Discorso Miguel Díaz-Canel Bermúdez (MINREX)

Discorso pronunciato da Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, Presidente della Repubblica di Cuba, durante la cerimonia per il 60esimo del MINREX,  Sala Universale delle FAR, 23.12.2019  “Anno 61º della Rivoluzione”.

Compagno José Ramón Machado Ventura, Secondo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba;

Compagno Esteban Lazo Hernández, membro del Burò Poltico e Presidentedell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare e del Consiglio di Stato;

Compagno Bruno Rodríguez Parrilla, membro del Burò Politico e Ministro delle Relazioni Estere;

Ammirati e amati fondatori e funzionari con lunghe carriere alle spalle,

Compagne e compagni:

Con piacere assumo il dovere di parlarvi nel giorno in cui si compiono ufficialmente 60 anni della diplomazia rivoluzionaria cubana.

Tanti auguri!

Al Minrex ci legano vincoli molto profondi, una storia piena di motivi per accrescere l’orgoglio d’essere cubani che cominciò molto prima del 23 dicembre del 1959.

La diplomazia rivoluzionaria è, senza dubbio un fatto precedente che brilla nelle idee e nella voce di Fidel dai giorni iniziali del trionfo e dai suoi primi viaggi all’ estero. A Caracas, appena 23 giorni dopo il trionfo della Rivoluzione, il giovane leader già parla della necessità dell’integrazione latinoamericana:

“[…] Sino a quando saremo pezzi indifesi di un continente che il suo liberatore concepì come più degno, più grande? Sono a quando i latino americani vivremo in questa atmosfera meschina e ridicola? Sino a quando resteremo divisi?

Sino a quando saremo vittime di interessi poderosi che sfruttano ognuno dei nostri popoli? Quando lanceremo la grande consegna dell’unione? Si proclama la consegna dell’unità nelle nazioni: perché non si proclama la consegna dell’ unità tra le nazioni?

A Washington, a soli quattro mesi da quando era disceso dalla montagna, la sua etica, la difesa della sovranità nazionale e il reclamo di una relazione tra uguali impressionano i giornalisti, come quando dice loro che se sono abituati a vedere i rappresentanti di altri governi andare lì a chiedere denaro, lui non era là per quello. E chiarisce: Sono venuto unicamente per cercare di giungere a un’intesa migliore con il popolo nordamericano e necessitiamo migliori relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti.

Pochi giorni dopo a Buenos Aires, nella riunione dei 21, esprime un principio che voi avete segnalato molto in questo anniversario nel Minrex: la diplomazia del popolo.

Lì improvvisa un discorso che nessun veterano degli altri governi rappresentati ha potuto superare : « Qui sono un uomo nuovo in questo tipo di riunioni; e siamo inoltre, nella nostra patria, un governo nuovo e forse per questo portiamo idee più fresche e la fiducia del popolo, perché sentiamo come popolo, parliamo qui come popolo e come un popolo che vive un momento eccezionale della sua storia, come un popolo che è pieno di fiducia nel suo proprio destino.

Vengo qui a parlare con la fede di questo popolo e con la franchezza di questo popolo».

In nome del popolo, o meglio dei popoli, Fidel in quell’occasione propone di investire 30.000 milioni in dieci anni per risolvere il problema economico dell’America Latina. E segnala gli Stati Uniti come responsabili di questo investimento.

È impossibile non avvertire in questa sfida all’impero un anticipo di quello che saranno le battaglie leggendarie di Cuba contro il debito estero, l’ALCA, l’egemonismo imperialista nella regione e l’ingiusto Ordine Economico Internazionale.

Ripassando questa storia poco prima dell’anniversario, mi sembrava impossibile riassumere l’essenziale in un discorso.

Credo, nonostante tutto, che un’opera tanto trascendente merita che si dica, dal nostro apprendistato, come abbiamo imparato a rispettarla e ad amarla.

Si diceva all’inizio del giorno che si compiranno ufficialmente 60 anni del Minrex, pensando ai fatti precedenti quei momenti fondatori che marcano l’apparizione di Fidel come creatore e di Cuba come protagonista di un pensiero politico nuovo nello scenario internazionale.

Come dicevano gli amici di Cuba di una volta: una piccola nazione dei Caraibi emergeva per la forza della verità e delle idee ai primi piani della politica mondiale.

Con un simile preambolo, era imprescindibile trasformare tutto.

Giunse il leggendario Raúl Roa come geniale interprete di quelle idee, per mettersi al fronte della Cancelleria in giugno e nacque il Minrex in dicembre.

Roa, nipote di mambì eto e membro importante della gloriosa e antimperialista generazione del ‘30, era stato amabasciatore della OSA dove aveva espresso “senza pannucci tiepidi”la profonda sfiducia del popolo cubanao inual organizzazione e aveva avvertito:

Alla diplomazia della Rivoluzione Cubana corrispondono doveri e responsabilità congruenti con la sua natura democratica, la proiezione continentale e la trascendenza universale.

Il Ministero delle Relazioni Estere, opera della Rivoluzione, doveva cambiare il nome usato sino ad allora di Ministero di Stato, imitando il vicino poderoso.

E lo cambiò tutto: concetti, strutture, composizione e modi d’agire.

Cominciava la battaglia di David contro Golia, e il Minrex aperse le sue braccia ai nuovi diplomatici del popolo che rappresentava con orgoglio.

Abbiamo parlato molte volte del fatto che questa istituzione non l’hanno fondata “diplomatici di carriera”, ma “diplomatici in carriera”.

