Catastrofe in Venezuela?

Guerra psicologica e fake news ai tempi della pandemia

Traduzione Matthias Moretti    https://medium.com/@misionverdad2012

Da quando l’Europa è diventata il focolaio del Covid-19 e ha lasciato allo scoperto la fragilità dei suoi sistemi sanitari, è iniziata una corsa per mantenere il Venezuela sull’agenda dei media usando come argomento la “crisi umanitaria” e la sua impossibilità di resistere di fronte all’arrivo della pandemia.

Tutte le “analisi” precedenti alla scoperta dei primi contagi, il 15 di marzo, si sono basate su un esercizio di immaginazione nel quale si intravedeva una catastrofe sanitaria senza precedenti. La crisi politica è stata l’argomento di maggior peso che ha sostenuto la narrazione della migrazione forzata di milioni di venezuelani l’anno scorso, senza menzionare l’embargo e le sanzioni coercitive unilaterali che si sono andate aggravando negli ultimi anni come principale causa del collasso dei servizi nel paese.

All’interno del paese l’opposizione ha provato a capitalizzare questa campagna di terrore attraverso il governo parallelo di Guaidó, la cui unica vera base operativa è organizzata in modo virtuale per mantenere una proiezione internazionale.

La campagna precedente

 

Questi mezzi di comunicazione, giornalisti e altri soggetti politici già da prima avevano cominciato a tastare il polso delle dinamiche dell’informazione per mezzo di voci di corridoio. Il primo caso di coronavirus latinoamericano si è registrato in Brasile il 26 febbraio, ma un mese prima avevano attribuito un caso al Venezuela.

Più che essere realmente preoccupato per la situazione che si doveva affrontare, l’apparato “info-mercenario” antichavista sembrava fregarsi le mani per un possibile fallimento del sistema sanitario. “Che accadrà con il coronavirus in Venezuela?”, “I medici venezuelani temono il peggio con l’arrivo del coronavirus”, “Le sfide del Venezuela davanti al coronavirus”, tra altri simili, erano i titoli che circolavano nei media internazionali sia prima che dopo che si confermassero i casi.

Prima che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisse il nuovo coronavirus come una pandemia globale, il Venezuela ha organizzato aree di quarantena in porti e aeroporti del paese, dopo aver saputo del primo caso in America Latina.

La guerra mediatica si è intensificata quando si sono verificati i primi casi di Covid-19 in Venezuela, stavolta per mezzo dello stesso Juan Guaidó.

(L’entourage di Guaidó ha lanciato la propria piattaforma digitale dove spaccia informazioni false su quello che succede in Venezuela a proposito del coronavirus. Foto: Archivio)

Dopo la conferenza stampa nella quale annuncia i primi contagiati, l’autoproclamato da internet ha provato a mettere su un teatro di operazioni attraverso il quale “si sarebbe occupato” di tutto ciò che riguarda la pandemia.

Di base, i suoi “ordini” sono consistiti nel ripetere le misure adottate dal governo del presidente Nicolás Maduro attraverso i social network, unica roccaforte sulla quale può contare per avere visibilità mediatica.

Le “misure” di Guaidó includevano il distanziamento sociale e la sospensione delle attività lavorative e accademiche, che erano state prese in considerazione nel contesto delle sanzioni che ostacolano le attività dello Stato in materia di servizi e cure, oltre a prendere in considerazione il panorama europeo, dove la pandemia stava facendo stragi.

In questa competizione assurda, il ritornello ricorrente era segnalare l’incapacità dello Stato di affrontare la tragedia che stava arrivando, oltre a dire aveva a disposizione un gruppo di esperti e il vero bilancio dei contagiati. Fino ad ora non ha mostrato le cifre “reali” che dice di avere e i mezzi che avrebbe utilizzato per ottenerle.

Evidentemente, una bufala mediatica con mere finalità politiche.

Falsi casi

 

La settimana nella quale si sono scoperti i primi contagi da Covid-19 è diventato virale un video di una infermiera dell’Ospedale Generale di Guaitre che denunciava la mancanza di mezzi e l’isolamento di 11 persone per sospetta infezione.

