La crisi dell’impero USA ed il mondo nuovo

di Emir Saderda www.alainet.org

Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it

Forse nulla ha mostrato più chiaramente la perdita della capacità egemonica degli Stati Uniti che la patetica posizione di Donald Trump contro l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Se avesse avuto argomentazioni e leadership, avrebbe organizzato una campagna di boicottaggio politico contro l’OMS, una posizione che gli Stati Uniti avevano tenuto in altre occasioni, con effetti reali.


Ma dal momento che non possiede né argomenti né leadership, la posizione statunitense in questa circostanza si è manifestata solo con il boicottaggio economico che non ha fatto altro che logorare ulteriormente l’immagine degli Stati Uniti, che, di fronte ad un’emergenza globale, indeboliscono l’organismo internazionale che cerca di guidare e coordinare le azioni contro la pandemia.

“America per prima” rivela tutta la perdita della capacità egemonica degli Stati Uniti. Perché suppone qualcosa che fa a pugni con la realtà: difendere gli interessi degli Stati Uniti è difendere la democrazia, lo sviluppo economico, la libertà, il rafforzamento di un mondo solidale e armonioso.

“America per prima” si è rivelato essere “America sola”. Gli Stati Uniti non sono mai stati così isolati al mondo. Il destino degli Stati Uniti non è mai stato così separato – e nemmeno così contrastato – da quello degli altri paesi del mondo. Trump rappresenta l’isolazionismo nella sua forma più estrema. Più il mondo ha bisogno di una leadership politica coordinata per affrontare la pandemia, più gli Stati Uniti si chiudono in se stessi e voltano le spalle al mondo.

La strategia di Trump è quella dell’estrema destra nel mondo di oggi. Riprende le posizioni della guerra fredda, cercando capri espiatori per i propri problemi: Messico, Cina, OMS, tra gli altri. Mimetizzare l’incapacità del governo degli Stati Uniti di affrontare gli effetti della pandemia, ciò che rende questo paese il più grande centro focale della pandemia nel mondo, con effetti incontrollati. Trump ha voluto mascherare l’impotenza dei suoi governi stanziando trilioni di risorse, come se il denaro possa di per sé risolvere i problemi dell’umanità.

Ma cosa può fare un paese che promuove le meraviglie delle aziende private, del mercato, dei piani sanitari privati, ma che in compenso non assiste la sua popolazione con piani di sanità pubblica? Il popolo statunitense, in particolare i più svantaggiati – neri, latini, poveri in generale – soffre nella propria carne le conseguenze della narrazione neoliberista e l’indebolimento dei servizi pubblici.

Da qui deriva la necessità per Trump di incolpare la Cina e l’OMS per gli effetti della pandemia. Oltre a incolpare la scienza e gli scienziati, promuovendo medicine “magiche”, che nascondono malamente i suoi interessi privati ​​in quanto azionista di un’azienda che le produce.

Ma sebbene il superamento dell’egemonia degli Stati Uniti nel mondo fosse annunciato già prima della pandemia, con l’economia cinese che ne metteva in discussione la leadership mondiale, oggi si sta creando consenso sul fatto che la pandemia ha accelerato il declino dell’impero statunitense e la proiezione della Cina verso una nuova leadership mondiale.

Il modo di combattere il coronavirus da parte della Cina, degli Stati Uniti e dei paesi d’Europa, rivela la superiorità di uno Stato forte e agile che privilegia le esigenze delle persone rispetto a quelle del mercato. Mentre gli Stati Uniti voltano le spalle ad altri paesi, Cina e Cuba svolgono un intenso e ampio ruolo di solidarietà, anche con gli Stati Uniti e l’Europa.

La crisi della pandemia accelera così il declino degli Stati Uniti come grande potenza mondiale. L’economia di tutti i paesi sarà profondamente colpita dalla più grande recessione dal 1929, con un tasso di disoccupazione record. La destra riprenderà, con forza, valendosi della sua posizione di monopolio nei media, la sua proposta di aggiustamento fiscale, come se questa politica non sia responsabile di gran parte degli effetti della pandemia, con l’indebolimento dei servizi pubblici.

Il mondo post-pandemia sarà un mondo di ricostruzione delle economie e delle società di ogni paese, nel pieno di un brutale scontro tra neoliberisti e anti-neoliberisti, per sapere con quale orizzonte avrà luogo questa ricostruzione.

La verità è che la Cina sarà un riferimento molto più credibile rispetto agli Stati Uniti in quanto modello per resistere alla pandemia e affrontare la ricostruzione post-pandemia.

Il mondo post-pandemia sarà un mondo di approfondimento del declino dell’impero e di possibilità di costruzione di un mondo più giusto, più solidale e più collaborativo.

* Emir Sader, sociologo e scienziato della politica brasiliano, è coordinatore del Laboratorio delle Politiche Pubbliche dell’Università Statale di Rio de Janeiro (UERJ)

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