Cubainformacion: Agenzia Bolivia in Resistenza

L’Agenzia Bolivia in Resistenza ed altre forme di lotta

E’ nata dalla clandestinità l’Agenzia Bolivia in Resistenza: strumento giornalistico contro un golpe che è stato appoggiato, in modo sincronizzato, da media aziendali, agenzie di intelligence e laboratori delle reti sociali.

“Scandalose frode” è stato il messaggio che ha incendiato la miccia dell’odio razzista della destra. Incendi di case ed edifici pubblici, percosse, rapimenti e torture a militanti e funzionari del MAS.

Tutto convertito dai media in “pressione civica” dei “cittadini” indignati da una frode che non è stata dimostrata. Coloro che hanno affrontato il golpe, al contrario, ci dicono, erano “turbe”.

La rinuncia di Evo Morales, per evitare i massacri, è stata “una dimissione” dovuta alle “proteste” di una “popolazione infuriata” con una “dittatura in piena regola”, leggevamo sulla stampa.

Il fatto che gli oppositori abbiano occupato media pubblici e comunitari, per sospendere le loro trasmissioni, non è stata censura.

Né che i media boliviani ed internazionali abbiano coperto la mattanza di 33 persone per mano della polizia e dell’esercito.

Pertanto, dobbiamo unirci a questa iniziativa necessaria: l’Agenzia Bolivia in Resistenza. Per la lotta contro il regime di fatto, che deve essere fatta con ogni mezzo. E anche … in quella dell’informazione.


La Agencia Bolivia en Resistencia y el resto de formas de lucha

Ha nacido, desde la clandestinidad, la Agencia Bolivia en Resistencia: herramienta periodística contra un golpe que ha sido apoyado, de manera sincronizada, por medios corporativos, agencias de inteligencia y laboratorios de redes sociales.

“Escandaloso fraude”, fue el mensaje que encendió la mecha del odio racista de la derecha. Incendios de viviendas y edificios públicos, palizas, secuestros y torturas a militantes y cargos del MAS.

Todo convertido, por los medios, en “presión cívica” de “ciudadanos” indignados por un fraude que no ha sido demostrado. Quienes hicieron frente al golpe, por el contrario, nos dicen, fueron “turbas”.

La renuncia de Evo Morales, para evitar las matanzas, fue “una dimisión” debido a las “protestas” de una “población enfurecida” con una “dictadura en toda regla”, leíamos en la prensa.

Que opositores ocuparan medios públicos y comunitarios, que suspendieran sus emisiones, no fue censura.

Tampoco que los medios bolivianos e internacionales taparan la matanza de 33 personas a manos de la policía y el ejército.

Por eso, debemos unirnos a esta iniciativa necesaria: la Agencia Bolivia en Resistencia. Para la lucha contra el régimen de facto, que debe darse por todas las vías. Y también… en la de la información.

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