Ma quegli uomini e donne, in maggioranza molto giovani, avevano il migliore dei diplomi: quello di rivoluzionari, patrioti, martiani e fidelisti sino al midollo.

Dicono che l’arrivo al Minrex, alle sue ambasciate e missioni dei combattenti dell’Esercito Ribelle e dei membri che avevano combattuto contro la dittatura, assieme alle prime esperienze di formazione dei quadri in momenti molto precoci, permise che il Ministero, da allora e sino ad oggi, fosse formato da persone di una lealtà senza limiti alla Rivoluzione e a Fidel.

So che diversi tra coloro che formarono quella prima giornata sono ancora attivi e hanno contribuito con la loro esperienza alla formazione di più giovani.

Non è difficile apprezzare che nel Minrex convivono oggi varie generazioni di quadri, funzionari e lavoratori in generale, da quelli che entrarono al principio sino ai più giovani, nati con la Rivoluzione già avanzata, che sono destinati a garantire l’imprescindibile ricambio.

i più nuovi ereditano una storia d dedizione e di eroismo tremenda.

Abbiamo potuto documentare e pubblicare qualcosa in tutti questi anni, ma resterà sempre abbastanza da dire sullo scontro coraggioso alle aggressioni contro le nostre ambasciate e missioni; sul permanente combattimento alle falsità e alle calunnie del nemico; su come si forgiò in 60 anni una grande rete di solidarietà dei popoli del mondo con una piccola nazione che l’impero voleva isolare per non far estendere il suo esempio.

E, come abbiamo detto alcuni giorni fa nell’Assemblea: è l’impero quello che resterà isolato.

Lo aveva annunciato lo stesso Roa, quando gli Stati Uniti imposero la sospensione dei diritti di Cuba nella OSA, nella riunione dei cancellieri a San José, in Costa Rica.

Chi non si emozione ancora oggi con l’immagine storica della sua ritirata dalla sala esclamando con energia:«Me ne vado con il mio popolo e con me se ne vanno anche tutti i popoli dell’America».

Dicono che fu lì che lo chiamarono per la prima volta “Cancelliere della dignità”.

Che titolo onorevole ed espressivo della sua opera che celebriamo oggi!

Assieme all’omaggio permanente alla sua memoria, alla sua fedeltà, al suo brillante valore in difesa dei principi della Rivoluzione, oggi dobbiamo rendere omaggio anche ai martiri del Servizio Estero che in diversi luoghi persero la vita in difesa della Patria e della Rivoluzione.

Pochi giorni fa, in Argentina, la nostra delegazione ha assistito alla nomina ufficiale del presidente Alberto Fernández e della vicepresidente Cristina Fernández de Kirchner.

Là abbiamo reso omaggio ai due eroici giovani diplomatici i cui nomi sono scritti nel memoriale dei 30.000 scomparsi, vittime del terrorismo di Stato nell’epoca della dittatura in questo fraterno paese.

Per anni non abbiamo saputo quello che oggi conosciamo sul modo brutale in furono assassinati Jesús Cejas e Crescencio Galañena, dopo aver sofferto interrogatori e torture inflitte dai terroristi d’origine cubana inviati dalla CIA, come parte della sinistra Operazione Condor.

Davanti ai lavoratori del Minrex voglio dire adesso che i fiori che abbiamo offerto nel memoriale argentino sono stati anche un omaggio alla lunga lista di tutti coloro che in questi anni hanno sofferto senza paura qualsiasi tipo di minaccia e aggressione per la sua ferma dedizione all’ideale rivoluzionario del popolo cubano.

Dal primo giorno della Rivoluzione le diverse amministrazioni nordamericane hanno lavorato per trasformare in realtà il dichiarato proposito d’instaurare di nuovo in Cuba il passato neocoloniale e dipendente.

A volte con il bastone e altre con la carota hanno tentato di tutto: dall’aggressione alla seduzione. Per questo, dalla sua creazione il Minrex ha avuto come una tra le principali missioni lo scontro con le politiche intraprese dagli Stati Uniti contro Cuba, non solo nel terreno diplomatico, ma soprattutto in questo.

In questo arduo cammino sono esemplari le battaglie contro il blocco nell’Assemblea Generale della ONU e contro i tentativi di condannare l’Isola nella Commissione dei Diritti Umani.

A voi è stato assegnato il ruolo centrale d’impedire l’isolamento di Cuba e d’ampliare, approfondire ed estendere le nostre relazioni con il resto de mondo.

Come risultato di questo sforzo, prova dell’elevato prestigio guadagnato dalla Rivoluzione nella sua pratica del principio martiano che “Patria è umanità”, Cuba, che nel 1958 sosteneva relazioni con circa 50 paesi, oggi mantiene vincoli diplomatici con 197 paesi e istituzioni internazionali.

Il Minrex, con 128 ambasciate e missioni permanenti e 20 consolati generali, lavora per il mantenimento e lo sviluppo dei vincoli politici ed economici con le nazioni amiche e nell’attenzione dei cubani residenti all’estero, tra i molti compiti.

Ci onora riconoscere che questo ministero e i suoi membri godono di prestigio e autorità, anche tra gli avversari ideologici, e sono la prima trincea estera della Rivoluzione Cubana in tutte le regioni, contribuendo in primissimo luogo allo scontro da parte del nostro popolo contro i tentativi dell’imperialismo per distruggere la nazione.

