Discorso Fidel (27.01.1960)

Discorso pronunciato dal Comandante in Capo Fidel Castro Ruz, nella cena martiana offerta dall’Istituto Nazionale di Risparmio e Casa, effettuata in Piazza della Rivoluzione, il 27 gennaio del 1960

Molti sono morti nella lotta, altri hanno dovuto affrontare più di una volta l’amaro sapore delle avversità .Erano molto lontani quelli che forse si sollevarono in armi con l’idea che finita la guerra, sempre dura e sempre amara, un giorno avrebbero potuto vedere realizzati nella patria libera i postulati che diedero forza alle braccia dei nostri primi mambì! (…)

Il nostro pensiero ritorna a quel giorno fortunato per la nostra Patria, del 1853, nel quale nacque l’Apostolo Martì. (…) Tutta la vita di quell’uomo straordinario che morì a Dos Ríos dopo aver dedicato il suo pensiero e la sua energia sin da quando era quasi un bambino alla causa della libertà della sua Patria; tutta una vita non solo di quella generazione ma di varie generazioni; (…) perché l’importanza di quella data è che dal nostro popolo sorse quell’uomo che avrebbe segnalato un giorno con estrema chiarezza il cammino da seguire.

Con lui lottarono i cubani della sua generazione e delle generazioni che vennero dopo (…)

Erano molto lontani quelli che forse si sollevarono in armi con l’idea che finita la guerra, sempre dura e sempre amara, un giorno avrebbero potuto vedere realizzati nella patria libera i postulati che diedero forza alle braccia dei nostri primi mambì! (…)

Quanti morirono e quanti videro trascorrere gli anni in una impaziente attesa e quanti anche, forse, persero le illusioni lungo il cammino! Quanti persero le loro speranze perché si deve pensare e meditare che un popolo che ha aveva lottato con ineguagliabile tenacia, dovette vivere in ognuno dei suoi figli buoni l’amarezza di non vedere realizzati in realtà quei sogni, sommando il dolore di ognuno di loro che è stato il dolore di milioni di esseri umani per un secolo!

(…) E questa generazione, che è la Generazione del Centenario dell’Apostolo, perché è stato nell’anno del centenario dell’Apostolo che iniziò la lotta che dopo vari anni si doveva concludere in questa opportunità che ha oggi nelle sue mani i i destini della Patria che non ebbero le generazioni precedenti, perché forze più poderose della somma di tutti gli eroismi e sacrifici del nostro popolo, impedirono alle passate generazioni questa opportunità.

Per la prima volta il popolo è padrone del suo destino e quello che facciamo adesso dipende da noi; il trionfo definitivo dei nostri dipende da noi, perché in noi c’è la forza per portarlo avanti o la debolezza che lo faccia fallire.

Deve stare in noi la virtù che permette di portare avanti felicemente il proposito che ci siamo imposti altrimenti c sarebbero i vizi che fanno fallire ; in noi ci dev’essere il valore che permetta il trionfo definitivo o la vigliaccheria che renda possibile il fallimento definitivo.

In noi inoltre, in questa generazione che ha avuto la fortuna nell’opportunità, c’è anche una tremenda responsabilità, perchè dalle fila del popolo escono le guide, dalle fila del popolo escono gli eroi, dalle fila del popolo escono i coraggiosi, dalle fila del popolo sorgono le forze che possono permettere il trionfo di un popolo, così come dalle fila sorgono disgraziatamente i traditori o i disertori e sorgono quelli di poca fede e sorgono i codardi. Che noi oggi si possa dire finalmente che il nostro destino è nelle nostre mani e, dal nostro popolo, solo dal nostro popolo, dipenderà che l’opportunità sia un’opportunità per il trionfo definitivo . (…)

Perché abbiamo fiducia? Abbiamo fiducia perché i cubani buoni sono la stragrande maggioranza sui cubani cattivi; perché i coraggiosi , i cubani coraggiosi e i cubani virtuosi, i cubani generosi, i cubani pieni d’entusiasmo, sono, costituiscono una stragrande maggioranza sui cubani egoisti o codardi, o di sette mesi, come Martí chiamava gli uomini che non hanno fede nel loro popolo.

Per questo, perché contiamo con un popolo simile nel quale c’è una proporzione di virtù così straordinariamente superiore, è per quello che credo che questa generazione approfitterà l’opportunità che le offre il destino della nazione per terminare con la vittoria definitiva.

Ed è che la virtù è cresciuta nel nostro popolo, perché se studiassimo il passato incontreremmo che gli uomini che hanno acceso la scintilla della libertà, gli uomini che hanno acceso la fiamma del patriottismo, erano allora un’esigua minoranza ; i pionieri della nostra patria erano una minoranza e per un tempo considerevole gli uomini veramente patrioti erano minoranza.

E grazie al buon esempio e nonostante il cattivo esempio, grazie al fatto che il pensiero e la luce alla fine s’impongono, grazie al fatto che la verità sempre, più presto che tardi, la verità che si scrive col sangue, trionfa . (…)

E questi contrasti sono quello che in un momento come questo ci fanno meditare e pensare in tutto quello che è costato questo desiderio che un giorno il nostro popolo fosse il padrone assoluto del suo destino ed avesse nelle mani la grande opportunità; e come questa opportunità si deve saper usare, come questa opportunità va difesa, ed è per questo che dobbiamo seminare dignità nel nostro popolo, è per questo che dobbiamo rendere realtà quell’apotegma martiano che lui voleva fosse «la prima legge della repubblica: il culto della piena dignità dell’uomo». (…)

E questo dev’essere il proposito fondamentale in una manifestazione come questa: fomentare quello che un piccolo necessita maggiormente, la sola cosa che salva i piccoli popoli: la dignità.

Ed è per questo che noi dobbiamo promettere al nostro Apostolo quello che dobbiamo giurare davanti al ricordo e davanti alla statua di Martí, d’essere un popolo degno. (…)

Fomentiamo quindi la virtù, fomentiamo la dignità, onoriamo sempre più i nostri fondatori, ricordiamo ogni volta di più il nostro Apostolo, di più, ogni anno e non per un solo motivo di gratitudine ma perché è una necessità, perché lo necessitiamo, perché necessitiamo che con noi si sferrino le battaglie che stiamo sferrando; ricordiamolo e veneriamolo sempre di più e con più fervore. (…)

E cosi marceremo avanti riaffermando la nostra sovranità, facendo leggi giuste, dando la terra ai contadini, le scuole ai bambini, gli ospedali ai malati, il lavoro ai disoccupati, orizzonti promettenti alla nostra gioventù e a tutto il nostro popolo.

E continueremo distruggendo le fortezze e costruendo scuole con ottimismo e con sicurezza perché credo nel nostro popolo, perché sono sicuro che ha tempra e virtù sufficienti per marciare per questo cammino, perché ci sono moltissimi esempi che lo incoraggiano e sufficiente predica martiana che lo anima e lo ispira.

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