Il controgolpe di El Alto imponeva l’autoproclamazione di Jeanine Ánhez

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Durante l’era coloniale, il Cerro Rico de Potosí in Bolivia fu al centro del saccheggio di enormi quantità di argento da parte dell’Europa. All’inizio di questo secolo, in particolare a Cochabamba, fu tessuto il piano di privatizzazione dell’acqua, dalla paternità delle istituzioni di Bretton Woods e il fedele sostegno dell’allora presidente Hugo Banzer. Seguendo tale linea, lo Stato boliviano del Presidente Evo Morales, fu sommerso da varie pressioni e aggressioni globali aziendali.

Dal tentativo di balcanizzare il territorio boliviano nel 2008, alle recenti violenze armate consumate dal colpo di Stato della polizia col sostegno dei militari. Tuttavia, ad ogni offensiva d’élite, il popolo boliviano rispose con gigantesche dimostrazioni di strada. E forse il conflitto sociale e di classe che si sviluppò nel territorio boliviano nel 2003 ne è un buon esempio: la “Guerra del gas”. Il piano di privatizzazione e vendita del gas agli Stati Uniti intrapreso dal governo di Gonzalo Sánchez de Lozada (di cui Carlos Mesa era vicepresidente), trovò la massima resistenza nel comune di El Alto, dove si verificò il dantesco “massacro di ottobre”. Sia nell’era delle privatizzazioni che negli eventi attuali, El Alto fu il bastione di lotta e resistenza negli scenari antidemocratici, di confusione e attacchi fascisti.

El Alto: “ottobre non è dimenticato”

 

Nella storia contemporanea della Bolivia, El Alto fu caratterizzato dalla potente organizzazione dei suoi abitanti. Quando i servizi transnazionali dell’acqua potabile “Suez”, in collaborazione con la società Aguas del Illimani, rifiutarono gli investimenti per espandere il servizio a El Alto, il prezzo del servizio aumentò considerevolmente. Pertanto, El Alto aderì a uno sciopero indefinito che costrinse il governo di Carlos Mesa a dissolvere il contratto con la transnazionale. Lo sciopero ebbe grande impatto economico, tanto che la compagnia idrica francese si ritirò dalla Bolivia. Aveva fatto pressione sullo Stato boliviano per ottenere prestiti agevolati al fine di espandere le concessioni e quindi i profitti. Parte degli argomenti degli alteni su questa situazione era che queste tariffe dovevano andare a una società pubblica nazionale e non transnazionale che accentrava i profitti. Allo stesso modo, nella crescita della domanda di energia coll’uso di petrolio e gas, la Bolivia non era molto indietro nei piani aziendali per la gestione di queste fonti energetiche. Nel 2003, dopo diversi decenni di sfruttamento delle risorse strategiche, i boliviani di El Alto si riunirono per fermare la gestione ingiusta di queste risorse, con molteplici dimostrazioni per chiedere che il gas fosse diretto allo sviluppo nazionale. Gonzalo Sánchez de Lozada, popolarmente noto come “Goni”, ordinò alle forze armate di piegare le proteste. Il 13 ottobre di quell’anno, l’intensa repressione causò la morte di oltre 60 alteni, lasciando oltre 500 feriti. Va notato che durante questa crisi politica, sul fronte internazionale, l’Organizzazione degli Stati americani (OAS)sostene “Goni”, ignorando completamente le violazioni dei diritti umani del suo governo. A El Alto proseguirono le proteste in difesa delle risorse naturali, le organizzazioni popolari istituirono gruppi di autodifesa, blocchi e mobilitazione permanente. Giorni dopo questi eventi, il 17 ottobre, “Goni” si dimise fuggendo dal Paese coll’aiuto degli Stati Uniti. È così che la popolazione di El Alto dimostrò la sua forte organizzazione e forza contro l’imposizione di misure aziendali. È l’epicentro di una serie di rivendicazioni storiche del popolo boliviano. Attualmente, davanti l’offensiva golpista, El Alto fece lo stesso.

Dall’inizio del cambio di regime, El Alto denunciava le azioni di Luis Fernando Camacho e sosteneva Evo creando una risposta repressa con la forza da militari e polizia. Il 5 novembre, all’aeroporto internazionale, gli alteni ricacciarono Camacho a Santa Cruz, bloccandone l’intenzione di avvicinarsi al palazzo Quemado per portarvi una lettera per le dimissioni di Evo. In sintonia con questi eventi, le mobilitazioni anti-golpe si rafforzarono grazie all’iniziativa della Federazione dei consigli di quartiere di El Alto (FEJUVE), che dava 48 ore a Camacho di lasciare, mostrando il rifiuto a destabilizzazione e violenze perpetrate dai gruppi fascisti armati. La polizia che voltò le spalle al Presidente Morales, continuava a ribellarsi e a reprimere gli alteni che supportano il MAS. Detto questo, la FEJUVE dichiarò che avrebbe costituito la Polizia sindacale civile per proteggere i cittadini dalle violenze delle agenzie di sicurezza. Per le forze armate boliviane, che desiderava la spinta finale a Evo, avviando la repressione della popolazione che scende in piazza per denunciare e respingere il golpe e la violenza. Le migliaia di contadini di El Alto, armati di bastoni e con la Wiphala, gridavano lo slogan “adesso, guerra civile”. Le proteste anti-golpe continuavano nonostante gli attacchi delle forze di sicurezza contro gli indigeni, e cogli aerei delle forze armate che sorvolano il comune, replicando il modus operandi di “Goni” in piena “Guerra del Gas”.

Manifestazioni ad El Alto contro l’autogiuramento di Ánhez

 

Con un’assemblea legislativa plurinazionale vuota, senza quorum, la senatrice dell’opposizione, Jeanine Ánhez si autoproclamava presidente della Bolivia con un uso simbolico della Bibbia mentre infrangeva l’ordine costituzionale. Inoltre, i leader di quartiere della città di El Alto e delle altre province annunciavano mobilitazioni verso La Paz. Ánheez nominava un nuovo alto comando militare che giurava di fronte a un altare con le croci, nel pieno della repressione delle proteste a La Paz. Parallelamente, il MAS tentava di entrare nell’Assemblea, ma la polizia l’impediva creando barriere, usando la forza e persino agenti chimici. Perfino la Presidentessa del Senato Adriana Salvatierra del partito MAS, fu bloccata per impedire che l’autoproclamazione di Jeanine Ánhez perdesse efficacia. La distruzione consapevole della successione presidenziale che portava all’auto-proclamazione di Ánhez è spiegata dal controgolpe di El Alto,situazione repressa per sostenere il colpo di Stato e minare la mobilitazione che, come nel 2003, minaccia la cristallizzazione della nuova offensiva delle élite.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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