Voi siete i portatori quotidiani dell’invariabile solidarietà cubana con i nostri fratelli dell’America Latina e dei Caraibi, dell’Africa e di tutto il Terzo Mondo nella lotta dei popoli contro l’imperialismo, il neocolonialismo e il neoliberalismo. E avete disimpegnato un importante ruolo di denuncia delle politiche degli Stati Unit contro le nazioni sorelle, soprattutto adesso di fronte ai nuovi tentativi d’applicare la Dottrina Monroe nella nostra regione.

Fedele alla promessa del compagno Fidel e alla linea storica della Rivoluzione, il Minrex ha dato il suo apporto all’appoggio permanente al popolo e al governo venezuelani di fronte alle continuate aggressioni dell’imperialismo, e alla solidarietà con la Rivoluzione Sandinista in Nicaragua, di fronte ai tentativi d destabilizzare il paese, promossi da Washington.

Ugualmente ha compiuto un’altra linea di principi della Rivoluzione nella relazione con i paesi dei Caraibi, i nostro ambiente più vicino nella cooperazione, l’educazione, la salute, cioè lo scontro ai danni provocati dagli uragani, la lotta contro il cambio climatico che, anche se danneggia tutta l’umanità rende i piccoli paesi insulari come quelli caraibici, li rende un bersaglio dei fenomeni del clima sempre più frequenti e distruttivi, e nella denuncia delle politiche discriminatorie e coercitive che danneggiano la loro economia.

Puerto Rico e la sua lotta per l’indipendenza sono sempre state una priorità nella nostra politica estera e per la sua diplomazia e si è lavorato con successo per far sì che questo diritto sia riconosciuto nelle Nazioni Unite nonostante le manipolazioni nordamericane.

Con la guida del Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, la nostra diplomazia rivoluzionaria ha contribuito decisamente alla creazione della Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi – Celac – e all’approvazione del Proclama dell’America Latina e i Caraibi come Zona di Pace, firmato dai capi di Stato e di Governo durante il secondo Vertice della Celac, realizzato a L’Avana.

La celebrazione di due Vertici del Movimento dei Paesi Non Allineati in momenti storici differenti, in circostanze davvero molto difficili, fu una dimostrazione ulteriore del ruolo di Cuba nella lotta dei paesi del Sud per conquistare la sua vera indipendenza Governi e cancellerie di tutto il mondo riconoscono la serietà, la professionalità e l’ospitalità dei cubani in ogni conferenza o vertice realizzato nell’Isola.

Questo è un merito dei dirigenti, dei funzionari e dei lavoratori del Minrex che si sono sempre distinti per la loro attiva partecipazione, si tratti dei Non Allineati, del Vertice Sud, del Gruppo dei 77, dell’ALBA o dell’Associazione degli Stati dei Caraibi, per citarne solo alcune.

Il ruolo dei nostri diplomatici a L’Avana e in altri luoghi, con numerose istituzioni, è stato fondamentale nella grande battaglia guidata dal nostro Comandante in Capo contro il debito estero, di ampio impatto nell’ambito continentale e che oggi è pienamente vigente alla luce dell’aggressione del neoliberalismo sui paesi della regione.

Come non riconoscere l’impegno del Minrex nella battaglia per il ritorno a Cuba del bambino Elián González, che divenne una seria sconfitta per i peggiori elementi della controrivoluzione che vive negli Stati Unti, e la lotta al terrorismo contro Cuba e per l’estradizione di Posada Carriles e dei suoi complici, che pretesero d’attentare contro la vita del capo della Rivoluzione, in varie opportunità.

Il Minrex e le sue ambasciate hanno svolto un ruolo molto importante nella mobilitazione della solidarietà internazionale a scala globale nella battaglia per il ritorno a Cuba dei nostri Cinque Eroi.

Merita una citazione speciale la lotta contro il blocco.

La conquista dell’appoggio sempre più numeroso e sostenuto al progetto di Risoluzione che Cuba ha presentato nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite durante quasi trent’anni, è una mostra di tenacia e costanza della lotta, voto a voto, di fronte ai tentativi degli Stati Uniti d’impedire la condanna della sua politica genocida, usando le pressioni, i ricatti e le menzogne.

È stato necessariamente lungo e resterà sempre incompleto il riassunto di sei decenni della diplomazia rivoluzionaria, tanto vincolata agli anni di continue battaglie vittoriose della Rivoluzione. Anche se sicuramente ci sono problemi da risolvere e ostacoli da superare.

Il Minrex ha risposto a quello che il nostro popolo si aspettava nella battaglia contro l’imperialismo, il neocolonialismo e il neoliberalismo in tutte le latitudini, e dalle Nazioni Unite sino agli ultimi confini del pianeta si è sentita la voce di Cuba.

La nostra diplomazia è stata sempre presente nella lotta dei popoli africani, per la loro indipendenza e il loro sviluppo; nella solidarietà con i popoli palestinese e sarahaui che combattono per avere i loro Stati indipendenti e sovrani, e con la Repubblica Araba della Siria, la cui indipendenza e integrità territoriale sono minacciate. Nelle relazioni con la fraterna Repubblica Socialista del Vietnam, dai tempi in cui lottava per affrontare l’aggressione imperialista e la riunificazione del paese, e per lo sviluppo dei fruttiferi vincoli politici ed economici con la Repubblica Popolare della Cina.

Con la Russia sono stabilite relazioni d’alto livello e con l’Unione Europea , nonostante le differenze presenti, s’avanza verso meccanismi di collaborazione senza ingerenze e con il pieno rispetto della sovranità cubana.

Meritano una citazione a parte le relazioni con gli Stati Uniti, con la loro ostilità e l’aggressività, che sono state al centro dall’inizio stesso della Rivoluzione delle battaglie che abbiamo sferrato uniti.

