Venezuela: Café TECC, un gioiello socio-produttivo nel cuore di Caracas

di Geraldina Colotti

Nel cuore di Caracas, c’è un piccolo gioiello socio-produttivo che risponde al nome di Café TECC (laboratorio sperimentale di cucina Conuquera). Alcuni piatti ma ben curati e con un sapore genuino, da gustare sia all’aperto, nell’ambiente del Museo d’Arte Contemporanea Armando Reverón, sia all’interno, circondati da dipinti di artisti locali che hanno trasformato anche i bagni in un giardino di colori. A gestire il ristorante, c’è un gruppo di giovani, donne e uomini dal look alternativo (artisti, antropologi, agronomi) che spiegano ai clienti la peculiarità di questa oasi di sapore e risparmio nella giungla dei prezzi speculativi.

“Tutti gli ingredienti che compongono i piatti – afferma Mónica Pérez-, provengono in gran parte da piccoli produttori indipendenti, da comunas come El Panal 2021 che ci forniscono alimenti naturali. Questo spazio è il risultato di alleanze fondamentali come quella con la Scuola popolare di agricoltura urbana (EPAU) o la rete da Pueblo a Pueblo”.

La EPAU – spiegano i ragazzi del Café TECC – è un progetto che coinvolge le comunità e i movimenti sociali nel processo di formazione verso una nuova consapevolezza produttiva necessaria per costruire e consolidare il modello di economia municipale “equo, sostenibile e diversificato con il quale, finalmente, superiamo il sistema della rendita petrolifera, imposto alla nostra economia dall’inizio del XX secolo “. L’EPAU organizza corsi di formazione nelle scuole e nelle comunità per insegnare le tecniche necessarie a coltivare un orto urbano e per promuovere l’organizzazione della produzione e dello scambio diretto, sia in termini di lavoro condiviso, che di impegno sociale.

Monica fa anche parte del collettivo Melissa Conuco (melissa.org.ve), un’esperienza di produzione familiare situata a Caracas che pratica l’agroecologia e la distribuzione diretta di cibo.

La rete da Pueblo a Pueblo è un’iniziativa di alcune comunità agricole, attive in otto stati del Venezuela, che stanno praticando una nuova economia basata su un’alleanza orizzontale e partecipativa per la sovranità alimentare. Istituito nel 2015 a Carache, nello stato di Trujillo, il progetto ha ricevuto un premio dall’American Alliance for Food Sovereignty (USFSA), una rete di organizzazioni di base che ogni anno mette in evidenza progetti che promuovono un sistema alimentare più democratico, i cui rappresentanti sono venuti in Venezuela per conoscere da vicino la rete da Pueblo a Pueblo.

Assaggiamo una deliziosa crema di zucca, una pizza (il menu offre diverse opzioni), una birra artigianale a base di ananas e altri dolci tradizionali alla frutta. C’è un’ampia scelta di infusi di vari gusti, tè e cocktail. Alcuni sono a base di Cocuy, un liquore distillato dai succhi fermentati della testa, del corpo o delle foglie di cocui di Agave, prodotto in modo artigianale a Falcón e Lara. Si conosce come tequila venezuelana. Si vende anche il rum artigianale, a un prezzo decisamente contenuto, e caffè prodotto localmente.

In qualsiasi paese europeo, questa sarebbe considerata una proposta di “nicchia”, e per questo motivo generalmente più costosa, poiché gli alimenti biologici che non vengono acquistati al supermercato costano di più. Qui la sfida è diversa ed evidenzia uno dei motori del sistema economico post-petrolifero, basato sulla democrazia partecipativa e leader. Una scommessa contro la guerra economica, che rende impossibile o troppo costoso importare semi o materie prime. Una rivoluzione nella rivoluzione, per una società come il Venezuela, che vive principalmente di introiti petroliferi e che ora l’imperialismo cerca di colpire il cuore.