Prestando attenzione alla gravità del caso, le autorità sanitarie sono accorse e hanno smontato le false accuse dell’infermiera. Situazioni simili sono successe in altre parti della capitale e tutte sono risultate essere false.

Un altro caso emblematico è consistito nel provare a mettere in relazione la presunta sparizione del presidente dell’Assemblea Nazionale Costituente (ANC), Diosdado Cabello, a una quarantena per contagio da coronavirus. Questa notizia è stata smentita con l’apparizione nel suo abituale programma del mercoledì notte.

Man mano che i giorni passavano, sono apparsi più casi che sono stati tempestivamente riportati. L’immagine di Guaidó si è fatta sempre più caricaturale nella misura in cui il governo bolivariano ha iniziato ad avere successo nel contenimento del virus e nella protezione sociale della popolazione.

L’efficacia dello Stato contro la guerra psicologica

 

Oltre alla quarantena sociale, il “sistema Patria” ha funzionato come un poderoso strumento che è servito ad analizzare sistematicamente i possibili nuovi casi di contagio. Per mezzo di un’inchiesta, questa piattaforma tecnologica che registra più di 18 milioni di venezuelani ha contribuito ad “appiattire la curva”.

(Il governo di Nicolás Maduro ha sostenuto un insieme di misure per “appiattire la curva” in questo contesto di pandemia. Foto: Minci)

Nel frattempo, Juan Guaidó è andato scomparendo dai social media ed è sostenuto internazionalmente solo dai media padronali.

Due settimane dopo l’inizio della quarantena ancora pronosticava il “collasso”, argomentando che in poche settimane il Venezuela sarebbe stato il paese con più casi di coronavirus. Fatto che contrasta con la realtà offerta dalla mappa dei contagi nella regione, dove il paese figura come uno di quelli che hanno il tasso di infetti più basso, grazie alle misure opportune applicate per contenere la pandemia.

Come alternativa all’apparato statale, la presidenza virtuale ha “messo in moto” il Piano José María Vargas, un’alternativa che si suppone che dovrebbe fronteggiare la crisi basandosi su uno studio fatto dai suoi “esperti”. Ancora non si sa niente dell’applicazione di questo piano.

In questo nuovo scenario, si sono anche cercate vie alternative per aggirare l’embargo criminale degli Stati Uniti. Recentemente il governo di Maduro ha richiesto formalmente un prestito al Fondo Monetario Internazionale (FMI) per un ammontare di 5 miliardi di dollari per rinforzare il sistema sanitario.

Su questa stessa linea, il Venezuela ha ricevuto aiuto da Cuba con l’arrivo di una missione medica “che ha avuto un’esperienza vincente nel combattere il coronavirus”, e dalla Cina, che ha inviato tra voli carichi di medicine, specialisti e altre risorse per affrontare l’emergenza.

Per provare a guadagnare terreno sul piano mediatico, Guaidó ha provato a sfruttare il momento sollecitando la “fine dell’usurpazione” e offrirsi come l’unica alternativa legale per ricevere il prestito del FMI, poiché sarebbe l’unica “autorità” riconosciuta internazionalmente.

A quasi un mese di quarantena, non è necessario un esercizio comparativo ne si deve approfondire molto nel confrontare l’efficienza tra il governo del presidente Nicolás Maduro e la presidenza virtuale di Juan Guaidó per contenere la pandemia.

Quello che risulta chiaro fino a ora è lo sforzo enorme che si è fatto per tenere in piedi la narrazione per cui il Venezuela è una bomba a orologeria per cui la pandemia farà una strage. Questo discorso coincide con l’immagine che si è voluta proiettare l’anno scorso: il paese come focolaio di caos nella regione.

Nonostante il fatto che le conseguenze del non applicare misure per tempo già si sentano in Brasile, Ecuador, Cile e altri paesi del Sudamerica, continuano a sforzarsi di dire che “la catastrofe del coronavirus ha il suo epicentro in Venezuela, cosa che obbliga la comunità internazionale a guardare in quella direzione”.

Senza dubbio, ciò che sta dietro alle operazioni psicologiche che passano dai media è che l’uscita dal chavismo non ha smesso di essere in agenda, e una pandemia globale, in questo caso, è anch’essa una risorsa di cui si può approfittare per promuoverla.

Misión Verdad

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