La storica partecipazione e il memorabile discorso del Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz nel VII Vertice delle Americhe, nell’aprile del 2015, ha marcato una pietra miliare nella politica estera della Rivoluzione.

Durante il breve periodo nel quale con il ristabilimento delle relazioni diplomatiche e con il riconoscimento da parte degli Stati Uniti che le loro politiche erano fallite, compiendo indicazioni del Generale d’Esercito erano stati firmati vari accordi di cooperazione ed era iniziato il negoziato di altri.

Oggi, quando s’intensificano le minacce e il blocco, quando l’odio per l Rivoluzione cubana e il suo esempio si moltiplicano, corrisponde a voi con tutto il nostro popolo, il compito di contribuire alla scontro più deciso per la preservazione della nostra sovranità e indipendenza.

Compagne e compagni:

Paravamo al principio di questo intervento delle prime esperienze del Ministero nella formazione delle nuove generazioni di diplomatici.

Questo impegno iniziale si è trasformato negli anni in un prestigioso Istituto Superiore delle relazioni Internazionali a livello universitario, dove gli studenti ricevono una formazione integrale, accademica e rivoluzionaria. In loro, nella qualità della loro preparazione e nella profondità del loro impegno, vediamo espressa la continuità nel Minrex.

Sappiamo che il vincolo del ministero delle Relazioni Estere con il mondo accademico si è ampliato, creando nove anni fa il Centro delle Investigazioni sulla Politica Internazionale (CIPI), il cui lavoro permette di moltiplicare gli apprezzamenti sui fatti mondiali e operare positivamente nella conformazione delle politiche e delle strategie.

Inoltre vogliamo riconoscere il lavoro del Esti, incorporato da sette anni al Minrex, e dei traduttori e gli interpreti che lo formano,il cui ruolo è stato molto importante non solo nel paese in eventi di ogni tipo, ma anche accompagnando i nostri dirigenti nelle loro visite al’estero sin dall’ inizio della Rivoluzione.

Parallelamente, il Ministero ha fatto passi avanti nell’istituzionalizzazione.

Conta con una base reglamentare ampia e precisa ed ha elaborato un Progetto di Legge del Servizio Estero che, prossimamente, sarà dibattuto nell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare.

Nelle visite in altri paesi e nella nostra relazione quotidiana con il personale che lavora in questa istituzione abbiamo appreso a conoscere e valutare il suo indispensabile apporto alla politica dello Stato cubano e anche abbiamo insistito sulla necessità di dare dalle nostre sedi all’estero, un maggior impulso alla battaglia economica del paese per incrementare l’investimento e la cooperazione straniera e per rinforzare i vincoli con la comunità cubana all’estero.

Con i funzionari e i lavoratori diplomatici cubani ci siamo riuniti in ogni visita che realizziamo in un’altra nazione, pera parlare della vita nel paese, spiegare la complessità del momento che viviamo. Grazie a loro siamo tornati in Patria con la sensazione de’essre statii qui pur essendo lontani.

In questi sei decenni di lavoro diplomático rivoluzionario, i funzionari e i lavoratori del Minrex hanno reso realtà le parole del Generale d’ Esercito Raúl Castro Ruz, nel 70º periodo di sessioni dell’ Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, quando ha detto:“La comunità internazionale potrà contare sempre con la sincera voce di Cuba contro l’ ingiustizia, la disuguaglianza, il sotto sviluppo, la discriminazione e la manipolazione; e per lo stabilimento di un ordine internazionale più giusto ed equo, al cui centro si ubichi realmente l’essere umano, la sua dignità e il suo benessere”.

Il Ministero delle Relazioni Estere deve sentirsi orgoglioso di giungere a questo anniversario, con le principali missioni compiute e con a soddisfazione di non aver defraudata i principi della fondazione di questa istituzione che costituiscono l’epicentro della politica estera cubana, e che raccolgono il sentire del Comandante in capo, quel 23 dicembre del 1959, quando creò ufficialmente questo organismo.

Restano davanti a noi giorni di difficoltà in scenari sempre più complessi con la crescente aggressività dell’imperialismo, ma abbiamo la certezza che saprete vincere sempre gli ostacoli e affrontare i pericoli con l’ispirazione che offre sempre la bella storia che vi precede.

Vi felicito e vi abbraccio tutti con un profondo affetto e il riconoscimento che avete guadagnato dal Governo e dal nostro popolo per i vostri sforzi e i vostri risultati.

Vi esorto a continuare a lavorare con uguale creatività, valore e costanza per lo sviluppo sempre più certo della politica estera del nostro paese, il cui vero creatore è Fidel e il suo principale protagonista il popolo del quale voi site parte al quale tutti ci dobbiamo.

C’è una frase di Roa, tra le tante sue che si potrebbero riprendere per questa celebrazione, che secondo me sintetizza la diplomazia rivoluzionaria e riassume in poche parole la radice e la proiezione della sua opera.

Dice Roa:«[…] La Rivoluzione ha portato il popolo al braccio di Fidel Castro ed è tanto cubana come la Sierra Maestra, tanto americana come le Ande e tanto universale come i più alti valori umani che incarna […] è cresciuta per un secolo nelle viscere stesse del popolo cubano e corona, all’altezza del tempo l’impresa troncata di Martí. Da lì gli incroci con Bolívar e Juárez, la sua apertura alle nuove correnti di idee e di aspirazioni che alimentano il corpo vivo della storia».

