubano erano stati addestrati e pagati dall’Agenzia Centrale d’Intelligenza, (CIA), USA.

Il crimine di Barbados non fu né la prima, né l’ultima azione di terrorismo contro la Rivoluzione Cubana.

Per  via di azioni di questo genere sono morti 3478 cubani e 2099 sono restati invalidi, come conseguenza delle aggressioni imperialiste contro il popolo dell’Isola grande delle Antille.


Un dolore senza fine

L’orrendo crimine contro un aereo civile cubano che viaggiava da Barbados a L’Avana con 73 persone a bordo, strappò ad Antonio Garcés sua moglie di 22 anni e probabilmente il suo primo figlio.

Pinar del Río – Antonio Garcés comincia a parlare e i ricordi lo riportano immediatamente a quei tragici giorni del 1976 che cambiarono per sempre la sua vita.

L’intervista è sorta casualmente.  «Professore, dov’è nato lei?», gli avevo chiesto senza immaginare la sua risposta.

«Io sono di Camagüey, vivo a L’Avana, e sono stato sposato con una ragazza di Pinar del Río. La facoltà di Cultura Fisica che c’è là porta il suo nome: Nancy Uranga Romagoza».

Sino a qual momento non sapevo che il dirigente della Commissione Nazionale incaricato della III Lega Nazionale di Calcio, con sede in  Pinar del Río, era vincolato a questa provincia con un legame molto più forte di qualsiasi torneo sportivo.

L’orrendo crimine contro un aereo civile cubano che viaggiava da Barbados a L’Avana con 73 persone a bordo, strappò ad Antonio Garcés sua moglie di 22 anni e probabilmente il suo primo figlio.

Mi racconta che si erano conosciuti cinque anni prima nella Espa Nazionale. Lui era atleta del calcio, lei praticava la scherma. Lui studiava Cultura fisica, lei si preparava per diventare biologa del mare.

«Il giorno che le avevano parlato per la prima volta, lei era di guardia all’entrata della scuola, Mi avvicinai e le dissi che aveva gli occhi molto belli…  e così cominciò il nostro amore».

Dalla Espa Nazionale passarono alla Scuola di Formazione degli Atleti d’Alta Resa  Cerro Pelado. «Ognuno viveva negli alloggi destinati, ma ci vedevamo tutti i giorni dopo gli allenamenti».

Il 31 dicembre del 1975, dopo diversi anni di fidanzamento, Nancy e Antonio si sposarono a Camagüey, e nella stessa notte volarono nella capitale per passarvi la luna di miele.

Garcés ricorda con speciale attaccamento, nei Giochi Olimpici  di Montreal dell’estate del 1976,  l’unica gara che riuscirono a vedere assieme Poi lui era partito per Villa Clara per giocare nel Campionato Nazionale di calcio, mentre la giovane schermitrice doveva viaggiare con la sua squadra per partecipare a un torneo centro americano  che dovevano disputare in Venezuela.

«Mi aveva telefonato a Villa Clara, e mi aveva detto che era preoccupate perché aveva il presentimento che non mi avrebbe rivisto. Io le avevo risposto di non pensare quelle cose, che tutto sarebbe  andato bene».

Il 6 ottobre, verso le 17,00, Garcés aveva notato qualcosa di strano giungendo al al Cerro Pelado per farsi la doccia, mangiare e poi andare all’aeroporto a ricevere sua moglie.

«I compagni alla porta mi avevano salutato in un modo strano e un amico mi abbracciò. Tutti sapevano già del disastro, ma nessuno aveva il coraggio di dirmi niente». Solo arrivando all’aeroporto, quando cominciò a chiedere del volo  proveniente da Barbados seppe la terribile notizia.

«È praticamente impossibile spiegare quello che sente uno. Amare una persona  e perderla in quella forma. Mi ha spezzato il cuore», dice.

Il mostruoso attentato aveva tolto la vita a sua moglie e a quello che poteva essere il suo primo figlio.

«Il nostro ambasciatore dell’epoca mi aveva detto che da quando era arrivata vomitava e dava l’impressione d’essere incinta».

Anche se la vita continua, confessa che ci sono colpi che non si dimenticano mai più. Due anni dopo l’attentato aveva cominciato a lavorare come allenatore e da allora lavora per lo sviluppo dello sport cubano.

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.