Per combattere la speculazione dei prezzi, che impone un’altalena incomprensibile da un momento all’altro, e rimodellare una visione strategica che mira a depotenziare dall’interno la struttura dello stato borghese attraverso la costruzione dell’economia partecipativa e autogestita, il governo bolivariano promuove la rete di piccoli produttori e una relazione più diretta tra produttori e consumatori. Le reti che contribuiscono al Café TECC esistono da anni e stanno sperimentando concretamente le linee strategiche definite dal Plan de la Patria, il programma governativo nel quale Chávez aveva indicato la costruzione dello stato comunale come il vero e decisivo passo per avanzare nella costruzione del socialismo bolivariano: una sterzata (Golpe de Timón), basato sullo slogan “Comune o niente”.

Per questo motivo, il I Congresso internazionale delle Comunas, che si svolgerà il 18, 19 e 20 ottobre a Caracas, acquisisce grande importanza, in base all’agenda stabilita durante il Forum di San Paolo: convocare tutti i settori che compongono il potere popolare per rilanciare la proposta bolivariana. “La nostra – spiega Monica -, è una proposta gastronomica, educativa e culturale, frutto di un lavoro di gestazione che dura da anni, una formula che viene riprodotta in altre parti del Paese con la stessa logica, finalizzata alla costruzione di una nuova cultura produttiva. Il cibo è molto più economico perché riduce notevolmente la catena di intermediari nella distribuzione. Proponiamo ai consumatori una riflessione attraverso l’arte, la musica e un servizio di qualità “.

I piccoli produttori che riforniscono il Café TECC partecipano alla Feria Conuquera Agroecologica, che offre cibo sano ed economico combinando le conoscenze ancestrali autoctone con nuove tecniche di produzione applicate su piccola scala. A differenza di ciò che accade nei paesi capitalisti, dove queste reti alternative si situano generalmente nel campo “sociale”, qui sono un’espressione politica e si conformano a una proposta “integrale” che mette in discussione tutti gli aspetti di un essere umano cosciente, organizzato e solidale: uomo e donna.

Una proposta che si articola con le organizzazioni territoriali del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV), ora impegnate nella capillare attività delle RAAS (Reti di articolazione e Azione socio-politica) che portano la rivoluzione “casa per casa”, anche in vista delle prossime elezioni legislative. Le RAAS – ha spiegato il primo vice presidente del PSUV, Diosdado Cabello – costituiscono una modalità organizzativa per la costruzione delle dirigenti e dei dirigenti delle comunità”.

Il Café TECC è un’espressione della relazione esistente tra i movimenti popolari e il governo socialista che, a differenza dei paesi capitalisti, non privatizza gli spazi di autogestione, ma ansi li finanzia e li promuove. “Nella gestione del nostro spazio”, spiega Eisamar Ochoa, è coinvolta anche la Fondazione del Museo di Arte Contemporaneo che garantisce, tra le altre cose, il sistema di sicurezza. Siamo il punto conclusivo di una grande rete organizzativa, l’ultimo passo della catena alimentare, il consumo, che vogliamo rendere visibile nella sua linea gastronomica che parte dalle nostre radici ancestrali e si rinnova nella resistenza alla guerra economica che mira a colpire sopravvivenza “.

Il Café è aperto il mercoledì e il giovedì dalle 11 alle 17, il venerdì e il sabato dalle 11 alle 20, a meno che non ci siano attività culturali, nel qual caso l’orario si estende. “I problemi della società venezuelana – afferma Eisamar – sono di natura strutturale, sono collegati al nostro modello di produzione, ma risolverli non è solo compito dello stato. È dovere di tutti i militanti e le militanti partecipare alla ricerca di soluzioni, cominciando dal conoscere il processo che porta il nostro cibo nel piatto e le cause della speculazione. L’agroindustria svolge un ruolo fondamentale nella guerra del mercato globale egemonico neoliberale, che espelle i contadini e li priva della loro conoscenza., e non sopporta che qui non abbia spazio. Tuttavia, continuare a far conto sul petrolio come unica fonte, è un errore strategico, per questo occorre rafforzare le attività che producono vita, non le attività estrattive, che la vita la distruggono”.

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