L’internazionalismo cubano

Fidel Castro: “Pratichiamo la nostra solidarietà con i fatti, non con belle parole”

Abel González Santamaría

Durante il processo di formazione della nazionalità cubana, si andò forgiando uno spirito di aiuto ai popoli soggiogati dalle potenze imperiali dell’epoca. Decine di cubani si incorporarono come combattenti internazionalisti all’esercito liberatore di Simón Bolívar nella campagna bellica per espellere il colonialismo spagnolo dalle terre della Nostra America.

All’iniziarsi, nel 1868, la prima azione indipendentista, il sentimento solidario si era radicato nella coscienza dei patrioti cubani. Fu nella manigua (ndt selva) redentoria dove si forgiò la nazionalità cubana. Quando, nel 1869, si celebrò, a Guáimaro, l’Assemblea Costituente della Repubblica in Armi, Manuel de Quesada Loynaz fu nominato Generale in Capo dell’Esercito Liberatore, che aveva conseguito in Messico i gradi di Generale di Divisione per il suo eccezionale ruolo durante la lotta contro l’invasione europea dispiegata dal popolo messicano, sotto il comando di Benito Juárez.

Durante le guerre per l’indipendenza cubana i mambì (ndt guerriglieri cubani) abbracciarono lo stesso ideale internazionalista. In tale impresa si evidenziarono i Maggior Generali dell’Esercito Liberatore, Carlos Manuel de Céspedes, Antonio Maceo Grajales e José Martí Pérez, che fondò, nel 1892, il Partito Rivoluzionario Cubano “per ottenere, con gli sforzi combinati di tutti gli uomini di buona volontà, l’assoluta indipendenza dell’isola di Cuba e fomentare e assistere quella di Portorico”. [1]

I cubani ricevettero anche il sostegno solidario di numerosi combattenti internazionalisti provenienti da più di venti paesi. Si calcolano in circa 3000 da 11 nazioni, tra cui 24 raggiunsero il grado di generale e 14 quello di colonnello. Il Generalissimo Máximo Gómez Báez, nato nella Repubblica Dominicana, simboleggia al massimo grado la dedizione, totale ed incondizionata, alla causa dell’abolizione della schiavitù e dell’indipendenza di Cuba, a cui diede tutta l’energia del suo carattere e del suo incomparabile genio militare. [2]

Lo spirito internazionalista, a Cuba, risorge negli anni ’20 durante la repubblica neocoloniale, in cui spiccarono due giovani rivoluzionari: Julio Antonio Mella, nell’organizzazione del I Congresso Nazionale degli Studenti, nel 1923, la cui dichiarazione finale si pronunciò contro l’imperialismo e per l’istituzione di relazioni con l’Unione Sovietica e Rubén Martínez Villena, con la direzione della rivista Venezuela Libre, nel 1925.

Nello stesso anno, Mella partecipò, come dirigente studentesco anti-imperialista, alla fondazione del Partito Comunista di Cuba, la cui missione era quella di unirsi alla III Internazionale fondata, nel 1919, da Lenin, principale promotore dell’internazionalismo proletario. Una delle pagine più straordinarie, durante quel periodo, avvenne durante la guerra civile spagnola (1936-1939) contro il fascismo, dove furono mobilitate le Brigate Internazionali ed a cui parteciparono più di 1000 combattenti cubani.

Nell’analizzare l’importanza storica di questi eventi, il dirigente storico della Rivoluzione cubana, Fidel Castro Ruz, ricordò che in Spagna “uomini generosi del calibro e della dimensione umana di Pablo de la Torriente Brau diedero la propria generosa vita”. Valutò che fu “una dei più nobili ed eroici contributi al movimento rivoluzionario mondiale del nostro primo partito comunista, ispiratore di questa azione solidaria”. [3]

È proprio Fidel che riuscì, a Cuba, ad innalzare alla sua massima espressione lo spirito internazionalista e solidario del popolo cubano. Così lo dimostrò dalla fase studentesca e durante la sua storica arringa nota come ‘La storia mi assolverà’ nel 1953, dove difese il programma politico che avrebbe guidato il processo rivoluzionario in caso di successo.