Continuate a fare storia! Che la politica estera cubana, figlia della diplomazia della manigua mambí e della Rivoluzione del 30, consacrata nel gennaio del 1959 e basata nei principi etici martiani e fidelisti, antimperialista, solidale e internazionalista continui ad essere una diplomazia di Patria o Morte!

Sino alla vittoria sempre!


Discurso pronunciado en el acto por el aniversario 60 del Ministerio de Relaciones Exteriores, en la Sala Universal de las FAR, el 23 de diciembre de 2019

 

Compañero José Ramón Machado Ventura, Segundo Secretario del Comité Central del Partido Comunista de Cuba;

Compañero Esteban Lazo Hernández, miembro del Buró Político y Presidente de la Asamblea Nacional del Poder Popular y del Consejo de Estado;

Compañero Bruno Rodríguez Parrilla, miembro del Buró Político y Ministro de Relaciones Exteriores;

Admirados y queridos fundadores y funcionarios de larga trayectoria;

Compañeras y compañeros:

Con placer asumo el deber de hablarles en el día en que se cumplen oficialmente 60 años de la diplomacia revolucionaria cubana. ¡Felicidades! (Aplausos.)

Al Minrex nos unen lazos entrañables y una historia llena de motivos para enaltecer el orgullo de ser cubanos, que comienza antes del 23 de diciembre de 1959.

La diplomacia revolucionaria es, sin dudas, un hecho previo, que brilla en las ideas y la voz de Fidel desde los días iniciales del triunfo y desde sus primeros viajes al exterior. En Caracas, apenas 23 días después del triunfo de la Revolución, el joven líder ya habla de la necesidad de la integración latinoamericana:

“[…] ¿Hasta cuándo vamos a ser piezas indefensas de un continente a quien su libertador lo concibió como algo más digno, más grande? ¿Hasta cuándo los latinoamericanos vamos a estar viviendo en esta atmósfera mezquina y ridícula? ¿Hasta cuándo vamos a permanecer divididos? ¿Hasta cuándo vamos a ser víctimas de intereses poderosos que se ensañan con cada uno de nuestros pueblos? ¿Cuándo vamos a lanzar la gran consigna de unión? Se lanza la consigna de unidad dentro de las naciones, ¿por qué no se lanza también la consigna de unidad de las naciones?”.

En Washington, a solo cuatro meses de bajar de las montañas, su ética y la defensa de la soberanía nacional, y el reclamo de una relación de iguales impresiona a los periodistas al decirles que si ellos están acostumbrados a ver a representantes de otros gobiernos ir allí a pedir dinero, él no fue a eso. Y aclara: Vine únicamente a tratar de llegar a un mejor entendimiento con el pueblo norteamericano. Necesitamos mejores relaciones entre Cuba y los Estados Unidos.

Apenas unos días después, en Buenos Aires, en la reunión de los 21, deja planteado un principio que ustedes han destacado mucho en este aniversario del Minrex: la diplomacia del pueblo. Allí improvisa un discurso que ningún veterano de los otros gobiernos representados pudo superar: “Soy aquí un hombre nuevo en este tipo de reuniones; somos, además, en nuestra patria, un gobierno nuevo y tal vez por eso sea también que traigamos más frescas las ideas y la creencia del pueblo, puesto que sentimos todavía como pueblo, hablamos aquí como pueblo, y como un pueblo que vive un momento excepcional de su historia, como un pueblo que está lleno de fe en sus propios destinos. Vengo a hablar aquí, con la fe de ese pueblo y con la franqueza de ese pueblo”.

En nombre del pueblo o, más bien, de los pueblos, Fidel plantea en aquella ocasión que haría falta invertir 30 000 millones en 10 años para resolver el problema económico de América Latina. Y señala a los Estados Unidos como los responsables de esa inversión.

Es imposible no advertir en ese desafío al imperio el adelanto de lo que serían las batallas legendarias de Cuba contra la deuda externa, el ALCA, el hegemonismo imperialista en la región y el injusto Orden Económico Internacional.

Repasando esa historia ante la cercanía de la efeméride, me parecía imposible resumir lo esencial en un discurso. Creo, no obstante, que una obra tan trascendente amerita que digamos, desde nuestro aprendizaje, cómo hemos llegado a respetarla y a quererla.

Hablaba al inicio del día en que se cumplen oficialmente 60 años del Minrex, pensando en los acontecimientos previos, en aquellos momentos fundadores que marcan la aparición de Fidel como creador, y a Cuba como protagonista de un pensamiento político nuevo en el escenario internacional.

Como han dicho amigos de Cuba más de una vez: una pequeña nación del Caribe emergía, por la fuerza de la verdad y de las ideas, a los primeros planos de la política mundial. Con semejante preámbulo, era imprescindible transformarlo todo. Llegó el legendario Raúl Roa como genial intérprete de aquel ideario para ponerse al frente de la Cancillería en junio y nació el Minrex en diciembre.

Roa, nieto de mambises y miembro prominente de la gloriosa y antimperialista generación del 30, había sido el embajador ante la OEA, donde expresó sin “paños tibios” la profunda desconfianza del pueblo cubano en aquella organización y advirtió: A la diplomacia de la Revolución Cubana corresponden deberes y responsabilidades congruentes con su naturaleza democrática, proyección continental y trascendencia universal.

El Ministerio de Relaciones Exteriores, obra de la Revolución, tenía que cambiar el nombre del que hasta entonces fue Ministerio de Estado, imitando al vecino poderoso. Y lo cambió todo: conceptos, estructuras, composición y modos de actuación. Comenzaba la pelea de David contra Goliat, y el Minrex abrió sus brazos a los nuevos diplomáticos del pueblo que orgullosamente representaba.

