Il blocco non è una notizia, ma che Cuba compri una nave sì

Norelys Morales Aguilera  https://islamiacu.blogspot.com

Si tratta dell’esempio dell’arbitrarietà e brutalità del blocco che ha illustrato il ministro cubano dei trasporti, Eduardo Rodríguez Dávila, alla TV cubana.

Cuba è stata costretta ad acquistare una nave per poter ottenere il combustibile in essa contenuto, a causa del rifiuto dell’imbarcazione ad attraccare sull’isola, per timore di violare le sanzioni imposte dagli USA.

“Abbiamo dovuto arrivare al punto di dover acquistare una nave, che si trova nelle immediate vicinanze delle nostre coste, acquistare la nave, perché l’armatore si è rifiutato di attraccare con il combustibile all’interno, il nostro combustibile”, ha detto il ministro.

Il funzionario ha dichiarato che l’acquisizione della nave è stata effettuata con “le limitate risorse finanziarie che il paese dispone per accedere a quel carburante”.

Se questo esempio non fosse stato così insolito, senza antecedenti, non ci sarebbe idea della brutalità dell’ “embargo”, che per nulla chiamano blocco, affrontato dal punto di vista che gli USA sanzionano Cuba, decontestualizzando il costo umano e materiale delle misure di vessazione e pirateria applicate dalla Washington di Donald Trump.

Nel frattempo, come al solito, questo esempio e quello di due aerei acquistati da Cuba per il trasporto aereo, in cui il venditore ha rotto il contratto per timore dell’applicazione delle sanzioni USA, è diluito, oggi, tra il putiferio delle dichiarazioni di Bernie Sanders, che a Cuba non tutto è fatto male e, una lettera del Segretario di Stato Mike Pompeo, al Ministro degli Esteri cubano Bruno Rodríguez Parrilla.

Pompeo non si ferma alle privazioni causate a Cuba dalla politica di blocco USA -neppure i media corporativi- e tuttavia ha scritto: “…Per il bene del popolo cubano e per il progresso della sua nazione, Vi esortiamo a rilasciare immediatamente José Daniel Ferrer e quindi a fare il primo passo verso un futuro più propizio per Cuba”.

Ferrer, un criminale accusato di sequestro ed aggressione, che si fa scudo dell’affare della controrivoluzione, è più importante del benessere di un intero popolo, poiché non è il governo che soffre le conseguenze della persecuzione del nord e, d’altra parte, non si preoccupa di altre priorità in materia di diritti umani. Ricatta.

Rodríguez Parrilla sul suo account Twitter ha risposto alle espressioni di Pompeo.

“Al Secr. Di St. Pompeo non importa della situazione dei #DirittiUmani a #Cuba. Se così fosse, proverebbe a eliminare il blocco genocida. Potrebbe occuparsi negli #USA dell’assicurazione sanitaria, dei diritti delle donne, degli afro-americani, dei poveri, dei senzatetto, dei migranti e dei bambini detenuti. Cessi il ‘travel ban’ (divieto dei viaggi)”, ha scritto il ministro degli Esteri cubano.

Così vediamo i media non fare notizia del blocco, né che Cuba resista.


El bloqueo no es noticia, pero sí que Cuba compra un barco

Norelys Morales Aguilera

Se trata del ejemplo sobre la arbitrariedad y brutalidad del bloqueo que ilustró el ministro cubano de transporte, Eduardo Rodríguez Dávila, en la Televisión cubana.

Cuba se vio obligada a comprar un barco para poder obtener el combustible que contenía, debido a la negativa de la embarcación a atracar en la isla, por temor a violar las sanciones impuestas por EE.UU.

“Hemos tenido que llegar al punto de tener que comprar un barco, que se encuentra en las inmediaciones de nuestras costas, comprar el barco, porque se ha negado el armador a atracar con combustible dentro, combustible nuestro”, dijo el ministro.

El funcionario señaló que la adquisición de la embarcación se hizo con “los limitados recursos financieros que dispone el país para poder acceder a ese combustible”.

Si este ejemplo no hubiera sido tan inusual, sin antecedentes, no habría idea de la brutalidad del “embargo”, que por nada llaman bloqueo, abordado desde el ángulo de que Estados Unidos sanciona a Cuba, descontextualizando el costo humano y material de las medidas de acoso y piratería aplicadas por el Washington de Donald Trump.

Mientras tanto, como suele suceder, este ejemplo y el de dos aviones comprados por Cuba para la transportación aérea, donde el vendedor rompió el contrato por temor a la aplicación de sanciones estadounidenses, se diluye hoy entre el alboroto por las declaraciones de Bernie Sanders, sobre que en Cuba no todo está mal y, una carta de Secretario de Estado Mike Pompeo, al canciller cubano Bruno Rodríguez Parrilla.

Pompeo no se detiene en las privaciones que ocasiona a Cuba la política de bloqueo EE.UU.-los medios corporativos tampoco- y sin embargo, escribió: “…Por el bien del pueblo cubano y para el progreso de su nación, lo exhortamos a que libere de inmediato a José Daniel Ferrer y dé así el primer paso hacia un futuro más auspicioso para Cuba”.

Ferrer, un delincuente acusado de secuestro y agresión, que se escuda en el negocio de la contrarrevolución, resulta más importante que el bienestar de un pueblo entero, que no es el gobierno quien sufre las consecuencias del acoso norteño, y por otra parte se desentiende de otras prioridades en materia de derechos humanos. Chantajea.

Rodríguez Parrilla en su cuenta de Twitter replicó a las expresiones de Pompeo.

“A Sec. de Est. Pompeo no le importa la situación de #DerechosHumanos en #Cuba. Si así fuera, intentaría levantar el bloqueo genocida. Podría ocuparse en #EEUU del seguro médico, derechos de mujeres, afroamericanos, pobres, homeless, migrantes y niños detenidos. Cese ‘travel ban’”, escribió el canciller cubano.

Así vemos a los medios sin hacer del bloqueo la noticia, ni de que Cuba resiste, tampoco.

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