Tra gli aspetti esposti c’era la sua posizione solidaria: “[…] la politica cubana in America sarebbe di stretta solidarietà con i popoli democratici del continente e che i politici perseguitati delle sanguinose tirannie che opprimono le nazioni sorelle troverebbero nella Patria di Martì, non come oggi, la persecuzione, fame e tradimento, ma generoso asilo, fratellanza e pane. Cuba dovrebbe essere un baluardo di libertà e non un anello vergognoso di dispotismo”. [4]

Con il trionfo rivoluzionario, nel 1959, il massimo dirigente cubano mantenne la parola. Fidel ampliò e sviluppò in larga misura il contenuto e la portata delle pratiche e delle idee rivoluzionarie mondiali attraverso l’internazionalismo cubano. Sforzo e sacrificio, sudore e sangue cubano furono versati in altre terre del mondo per difendere le cause giuste difendeva la Rivoluzione.

Lo spirito internazionalista e solidario che Fidel ha instillato nel popolo cubano costituisce uno dei suoi più grandi lasciti. Le statistiche sono eloquenti: 600mila missioni internazionaliste in 164 nazioni, a cui hanno partecipato più di 400mila operatori della salute, che in non pochi casi hanno adempiuto questo compito in più di un’occasione.

Alcune di queste missioni sono vere imprese, come la lotta contro l’Ebola in Africa, il colera ad Haiti; contro le conseguenze di catastrofi naturali, come quelle condotte dalle Brigate del Contingente Internazionale Henry Reeve in Pakistan, Indonesia, Messico, Ecuador, Perù, Cile, Venezuela, tra altri paesi. Inoltre, 35613 professionisti della salute, provenienti da 138 paesi, si sono formati gratuitamente a Cuba. [5]

Ricordare Fidel, dal suo pensiero e dalla sua pratica conseguente, è il miglior tributo dei cubani a tre anni dalla sua partenza fisica. La difesa delle sue idee martiane, antimperialiste, anticolonialiste e la sua identificazione con il pensiero marxista-leninista, lo hanno convertito nel principale protagonista della Rivoluzione Nazionale liberatrice a Cuba, che avrebbe raggiunto una dimensione universale.

Quattro decenni fa, all’assumere la presidenza del Movimento dei Paesi Non Allineati, riaffermò il carattere internazionalista e solidario della Rivoluzione cubana, che oggi ha piena validità: “Nelle relazioni internazionali pratichiamo la nostra solidarietà con i fatti, non con belle parole. Tecnici cubani stanno attualmente lavorando in 28 paesi membri del nostro Movimento. Nell’immensa maggioranza di essi, considerando i suoi limiti economici, questa collaborazione viene svolta gratuitamente, nonostante le nostre stesse difficoltà. Cuba sta attualmente prestando un servizio all’estero, il doppio del numero di medici rispetto al numero totale di quelli che lavorano in diversi paesi attraverso l’Organizzazione Mondiale della Sanità delle Nazioni Unite. I nobili ed abnegati figli di Cuba sono caduti a migliaia di miglia dalla loro patria sostenendo il movimento di liberazione, difendendo giuste cause di altri popoli, combattendo contro l’espansione dei razzisti sudafricani e altre forme di aggressione imperialista alla dignità umana ed all’integrità ed indipendenza delle nazioni sorelle. Loro esprimono la purezza, il disinteresse, lo spirito di solidarietà e la coscienza internazionalista, che la rivoluzione ha forgiato nel nostro popolo”. [6]

Fidel Castro: "Médicos y no bombas" #CubaEsSolidaridad #Cuba

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Pubblicato da Cubadebate su Mercoledì 15 maggio 2019


Fidel Castro: “Practicamos nuestra solidaridad con hechos, no con bellas palabras”

Por: Abel González Santamaría

Durante el proceso de formación de la nacionalidad cubana se fue forjando un espíritu de ayuda a los pueblos subyugados por las potencias imperiales de la época. Decenas de cubanos se incorporaron como combatientes internacionalistas al ejército libertador de Simón Bolívar en la campaña bélica para expulsar al colonialismo español de las tierras de Nuestra América.