Se ha hablado muchas veces de que esta institución no la fundaron “diplomáticos de carrera”, sino “diplomáticos a la carrera”. Pero aquellos hombres y mujeres, muy jóvenes la mayoría, tenían el mejor de los diplomas: el de revolucionarios, patriotas, martianos y fidelistas hasta el tuétano.

Dicen que la llegada al Minrex, a sus embajadas y misiones de combatientes del Ejército Rebelde y de integrantes de las organizaciones revolucionarias que habían luchado contra la dictadura, junto con las primeras experiencias de formación de cuadros en momentos muy tempranos, permitió que el Ministerio, desde entonces, y hasta hoy, estuviera integrado por personas de una lealtad sin límites a la Revolución y a Fidel.

Sé que varios de los que conformaron aquella primera hornada se encuentran aún activos y han contribuido, con su experiencia, a la formación de los más jóvenes. No es difícil apreciar que en el Minrex conviven hoy varias generaciones de cuadros, funcionarios y trabajadores en general, desde los que ingresaron al principio hasta los más jóvenes, nacidos ya avanzada la Revolución, que están destinados a garantizar el imprescindible relevo.

Los más nuevos heredan una historia de consagración y heroísmo tremenda. Algo ha podido documentarse y publicarse durante estos años, pero siempre quedará bastante por decir sobre el enfrentamiento valeroso a las agresiones contra nuestras embajadas y misiones; sobre el permanente combate a las mentiras y calumnias del enemigo; y cómo se forjó durante 60 años una gran red de solidaridad de los pueblos del mundo con una pequeña nación a la que el imperio quiso aislar para que su ejemplo no se extendiera. Y, como hemos dicho hace unos días ante la Asamblea: es el imperio el que va a terminar aislado.

Lo anunció el propio Roa, cuando Estados Unidos imponía la suspensión de los derechos de Cuba en la OEA, en la reunión de cancilleres de San José, Costa Rica. Quién no se emociona todavía con la imagen histórica de su retirada de la sala exclamando con energía: “¡Me voy con mi pueblo y conmigo se van también todos los pueblos de América!”. Dicen que fue allí cuando se le llamó por primera vez Canciller de la Dignidad. ¡Qué título tan honroso y tan expresivo de la obra que hoy celebramos!

Junto con el homenaje permanente a su memoria, a su fidelidad, a su brillante valor en defensa de los principios de la Revolución, hoy debemos rendir tributo también a los mártires del Servicio Exterior cubano, que en distintas latitudes cayeron en defensa de la Patria y de la Revolución.

Hace poco, en Argentina, nuestra delegación asistió a la toma de posesión del presidente Alberto Fernández y de la vicepresidenta Cristina Fernández de Kirchner. Allí rendimos homenaje a los dos heroicos jóvenes diplomáticos, cuyos nombres están inscritos en el memorial a los 30 000 desaparecidos víctimas del terrorismo de Estado en la época de la dictadura en ese hermano país.

Durante años no se supo lo que se conoce hoy, sobre el modo brutal en que fueron asesinados Jesús Cejas y Crescencio Galañena, después de sufrir interrogatorio y torturas a manos de terroristas de origen cubano enviados por la CIA, como parte de la siniestra Operación Cóndor.

Ante los trabajadores del Minrex quiero decir ahora, que las flores que pusimos en el memorial argentino fueron también un homenaje a la larga lista de todos los que en estos años sufrieron sin miedo cualquier tipo de amenazas y agresiones por su firme entrega al ideal revolucionario del pueblo cubano.

Desde el primer día de la Revolución, las distintas administraciones norteamericanas han trabajado por hacer realidad el declarado propósito de reinstaurar en Cuba el pasado neocolonial y dependiente.

Unas veces con el garrote y otras con la zanahoria, lo han intentado todo: desde la agresión hasta la seducción. Por eso, desde su creación, el Minrex ha tenido como una de las principales misiones el enfrentamiento a las políticas emprendidas por Estados Unidos contra Cuba, no solo en el terreno diplomático, pero especialmente en él.

En ese arduo camino son ejemplares las batallas contra el bloqueo en la Asamblea General de la ONU y contra los intentos de condenar a nuestro país en la Comisión de Derechos Humanos.

A ustedes les ha correspondido un papel central en el empeño de impedir el aislamiento de Cuba y ampliar, profundizar y extender nuestras relaciones con el resto del mundo.

Como resultado de ese esfuerzo, prueba del elevado prestigio ganado por la Revolución en su práctica del principio martiano de que “Patria es humanidad”, Cuba, que en 1958 sostenía relaciones con poco más de 50 países, hoy mantiene vínculos diplomáticos con 197 países e instituciones internacionales.

El Minrex, con 128 embajadas y misiones permanentes y 20 consulados generales, trabaja por el mantenimiento y desarrollo de vínculos políticos y económicos con las naciones amigas y en la atención de los cubanos residentes en el exterior, entre otras muchas tareas.

Nos honra reconocer que este Ministerio y sus integrantes gozan de respeto, prestigio y autoridad, incluso, entre los adversarios ideológicos, se han convertido en la primera trinchera exterior de la Revolución Cubana en todas las regiones, contribuyendo, en primerísimo lugar, al enfrentamiento por parte de nuestro pueblo a los intentos del imperialismo por destruir a la nación.

