Sanders elogia Cuba su educazione e salute

Il senatore statunitense Bernie Sanders, oggi uno dei più forti aspiranti alla nomina del Partito Democratico per le elezioni presidenziali di novembre, ha elogiato il ruolo di Cuba, che invia medici in tutto il mondo.

«Sarebbe un errore non dichiarare a Cuba che hanno fatto dei buoni passi avanti nell’assistenza sanitaria», ha ammesso il politico di 78 anni in un’intervista concessa al programma “60 Minuti”, della catena CBS e trasmessa domenica 23. «Stanno inviando medici in tutto il mondo e hanno fatto progressi nell’educazione», ha sottolineato il senatore per il Vermont che vuole affrontare il repubblicano Donald Trump nelle presidenziali del 3 novembre.

Il presentatore Anderson Cooper ha chiesto all’attuale aspirante alla nomina delle forze azzurre, di spiegare i suoi commenti, del 1985, quando aveva elogiato alcuni dei programmi sociali implementati dal leader storico della Rivoluzione cubana,Fidel Castro.

In un videoclip di 30 anni fa, il senatore diceva che in quel momento Fidel Castro «educava i bambini, offriva assistenza medica e aveva trasformato totalmente la società».

Anche se ha chiarito che il “suo socialismo” non è quello del Venezuela né quello di Cuba, ed ha sottolineato che il tipo di società nella quale crede è quella che c’è in Danimarca, Finlandia o Svezia, il legislatore ha affermato che «è ingiusto dire semplicemente che tutto nell’Isola è mal fatto». «Quando Fidel Castro ottenne il suo incarico, sapete cosa ha fatto?

Aveva un programma d’alfabetizzazione di massa», ha sottolineato Sanders, riferendosi alla rivoluzione culturale che permise in un solo anno ( nel 1961) di sradicare l’analfabetismo e facilitare l’accesso universale a tutti i livelli dell’educazione in maniera gratuita, nel paese dei Caraibi.

Il 17 ottobre del 1962, Fidel Castro annunciò, durante l’inaugurazione dell’Istituto di Scienze Basiche e Precliniche Victoria de Girón, nella capitale cubana, la decisione del Governo d’offrire aiuti nel settore della salute, e disse che avrebbero inviato 50 medici in Algeria.

«Oggi possiamo inviare solo 50 medici , ma tra otto, dieci anni , chi sa quanti saranno e aiuteremo i nostri fratelli», aveva avvertito allora il leader cubano.

Quasi sei decenni dopo, più di 400.000 collaboratori della salute dell’Isola grande delle Antille hanno realizzato missioni in 164 paesi, mentre con la stessa generosità hanno studiato nell’Isola gratuitamente 35 mila 613 professionisti di questo campo di 138 nazioni. Come si poteva immaginare i suoi commenti hanno provocato l’ira del settore più reazionario dei cubano-americani nel sud della Florida, che si oppongono a qualsiasi avvicinamento con l’Isola.

Nel 2016, Sanders aveva difeso le relazioni diplomatiche con Cuba, in quello che a suo giudizio «risulterà un significativo miglioramento nella vita dei cubani e aiuterà gli Stati Uniti». Inltre aveva reiterato la sua posizione rispetto l’eliminazione del blocco che da circa sei decenni viene mantenuto da tutte le amministrazioni repubblicane e democratiche. Ma, attenzione! avvisano gli osservatori. I suoi elogi vanno presi con cautela, anche se marcano differenze con Trump.

A questo proposito, durante il programma televisivo, Sanders, che si auto descrive come un socialista democratico, ha promesso che se giungerà alla presidenza spera d’utilizzare « il governo federale per proteggere gli interessi delle famiglie dei lavoratori», ha sostenuto che negli Stati Uniti il Governo lavora per i ricchi e anche senza dire il suo nome ha proclamato che il presidente degli Stati Uniti è un bugiardo patologico.

All’inizio di questo febbraio, nel suo discorso sullo Stato dell’Unione, l’occupante dell’Ufficio Ovale ha attaccato il “Medicare for All” (Medicare per tutti), una delle principali proposte di Sanders. Per il repubblicano, questo piano sanitario vuole distruggere ogni assistenza medica statunitense.

Recenti sondaggi mostrano che Sanders continua ad avanzare, comodo vincitore nelle assemblee elettorali democratiche del Nevada sabato 21, ed ha incrementato il suo appoggio tra i votanti latini, superato solo con uno scarso margine, dall’ex vicepresidente Joseph Biden.

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