Al iniciarse en 1868 la primera gesta independentista, el sentimiento solidario se fue enraizando en la conciencia de los patriotas cubanos. Fue en la manigua redentora donde se forjó la nacionalidad cubana. Al celebrarse en Guáimaro la Asamblea Constituyente de la República en Armas en 1869, se designó como General en Jefe del Ejército Libertador a Manuel de Quesada Loynaz, quien había alcanzado en México los grados de General de División por su destacado papel durante la lucha contra la invasión europea desplegada por el pueblo mexicano, bajo el mando de Benito Juárez.

Durante las guerras por la independencia cubana los mambises abrazaron el mismo ideal internacionalista. En ese empeño se destacaron los Mayores Generales del Ejército Libertador, Carlos Manuel de Céspedes, Antonio Maceo Grajales y José Martí Pérez, quien fundó en 1892 el Partido Revolucionario Cubano “para lograr, con los esfuerzos reunidos de todos los hombres de buena voluntad, la independencia absoluta de la isla de Cuba y fomentar y auxiliar la de Puerto Rico”. [1]

También los cubanos recibieron apoyo solidario de numerosos combatientes internacionalistas de más de una veintena de países. Se calculan en unos tres mil procedentes de once naciones, entre los cuales 24 alcanzaron el grado de general y 14 el de coronel. El Generalísimo Máximo Gómez Báez, nacido en República Dominicana, simboliza en el más alto grado la entrega plena e incondicional a la causa de la abolición de la esclavitud y la independencia de Cuba, a la que entregó toda la energía de su carácter y su genio militar incomparable. [2]

El espíritu internacionalista en Cuba resurge en la década de 1920 durante la república neocolonial, en la cual se destacaron dos jóvenes revolucionarios: Julio Antonio Mella, en la organización del Primer Congreso Nacional de Estudiantes en 1923, cuya declaración final se pronunció contra el imperialismo y por el establecimiento de las relaciones con la Unión Soviética, y Rubén Martínez Villena, con la dirección de la revista Venezuela Libre en 1925.

Ese mismo año, Mella participó como dirigente estudiantil antimperialista en la fundación del Partido Comunista de Cuba, que tenía como misión afiliarse a la Tercera Internacional, fundada en 1919 por Lenin, principal impulsor del internacionalismo proletario. Una de las páginas más extraordinarias durante ese período ocurrió durante la guerra civil española (1936-1939) contra el fascismo, donde se movilizaron las Brigadas Internacionales y en la cual participaron más de mil combatientes cubanos.

Al analizar la trascendencia histórica de esos acontecimientos, el líder histórico de la Revolución Cubana, Fidel Castro Ruz, recordó que en España “dieron su vida generosa hombres del calibre y la dimensión humana de Pablo de la Torriente Brau”. Valoró que fue “una de las más nobles y heroicas contribuciones al movimiento revolucionario mundial de nuestro primer partido comunista, inspirador de esta acción solidaria”. [3]

Es precisamente Fidel quien logró en Cuba elevar a su máxima expresión el espíritu internacionalista y solidario del pueblo cubano. Así lo demostró desde la etapa estudiantil y durante su histórico alegato conocido como La historia me absolverá en 1953, donde defendió el programa político que guiaría el proceso revolucionario en caso de triunfar.