Ustedes son portadores cotidianos de la invariable solidaridad cubana con nuestros hermanos de América Latina y el Caribe, de África y de todo el Tercer Mundo, en la lucha de sus pueblos contra el imperialismo, el neocolonialismo y el neoliberalismo. Y han desempeñado un importante papel en la denuncia de las políticas de los Estados Unidos contra las naciones hermanas, particularmente ahora, frente a los nuevos intentos de aplicar la Doctrina Monroe en nuestra región.

Fiel a la promesa del compañero Fidel y a la línea histórica de la Revolución, el Minrex ha dado su aporte al apoyo permanente al pueblo y gobierno venezolanos ante las incesantes arremetidas del imperialismo, y a la solidaridad con la Revolución Sandinista en Nicaragua frente a los intentos de desestabilizar el país, promovidos desde Washington.

Igualmente han cumplido otra línea de principios de la Revolución en la relación con los países del Caribe, nuestro entorno más inmediato en la cooperación, la educación, la salud, el enfrentamiento a los daños provocados por huracanes, la lucha contra el cambio climático que, aunque afecta a toda la humanidad, hace a los pequeños países insulares, como los caribeños, blanco de fenómenos climatológicos cada vez más frecuentes y destructivos, y en la denuncia de las políticas discriminatorias y coercitivas que afectan a sus economías.

Puerto Rico y su lucha por la independencia han constituido siempre una prioridad de la política exterior de nuestro país y de su diplomacia, la que se ha trabajado con éxito para que este derecho sea reconocido en las Naciones Unidas, a pesar de las manipulaciones norteamericanas.

Bajo la conducción del General de Ejército Raúl Castro Ruz, nuestra diplomacia revolucionaria contribuyó decisivamente a la creación de la Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños, Celac, y a la aprobación de la proclama de la América Latina y el Caribe como Zona de Paz, suscrita por los Jefes de Estado y Gobierno de los países de Nuestra América en la Segunda Cumbre de la Celac efectuada en La Habana.

La celebración de dos Cumbres del Movimiento de Países No Alineados, en momentos históricos diferentes, en circunstancias sumamente difíciles, fue una demostración más del papel de Cuba en la lucha de los países del Sur por alcanzar su verdadera independencia.

Gobiernos y cancillerías de todo el mundo reconocen la seriedad, profesionalidad y hospitalidad de los cubanos en cada conferencia o cumbre celebrada en nuestro país. Es un mérito de los dirigentes, funcionarios y trabajadores del Minrex que siempre se han distinguido por su activa participación, trátese de los No Alineados, de la Cumbre Sur, del Grupo de los 77, del ALBA o de la Asociación de Estados del Caribe, por solo mencionar algunas de ellas.

Fundamental es el papel de nuestros diplomáticos en La Habana y otras latitudes, junto a numerosas instituciones, en la gran batalla que lideró nuestro Comandante en Jefe contra la deuda externa, de amplio impacto en el ámbito continental, y que hoy está plenamente vigente a la luz de la embestida del neoliberalismo sobre los países de la región.

Cómo no reconocer el desempeño del Minrex en la batalla por el regreso a Cuba del niño Elián González que se convirtió en una seria derrota para los peores elementos de la contrarrevolución asentada en los Estados Unidos, y en el combate al terrorismo contra Cuba, y por la extradición de Posada Carriles y sus compinches, que pretendieron atentar contra la vida del Jefe de la Revolución en varias oportunidades.

El Minrex y sus embajadas también desempeñaron un papel importante en la movilización de la solidaridad internacional a escala global en la batalla por el retorno a Cuba de nuestros Cinco Héroes.

Merece mención especial la lucha contra el bloqueo. El logro del apoyo cada vez más masivo y sostenido al Proyecto de Resolución que Cuba ha presentado en la Asamblea General de las Naciones Unidas durante casi tres décadas, es una muestra de tesón y constancia, de la lucha voto a voto frente a los intentos de Estados Unidos de impedir la condena a su genocida política, apelando a la presión, el chantaje y la mentira.

Ha sido necesariamente largo y siempre quedará incompleto el recuento de seis décadas de la diplomacia revolucionaria, tan enlazada con los 60 años de incesantes y victoriosas batallas de la Revolución. Aunque, seguramente, hay también problemas por resolver y logros que superar.

El Minrex ha respondido a lo que esperaba nuestro pueblo en la batalla contra el imperialismo, el neocolonialismo y el neoliberalismo en todas las latitudes, y desde las Naciones Unidas hasta los últimos confines del planeta se ha escuchado la voz de Cuba.

Nuestra diplomacia ha estado siempre presente en la lucha de los pueblos africanos por su independencia y su desarrollo; en la solidaridad con los pueblos palestino y saharaui, que combaten por tener su Estado independiente y soberano, y con la República Árabe Siria, cuya independencia e integridad territorial están amenazadas. En las relaciones con la entrañable República Socialista de Vietnam, desde los tiempos en que luchaba por enfrentar la agresión imperialista y por la reunificación del país, y en el desarrollo de las fructíferos vínculos políticos y económicos con la República Popular China.

Con Rusia se han establecido relaciones de muy alto nivel, y con la Unión Europea, a pesar de que persisten diferencias, se avanza hacia mecanismos de colaboración sin injerencias y con pleno respeto a la soberanía cubana.

Mención aparte merecen las relaciones con los Estados Unidos, cuya hostilidad y agresividad han sido el centro, desde el inicio mismo de la Revolución, de las batallas que hemos librado juntos.

La histórica participación y el memorable discurso del General de Ejército Raúl Castro Ruz en la VII Cumbre de las Américas, en abril de 2015, marcó un hito en la política exterior de la Revolución.