Entre los aspectos expuestos estuvo su posición solidaria: “[…] la política cubana en América sería de estrecha solidaridad con los pueblos democráticos del continente y que los perseguidos políticos de las sangrientas tiranías que oprimen a las naciones hermanas, encontrarían en la Patria de Martí, no como hoy, persecución, hambre y traición, sino asilo generoso, hermandad y pan. Cuba debía ser baluarte de libertad y no eslabón vergonzoso de despotismo”. [4]

Al triunfo revolucionario en 1959, el máximo líder cubano cumplió con la palabra empeñada. Fidel amplió y desarrolló en muy alto grado el contenido y el alcance de las prácticas y las ideas revolucionarias mundiales mediante el internacionalismo cubano. Esfuerzo y sacrificio, sudor y sangre cubana se derramaron en otras tierras del mundo por defender las causas justas que defendía la Revolución.

El espíritu internacionalista y solidario que inculcó Fidel al pueblo cubano, constituye uno de sus mayores legados. Las estadísticas son elocuentes: 600 mil misiones internacionalistas en 164 naciones, en las que han participado más de 400 mil trabajadores de la salud, que en no pocos casos han cumplido esta tarea en más de una ocasión.

Algunas de esas misiones son verdaderas hazañas, como la lucha contra el ébola en África, contra el cólera en Haití; contra las secuelas de desastres naturales, como las que cumplieron las brigadas del Contingente Internacional Henry Reeve en Pakistán, Indonesia, México, Ecuador, Perú, Chile, Venezuela, entre otros países. Además, en Cuba se han formado de manera gratuita 35 mil 613 profesionales de la salud de 138 países. [5]

Recordar a Fidel desde su pensamiento y práctica consecuente, es el mejor homenaje de los cubanos a tres años de su partida física. La defensa de sus ideas martianas, antimperialistas, anticolonialistas, y su identificación con el pensamiento marxista y leninista, lo convirtieron en el protagonista principal de la Revolución nacional liberadora en Cuba, que alcanzaría dimensión universal.

Hace cuatro décadas, al asumir la presidencia del Movimiento de Países No Alineados, reafirmó el carácter internacionalista y solidario de la Revolución Cubana, que hoy tienen total vigencia: “En las relaciones internacionales practicamos nuestra solidaridad con hechos, no con bellas palabras. Técnicos cubanos trabajan actualmente en 28 países integrantes de nuestro Movimiento. En la inmensa mayoría de ellos, considerando sus limitaciones económicas, esa colaboración se lleva a cabo gratuitamente, a pesar de nuestras propias dificultades. Cuba tiene en estos momentos prestando servicio en el exterior, el doble del número de médicos que el total de los que trabajan en distintos países a través de la Organización Mundial de Salud de las Naciones Unidas. Nobles y abnegados hijos de Cuba han caído a miles de millas de su patria apoyando al movimiento de liberación, defendiendo causas justas de otros pueblos, combatiendo contra la expansión de los racistas sudafricanos y otras formas de agresión imperialista a la dignidad humana y a la integridad e independencia de naciones hermanas. Ellos expresan la pureza, el desinterés, el espíritu de solidaridad y la conciencia internacionalista, que la revolución ha forjado en nuestro pueblo”. [6]

Notas:

 

[1] José Martí: El Partido Revolucionario Cubano, Editorial de Ciencias Sociales, La Habana, 1975, pp. 27-29.

[2] Jorge Risquet Valdés: Las profundas raíces del internacionalismo de los cubanos, Revista Tricontinental, Cuba, 2004, Vol. 38, Núm. 158, pp. 103-114.

[3] Fidel Castro Ruz: Informe Central al Primer Congreso del Partido Comunista de Cuba, Editora Política, La Habana, 1982, p. 18.

[4] Fidel Castro Ruz: La Historia me Absolverá, Editorial de Ciencias Sociales, La Habana, 2007, p. 37.

[5] Véase Miguel Díaz-Canel Bermúdez: Discurso pronunciado en el acto central por la culminación de la participación de la Brigada Médica Cubana en el Programa Más Médicos para Brasil, en la Unidad Central de Cooperación Médica, La Habana, el 20 de diciembre de 2018.

[6] Fidel Castro Ruz: Discurso pronunciado en la sesión inaugural de la VI Conferencia Cumbre del Movimiento de Países No Alineados, Palacio de las Convenciones, La Habana, el 3 de septiembre de 1979.

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