Durante el breve periodo en que con el restablecimiento de relaciones diplomáticas y con el reconocimiento por parte de los Estados Unidos de que sus políticas hacia Cuba habían fracasado, cumpliendo indicaciones del General de Ejército, se avanzó en un número de acuerdos de cooperación, y comenzó la negociación de otros.

Hoy, cuando se intensifican las amenazas y el bloqueo, cuando el odio a la Revolución Cubana y a su ejemplo se multiplican, a ustedes les corresponde, junto a todo nuestro pueblo, la tarea de contribuir a su enfrentamiento más decidido para la preservación de nuestra soberanía e independencia.

Compañeras y compañeros:

Hablábamos al principio de esta intervención de las primeras experiencias del Ministerio en la formación de las nuevas generaciones de diplomáticos. Ese empeño inicial se ha transformado, a lo largo de los años, en un prestigioso Instituto Superior de Relaciones Internacionales, de nivel universitario, donde los estudiantes reciben una formación integral, académica y revolucionaria. En ellos, en la calidad de su preparación y la profundidad de su compromiso, vemos expresada la continuidad en el Minrex.

Sabemos que el vínculo del Ministerio de Relaciones Exteriores con el mundo académico se amplió al crearse hace nueve años el Centro de Investigaciones sobre Política Internacional (CIPI), cuya labor permite multiplicar las apreciaciones sobre los acontecimientos mundiales y redunda positivamente en la conformación de políticas y estrategias.

También queremos reconocer el trabajo del Esti, incorporado hace siete años al Minrex, y de los traductores e intérpretes que lo conforman, cuyo papel ha sido muy valioso no solo dentro del país en eventos de todo tipo, sino también acompañando a nuestros dirigentes en sus visitas al exterior desde el principio mismo de la Revolución.

Paralelamente, el Ministerio también ha avanzado en su institucionalización. Cuenta con una base reglamentaria amplia y precisa y ha elaborado un Proyecto de Ley del Servicio Exterior que, próximamente, será debatido en la Asamblea Nacional del Poder Popular.

En las visitas a otros países, en nuestra relación cotidiana con el personal que labora en esta institución, hemos aprendido a conocer y valorar su indispensable aporte a la política del Estado cubano y también hemos insistido en la necesidad de darle, desde nuestras sedes en el exterior, un mayor impulso a la batalla económica del país por incrementar la inversión y la cooperación extranjeras y por reforzar los vínculos con la comunidad cubana en el exterior.

Con los funcionarios y trabajadores diplomáticos cubanos nos hemos reunido en cada visita que realizamos a otra nación, para hablarles de la vida en el país y explicar la complejidad del momento que vivimos. Gracias a ellos, hemos regresado a la patria con la sensación de haber estado también en ella, aun estando lejos.

En estas seis décadas de trabajo diplomático revolucionario, los funcionarios y trabajadores del Minrex han hecho realidad las palabras del General de Ejército Raúl Castro Ruz, en el 70 periodo de sesiones de la Asamblea General de la Organización de las Naciones Unidas, cuando dijo:

“Podrá contar siempre la comunidad internacional con la sincera voz de Cuba frente a la injusticia, la desigualdad, el subdesarrollo, la discriminación y la manipulación; y por el establecimiento de un orden internacional más justo y equitativo, en cuyo centro se ubique, realmente, el ser humano, su dignidad y bienestar”.

El Ministerio de Relaciones Exteriores debe sentirse orgulloso de llegar a este aniversario, con las principales misiones cumplidas y con la satisfacción de no haber defraudado los principios fundacionales de esta institución, que constituyen el epicentro de la política exterior cubana, y que recogen el sentir del Comandante en Jefe, aquel 23 de diciembre de 1959, al crear oficialmente este organismo.

Por delante quedan días retadores en escenarios cada vez más complejos bajo la creciente agresividad del imperialismo, pero tenemos la certeza de que sabrán vencer siempre los obstáculos y enfrentar los peligros con la inspiración que siempre brinda la hermosa historia que les precede.

Los felicito y abrazo a todos con entrañable afecto y el reconocimiento que se han ganado del Gobierno y de nuestro pueblo por sus esfuerzos y resultados.

Los exhorto a seguir trabajando con igual creatividad, valor y tesón para el desarrollo cada vez más certero de la política exterior de nuestro país, cuyo verdadero creador es Fidel y su principal protagonista el pueblo, del que ustedes son parte, y al que todos nos debemos.

Hay una frase de Roa, entre las muchas suyas que podrían retomarse para esta celebración, que a mi entender sintetiza la diplomacia revolucionaria, en tanto resume en pocas palabras la raíz y la proyección de su obra. Dice Roa:

“[…] La revolución que trajo el pueblo, del brazo de Fidel Castro, es tan cubana como la Sierra Maestra, tan americana como los Andes y tan universal como los cimeros valores humanos que encarna […] se gestó durante un siglo, en las entrañas mismas del pueblo cubano, y corona, a la altura del tiempo, la trunca empresa de Martí. De ahí sus entronques con Bolívar y Juárez, su porosidad a las nuevas corrientes de ideas y aspiraciones que alimentan el cuerpo vivo de la historia”.

¡Sigan haciendo historia! Que la política exterior cubana, hija de la diplomacia de la manigua mambisa y de la Revolución del 30, consagrada en enero de 1959 y basada en principios éticos martianos y fidelistas, antimperialista, solidaria e internacionalista siga siendo una diplomacia de ¡Patria o Muerte!

¡Hasta la victoria siempre!

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